Quinto
ciclo
Anno
liturgico A (2013-2014)
Tempo
di Quaresima
DOMENICA DELLE
PALME E DELLA
PASSIONE DEL
SIGNORE
(13 aprile
2014)
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COMMEMORAZIONE
DELL'INGRESSO DI GESÙ IN GERUSALEMME
Mt
21,1-11
PASSIONE
DEL SIGNORE
Is
50,4-7; Sal
21; Fil 2,6-11; Mt 26,14-27,66
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La liturgia
della domenica delle Palme introduce alla settimana cruciale per la storia del
mondo, quella che permette una visione d'insieme della creazione e della storia
dell'umanità: “Dio infatti ha tanto amato
il mondo da dare il Figlio unigenito ... per riunire insieme i figli di Dio che
erano dispersi” (Gv 3,16 e 11,52). Le
celebrazioni di questa settimana mostrano fino a che punto Dio ha amato il
mondo, fino a che punto Gesù ha obbedito a questo amore, fino a che punto
l'uomo è prezioso agli occhi di Dio, cioè fino a una misura sconfinata.
L’arrivo a
Gerusalemme di Gesù, nella narrazione di Matteo, è preceduto dalla guarigione a
Gerico di due ciechi, dei quali si dice: “Gesù
si commosse, toccò loro gli occhi e subito ricuperarono la vista e lo seguirono” (in Marco il racconto
si riferisce al cieco Bartimeo di cui si dice: “Subito riacquistò la vista e prese a seguirlo per la strada”).
Quella strada portava a Gerusalemme. C’è bisogno di avere gli occhi aperti per
cogliere il senso dell’arrivare di Gesù a Gerusalemme. Qui porta il suo
cammino, qui lo spinge la sua vocazione, qui si compie quel disegno del Padre che Gesù andava
illustrando con le sue parole e con i suoi atti, sebbene nessuno, neanche i
suoi discepoli, fosse ben consapevole della posta in gioco.
Secondo la
profezia messianica di Zaccaria 9,9-10, Gesù entra in città seduto sull’asina,
tra i gesti di devozione dei discepoli e della folla che stendevano al suo
passaggio i loro mantelli. La scena ha sapore regale perché ricorda la
proclamazione di Salomone come re di Israele sulla mula di Davide (1Re
1,33-34); ricorda i patriarchi (Abramo si incammina verso il monte Moria per il
sacrificio di Isacco a dorso di asino); richiama il re Messia mite e pacifico, che disdegna i cavalli
perché simbolo di guerra.
Nel
particolare delle fronde tagliate riecheggia il sal
117,27: “Formate il corteo con rami
frondosi fino agli angoli dell’altare” allorquando i sacerdoti dal tempio
benedicevano i pellegrini che vi salivano dicendo: “Benedetto colui che viene nel nome del Signore … Dona, Signore, la tua
salvezza [= Osanna]”. La citazione risulta ancor più misteriosa se si tiene
conto dell’antica versione aramaica: “Legate la vittima per la festa con rami
frondosi fino agli angoli dell’altare”. A Gesù si fa festa perché è la vittima prescelta, ma nessuno ancora lo
sa se non lui. L’acclamazione dell’Osanna
era già risuonata sulla bocca degli angeli alla nascita di Gesù e risuona ora
sulla bocca dei discepoli per la sua morte.
