Quinto ciclo

Anno liturgico B (2014-2015)

Solennità e feste

 

Ss. Trinità

(31 maggio 2015)

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Dt 4,32-34.39-40;  Sal 32;  Rm 8,14-17;  Mt 28,16-20

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La liturgia oggi celebra la confessione della fede in Dio: Padre, Figlio e Spirito Santo. Ora, la confessione della fede non esprime semplicemente la convinzione dei credenti in certi dati di verità, ma più propriamente esprime l’esperienza che ha permesso la formulazione di quei dati. Il principio della proclamazione del Credo nella liturgia, come di tutte le formule di confessione della fede, si radica nella grande esperienza religiosa del popolo di Israele: Dio non è un oggetto di conoscenza, ma un Soggetto di relazione. Non si arriva a Dio per via speculativa, ma dentro una storia di salvezza, accogliendo l’iniziativa di Dio. Dire “io credo” significa prima di tutto dire: benedico colui che ha fatto questo e questo per me, accetto di rispondere all’alleanza che ha voluto offrirmi, sono suo servo, erede delle sue promesse e fruitore del suo regno. La proclamazione delle Scritture come la celebrazione liturgica sono percepite come memoriale dell’iniziativa di Dio per l’uomo, il quale è chiamato a riconoscere l’amore di Dio per lui nella sua storia che diventa sacra, storia di salvezza.

L’antifona di ingresso della liturgia di oggi lo esprime molto bene: “Sia benedetto Dio Padre, e l’unigenito Figlio di Dio, e lo Spirito Santo: perché grande è il suo amore per noi”. È la stessa cosa che proclamano i beati in paradiso, con il segno del tau in fronte: “La salvezza appartiene al nostro Dio seduto sul trono e all’Agnello” (Apoc 7,10). La proclamazione, a livello sonoro, esprime quello che il tau significa a livello visivo: Dio è santo, a Lui la salvezza! Il sigillo e le parole rivelano la comprensione di Dio da parte degli uomini secondo la definizione giovannea: Dio è amore (1Gv 4,8). Come a dire: ora sappiamo per esperienza che il Dio che conosciamo è un Dio pieno di amore per noi! Ora ammiriamo la sua gloria nel vedere che Lui è tutto in tutti.

E Dante può cantare alla fine del suo poema, ormai abilitato alla visione del suo Dio:

Nel suo profondo vidi che s'interna, / legato con amore in un volume, / ciò che per l'universo si squaderna: ///   sustanze e accidenti e lor costume / quasi conflati insieme, per tal modo / che ciò ch'i' dico è un semplice lume. ///  La forma universal di questo nodo / credo ch'i' vidi, perché più di largo,/ dicendo questo, mi sento ch'i' godo.

E negli ultimi versi del canto XXXIII del Paradiso esclama:

veder voleva come si convenne / l'imago al cerchio e come vi s'indova; /// ma non eran da ciò le proprie penne: /se non che la mia mente fu percossa / da un fulgore in che sua voglia venne. /// A l'alta fantasia qui mancò possa; / ma già volgeva il mio disio e 'l velle, / sì come rota ch'igualmente è mossa, /// l'amor che move il sole e l'altre stelle.

Non si può spiegare, ma si può godere. Non si può comprendere, ma si può restare pacificati e riempiti nel volere e nel desiderare, pienamente, in modo che l’esperienza dell’amore di Dio sia la causa efficiente prima del nostro agire e del nostro sentire.

Quello che san Paolo proclama nella sua lettera ai Romani: “Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio” (Rm 8,14)! Da comprendersi: “noi sappiamo che tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio …. Io sono persuaso che né morte né vita … potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore” (Rm 8,28.38).    

Gesù aveva promesso che lo Spirito che avrebbe mandato ci avrebbe guidati a tutta la verità (cfr Gv 16,13). Il che significa: ci farà conoscere l’amore del Padre, che in Gesù ha il suo Testimone assoluto, nel quale ci radica e ci fa vivere. E se il vangelo di Matteo finisce con la promessa: “Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20) noi possiamo intendere: con l’invio dello Spirito Santo, siamo diventati un solo spirito con il Signore Gesù da vivere la nostra umanità nello splendore della sua vocazione, vale a dire di essere chiamata alla mensa dell’amore di Dio insieme a tutti i fratelli. Perché Gesù, che è con noi, ci innesta nel suo movimento di rivelazione al mondo dell’amore di Dio, riunendo tutti alla stessa mensa, perché tutti chiamati allo stesso destino.

E allora, rifacendomi ancora ai versi del poeta, avverrà anche per noi quello che è avvenuto per lui nella sua ascesa verso Dio:

Al Padre, al Figlio, a lo Spirito Santo / cominciò, ‘gloria!’, tutto ‘l paradiso, / sì che m’inebriava il dolce canto.

Ciò ch’io vedeva mi sembiava un riso / de l’universo; per che mia ebbrezza / intrava per l’udire e per lo viso (Par XXVII).

 

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I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale Romano”):

[I testi delle letture sono protetti dal © Libreria Editrice Vaticana e ne è vietata la riproduzione, anche parziale e con qualsiasi mezzo]

 

Prima Lettura  Dt 4, 32-34. 39-40

Dal libro del Deuteronòmio

 

Mosè parlò al popolo dicendo: «Interroga pure i tempi antichi, che furono prima di te: dal giorno in cui Dio creò l'uomo sulla terra e da un'estremità all'altra dei cieli, vi fu mai cosa grande come questa e si udì mai cosa simile a questa? Che cioè un popolo abbia udito la voce di Dio parlare dal fuoco, come l'hai udita tu, e che rimanesse vivo?

O ha mai tentato un dio di andare a scegliersi una nazione in mezzo a un'altra con prove, segni, prodigi e battaglie, con mano potente e braccio teso e grandi terrori, come fece per voi il Signore, vostro Dio, in Egitto, sotto i tuoi occhi?

Sappi dunque oggi e medita bene nel tuo cuore che il Signore è Dio lassù nei cieli e quaggiù sulla terra: non ve n'è altro.

Osserva dunque le sue leggi e i suoi comandi che oggi ti do, perché sia felice tu e i tuoi figli dopo di te e perché tu resti a lungo nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà per sempre».

 

Salmo Responsoriale  Dal Salmo 32

Beato il popolo scelto dal Signore.

Retta è la parola del Signore

e fedele ogni sua opera.

Egli ama la giustizia e il diritto;

dell'amore del Signore è piena la terra.

 

Dalla parola del Signore furono fatti i cieli,

dal soffio della sua bocca ogni loro schiera.

Perché egli parlò e tutto fu creato,

comandò e tutto fu compiuto.

 

Ecco, l'occhio del Signore è su chi lo teme,

su chi spera nel suo amore,

per liberarlo dalla morte

e nutrirlo in tempo di fame.

 

L'anima nostra attende il Signore:

egli è nostro aiuto e nostro scudo.

Su di noi sia il tuo amore, Signore,

come da te noi speriamo.

 

Seconda Lettura  Rm 8, 14-17

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani.

Fratelli, tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!».

Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria.

 

Vangelo  Mt 28, 16-20

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato.

Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono.

Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io so­no con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».