Quinto ciclo
Anno liturgico B (2014-2015)
Tempo di Quaresima
DOMENICA DELLE
PALME E DELLA
PASSIONE DEL
SIGNORE
(29 marzo 2015)
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Vangelo
dell’ingresso a Gerusalemme: Mc 11,1-10
Is
50,4-7; Sal21; Fil 2,6-11; Mc 14,1 - 15,47
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Il canto al vangelo costituisce la
nota dominante della celebrazione di oggi: “Per noi Cristo si è fatto
obbediente fino alla morte e a una morte di croce”. È la ripresa del passo di
Fil 2,8, che però sottolinea l’umiliazione che ciò ha comportato: “umiliò se
stesso facendosi obbediente”. Nello stesso brano l’obbedienza di Gesù, prima è
presentata con ‘svuotò se stesso’, sottolineando il suo divenire uomo da Dio
che era, poi con ‘umiliò se stesso’, sottolineando il suo farsi schiavo da uomo
che era. Nell’ottica di una obbedienza all’amore del Padre per noi, perché
risplenda solo l’amore di Dio per noi.
Nella prima parte della
celebrazione, accompagniamo festosamente l’ingresso di Gesù a Gerusalemme. La
frase di lode e stupore che risuona sulla bocca di tutti davanti all’entrare di
Gesù in Gerusalemme, riportata da tutti i vangeli, suona: “Benedetto colui che viene nel nome del Signore”. Corrisponde alla
percezione che Gesù ha di se stesso: lui è l’Inviato, colui che è mandato a
mostrare quanto è grande l’amore del Padre per noi. Di lì a poco, anche se
nessuno dei suoi discepoli si accorge di quanto sta avvenendo, si conoscerà
finalmente il segreto di Gesù. Ma i vari vangeli aggiungono anche che l’Inviato
è il re di Israele, il Messia, e tutta la scena dell’ingresso in Gerusalemme ha
i caratteri di una regalità messianica riconosciuta, anche se non ancora
compresa. In particolare, Luca aggiunge un’annotazione particolarissima: “Benedetto colui che viene, il re, nel nome
del Signore. Pace in cielo e gloria nel più alto dei cieli”. All’inizio del
vangelo di Luca gli angeli, alla nascita del Messia, avevano cantato: “pace in
terra”; ora, alla imminente morte del Messia, i discepoli cantano: “pace in
cielo”. Dio, con la morte del Messia, finisce la sua creazione: tutto è
compiuto perché l’amore di Dio splenda su tutto e in ogni dove. Si realizza la
profezia di Michea 5,4: “Egli stesso sarà la pace”. L’invito a imitare le folle di
Gerusalemme con i rami di ulivo in mano, mentre la processione entra nella
chiesa per celebrare la Passione del Signore, ha il valore di accogliere nel
nostro cuore il venire di Gesù, di accoglierlo nel suo mistero di Inviato e di
Testimone dell’amore del Padre per noi.
La liturgia, conclusa la processione,
cambia registro. Invita alla compassione, alla compagnia, amorosa e
partecipante, con l'uomo dei dolori, con l'uomo umiliato e obbediente, vilipeso
e condannato, dato per noi perché noi avessimo la vita. Il senso della lettura
della passione, celebrata in forma solenne, è proprio quello di introdurci nel
mistero di Colui che viene, umiliato e obbediente fino alla morte e a una morte
di croce, suscitandoci sentimenti di intima compassione e di riverente amore,
sentimenti che ci accompagneranno lungo tutti i riti della settimana santa.
Viene letto il terzo carme del Servo
di Jahvé (Is 50,4-7),
figura di Gesù flagellato e deriso, che l’assemblea riprende con il salmo 21
(22), ripetendo come versetto responsoriale il primo versetto: “Dio mio, Dio mio,
perché mi hai abbandonato?”. Parole, che riascolteremo nella solenne
proclamazione del vangelo della Passione. Se un non cristiano leggesse questo
salmo, dopo che abbia letto la descrizione della passione di Gesù nei vangeli,
non potrebbe non restare profondamente meravigliato della precisione con cui il
salmo elenca le varie angherie che Gesù subisce: “Ma io sono un verme e non un uomo, rifiuto degli uomini, disprezzato
dalla gente. Si fanno beffe di me quelli che mi vedono, storcono le labbra,
scuotono il capo: ‘Si rivolga al Signore, lui lo liberi, lo porti in salvo, se
davvero lo ama!’ ….un branco di cani mi circonda, mi accerchia una banda di
malfattori; hanno scavato [forato] le mie mani e i miei piedi .. si dividono le
mie vesti, sulla mia tunica gettano la sorte ...”.