Dal tripudio
dell'ingresso in Gerusalemme la celebrazione passa repentinamente al dramma del
racconto della passione, che dischiude direttamente il clima della settimana
santa. La prima lettura riporta il terzo carme del Servo del Signore: “Ho presentato il mio dorso ai flagellatori,
le mie guance a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia
agli insulti e agli sputi”, commentato dal salmo 21, straordinaria testimonianza
profetica della passione di Gesù. La seconda lettura riprende l’inno di Paolo
nella sua lettera ai Filippesi: “ .. svuotò
se stesso assumendo una condizione di servo … umiliò se stesso facendosi
obbediente fino alla morte e a una morte di croce”. L’aspetto straordinario
di rivelazione di questo testo paolino è dato dal fatto che il movimento di svuotarsi (non ritenere un privilegio
l’essere come Dio) continua anche nel suo essere uomo perché vive la sua
umanità nel farsi servo, nel farsi schiavo fino a essere calpestato e
ucciso. Però Gesù vive la sua umanità nell’obbedienza, vale a dire nella
condivisione più intima dell’amore del Padre per i suoi figli, di cui Gesù è il
Testimone per eccellenza. Così il suo svuotarsi diventa un inno d’amore, il
dono di accessibilità per tutti a godere di questo grande amore: è tutto il
mistero della redenzione.
Per tutta la
settimana santa si leggerà il libro del profeta Isaia nei quattro canti del
Servo del Signore (cap. 42, 49, 50 e 53) che, insieme al salmo 21,
costituiscono le testimonianze profetiche per eccellenza della passione di
Gesù. Sono quei versetti a costituire la cornice di riferimento per lo
svolgimento dei riti santi e sono quei versetti a esprimere la profondità e la
tenacia dell’amore di Dio per l’uomo, così prezioso ai suoi occhi. Le
espressioni sono altamente drammatiche ma l’esito colmo di speranza. Dalle
prime parole del salmo: “Dio mio, Dio
mio, perché mi hai abbandonato?” si arriva alle ultime, già piene del
frutto di grazia ottenuto: “E io vivrò
per lui, lo servirà la mia discendenza. Si parlerà del Signore alla generazione
che viene; annunceranno la sua giustizia; al popolo che nascerà diranno: Ecco
l’opera del Signore!”. Ma il tragitto passa per momenti estremamente
oppressivi: “Ma io sono verme e non un
uomo, rifiuto degli uomini, disprezzato dalla gente … Hanno scavato [forato] le
mie mani e i miei piedi. Posso contare tutte le mie ossa…” (Sal
21). Parole ancora piene degli echi del profeta Isaia che descrive il Servo del
Signore così: “Disprezzato e reietto
dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire ... Il castigo che ci
dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti”
(Is 53). Parole e echi che si concretizzano in
quell’uomo, inviato da Dio, vilipeso, schiacciato, deriso, torturato,
crocifisso, che noi contempliamo nelle celebrazioni pasquali, il nostro Signore
Gesù Cristo, che per noi ha patito, è morto e risorto, in obbedienza in tutto
all’amore del Padre per noi.
§^§^§
I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale
Romano”):
COMMEMORAZIONE DELL'INGRESSO DI
GESÙ IN GERUSALEMME
Mt 21,1-11
Dal vangelo secondo Matteo
Quando
furono vicini a Gerusalemme e giunsero presso Bètfage,
verso il monte degli Ulivi, Gesù mandò due discepoli, dicendo loro: «Andate nel
villaggio di fronte a voi e subito troverete un’asina, legata, e con essa un
puledro. Slegateli e conduceteli da me. E se qualcuno vi dirà qualcosa,
rispondete: “Il Signore ne ha bisogno, ma li rimanderà indietro subito”». Ora
questo avvenne perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del
profeta: «Dite alla figlia di Sion: “Ecco, a te viene il tuo re, mite, seduto
su un’asina e su un puledro, figlio di una bestia da soma”».
I discepoli
andarono e fecero quello che aveva ordinato loro Gesù: condussero l’asina e il
puledro, misero su di essi i mantelli ed egli vi si pose a sedere. La folla,
numerosissima, stese i propri mantelli sulla strada, mentre altri tagliavano
rami dagli alberi e li stendevano sulla strada. La folla che lo precedeva e
quella che lo seguiva, gridava: «Osanna al figlio di Davide! Benedetto colui
che viene nel nome del Signore! Osanna nel più alto dei cieli!».
