Quinto ciclo
Anno
liturgico B (2014-2015)
Tempo
Ordinario
IV Domenica
(1° febbraio
2015)
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Dt 18,15-20; Sal 94; 1Cor 7,32-35; Mc 1,21-28
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La colletta della liturgia di oggi ci fa chiedere una
cosa assolutamente straordinaria. Dopo averci condotto a riconoscere che Gesù è
il Maestro che ci introduce nei segreti di Dio e il Liberatore dal male che ci
insidia e opprime, fa pregare: “O Dio …. rendici forti … perché testimoniamo la
beatitudine di coloro che a te si affidano”. Dà per avvenuta l’esperienza della
gioia invincibile che deriva dalla fede nel Signore Gesù. Possiamo noi pregare
in sincerità in questo modo?
Da questa prospettiva possiamo leggere oggi i testi
della liturgia. Lo sguardo si fissa su di un unico punto: Gesù parla e agisce
come uno che ha autorità, che ha potere. Potere di che cosa, per che cosa? Chi
è Gesù? Come rapportarci a lui? Sono le domande di chi assiste all’episodio
della cacciata dei demoni nella sinagoga di Cafarnao. I contemporanei di Gesù
avevano a disposizione le Scritture per farsi un’idea di quel personaggio
straordinario, affascinante e temuto nello stesso tempo. Dallo stupore iniziale
si arriva al timore finale.
La prima lettura riporta la promessa di Mosè al popolo
da parte di Dio: “Il Signore, tuo Dio,
susciterà per te, in mezzo a te, tra i tuoi fratelli, un profeta pari a me. A
lui darete ascolto” (Dt 18,15). Mosè parla al popolo che si accinge a
entrare in quella terra promessa che a lui è negata e assicura la guida di Dio
al suo popolo, come è stato con lui nel viaggio attraverso il deserto. Il
giudaismo posteriore ha scorto in questa solenne promessa di Mosè l’annuncio di
un profeta eccezionale, a volte identificato con il Messia, tradizione che
riaffiora nei rappresentanti delle supreme autorità giudaiche quando chiedono a
Giovanni Battista: “Sei tu il profeta?”
(Gv 1,21). Forse possiamo scorgere la stessa allusione nelle parole di Filippo
a Natanaele: “Abbiamo trovato colui del
quale hanno scritto Mosè, nella Legge e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe,
di Nazaret” (Gv 1,45).
Ora, a differenza degli altri profeti, la Torà di Mosè
dà questa testimonianza: «Ascoltate le
mie parole! Se ci sarà un vostro profeta, io, il Signore, in visione a lui mi
rivelerò, in sogno parlerò con lui. Non così per il mio servo Mosè: egli è
l’uomo di fiducia in tutta la mia casa. Bocca a bocca parlo con lui, in visione
e non per enigmi, ed egli contempla l’immagine del Signore» (Nm 12,6-7).
Tanto che il libro del Deuteronomio finisce con l’annotazione: “Non è più sorto in Israele un profeta come
Mosè, che il Signore conosceva faccia a faccia” (Dt 34,10).
Ecco perché, quando Marco deve presentare Gesù, questo
nuovo profeta, si ricollega alla figura di Mosè. Non per nulla i vangeli
iniziano al Giordano, collegandosi idealmente alla fine del libro del
Deuteronomio e all’inizio del libro di Giosuè. Di Gesù il vangelo di Giovanni
dirà: “Perché la Legge fu data per mezzo
di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. Dio, nessuno
lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui
che lo ha rivelato” (Gv 1,17-18). La prima predicazione cristiana si muove
nella stessa scia (cfr At 3,12).
L’annotazione di Marco: “insegnava come uno che ha autorità” tende a definire la singolarità
di Gesù con negli orecchi l’eco della ingiunzione di Mosè: “A lui darete ascolto”. Non solo i fedeli
gli daranno ascolto, ma anche i demoni! E se gli danno ascolto anche i demoni,
allora il regno di Dio è venuto, è in mezzo a noi. Gli astanti nella sinagoga
di Cafarnao ancora non lo sanno, ma i lettori del vangelo già lo sanno. Perché
Gesù ha questa autorità? Perché è il Figlio di Dio, come è stato testimoniato
al battesimo al Giordano e sul monte della trasfigurazione.