E ascoltando la narrazione della
passione di Gesù, nel racconto di Marco, colpisce il silenzio di Gesù. Nel
processo Gesù tace davanti ai suoi accusatori. Risponde solo alla domanda del
sommo sacerdote confermando che lui è il Messia e il Figlio di Dio, secondo la
profezia di Dan 7,13, passo che i sacerdoti conoscevano bene e da cui deducono
le loro ragioni per condannare quel millantatore. Davanti a Pilato non risponde
alle accuse ma solo alla domanda: “Tu sei il re dei Giudei?” con quel “Tu lo
dici”, che però Pilato non prende come motivo di accusa nei suoi confronti.
Gesù si attiene alla figura del Servo sofferente che non apre la bocca (Is 53,7). Non si tratta di credere ad una sua parola, ma a
Lui, per come si è presentato fino ad allora e per come morirà sulla croce,
testimone dell’amore del Padre per noi, oltre ogni violenza e ingiustizia.
Il vangelo di Marco inizia così: “Inizio del vangelo di Gesù Cristo, Figlio di
Dio” (Mc 1,1). Con il racconto della passione, che si conclude con la
dichiarazione del centurione sotto la croce vedendo morire Gesù: “Davvero quest’uomo era Figlio di Dio”
(Mc 15,39), termina l’itinerario del lettore che è stato accompagnato lungo
tutta la narrazione perché riconosca in quel Gesù, profeta di Galilea, il
Messia e il Figlio di Dio.
Se il racconto della passione si
apre con la scena della donna che versa il profumo sul capo di Gesù, significa
che il mistero di Gesù può essere colto solo nell’allusione al significato
della sua morte redentrice. Se nessuno si era accorto di ciò che si andava
preparando, una donna sola, nella tenerezza del suo amore, intuisce il segreto
di Gesù. Versargli sul capo un unguento preziosissimo (se la stima di Giuda è
realistica, il costo ammonterebbe più o meno allo stipendio di un anno per un
operaio) risponde al desiderio di accompagnare Gesù nella sua solitudine. Quel
profumo rivela la morte imminente, che nessuno è pronto ad accettare, ma anche
tutto l'amore che quella morte significa ed esprime. I Padri antichi hanno
visto in quel profumo versato su Gesù il pentimento dei nostri cuori,
pentimento che si allarga e impregna tutto perché l'amore che Gesù ha
testimoniato con la sua passione non resti estraneo a niente di noi e perché
niente di noi resista a tale amore. Quando s. Paolo, rivolgendosi ai suoi
fedeli, li chiama profumo di Cristo,
allude proprio a questa tenerezza che ha conquistato il cuore - così si può
chiamare il pentimento per i nostri peccati! Sarebbe il frutto più autentico di
un commosso ascolto della passione di Gesù.
§^§^§
I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale Romano”):
COMMEMORAZIONE
DELL'INGRESSO DI GESU' IN GERUSALEMME
Vangelo -
Anno B Mc 11,1-10
Dal vangelo
secondo Marco
Quando furono vicini a Gerusalemme,
verso Bètfage e Betània,
presso il monte degli Ulivi, mandò due dei suoi discepoli e disse loro: «Andate
nel villaggio di fronte a voi e subito, entrando in esso, troverete un puledro
legato, sul quale nessuno è ancora salito. Slegatelo e portatelo qui. E se
qualcuno vi dirà: “Perché fate questo?”, rispondete: “Il Signore ne ha bisogno,
ma lo rimanderà qui subito”».
Andarono e trovarono un puledro
legato vicino a una porta, fuori sulla strada, e lo slegarono. Alcuni dei
presenti dissero loro: «Perché slegate questo puledro?». Ed essi risposero loro
come aveva detto Gesù. E li lasciarono fare.
Portarono il puledro da Gesù, vi
gettarono sopra i loro mantelli ed egli vi salì sopra. Molti stendevano i
propri mantelli sulla strada, altri invece delle fronde, tagliate nei campi.
