Quinto
ciclo
Anno
liturgico B (2014-2015)
Tempo
di Pasqua
II Domenica
(12 aprile
2015)
___________________________________________________
At
4,32-35; Sal 117; 1Gv 5,1-6; Gv 20,19-31
___________________________________________________
Se la
risurrezione di Gesù inaugura il giorno fatto dal Signore, si comprende come
essa non potesse appartenere all’orizzonte mentale dei discepoli. I racconti di
risurrezione lo provano. Ma allora qual è il significato di quei racconti? In
Giovanni, a differenza dei sinottici, i racconti delle apparizioni del Risorto
non hanno un valore apologetico; non mirano semplicemente a comprovare la
realtà del corpo risorto di Gesù. La risurrezione di Gesù non è il miracolo che
può convincere della sua divinità. La fede degli apostoli come quella dei
discepoli che li seguiranno, quindi anche la nostra, riposa sempre sulla parola
trasmessa con la forza dello Spirito Santo e non sui segni visibili della
Presenza. Non esiste evidenza costringente del mistero di Dio e del suo amore per
gli uomini.
Cosa allora
costringe il cuore dell’uomo a riconoscere il mistero di Gesù, morto e risorto?
Qual è la forza che la Scrittura sottolinea: "Con grande forza gli apostoli rendevano testimonianza della
risurrezione del Signore Gesù ..." ? Una bella preghiera della
liturgia bizantina pasquale canta: "Giorno della risurrezione! Irradiamo
gioia per questa festa solenne e abbracciamoci gli uni gli altri. Chiamiamo
'fratelli' anche quelli che ci odiano: tutto perdoniamo per la risurrezione e
poi acclamiamo: Cristo è risorto dai morti, con la morte ha calpestato la morte
ed ai morti nei sepolcri ha elargito la vita". Questo opera lo Spirito
Santo: renderci un corpo solo e un'anima sola. Da qui deriva la forza che rende
credibile e convincente la proclamazione della risurrezione del Signore, che
abita vivo nei nostri cuori e in mezzo a noi. Proprio come di nuovo sottolinea
la prima lettera di Giovanni: ami Dio? E allora ami chi da Lui è stato
generato, vale a dire il Figlio che rivela il Padre ed i figli che per mezzo di
lui sono rinati a vita nuova. È la gioia della risurrezione che sgombera i
cuori da ogni timore e quindi da ogni attaccamento a se stessi rendendoli
splendenti della compassione del Cristo per l'umanità, partecipi di quella pace
che rivela la gloria di Dio tra gli uomini.
Teniamo
presente che non si tratta tanto di riconoscere che Gesù è davvero risorto,
quanto piuttosto di restare intimamente coinvolti nel dinamismo di un rapporto
che porta vita e cambia tutto. Se Tommaso, che non era stato presente alla
prima apparizione di Gesù, non vuol credere ai suoi compagni, non è per
mancanza di fede, ma per eccesso di zelo, come ben si attaglia al suo
personaggio, fervido e coraggioso. Ha preso sul serio la storia con Gesù e non
vuole alcuna illusoria consolazione. Vuole Gesù e basta. Quando Gesù si
ripresenta una settimana dopo e si rivolge a lui con le sue stesse parole,
Tommaso non ha bisogno di alcuna comprova (di mettere cioè il dito e la mano
nelle ferite), riesce solo a sussurrare: “Mio Signore e mio Dio”, che è la
professione di fede più solenne e più intima di tutto il vangelo. La frase
conclusiva di Gesù: “Perché mi hai
veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!”
è spesso letta come un rimprovero nei suoi confronti, ma niente autorizza a
leggerla così. Tommaso ha semplicemente avuto quello che è stato concesso agli
altri apostoli e la cosa risponde alla promessa di Gesù nell’ultima cena: “Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più;
voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete
che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi” (Gv 14,19-20).
Il sigillo
della rivelazione pasquale è la pace che Gesù Risorto ci offre. Si tratta della
pace messianica, quella che racchiude tutti i doni di Dio rendendoceli
disponibili. Gesù la proclama e la offre definendola in rapporto a tre cose:
1) in
rapporto alle sue piaghe. Mentre dà la sua pace mostra le mani e il costato.
Quella pace ci deriva dalle sue piaghe e le sue piaghe ci confermano che il
Signore risorto è il Gesù che ha patito, tanto la sua passione e morte ha fatto
risplendere l’amore di Dio per gli uomini. Sarà così anche per i suoi
discepoli: è la condizione della condivisione della rivelazione del vangelo. La
gioia della presenza del Signore risalterà proprio là dove il discepolo è
chiamato al martirio in qualunque
prova della vita.
2) in
rapporto alla missione: “Come il Padre ha
mandato me, anche io mando voi”. Non si tratta semplicemente del fatto che
i discepoli sono inviati ad annunciare al mondo la buona notizia, ma del fatto
che l’annunceranno nella stessa modalità nella quale Gesù l’ha annunciato e
cioè che come Gesù non dice e non fa se non quello che sente e vede fare dal
Padre (cf. Gv 5,19), così i discepoli nei confronti del loro Maestro.
3) in
rapporto allo Spirito Santo, di cui Gesù ci ha ottenuto l’effusione sulla
croce. L’opera dello Spirito è la riconciliazione con Dio ed energia di
comunione. Se Luca, nella prima lettura, descrive la prima comunità cristiana
con un cuor solo e un’anima sola, non tratteggia un idillio, ma ne rivela la
tensione dinamica, la tensione di una vita nella fede del Risorto, che diventa
radice di umanità nuova, la cui cifra è appunto la comunione. Come dice
Giovanni nella sua prima lettera, è la vittoria della fede sul mondo: la
comunione con tutti perché niente ci appartiene e con tutti possiamo
condividere la gioia della presenza del Signore. Nel canone eucaristico, quando
si invoca la discesa dello Spirito Santo sulla comunità dei credenti, è per
essere abilitati a vivere ‘un cuor solo e un’anima sola’, in tutta fraternità.