Mentre egli
entrava in Gerusalemme, tutta la città fu presa da agitazione e diceva: «Chi è
costui?». E la folla rispondeva: «Questi è il profeta Gesù, da Nàzaret di Galilea».
PASSIONE DEL SIGNORE
Prima Lettura Is 50,4-7
Dal libro del profeta Isaia
Il Signore
Dio mi ha dato una lingua da discepolo,
perché io
sappia indirizzare
una parola
allo sfiduciato.
Ogni mattina
fa attento il mio orecchio
perché io
ascolti come i discepoli.
Il Signore
Dio mi ha aperto l’orecchio
e io non ho
opposto resistenza,
non mi sono
tirato indietro.
Ho
presentato il mio dorso ai flagellatori,
le mie guance
a coloro che mi strappavano la barba;
non ho
sottratto la faccia
agli insulti
e agli sputi.
Il Signore
Dio mi assiste,
per questo
non resto svergognato,
per questo
rendo la mia faccia dura come pietra,
sapendo di
non restare confuso.
Salmo Responsoriale
dal Salmo 21
Mio Dio, mio Dio, perché mi hai
abbandonato?
Si fanno
beffe di me quelli che mi vedono,
storcono le
labbra, scuotono il capo:
«Si rivolga
al Signore; lui lo liberi,
lo porti in
salvo, se davvero lo ama!».
Un branco di
cani mi circonda,
mi accerchia
una banda di malfattori;
hanno
scavato le mie mani e i miei piedi.
Posso
contare tutte le mie ossa.
Si dividono
le mie vesti,
sulla mia
tunica gettano la sorte.
Ma tu,
Signore, non stare lontano,
mia forza,
vieni presto in mio aiuto.
Annuncerò il
tuo nome ai miei fratelli,
ti loderò in
mezzo all’assemblea.
Lodate il
Signore, voi suoi fedeli,
gli dia
gloria tutta la discendenza di Giacobbe,
lo tema
tutta la discendenza d’Israele.
Seconda Lettura
Fil 2,6-11
Dalla lettera di san Paolo apostolo
ai Filippèsi
Cristo Gesù,
pur essendo nella
condizione di Dio,
non ritenne
un privilegio
l’essere
come Dio,
ma svuotò se
stesso
assumendo
una condizione di servo,
diventando
simile agli uomini.
Dall’aspetto
riconosciuto come uomo,
umiliò se
stesso
facendosi
obbediente fino alla morte
e a una
morte di croce.
Per questo
Dio lo esaltò
e gli donò
il nome
che è al di
sopra di ogni nome,
perché nel
nome di Gesù
ogni
ginocchio si pieghi
nei cieli,
sulla terra e sotto terra,
e ogni
lingua proclami:
«Gesù Cristo
è Signore!»,
a gloria di
Dio Padre.
Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Matteo
Vangelo Mt 26,14-27,66
Indicazioni
per la lettura dialogata:
X =
Gesù; C = Cronista; D =Discepoli e
amici; F =Folla; A =Altri personaggi
C In quel
tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai capi dei sacerdoti e
disse: D «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?». C E quelli gli
fissarono trenta monete d’argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia
per consegnare Gesù.
Il primo
giorno degli Ázzimi, i discepoli si avvicinarono a
Gesù e gli dissero: D «Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa
mangiare la Pasqua?». C Ed egli rispose: X «Andate in città da un tale e
ditegli: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i
miei discepoli”». C I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e
prepararono la Pasqua.
Venuta la
sera, si mise a tavola con i Dodici. Mentre mangiavano, disse: X «In verità io
vi dico: uno di voi mi tradirà». C Ed essi, profondamente rattristati,
cominciarono ciascuno a domandargli: C «Sono forse io, Signore?». C Ed egli
rispose: X «Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi
tradirà. Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a
quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo
se non fosse mai nato!». C Giuda, il traditore, disse: D «Rabbì,
sono forse io?». Gli rispose: X «Tu l’hai detto».