Quelli che precedevano e quelli che seguivano, gridavano: «Osanna! Benedetto
colui che viene nel nome del Signore! Benedetto il Regno che viene, del nostro
padre Davide! Osanna nel più alto dei cieli!».
Prima Lettura Is 50,4-7
Dal libro del profeta Isaìa
Il Signore
Dio mi ha dato una lingua da discepolo,
perché io
sappia indirizzare
una parola
allo sfiduciato.
Ogni mattina
fa attento il mio orecchio
perché io
ascolti come i discepoli.
Il Signore
Dio mi ha aperto l’orecchio
e io non ho
opposto resistenza,
non mi sono
tirato indietro.
Ho
presentato il mio dorso ai flagellatori,
le mie
guance a coloro che mi strappavano la barba;
non ho sottratto
la faccia
agli insulti
e agli sputi.
Il Signore
Dio mi assiste,
per questo
non resto svergognato,
per questo
rendo la mia faccia dura come pietra,
sapendo di
non restare confuso.
Salmo Responsoriale
Dal Salmo 21
Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?
Si fanno
beffe di me quelli che mi vedono,
storcono le
labbra, scuotono il capo:
«Si rivolga
al Signore; lui lo liberi,
lo porti in
salvo, se davvero lo ama!».
Un branco di
cani mi circonda,
mi accerchia
una banda di malfattori;
hanno
scavato le mie mani e i miei piedi.
Posso
contare tutte le mie ossa.
Si dividono
le mie vesti,
sulla mia
tunica gettano la sorte.
Ma tu,
Signore, non stare lontano,
mia forza,
vieni presto in mio aiuto.
Annuncerò il
tuo nome ai miei fratelli,
ti loderò in
mezzo all’assemblea.
Lodate il
Signore, voi suoi fedeli,
gli dia
gloria tutta la discendenza di Giacobbe,
lo tema
tutta la discendenza d’Israele.
Seconda Lettura
Fil 2,6-11
Dalla lettera di san Paolo apostolo
ai Filippèsi
Cristo Gesù,
pur essendo
nella condizione di Dio,
non ritenne
un privilegio
l’essere
come Dio,
ma svuotò se
stesso
assumendo
una condizione di servo,
diventando
simile agli uomini.
Dall’aspetto
riconosciuto come uomo,
umiliò se
stesso
facendosi
obbediente fino alla morte
e a una
morte di croce.
Per questo
Dio lo esaltò
e gli donò
il nome
che è al di
sopra di ogni nome,
perché nel
nome di Gesù
ogni
ginocchio si pieghi
nei cieli,
sulla terra e sotto terra,
e ogni
lingua proclami:
«Gesù Cristo
è Signore!»,
a gloria di
Dio Padre.
Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Marco
Vangelo Mc
14,1-15,47
Indicazioni
per la lettura dialogata:
X =
Gesù; C = Cronista; D =Discepoli e amici; F =Folla;
A =Altri personaggi
Cercavano il
modo di impadronirsi di lui per ucciderlo
C Mancavano due giorni alla Pasqua e agli Àzzimi,
e i capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano il modo di catturare Gesù con un
inganno per farlo morire. Dicevano infatti: A «Non durante la festa, perché non vi sia una rivolta del popolo».
Ha unto in
anticipo il mio corpo per la sepoltura
C Gesù si trovava a Betània, nella casa di Simone
il lebbroso. Mentre era a tavola, giunse una donna che aveva un vaso di
alabastro, pieno di profumo di puro nardo, di grande valore. Ella ruppe il vaso
di alabastro e versò il profumo sul suo capo. Ci furono alcuni, fra loro, che
si indignarono: A «Perché questo
spreco di profumo? Si poteva venderlo per più di trecento denari e darli ai
poveri!». C Ed erano infuriati
contro di lei.
Allora Gesù
disse: X «Lasciatela stare; perché
la infastidite? Ha compiuto un’azione buona verso di me. I poveri infatti li
avete sempre con voi e potete far loro del bene quando volete, ma non sempre
avete me. Ella ha fatto ciò che era in suo potere, ha unto in anticipo il mio
corpo per la sepoltura. In verità io vi dico: dovunque sarà proclamato il
Vangelo, per il mondo intero, in ricordo di lei si dirà anche quello che ha
fatto».
