Quinto ciclo
Anno
liturgico B (2014-2015)
Tempo
Ordinario
XXXIII Domenica
(15 novembre
2015)
___________________________________________________
Dn 12,1-3; Sal 15; Eb 10,11-14.18; Mc 13, 24-32
___________________________________________________
Il ciclo dell’anno liturgico volge al termine e la
chiesa contempla le cose ultime per collocare nella loro vera luce le cose
presenti. Il capitolo 13 di Marco mescola in un’unica sequenza gli avvenimenti
della morte-risurrezione di Gesù, della distruzione di Gerusalemme, delle
tragedie della storia umana, delle prove e del martirio dei credenti, dei segni
cosmici alla fine dei tempi, del giudizio finale imminente. Con la predizione
della rovina del tempio, avvenuta per opera dei romani nell’anno 70 d.C.,
mentre i lavori di ricostruzione, iniziati sotto Erode il Grande negli anni
20/19 a.C., si erano conclusi nell’anno 64 d.C., Gesù mette in guardia i suoi
discepoli: sappiate sfuggire all’inganno, vegliate! Quell’avvertimento, Vegliate, è l’ultima parola del cap. 13,
quella che introduce il racconto della passione di Gesù. Tutto è orientato alla
manifestazione della gloria del Signore crocifisso, non semplicemente nel suo
aspetto giudicante alla fine dei tempi, ma nel suo aspetto di rivelazione
dell’amore del Padre per i suoi figli che costituisce l’unico mistero
significativo per il nostro cuore. Così prega la colletta: “donaci il tuo
Spirito, perché operosi nella carità attendiamo ogni giorno la manifestazione
gloriosa del tuo Figlio”. La stessa immagine suggerisce il canto al vangelo: “Vegliate in ogni momento pregando, perché
abbiate la forza di comparire davanti al Figlio dell’uomo” (Lc 21,36), da
intendere: possiate essere degni di veder manifestato in voi l’amore del
Signore in modo tale da vivere la vostra vita nel segno del suo splendore.
L’antifona di ingresso, che riprende alcuni versetti
del cap. 29 del profeta Geremia, offre il contesto di intelligenza per le
parole di Gesù: “Dice il Signore: «Io ho
progetti di pace e non di sventura; voi mi invocherete e io vi esaudirò, e vi
farò tornare da tutti i luoghi dove vi ho dispersi»”. È la testimonianza
del profeta fatta recapitare per lettera agli esiliati in Babilonia invitati ad
accettare la prova nell’attesa dell’intervento liberatore del Signore, senza
cedere a false promesse di falsi profeti per false e presunte liberazioni che
non ci saranno. Se Gesù è venuto per mostrare la grandezza dell’amore del Padre
e per riunire i figli di Dio dispersi, proprio in questo possiamo vedere i
progetti di pace di Dio realizzarsi. L’insistenza sulle prove, sui dolori,
sulle tribolazioni, sul martirio, che il linguaggio apocalittico esalta con
immagini penetranti, non fa che acuire la vista sull’unicum necessario, mantenere cioè il cuore in quell’amore che da
lui discende e che a lui riporta perché tutti possa conquistare, finalmente. Al
di fuori di lui, progetto di pace di Dio per l’uomo, quell’amore non si attinge
e la tragedia della storia resta solo tragedia, la dispersione resta solo un
sogno irrimediabilmente infranto che acuisce la rabbia e la separazione tra gli
uomini e appressa semplicemente la fine
senza far raggiungere il fine. Per
questo, quando la prova incombe, la tentazione assale, lo sconvolgimento
irrompe, l’avvertimento che risuona è sempre il medesimo: badate bene, state
attenti, vegliate! Non ingannate il vostro cuore, non lasciatevi ingannare!
Perché “chi avrà
perseverato fino alla fine sarà salvato” (Mc 13,13). La consolazione
scaturisce dalla lucidità della coscienza che Lui “è vicino, è alle porte” per
indicarci “il sentiero della vita, gioia
piena alla tua presenza” (Sal 15,11). Nel bene e nel male che accade, Lui è
vicino, possiamo attenderne la manifestazione al nostro cuore, certi che il
futuro si decide sulla fedeltà alla sua parola, certi che il male verrà
riscattato. Come diceva Gesù a proposito della malattia di Lazzaro: “questa
malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio” (Gv 11,4).