C Ora,
mentre mangiavano, Gesù prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e,
mentre lo dava ai discepoli, disse: X «Prendete, mangiate: questo è il mio corpo».
Poi prese il calice, rese grazie e lo diede loro, dicendo: X «Bevetene tutti,
perché questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti per il
perdono dei peccati. Io vi dico che d’ora in poi non berrò di questo frutto
della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo con voi, nel regno del Padre
mio». C Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.
Allora Gesù
disse loro: X «Questa notte per tutti voi sarò motivo di scandalo. Sta scritto
infatti: “Percuoterò il pastore e saranno disperse le pecore del gregge”. Ma,
dopo che sarò risorto, vi precederò in Galilea».
C Pietro gli
disse: C «Se tutti si scandalizzeranno di te, io non mi scandalizzerò mai». C
Gli disse Gesù: X «In verità io ti dico: questa notte, prima che il gallo
canti, tu mi rinnegherai tre volte». C Pietro gli rispose: D «Anche se dovessi
morire con te, io non ti rinnegherò». C Lo stesso dissero tutti i discepoli.
Allora Gesù
andò con loro in un podere, chiamato Getsèmani, e
disse ai discepoli: X «Sedetevi qui, mentre io vado là a pregare». C E, presi
con sé Pietro e i due figli di Zebedeo, cominciò a
provare tristezza e angoscia. E disse loro: X «La mia anima è triste fino alla
morte; restate qui e vegliate con me». C Andò un poco più avanti, cadde faccia
a terra e pregava, dicendo: X «Padre mio, se è possibile, passi via da me
questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!».
C Poi venne
dai discepoli e li trovò addormentati. E disse a Pietro: X «Così, non siete
stati capaci di vegliare con me una sola ora? Vegliate e pregate, per non
entrare in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole». C Si
allontanò una seconda volta e pregò dicendo: X «Padre mio, se questo calice non
può passare via senza che io lo beva, si compia la tua volontà». C Poi venne e
li trovò di nuovo addormentati, perché i loro occhi si erano fatti pesanti. Li
lasciò, si allontanò di nuovo e pregò per la terza volta, ripetendo le stesse
parole. Poi si avvicinò ai discepoli e disse loro: X «Dormite pure e
riposatevi! Ecco, l’ora è vicina e il Figlio dell’uomo viene consegnato in mano
ai peccatori. Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino».
C Mentre
ancora egli parlava, ecco arrivare Giuda, uno dei Dodici, e con lui una grande
folla con spade e bastoni, mandata dai capi dei sacerdoti e dagli anziani del
popolo. Il traditore aveva dato loro un segno, dicendo: D «Quello che bacerò, è
lui; arrestatelo!». C Subito si avvicinò a Gesù e disse: D «Salve, Rabbì!». E lo baciò. C E Gesù gli disse: X «Amico, per
questo sei qui!». C Allora si fecero avanti, misero le mani addosso a Gesù e lo
arrestarono. Ed ecco, uno di quelli che erano con Gesù impugnò la spada, la
estrasse e colpì il servo del sommo sacerdote, staccandogli un orecchio. Allora
Gesù gli disse: X «Rimetti la tua spada al suo posto, perché tutti quelli che
prendono la spada, di spada moriranno. O credi che io non possa pregare il
Padre mio, che metterebbe subito a mia disposizione più di dodici legioni di
angeli? Ma allora come si compirebbero le Scritture, secondo le quali così deve
avvenire?». C In quello stesso momento Gesù disse alla folla: X «Come se fossi
un ladro siete venuti a prendermi con spade e bastoni. Ogni giorno sedevo nel
tempio a insegnare, e non mi avete arrestato. Ma tutto questo è avvenuto perché
si compissero le Scritture dei profeti». C Allora tutti i discepoli lo
abbandonarono e fuggirono.