“A lui darete
ascolto” sembra anche che riecheggi nella voce che sigilla la visione della
trasfigurazione di Gesù sul Tabor: “Questi
è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!” (Mc 9,7). Marco sembra alludere
proprio a quel testo del Deuteronomio e comunque la sottolineatura nel brano
odierno di un Gesù che ‘parla con autorità’ e ‘ha potere sui demoni’ si rivela
nella sua ragione specifica e nella sua potenza se la colleghiamo a quella
rivelazione. É tipicamente l’autorità
non di chi parla a nome proprio, per quanto grande sia, ma l’autorità di chi ha
tutto il potere e la capacità di svelare il volto di Dio, di rivelare i segreti
di Dio. E chi conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo
voglia rivelare? (cf. Lc 10,22). Ha anche potere sui demoni nel senso di
sottrarre alla loro influenza gli uomini e di rimetterli nella luce di Dio. In
questo si rivela il suo potere di guarigione, che porterà alla rivelazione del
suo potere di rimettere i peccati, cosa che svelerà definitivamente, in lui,
come Dio si sia appressato all’uomo. È la novità
che suscita stupore, sbalordimento, esultanza, perché il male è vinto e l’uomo
ritorna nella signoria di Dio che vuole gli uomini commensali al suo amore e
alla sua gioia. Qui pesca l’invocazione della colletta di testimoniare la
beatitudine per chi ha accolto la testimonianza di questo Profeta.
Così, presentare Gesù come profeta, il cui
insegnamento è nuovo, diverso
rispetto a quello degli scribi, porta allusione al mistero dell’intimità tra
lui e il Padre. Gesù introduce poco a poco i suoi ascoltatori a questo segreto,
nel quale tutta la Scrittura si riassume. Ascoltare le parole di quel profeta
significa intuire e percepire quel segreto di intimità con il Padre che tanto
ama il mondo da mandare il suo Figlio, tanto che in ogni parola da lui
pronunciata, in ogni azione da lui compiuta, si apre l’accesso anche per noi
all’intimità da lui goduta. Dire poi che Gesù ha il potere di guarirci, di
scacciare dal nostro cuore i demoni, equivale a illustrare il mistero
dell’accondiscendenza di Dio per gli uomini da farli partecipi dei suoi
segreti, da condividere con loro la gioia del suo amore sempre e comunque.
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I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale
Romano”):
Prima Lettura Dt
18, 15-20
Dal libro del Deuteronòmio
Mosè parlò
al popolo dicendo: «Il Signore, tuo Dio, susciterà per te, in mezzo a te, tra i
tuoi fratelli, un profeta pari a me. A lui darete ascolto. Avrai così quanto
hai chiesto al Signore, tuo Dio, sull'Oreb, il giorno dell'assemblea, dicendo:
"Che io non oda più la voce del Signore, mio Dio, e non veda più questo
grande fuoco, perché non muoia".
Il Signore
mi rispose: "Quello che hanno detto, va bene. Io susciterò loro un profeta
in mezzo ai loro fratelli e gli porrò in bocca le mie parole ed egli dirà loro
quanto io gli comanderò. Se qualcuno non ascolterà le parole che egli dirà in
mio nome, io gliene domanderò conto. Ma il profeta che avrà la presunzione di
dire in mio nome una cosa che io non gli ho comandato di dire, o che parlerà in
nome di altri dèi, quel profeta dovrà morire"».
Salmo Responsoriale
dal Salmo 94
Ascoltate oggi la voce del Signore.
Venite,
cantiamo al Signore,
acclamiamo
la roccia della nostra salvezza.
Accostiamoci
a lui per rendergli grazie,
a lui
acclamiamo con canti di gioia.
Entrate:
prostràti, adoriamo,
in ginocchio
davanti al Signore che ci ha fatti.
È lui il
nostro Dio
e noi il
popolo del suo pascolo,
il gregge
che egli conduce.
Se
ascoltaste oggi la sua voce!
«Non
indurite il cuore come a Merìba,
come nel
giorno di Massa nel deserto,
dove mi
tentarono i vostri padri:
mi misero
alla prova
pur avendo
visto le mie opere».
Seconda Lettura
1 Cor 7, 32-35
Dalla prima lettera di san Paolo
apostolo ai Corinzi
Fratelli, io
vorrei che foste senza preoccupazioni: chi non è sposato si preoccupa delle
cose del Signore, come possa piacere al Signore; chi è sposato invece si
preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere alla moglie, e si trova
diviso!
Così la
donna non sposata, come la vergine, si preoccupa delle cose del Signore, per
essere santa nel corpo e nello spirito; la donna sposata invece si preoccupa
delle cose del mondo, come possa piacere al marito.
Questo lo
dico per il vostro bene: non per gettarvi un laccio, ma perché vi comportiate
degnamente e restiate fedeli al Signore, senza deviazioni.
Vangelo Mc 1, 21-28
Dal vangelo secondo Marco
In quel
tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, [a Cafàrnao,] insegnava. Ed
erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha
autorità, e non come gli scribi.
Ed ecco,
nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a
gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io
so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da
lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui.
Tutti furono
presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un
insegnaménto nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e
gli obbediscono!».
La sua fama
si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.