Proprio perché crediamo che l’esito finale sarà la
manifestazione gloriosa del regno di Dio, per cui tutti vedranno quanto è
grande l’amore di Dio per i suoi figli sia che se ne partecipi nella gioia sia
che ce ne si senta dolorosamente privati, ci diamo premura perché anche il
nostro agire, nell’oggi che ci è dato, sia teso a rivelare quella
manifestazione, a far sì che appaia al nostro cuore, oggi, nel suo splendore,
quell’amore che ci è stato riversato nella persona del Figlio dell’uomo. Così,
ogni evento della fine non può che ricollegarsi all’evento della
morte-risurrezione del Figlio dell’uomo il quale davvero consuma la storia aprendola al suo fine, alla rivelazione di quel
progetto di pace. La domanda angosciosa che ci accompagna resta sempre la
medesima: ma perché la storia deve contemplare nel suo seno tanto dolore?
Perché il Figlio dell’uomo è anche l’uomo dei dolori? Si convince un cuore
dell’amore che gli porti se non vede che puoi anche soffrire per lui? E la
risposta resta segreta nel cuore di Dio, segreto a cui il cuore attinge quando
non si premura d’altro che di condividere il progetto di pace di Dio. Proprio
come canta l’antifona alla comunione: “Il
mio bene è stare vicino a Dio, nel Signore Dio riporre la mia speranza”.
Oppure, come nel ritornello del salmo responsoriale: “Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio”. Da intendere: veniamo
custoditi proprio dalla manifestazione dell’amore del Signore al nostro cuore,
che così ne resta conquistato, in modo tale che quell’amore risulta il segreto
vero della nostra umanità, la nostra radice di vita.
§^§^§
I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale
Romano”):
[I testi delle letture sono protetti dal © Libreria
Editrice Vaticana e ne è vietata la riproduzione, anche parziale e con
qualsiasi mezzo]
Prima Lettura Dn
12, 1-3
Dal libro del profeta Danièle
In quel
tempo, sorgerà Michele, il gran principe, che vigila sui figli del tuo popolo.
Sarà un
tempo di angoscia, come non c'era stata mai dal sorgere delle nazioni fino a
quel tempo; in quel tempo sarà salvato il tuo popolo, chiunque si troverà
scritto nel libro.
Molti di
quelli che dormono nella regione della polvere si risveglieranno: gli uni alla
vita eterna e gli altri alla vergogna e per l'infamia eterna.
I saggi
risplenderanno come lo splendore del firmamento; coloro che avranno indotto
molti alla giustizia risplenderanno come le stelle per sempre.
Salmo Responsoriale
Dal Salmo 15
Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.
Il Signore è
mia parte di eredità e mio calice:
nelle tue
mani è la mia vita.
Io pongo
sempre davanti a me il Signore,
sta alla mia
destra, non potrò vacillare.
Per questo
gioisce il mio cuore
ed esulta la
mia anima;
anche il mio
corpo riposa al sicuro,
perché non
abbandonerai la mia vita negli inferi,
né lascerai
che il tuo fedele veda la fossa.
Mi
indicherai il sentiero della vita,
gioia piena
alla tua presenza,
dolcezza
senza fine alla tua destra.
Seconda Lettura
Eb 10, 11-14. 18
Dalla lettera agli Ebrei
Ogni
sacerdote si presenta giorno per giorno a celebrare il culto e a offrire molte
volte gli stessi sacrifici, che non possono mai eliminare i peccati.
Cristo,
invece, avendo offerto un solo sacrificio per i peccati, si è assiso per sempre
alla destra di Dio, aspettando ormai che i suoi nemici vengano posti a sgabello
dei suoi piedi. Infatti, con un'unica offerta egli ha reso perfetti per sempre
quelli che vengono santificati.
Ora, dove
c'è il perdono di queste cose, non c'è più offerta per il peccato.
Vangelo Mc 13,
24-32
Dal vangelo secondo Marco
In quel
tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «In quei giorni, dopo quella tribolazione,
il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal
cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte. Allora vedranno il
Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderà
gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall'estremità della
terra fino all'estremità del cielo. Dalla pianta di fico imparate la parabola:
quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che
l'estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose,
sappiate che egli è vicino, è alle porte. In verità io vi dico: non passerà
questa generazione prima che tutto questo avvenga. Il cielo e la terra
passeranno, ma le mie parole non passeranno. Quanto però a quel giorno o a
quell'ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il
Padre».