Quelli che
avevano arrestato Gesù lo condussero dal sommo sacerdote Caifa,
presso il quale si erano riuniti gli scribi e gli anziani. Pietro intanto lo
aveva seguito, da lontano, fino al palazzo del sommo sacerdote; entrò e stava
seduto fra i servi, per vedere come sarebbe andata a finire.
I capi dei
sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano una falsa testimonianza contro Gesù,
per metterlo a morte; ma non la trovarono, sebbene si fossero presentati molti
falsi testimoni. Finalmente se ne presentarono due, che affermarono: A «Costui
ha dichiarato: “Posso distruggere il tempio di Dio e ricostruirlo in tre
giorni”». C Il sommo sacerdote si alzò e gli disse: A «Non rispondi nulla? Che
cosa testimoniano costoro contro di te?». C Ma Gesù taceva. Allora il sommo
sacerdote gli disse: A «Ti scongiuro, per il Dio vivente, di dirci se sei tu il
Cristo, il Figlio di Dio». C Gli rispose Gesù: X «Tu l’hai detto; anzi io vi
dico: d’ora innanzi vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra della
Potenza e venire sulle nubi del cielo».
C Allora il
sommo sacerdote si stracciò le vesti dicendo: A «Ha bestemmiato! Che bisogno
abbiamo ancora di testimoni? Ecco, ora avete udito la bestemmia; che ve ne
pare?». C E quelli risposero: F «È reo di morte!». C Allora gli sputarono in
faccia e lo percossero; altri lo schiaffeggiarono, dicendo: F «Fa’ il profeta
per noi, Cristo! Chi è che ti ha colpito?».
C Pietro
intanto se ne stava seduto fuori, nel cortile. Una giovane serva gli si
avvicinò e disse: A «Anche tu eri con Gesù, il Galileo!». C Ma egli negò
davanti a tutti dicendo: D «Non capisco che cosa dici». C Mentre usciva verso
l’atrio, lo vide un’altra serva e disse ai presenti: A «Costui era con Gesù, il
Nazareno». C Ma egli negò di nuovo, giurando: C «Non conosco quell’uomo!». C
Dopo un poco, i presenti si avvicinarono e dissero a Pietro: A «È vero, anche tu
sei uno di loro: infatti il tuo accento ti tradisce». C Allora egli cominciò a
imprecare e a giurare: D «Non conosco quell’uomo!». C E subito un gallo cantò.
E Pietro si ricordò della parola di Gesù, che aveva detto: «Prima che il gallo
canti, tu mi rinnegherai tre volte». E, uscito fuori, pianse amaramente.
Venuto il
mattino, tutti i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo tennero consiglio
contro Gesù per farlo morire. Poi lo misero in catene, lo condussero via e lo
consegnarono al governatore Pilato.
Allora Giuda
– colui che lo tradì –, vedendo che Gesù era stato condannato, preso dal
rimorso, riportò le trenta monete d’argento ai capi dei sacerdoti e agli
anziani, dicendo: D «Ho peccato, perché ho tradito sangue innocente». C Ma
quelli dissero: A «A noi che importa? Pensaci tu!». C Egli allora, gettate le
monete d’argento nel tempio, si allontanò e andò a impiccarsi. I capi dei
sacerdoti, raccolte le monete, dissero: A «Non è lecito metterle nel tesoro,
perché sono prezzo di sangue». C Tenuto consiglio, comprarono con esse il
“Campo del vasaio” per la sepoltura degli stranieri. Perciò quel campo fu
chiamato “Campo di sangue” fino al giorno d’oggi. Allora si compì quanto era
stato detto per mezzo del profeta Geremia: «E presero trenta monete d’argento,
il prezzo di colui che a tal prezzo fu valutato dai figli d’Israele, e le
diedero per il campo del vasaio, come mi aveva ordinato il Signore».
