Quinto ciclo
Anno
liturgico B (2014-2015)
Tempo
Ordinario
XXIX Domenica
(18 ottobre
2015)
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Is
53,2a.3a.10-11; Sal 32; Eb 4.14-16; Mc 10,35-45
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Gesù sta
salendo a Gerusalemme con tale decisione che i discepoli sono sgomenti e
impauriti. Lui cammina davanti e a un certo punto raccoglie gli apostoli e
consegna loro il terzo annuncio della sua passione, il più dettagliato: “Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio
dell’uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno
a morte e lo consegneranno ai pagani, lo derideranno, gli sputeranno addosso,
lo flagelleranno e lo uccideranno, e dopo tre giorni risorgerà” (Mc
10,33-34). Ha appena finito di rivelare il suo drammatico destino, ed ecco che
si fanno avanti Giacomo e Giovanni, i quali chiedono di poter condividere la
gloria del loro Maestro, pensandolo evidentemente come un Messia vittorioso, in
posizione di privilegio rispetto agli altri compagni. Davanti alla loro
richiesta Gesù non si ritrae e deve riconoscere che i suoi due apostoli sono
tutto d’un pezzo, intendono seguirlo davvero fino in fondo. Non dimentichiamo
che, insieme a Pietro, questi due discepoli sono quelli che hanno ricevuto un
nome nuovo da Gesù, a differenza di tutti gli altri. Nell’elenco degli apostoli
(cfr. Mc 3,16-19), Giacomo e Giovanni vengono subito dopo Pietro e sono
denominati ‘Boanerghes’, figli del tuono. Insieme a Pietro, accompagnano Gesù
nei momenti più significativi e misteriosi e hanno sentito la voce dal cielo: “Questi è il Figlio mio, l’amato:
ascoltatelo!” (Mc 9,7).
Giovanni
Crisostomo, commentando la richiesta dei due fratelli, osserva che la loro
domanda era inopportuna: si immaginano la gloria prima del patire e avanzano
una pretesa sui compagni. Ancora non sapevano che sarebbe stata l’umiliazione a
produrre frutti sorprendenti. L’unico modello di umanità compiuta è quello di
Gesù e lui ha scelto la via dell’abbassamento per manifestare l’amore. Ogni
altra richiesta di compimento di umanità non raggiungerà lo scopo. Così l’abbassamento del Figlio è lo spazio nel
quale gli uomini sono collocati per apprendere l’amore del loro Dio, mentre
tutti gli eventi della vita sono retti dalla Provvidenza di Dio che ci vuole
partecipi del frutto che quell’abbassamento ci ha procurato. Rivelazione,
questa, che tutta la liturgia di oggi si premura di sottolineare con la solenne
dichiarazione di Gesù: “il Figlio
dell’uomo è venuto per servire e dare la propria vita in riscatto per molti”,
proclamato dal canto al vangelo.
In poche
parole, Gesù rifiuta ogni collegamento tra il desiderio di gloria e la sua
sequela. Quel nesso è custodito da Dio solo. Non che non esista, ma guai a
volerlo perseguire, perché ne scaturirebbe un fraintendimento colossale per i
nostri cuori. La ragione profonda credo risieda nel fatto che ad attirare a
Gesù è il Padre: “Nessuno può venire a
me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato” (Gv 6,44). Essere mossi
dal Padre significa condividere l’amore di benevolenza che in quel Figlio ci
raggiunge e ci fa riposare. Non si può desiderare altro. Volere altro significa
uscire da quella dinamica e fallire il compimento dei desideri del cuore. A
questa assolutezza Gesù richiama e rimanda.
Del resto si
concatena bene a questa anche l’altra risposta di Gesù all’irritazione dei
discepoli contro i due figli di Zebedeo: “…chi
vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il
primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è
venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per
molti”. Perché voler essere grandi comporta dover servire? Di nuovo si è
rimandati al mistero del Padre che attira al Figlio. Servire significa compiere
quella ‘volontà di benevolenza’ del Padre nei confronti degli uomini che in
Gesù si realizza perfettamente. Compiere la volontà di benevolenza significa
far risplendere, comunque, in qualsiasi condizione, quell’amore di Dio per gli
uomini in cui si radica la loro dignità e la loro libertà. Si tratta di
realizzare una grandezza che sa liberare la dignità degli uomini rivelando loro
di essere non soltanto oggetto di amore, ma soggetti di amore. Il servire
procura questo riscatto: libera la dignità degli uomini e fa risplendere la
presenza del Signore. E se non porta lì, allora vuol dire che il servire messo
in atto sa troppo di questo mondo, sul quale esercita il suo potere il diavolo.