Promisero a
Giuda Iscariota di dargli denaro
C Allora Giuda Iscariota, uno dei Dodici, si recò dai capi dei sacerdoti per
consegnare loro Gesù. Quelli, all’udirlo, si rallegrarono e promisero di dargli
del denaro. Ed egli cercava come consegnarlo al momento opportuno.
Dov’è la mia
stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?
Il primo
giorno degli Àzzimi, quando si immolava la Pasqua, i
suoi discepoli gli dissero: D «Dove
vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?». C Allora mandò due dei suoi discepoli,
dicendo loro: X «Andate in città e
vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. Là dove entrerà,
dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa
mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. Egli vi mostrerà al piano superiore
una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi». C I discepoli andarono e, entrati in
città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua.
Uno di voi,
colui che mangia con me, mi tradirà
Venuta la
sera, egli arrivò con i Dodici. Ora, mentre erano a tavola e mangiavano, Gesù
disse: X «In verità io vi dico: uno
di voi, colui che mangia con me, mi tradirà». C Cominciarono a rattristarsi e a dirgli, uno dopo l’altro: D «Sono forse io?». C Egli disse loro: X «Uno dei Dodici, colui che mette con me la mano nel piatto. Il
Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo, dal
quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai
nato!».
Questo è il
mio corpo. Questo è il mio sangue dell’alleanza
C E, mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e
lo diede loro, dicendo: X«Prendete,
questo è il mio corpo». C Poi prese
un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: X«Questo è il mio sangue dell’alleanza,
che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto
della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio».
Prima che
due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai
C Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi. Gesù disse
loro: X «Tutti rimarrete
scandalizzati, perché sta scritto: “Percuoterò il pastore e le pecore saranno
disperse”. Ma, dopo che sarò risorto, vi precederò in Galilea». C Pietro gli disse: D «Anche se tutti si scandalizzeranno,
io no!». C Gesù gli disse: X «In verità io ti dico: proprio tu,
oggi, questa notte, prima che due volte il gallo canti, tre volte mi
rinnegherai». C Ma egli, con grande
insistenza, diceva: D «Anche se
dovessi morire con te, io non ti rinnegherò». C Lo stesso dicevano pure tutti gli altri.
Cominciò a
sentire paura e angoscia
Giunsero a
un podere chiamato Getsèmani, ed egli disse ai suoi
discepoli: X «Sedetevi qui, mentre
io prego». C Prese con sé Pietro,
Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia. Disse loro: X «La mia anima è triste fino alla
morte. Restate qui e vegliate». C
Poi, andato un po’ innanzi, cadde a terra e pregava che, se fosse possibile,
passasse via da lui quell’ora. E diceva: X
«Abbà! Padre! Tutto è possibile a te: allontana da me questo calice! Però non
ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu». C
Poi venne, li trovò addormentati e disse a Pietro: X «Simone, dormi? Non sei riuscito a vegliare una sola ora?
Vegliate e pregate per non entrare in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la
carne è debole». C Si allontanò di
nuovo e pregò dicendo le stesse parole. Poi venne di nuovo e li trovò
addormentati, perché i loro occhi si erano fatti pesanti, e non sapevano che
cosa rispondergli. Venne per la terza volta e disse loro: X «Dormite pure e riposatevi! Basta! È venuta l’ora: ecco, il Figlio
dell’uomo viene consegnato nelle mani dei peccatori. Alzatevi, andiamo! Ecco,
colui che mi tradisce è vicino».
Arrestatelo
e conducetelo via sotto buona scorta
C E subito, mentre ancora egli parlava, arrivò Giuda, uno dei Dodici, e con
lui una folla con spade e bastoni, mandata dai capi dei sacerdoti, dagli scribi
e dagli anziani. Il traditore aveva dato loro un segno convenuto, dicendo: D «Quello che bacerò, è lui;
arrestatelo e conducetelo via sotto buona scorta». C Appena giunto, gli si avvicinò e disse: D «Rabbì» C e lo baciò. Quelli gli misero le mani addosso e lo arrestarono.
