Quinto ciclo
Anno
liturgico B (2014-2015)
Solennità
e feste
Tutti i Santi
(1° novembre
2015)
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Ap 7,2-4.9-14;
Sal 23; 1 Gv 3,1-3; Mt 5,1-12a
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Le preghiere e le letture di oggi mostrano in cosa
consiste la gioia della santità: godere dello splendore dell’amore di Dio per
noi. E tutti gli sguardi si accentrano sulla figura dell’Agnello glorioso e
immolato ‘fin dalla fondazione del mondo’ (Ap 13,8). Il mondo è uscito
dall’amore di Dio, di esso è intessuto e percorso, di esso parla, ma quanta tenebra
ne impedisce la visione!
Lo sguardo della Chiesa non è però attirato come da un
punto di fuga situato oltre la storia, come si trattasse di riempirsi gli occhi
con una visione consolatoria. La sua visione parla di un’esperienza quotidiana;
parla di realtà ultima ma vicina, più reale delle cose di tutti i giorni. Parla
al cuore degli aneliti che lo assillano, delle radici che lo costituiscono,
delle tensioni che lo lavorano, dei desideri che l’abitano.
La proclamazione dei santi, come viene descritta nella
prima lettura, non si riferisce ad un futuro dopo la storia, ma esprime la
verità della nostra storia, verità che non passerà e riempirà tutto del suo
splendore. Quello splendore costituisce già il senso della nostra storia, anche
se spesso i nostri occhi sono così velati da non accorgercene più. Sarebbe il
senso dell’urgenza della preghiera: renderci accorti di quella verità! Non
abbiamo altro modo di sconfinare nell’eterno se non quello di giocare la nostra
vita terrena, secondo tutto lo spessore di dignità che comporta. L’immagine
chiave di tale dignità è la realtà degli uomini come ‘figli di Dio’: “Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio,
ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si
sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è.
Chiunque ha questa speranza in lui, purifica se stesso, come egli è puro”.
Quello che siamo, siamo chiamati a diventarlo: è tutto il senso della vocazione
umana. La stessa Eucaristia non è che la celebrazione di questo mistero.
Ora, chi sono i figli di Dio? Sono coloro che lo
Spirito di Dio guida - risponde tutta la tradizione della chiesa. E le
beatitudini evangeliche sono le vie che lo Spirito di Dio fa percorrere per
essere trovati in quel Figlio, che è la rivelazione dell’amore di Dio per gli
uomini.
beati i poveri: beati coloro che non fanno
consistere la loro ricchezza che nell'essere figli di Dio, che non hanno nulla
di più caro al mondo se non quel Figlio che ha loro manifestato l'amore grande
di Dio per l'umanità;
beati gli afflitti: beati coloro che non hanno lacrime
più amare di quelle versate quando dovessero allontanarsi dall'agire come figli
di Dio e, pentiti, ritornano al loro Signore, ritrovando la consolazione della
solidarietà con Dio e con gli uomini;
beati i miti: beati coloro che con pazienza
sopporteranno ogni prova per non venir meno al loro essere ed agire come figli
di Dio, fino a che la terra del loro cuore splenda della presenza del loro
Signore;
beati quelli che hanno fame e sete
della giustizia: beati coloro il cui unico tormento è quello di perseverare nella fedeltà
all'essere figli di Dio, fin tanto che il volto di Dio si manifesti al loro
cuore e li consoli;
beati i misericordiosi: beati coloro che, avendo
sperimentato quanto è grande l'amore di Dio che li ha resi figli suoi, per sua
sola misericordia, saranno capaci di estendere a tutti la possibilità di tale
esperienza aprendo il loro cuore al perdono;
beati i puri di cuore: beati coloro che avranno
sperimentato la luce dell'amore di Dio in modo da collocare i loro cuori nella
luce e poter vedere tutto in questa luce;
beati gli operatori di pace: beati coloro che, come figli di
Dio, vivono nella dinamica dell'amore di Dio per gli uomini che vuole tutti
riconciliati; beati coloro che non hanno altro scopo se non di perseguire la
pace con tutti ottenutaci dal Figlio di Dio;
beati i perseguitati per causa della
giustizia: è l'ottava
beatitudine, quella che ingloba le altre nel senso che di tutte rappresenta la
condizione suprema: qualsiasi cosa abbiate a soffrire, non vi turbi e non vi
distolga dalla volontà di vivere da figli di Dio, fiduciosi nella promessa del
Signore, nella sua parola che è potente, cioè capace di far vivere quello che
promette.