Si passa
così dalla gioia della presenza vista (apparizioni del risorto agli apostoli)
alla gioia della presenza percepita (celebrazione dell’eucaristia) fino alla
letizia nello Spirito quando si dovrà soffrire per il nome di Cristo perché la
sua pace conquisti il mondo intero e la gioia dell’essere in lui riveli a tutti
lo splendore dell’amore di Dio per gli uomini. A questo si riferisce la
confessione di Tommaso e della chiesa a proposito di Gesù risorto: “Mio Signore e mio Dio!”. E di qui
scaturisce la missione nel mondo. Come Gesù è stato inviato dal Padre, così
invia gli apostoli. Ciò significa che i credenti in Cristo sono resi partecipi
dello stesso amore con cui il Padre ama il Figlio. Gregorio Magno commenta: “Come il Padre mi ha inviato, così anch'io
mando voi, vale a dire: quando io vi invio in mezzo agli scandali e alle
persecuzioni, io vi amo di quella carità con cui il Padre mi ama, Lui che mi ha
inviato alla Passione”. I segni della passione restano nel corpo glorioso del
Cristo, a memoria del Suo amore per noi e a ricordare a noi di custodire
quell'amore nella passione che ci sarà richiesta.
§^§^§
I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale
Romano”):
Prima Lettura
At 4, 32-35
Dagli Atti degli Apostoli
La
moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e
un’anima sola e nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva,
ma fra loro tutto era comune.
Con grande
forza gli apostoli davano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù e
tutti godevano di grande favore.
Nessuno
infatti tra loro era bisognoso, perché quanti possedevano campi o case li
vendevano, portavano il ricavato di ciò che era stato venduto e lo deponevano
ai piedi degli apostoli; poi veniva distribuito a ciascuno secondo il suo
bisogno.
Salmo Responsoriale
Dal Salmo 117
Rendete grazie al Signore perché è
buono: il suo amore è per sempre.
Dica
Israele:
«Il suo
amore è per sempre».
Dica la casa
di Aronne:
«Il suo amore
è per sempre».
Dicano
quelli che temono il Signore:
«Il suo
amore è per sempre».
La destra
del Signore si è innalzata,
la destra
del Signore ha fatto prodezze.
Non morirò,
ma resterò in vita
e annuncerò
le opere del Signore.
Il Signore
mi ha castigato duramente,
ma non mi ha
consegnato alla morte.
La pietra
scartata dai costruttori
è divenuta
la pietra d’angolo.
Questo è
stato fatto dal Signore:
una
meraviglia ai nostri occhi.
Questo è il
giorno che ha fatto il Signore:
rallegriamoci
in esso ed esultiamo!
Seconda Lettura
1 Gv 5, 1-6
Dalla prima lettera di san Giovanni
apostolo
Carissimi,
chiunque crede che Gesù è il Cristo, è stato generato da Dio; e chi ama colui
che ha generato, ama anche chi da lui è stato generato.
In questo
conosciamo di amare i figli di Dio: quando amiamo Dio e osserviamo i suoi
comandamenti. In questo infatti consiste l’amore di Dio, nell’osservare i suoi
comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi.
Chiunque è
stato generato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha vinto il
mondo: la nostra fede.
E chi è che
vince il mondo se non chi crede che Gesù è il Figlio di Dio? Egli è colui che è
venuto con acqua e sangue, Gesù Cristo; non con l’acqua soltanto, ma con
l’acqua e con il sangue. Ed è lo Spirito che dà testimonianza, perché lo
Spirito è la verità.
SEQUENZA
Alla vittima
pasquale, s'innalzi oggi il sacrificio di lode.
L'agnello ha
redento il suo gregge,
l'Innocente
ha riconciliato noi peccatori col Padre.
Morte e Vita
si sono affrontate in un prodigioso duello.
Il Signore
della vita era morto; ma ora, vivo, trionfa.
«Raccontaci,
Maria: che hai visto sulla via?».
«La tomba
del Cristo vivente, la gloria del Cristo risorto,
e gli angeli
suoi testimoni, il sudario e le sue vesti.
Cristo, mia
speranza, è risorto; e vi precede in Galilea».
Sì, ne siamo
certi: Cristo è davvero risorto.
Tu, Re
vittorioso, portaci la tua salvezza.
Víctmæ pascháli láudes: ímmolent
Christiáni.
Agnus
redémit oves: Christus
ínnocens
Patri reconciliávit
peccatóres.
Mors et vita duéllo conflixére miràndo:
dux vitæ mórtuus, regnat vívus.
Dic nobis, María, quid vidísti in via?
Sepúlcrum Christi vivéntis: et glóriam
vidi resurgéntis.
Angélicos
testes, sudárium, et vestes.
Surréxit
Christus spes mea: præcédit
vos in
Galilǽam.
Scímus
Christum surrexísse a mórtuis
vere: tu
nobis, victor Rex, miserére.
Vangelo Gv 20,
19-31
Dal vangelo secondo Giovanni
La sera di
quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo
dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in
mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il
fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse
loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi».
Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui
perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non
saranno perdonati».
Tommaso, uno
dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano
gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non
vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei
chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Otto giorni
dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne
Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a
Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e
mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose
Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu
hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Gesù, in
presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti
in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il
Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.