Uno dei presenti estrasse la spada, percosse il servo del sommo sacerdote e gli
staccò l’orecchio. Allora Gesù disse loro: X
«Come se fossi un brigante siete venuti a prendermi con spade e bastoni. Ogni
giorno ero in mezzo a voi nel tempio a insegnare, e non mi avete arrestato. Si
compiano dunque le Scritture!». C
Allora tutti lo abbandonarono e fuggirono. Lo seguiva però un ragazzo, che
aveva addosso soltanto un lenzuolo, e lo afferrarono. Ma egli, lasciato cadere
il lenzuolo, fuggì via nudo.
Sei tu il
Cristo, il Figlio del Benedetto?
Condussero
Gesù dal sommo sacerdote, e là si riunirono tutti i capi dei sacerdoti, gli
anziani e gli scribi. Pietro lo aveva seguito da lontano, fin dentro il cortile
del palazzo del sommo sacerdote, e se ne stava seduto tra i servi, scaldandosi
al fuoco. I capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano una testimonianza
contro Gesù per metterlo a morte, ma non la trovavano. Molti infatti testimoniavano
il falso contro di lui e le loro testimonianze non erano concordi. Alcuni si
alzarono a testimoniare il falso contro di lui, dicendo: A «Lo abbiamo udito mentre diceva: “Io distruggerò questo tempio,
fatto da mani d’uomo, e in tre giorni ne costruirò un altro, non fatto da mani
d’uomo”». C Ma nemmeno così la loro
testimonianza era concorde. Il sommo sacerdote, alzatosi in mezzo
all’assemblea, interrogò Gesù dicendo: A
«Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?». C Ma egli taceva e non rispondeva
nulla. Di nuovo il sommo sacerdote lo interrogò dicendogli: A «Sei tu il Cristo, il Figlio del
Benedetto?». C Gesù rispose: X «Io lo sono! E vedrete il Figlio
dell’uomo seduto alla destra della Potenza e venire con le nubi del cielo».
C Allora il sommo sacerdote, stracciandosi le vesti, disse: A «Che bisogno abbiamo ancora di
testimoni? Avete udito la bestemmia; che ve ne pare?». C Tutti sentenziarono che era reo di morte. Alcuni si misero a
sputargli addosso, a bendargli il volto, a percuoterlo e a dirgli: F «Fa’ il profeta!». C E i servi lo schiaffeggiavano.
Non conosco
quest’uomo di cui parlate
Mentre
Pietro era giù nel cortile, venne una delle giovani serve del sommo sacerdote
e, vedendo Pietro che stava a scaldarsi, lo guardò in faccia e gli disse: A «Anche tu eri con il Nazareno, con
Gesù». C Ma egli negò, dicendo: D «Non so e non capisco che cosa dici».
C Poi uscì fuori verso l’ingresso e
un gallo cantò. E la serva, vedendolo, ricominciò a dire ai presenti: A «Costui è uno di loro». C Ma egli di nuovo negava. Poco dopo i
presenti dicevano di nuovo a Pietro: A
«È vero, tu certo sei uno di loro; infatti sei Galileo». C Ma egli cominciò a imprecare e a giurare: D «Non conosco quest’uomo di cui parlate». C E subito, per la seconda volta, un gallo cantò. E Pietro si
ricordò della parola che Gesù gli aveva detto: «Prima che due volte il gallo
canti, tre volte mi rinnegherai». E scoppiò in pianto.
Volete che
io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?
E subito,
[al mattino, i capi dei sacerdoti, con gli anziani, gli scribi e tutto il
sinedrio, dopo aver tenuto consiglio, misero in catene Gesù, lo portarono via e
lo consegnarono a Pilato. Pilato gli domandò: A «Tu sei il re dei Giudei?». C
Ed egli rispose: X «Tu lo dici». C I capi dei sacerdoti lo accusavano di
molte cose. Pilato lo interrogò di nuovo dicendo: A «Non rispondi nulla? Vedi di quante cose ti accusano!». C Ma Gesù non rispose più nulla, tanto
che Pilato rimase stupito.
