Quinto ciclo
Anno
liturgico B (2014-2015)
Tempo
Ordinario
XV Domenica
(12 luglio
2015)
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Am
7,12-15; Sal 84; Ef 1,3-14; Mc 6,7-13
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La bellissima colletta: "Donaci, o Padre, di non
avere nulla di più caro del tuo Figlio, che rivela al mondo il mistero del tuo
amore e la vera dignità dell'uomo; colmaci del tuo Spirito, perché lo
annunziamo ai fratelli con la fede e con le opere", mostra la radice da
dove l’annuncio apostolico prende linfa e vigore. Chi annuncia, mandato dal
Signore, ha già sperimentato quel ‘non avere nulla di più caro del Figlio’, lo
stesso che invia e l’unico che può colmare i cuori nei loro aneliti e nelle
loro angosce.
Il canto al vangelo: “il Padre del Signore nostro Gesù
Cristo illumini gli occhi del nostro cuore per farci comprendere a quale
speranza ci ha chiamati” (cfr. Ef 1,17-18), mostra come l’annuncio apostolico
alimenti la speranza iscritta nei cuori, sebbene spesso sepolta e perduta.
La prima cosa di cui Gesù dota i suoi discepoli nel
loro ministero di annuncio è: “dava loro
potere sugli spiriti impuri”. Come si vince o si scaccia il male che sempre
insidia, ferisce, opprime la vita? Nel vangelo di Giovanni, quando Gesù parla
della vite e dei tralci per illustrare l’invito a rimanere in lui, si trova
questa espressione: “voi siete già puri,
a causa della parola che vi ho annunciato” (Gv 15,3). È l’accoglienza del
Signore che rende puri, cioè inattaccabili dal male; è la fede in lui che ci
associa alla sua vittoria sul male. L’aspetto straordinario di questa verità
risalta nella lavanda dei piedi all’ultima cena: Gesù si mette a lavare i piedi
ai discepoli per renderli partecipi del suo segreto ed è l’accoglienza di
questo segreto che li stabilisce nella purità (cfr. Gv 13). Il suo segreto è di
mostrare la grandezza dell’amore del Padre nel suo farsi servo, nel suo farsi
schiavo, in totale solidarietà con l’amore del Padre per noi e solidale con la
nostra umanità che lui ha amorevolmente rivestito. Quando Gesù invia i
discepoli con il potere sugli spiriti impuri, li introduce nel segreto della
sua persona e della sua missione, sebbene i discepoli ancora non possono sapere
tutta la sconvolgente profondità di quel segreto e il coinvolgimento delle loro
persone.
Nella tenuta dell’apostolo, secondo la descrizione di
Marco, si può ravvisare l’allusione alla tenuta da viaggio del popolo
all’uscita dall’Egitto raccontata in Es 12,11. Gli apostoli guidano il nuovo
esodo con l’annuncio del Regno di Dio che in Gesù si manifesta. Ogni annuncio
nella Chiesa ha così un sapore pasquale: comporta l’esodo dall’Egitto e
l’accoglienza del regno di Dio, dentro l’esperienza della manifestazione della
potenza di salvezza di Dio. Il gesto dello scuotere la polvere dai piedi,
quando non dovessero accogliere l’annuncio, - gesto che era comune al pio
israelita quando saliva in pellegrinaggio a Gerusalemme proveniente da
territori pagani e non voleva contaminare il sacro suolo d’Israele -, assume
anche questo significato: la pace che non avete raccolto voi, non ha lasciato
noi; avete la possibilità di rifiutarla, ma non avete il potere di fermarla
perché sarà rivolta ad altri; e se resta a noi, se è condivisa da altri, è
perché prima o poi la possiate desiderare anche voi; non temete, sarà sempre
vostra eredità. La forza dell’annuncio evangelico sta in questo potere della
pace di Dio che raggiunge tutti. La responsabilità dei discepoli sta appunto
nel far vedere la loro vita confermata da quella pace perché possa apparire
davvero desiderabile.
Quella pace ha un volto misterioso, invisibile, che
riluce, ma nel nostro cuore, ed è il volto del Signore Gesù. Ma ha anche un
volto visibile, costatabile, amabile, che è quello della fraternità condivisa.
Che cosa possono insegnare gli apostoli agli uomini se semplicemente ripetono
le parole del Signore? Le ripeteranno, sì, ma con potenza, con la potenza di
coloro che possono mostrare come siano diventate efficaci per il loro cuore. E
l'efficacia appare dalla fraternità condivisa. Ecco perché sono mandati ad
annunciare la Buona Novella non da soli, ma a due a due. É la stessa
rivelazione del Padre Nostro, allorquando la fraternità vissuta ('venga il tuo
regno', venga cioè lo Spirito del Signore a renderci un corpo solo e un'anima
sola, così come preghiamo anche nel canone eucaristico) rivela a tutti il volto
di Dio come Padre, rivela il suo amore per gli uomini. E come ottenere questo
senza la preghiera: "Donaci, o Padre, di non avere nulla di più caro del
tuo Figlio", lui che ha rivelato in tutto il suo splendore l'amore di Dio
per gli uomini e la grandezza della vocazione dell'uomo? Credo sia assai
significativo che la chiesa vincoli l’intelligenza della verità al fatto di
percepirla capace di interferire con le radici del nostro cuore (‘donaci di non
avere nulla di più caro’), dentro cioè la possibilità di un’esperienza che
renda la verità amabile e rigenerante.