Con l’invito a purificarci: “Non rimproveriamo il
mondo, non rimproveriamo la vita, di velare per noi il volto di Dio. Troviamolo
questo volto, ed esso velerà, assorbirà ogni cosa” (Madeleine Delbrêl).
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I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale
Romano”):
[I testi delle letture sono protetti dal © Libreria
Editrice Vaticana e ne è vietata la riproduzione, anche parziale e con
qualsiasi mezzo]
Prima Lettura Ap
7,2-4.9-14
Dal libro dell'Apocalisse di san Giovanni apostolo
Io,
Giovanni, vidi salire dall’oriente un altro angelo, con il sigillo del Dio
vivente. E gridò a gran voce ai quattro angeli, ai quali era stato concesso di
devastare la terra e il mare: «Non devastate la terra né il mare né le piante,
finché non avremo impresso il sigillo sulla fronte dei servi del nostro Dio».
E udii il
numero di coloro che furono segnati con il sigillo: centoquarantaquattromila
segnati, provenienti da ogni tribù dei figli d’Israele.
Dopo queste
cose vidi: ecco, una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni
nazione, tribù, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e
davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide, e tenevano rami di palma nelle
loro mani. E gridavano a gran voce: «La salvezza appartiene al nostro Dio,
seduto sul trono, e all’Agnello».
E tutti gli
angeli stavano attorno al trono e agli anziani e ai quattro esseri viventi, e
si inchinarono con la faccia a terra davanti al trono e adorarono Dio dicendo:
«Amen! Lode, gloria, sapienza, azione di grazie, onore, potenza e forza al
nostro Dio nei secoli dei secoli. Amen».
Uno degli
anziani allora si rivolse a me e disse: «Questi, che sono vestiti di bianco,
chi sono e da dove vengono?». Gli risposi: «Signore mio, tu lo sai». E lui:
«Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro
vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello».
Salmo Responsoriale
Dal Salmo 23
Ecco la generazione che cerca il tuo
volto, Signore.
Del Signore
è la terra e quanto contiene:
il mondo,
con i suoi abitanti.
È lui che
l’ha fondato sui mari
e sui fiumi
l’ha stabilito.
Chi potrà
salire il monte del Signore?
Chi potrà
stare nel suo luogo santo?
Chi ha mani
innocenti e cuore puro,
chi non si
rivolge agli idoli.
Egli otterrà
benedizione dal Signore,
giustizia da
Dio sua salvezza.
Ecco la
generazione che lo cerca,
che cerca il
tuo volto, Dio di Giacobbe.
Seconda Lettura
1 Gv 3,1-3
Dalla prima lettera di san Giovanni
apostolo
Carissimi,
vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio,
e lo siamo realmente! Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha
conosciuto lui.
Carissimi,
noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora
rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili
a lui, perché lo vedremo così come egli è.
Chiunque ha
questa speranza in lui, purifica se stesso, come egli è puro.
Vangelo Mt
5,1-12a
Dal vangelo secondo Matteo
In quel
tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si
avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro
dicendo:
«Beati i
poveri in spirito,
perché di
essi è il regno dei cieli.
Beati quelli
che sono nel pianto,
perché
saranno consolati.
Beati i
miti,
perché
avranno in eredità la terra.
Beati quelli
che hanno fame e sete della giustizia,
perché
saranno saziati.
Beati i
misericordiosi,
perché
troveranno misericordia.
Beati i puri
di cuore,
perché
vedranno Dio.
Beati gli
operatori di pace,
perché
saranno chiamati figli di Dio.
Beati i
perseguitati per la giustizia,
perché di
essi è il regno dei cieli.
Beati voi
quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di
male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la
vostra ricompensa nei cieli».