A ogni
festa, egli era solito rimettere in libertà per loro un carcerato, a loro
richiesta. Un tale, chiamato Barabba, si trovava in carcere insieme ai ribelli
che nella rivolta avevano commesso un omicidio. La folla, che si era radunata,
cominciò a chiedere ciò che egli era solito concedere. Pilato rispose loro: A «Volete che io rimetta in libertà per
voi il re dei Giudei?». C Sapeva
infatti che i capi dei sacerdoti glielo avevano consegnato per invidia. Ma i
capi dei sacerdoti incitarono la folla perché, piuttosto, egli rimettesse in
libertà per loro Barabba. Pilato disse loro di nuovo: A «Che cosa volete dunque che io faccia di quello che voi chiamate
il re dei Giudei?». C Ed essi di
nuovo gridarono: F «Crocifiggilo!». C Pilato diceva loro: A «Che male ha fatto?». C Ma essi gridarono più forte: F «Crocifiggilo». C Pilato, volendo dare soddisfazione alla folla, rimise in libertà
per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse
crocifisso.
Intrecciarono
una corona di spine e gliela misero attorno al capo
Allora i
soldati lo condussero dentro il cortile, cioè nel pretorio, e convocarono tutta
la truppa. Lo vestirono di porpora, intrecciarono una corona di spine e gliela
misero attorno al capo. Poi presero a salutarlo: F «Salve, re dei Giudei!». C
E gli percuotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso e, piegando le
ginocchia, si prostravano davanti a lui. Dopo essersi fatti beffe di lui, lo
spogliarono della porpora e gli fecero indossare le sue vesti, poi lo
condussero fuori per crocifiggerlo.
Condussero
Gesù al luogo del Gòlgota
Costrinsero
a portare la sua croce un tale che passava, un certo Simone di Cirene, che
veniva dalla campagna, padre di Alessandro e di Rufo. Condussero Gesù al luogo
del Gòlgota, che significa «Luogo del cranio», e gli
davano vino mescolato con mirra, ma egli non ne prese.
Con lui
crocifissero anche due ladroni
Poi lo
crocifissero e si divisero le sue vesti, tirando a sorte su di esse ciò che
ognuno avrebbe preso. Erano le nove del mattino quando lo crocifissero. La
scritta con il motivo della sua condanna diceva: «Il re dei Giudei». Con lui
crocifissero anche due ladroni, uno a destra e uno alla sua sinistra.
Ha salvato
altri e non può salvare se stesso!
Quelli che
passavano di là lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: F «Ehi, tu che distruggi il tempio e lo
ricostruisci in tre giorni, salva te stesso scendendo dalla croce!». C Così anche i capi dei sacerdoti, con
gli scribi, fra loro si facevano beffe di lui e dicevano: A «Ha salvato altri e non può salvare se stesso! Il Cristo, il re
d’Israele, scenda ora dalla croce, perché vediamo e crediamo!». C E anche quelli che erano stati
crocifissi con lui lo insultavano.
Gesù, dando
un forte grido, spirò
Quando fu
mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. Alle
tre, Gesù gridò a gran voce: X «Eloì, Eloì, lemà
sabactàni?», C
che significa: X «Dio mio, Dio mio,
perché mi hai abbandonato?». C
Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: A «Ecco, chiama Elia!». C
Uno corse a inzuppare di aceto una spugna, la fissò su una canna e gli dava da
bere, dicendo: A «Aspettate, vediamo
se viene Elia a farlo scendere». C
Ma Gesù, dando un forte grido, spirò.
(Qui si
genuflette e si fa una breve pausa)
Il velo del
tempio si squarciò in due, da cima a fondo. Il centurione, che si trovava di
fronte a lui, avendolo visto spirare in quel modo, disse: A «Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!».]
C Vi erano anche alcune donne, che osservavano da lontano, tra le quali
Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo il minore e
di Ioses, e Salome, le quali, quando era in Galilea,
lo seguivano e lo servivano, e molte altre che erano salite con lui a
Gerusalemme.
Giuseppe
fece rotolare una pietra all’entrata del sepolcro
Venuta ormai
la sera, poiché era la Parascève, cioè la vigilia del sabato, Giuseppe d’Arimatèa, membro autorevole del sinedrio, che aspettava
anch’egli il regno di Dio, con coraggio andò da Pilato e chiese il corpo di
Gesù. Pilato si meravigliò che fosse già morto e, chiamato il centurione, gli
domandò se era morto da tempo. Informato dal centurione, concesse la salma a
Giuseppe. Egli allora, comprato un lenzuolo, lo depose dalla croce, lo avvolse
con il lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia. Poi fece
rotolare una pietra all’entrata del sepolcro. Maria di Màgdala
e Maria madre di Ioses stavano a osservare dove
veniva posto.