Se non porta lì, vuol dire che il dinamismo del sacrificio di Gesù, dinamismo
di amore sotto la duplice forma di docilità filiale verso Dio e di solidarietà
fraterna aperta a tutti, non ci ha toccati. Ma se quel dinamismo non ci ha
toccati, allora non siamo discepoli di Gesù e la nostra sequela di lui è
illusoria. Occorre lasciare ogni tipo di potere e prestigio se si vuole
condividere la grandezza dell’amore, che in Gesù splende di tutta la sua
bellezza in umanità.
Un’ultima
annotazione. Nel brano di Marco, rispetto alla grandezza vale il servizio
vicendevole (nel testo: sarà vostro
servitore), rispetto al primato vale l’essere ultimi nel senso di essere
schiavi di tutti (nel testo: sarà schiavo
di tutti). Nell’ultima cena, Gesù si muove non solo come servitore, ma come schiavo e in questo rivela il segreto di Dio per l’uomo. Se l’uomo
potesse condividere quel segreto, si troverebbe a muoversi come Gesù e vivrebbe
la sua vita nella dinamica di liberare la dignità degli uomini in modo che sia
esaltato l’amore di Dio per loro.
§^§^§
I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale
Romano”):
[I testi delle letture sono protetti dal © Libreria
Editrice Vaticana e ne è vietata la riproduzione, anche parziale e con
qualsiasi mezzo]
Prima Lettura Is
53,10-11
Dal libro del profeta Isaia
Al Signore è
piaciuto prostrarlo con dolori.
Quando
offrirà se stesso in sacrificio di riparazione,
vedrà una
discendenza, vivrà a lungo,
si compirà
per mezzo suo la volontà del Signore.
Dopo il suo
intimo tormento vedrà la luce
e si sazierà
della sua conoscenza;
il giusto
mio servo giustificherà molti,
egli si
addosserà le loro iniquità.
Salmo Responsoriale
Dal Salmo 32
Donaci, Signore, il tuo amore: in te
speriamo.
Retta è la
parola del Signore
e fedele
ogni sua opera.
Egli ama la
giustizia e il diritto;
dell'amore
del Signore è piena la terra.
Ecco,
l'occhio del Signore è su chi lo teme,
su chi spera
nel suo amore,
per
liberarlo dalla morte
e nutrirlo
in tempo di fame.
L'anima
nostra attende il Signore:
egli è
nostro aiuto e nostro scudo.
Su di noi
sia il tuo amore, Signore,
come da te
noi speriamo.
Seconda Lettura
Eb 4, 14-16
Dalla lettera agli Ebrei
Fratelli,
poiché abbiamo un sommo sacerdote grande, che è passato attraverso i cieli,
Gesù il Figlio di Dio, manteniamo ferma la professione della fede. Infatti non
abbiamo un sommo sacerdote che non sappia prendere parte alle nostre debolezze:
egli stesso è stato messo alla prova in ogni cosa come noi, escluso il peccato.
Accostiamoci
dunque con piena fiducia al trono della grazia per ricevere misericordia e
trovare grazia, così da essere aiutati al momento opportuno.
Vangelo Mc 10,
35-45
Dal vangelo secondo Marco
In quel
tempo, si avvicinarono a Gesù Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo,
dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo».
Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero:
«Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua
sinistra».
Gesù disse
loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o
essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo
possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo, anche voi lo berrete, e
nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere
alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i
quali è stato preparato».
Gli altri
dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi cori Giacomo e Giovanni.
Allora [Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono
considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le
opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà
vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti.
Anche il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per
servire e dare la propria vita in riscatto per molti».]