Nel salmo responsoriale si canta: “Misericordia e verità si incontreranno,
giustizia e pace si baceranno”. L’amore di misericordia di Dio per l’uomo
tocca chi è disposto a non vivere nell’illusione, a vedere il suo peccato, a
riconoscersi debitore di verità presso Dio, così che la santità di Dio, lo
splendore del suo amore per noi, si risolva in desiderio di pace con tutti, in
solidarietà con l’umanità di tutti. Siamo chiamati proprio a essere
annunciatori di quella pace che guarisce e ristora, da viverla come il tesoro
più prezioso del cuore e la rivelazione della bellezza del volto di Dio, in Gesù.
Per questo il salmo, dopo avere supplicato: “Mostraci, Signore, la tua misericordia”, aggiunge: “Ascolterò che cosa dirà in me il Signore Dio”
(antica versione greca e latina), vale a dire: nella misericordia posso
ascoltare la parola d’amore che spingerà il mio cuore a vivere nella
misericordia perché l’amore sia condiviso.
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I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale
Romano”):
[I testi delle letture sono protetti dal © Libreria
Editrice Vaticana e ne è vietata la riproduzione, anche parziale e con
qualsiasi mezzo]
Prima Lettura Am
7, 12-15
Dal libro del profeta Amos
In quei
giorni, Amasìa, [sacerdote di Betel,] disse ad Amos: «Vattene, veggente,
ritìrati nella terra di Giuda; là mangerai il tuo pane e là potrai
profetizzare, ma a Betel non profetizzare più, perché questo è il santuario del
re ed è il tempio del regno».
Amos rispose
ad Amasìa e disse:
«Non ero
profeta né figlio di profeta;
ero un
mandriano e coltivavo piante di sicomòro.
Il Signore
mi prese,
mi chiamò
mentre seguivo il gregge.
Il Signore
mi disse:
Va’,
profetizza al mio popolo Israele».
Salmo Responsoriale
Dal Salmo 84
Mostraci, Signore, la tua
misericordia.
Ascolterò
che cosa dice Dio, il Signore:
egli
annuncia la pace
per il suo
popolo, per i suoi fedeli.
Sì, la sua
salvezza è vicina a chi lo teme,
perché la
sua gloria abiti la nostra terra.
Amore e
verità s’incontreranno,
giustizia e
pace si baceranno.
Verità
germoglierà dalla terra
e giustizia
si affaccerà dal cielo.
Certo, il
Signore donerà il suo bene
e la nostra
terra darà il suo frutto;
giustizia
camminerà davanti a lui:
i suoi passi
tracceranno il cammino.
Seconda Lettura
Ef 1, 3-14
Dalla lettera di san Paolo apostolo
agli Efesìni
[Benedetto
Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo,
che ci ha
benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo.
In lui ci ha
scelti prima della creazione del mondo
per essere
santi e immacolati di fronte a lui nella carità,
predestinandoci
a essere per lui figli adottivi
mediante
Gesù Cristo,
secondo il
disegno d’amore della sua volontà,
a lode dello
splendore della sua grazia,
di cui ci ha
gratificati nel Figlio amato.
In lui,
mediante il suo sangue,
abbiamo la
redenzione, il perdono delle colpe,
secondo la
ricchezza della sua grazia.
Egli l’ha
riversata in abbondanza su di noi
con ogni
sapienza e intelligenza,
facendoci
conoscere il mistero della sua volontà,
secondo la
benevolenza che in lui si era proposto
per il
governo della pienezza dei tempi:
ricondurre
al Cristo, unico capo, tutte le cose,
quelle nei
cieli e quelle sulla terra.]
In lui siamo
stati fatti anche eredi,
predestinati
– secondo il progetto di colui
che tutto
opera secondo la sua volontà –
a essere
lode della sua gloria,
noi, che già
prima abbiamo sperato nel Cristo.
In lui anche
voi,
dopo avere
ascoltato la parola della verità,
il Vangelo
della vostra salvezza,
e avere in
esso creduto,
avete
ricevuto il sigillo dello Spirito Santo che era stato promesso,
il quale è
caparra della nostra eredità,
in attesa
della completa redenzione
di coloro
che Dio si è acquistato a lode della sua gloria.
Vangelo Mc 6,
7-13
Dal vangelo secondo Marco
In quel
tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro
potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio
nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di
calzare sandali e di non portare due tuniche.
E diceva
loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di
lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene
e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro».
Ed essi,
partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni,
ungevano con olio molti infermi e li guarivano.