[ Gesù
intanto comparve davanti al governatore, e il governatore lo interrogò dicendo:
A «Sei tu il re dei Giudei?». C Gesù rispose: X «Tu lo dici». C E mentre i capi
dei sacerdoti e gli anziani lo accusavano, non rispose nulla.
Allora
Pilato gli disse: A «Non senti quante testimonianze portano contro di te?». C
Ma non gli rispose neanche una parola, tanto che il governatore rimase assai
stupito. A ogni festa, il governatore era solito rimettere in libertà per la
folla un carcerato, a loro scelta. In quel momento avevano un carcerato famoso,
di nome Barabba. Perciò, alla gente che si era radunata, Pilato disse: A «Chi
volete che io rimetta in libertà per voi: Barabba o Gesù, chiamato Cristo?». C
Sapeva bene infatti che glielo avevano consegnato per invidia.
Mentre egli
sedeva in tribunale, sua moglie gli mandò a dire: A «Non avere a che fare con
quel giusto, perché oggi, in sogno, sono stata molto turbata per causa sua». C
Ma i capi dei sacerdoti e gli anziani persuasero la folla a chiedere Barabba e
a far morire Gesù. Allora il governatore domandò loro: A «Di questi due, chi
volete che io rimetta in libertà per voi?». C Quelli risposero: F «Barabba!». C
Chiese loro Pilato: A «Ma allora, che farò di Gesù, chiamato Cristo?». C Tutti risposero:
F «Sia crocifisso!». C Ed egli disse: A «Ma che male ha fatto?». C Essi allora
gridavano più forte: F «Sia crocifisso!».
C Pilato,
visto che non otteneva nulla, anzi che il tumulto aumentava, prese dell’acqua e
si lavò le mani davanti alla folla, dicendo: A «Non sono responsabile di questo
sangue. Pensateci voi!». C E tutto il popolo rispose: F «Il suo sangue ricada
su di noi e sui nostri figli». C Allora rimise in libertà per loro Barabba e,
dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.
Allora i
soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio e gli radunarono attorno
tutta la truppa. Lo spogliarono, gli fecero indossare un mantello scarlatto,
intrecciarono una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero una
canna nella mano destra. Poi, inginocchiandosi davanti a lui, lo deridevano: F
«Salve, re dei Giudei!». C Sputandogli addosso, gli tolsero di mano la canna e
lo percuotevano sul capo. Dopo averlo deriso, lo spogliarono del mantello e gli
rimisero le sue vesti, poi lo condussero via per crocifiggerlo.
Mentre
uscivano, incontrarono un uomo di Cirene, chiamato
Simone, e lo costrinsero a portare la sua croce. Giunti al luogo detto Gòlgota, che significa «Luogo del cranio», gli diedero da
bere vino mescolato con fiele. Egli lo assaggiò, ma non ne volle bere. Dopo
averlo crocifisso, si divisero le sue vesti, tirandole a sorte. Poi, seduti,
gli facevano la guardia. Al di sopra del suo capo posero il motivo scritto
della sua condanna: «Costui è Gesù, il re dei Giudei».
Insieme a
lui vennero crocifissi due ladroni, uno a destra e uno a sinistra.
Quelli che
passavano di lì lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: F «Tu, che
distruggi il tempio e in tre giorni lo ricostruisci, salva te stesso, se tu sei
Figlio di Dio, e scendi dalla croce!». C Così anche i capi dei sacerdoti, con
gli scribi e gli anziani, facendosi beffe di lui dicevano: F «Ha salvato altri
e non può salvare se stesso! È il re d’Israele; scenda ora dalla croce e
crederemo in lui. Ha confidato in Dio; lo liberi lui, ora, se gli vuol bene. Ha
detto infatti: “Sono Figlio di Dio”!». C Anche i ladroni crocifissi con lui lo
insultavano allo stesso modo.
A
mezzogiorno si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. Verso
le tre, Gesù gridò a gran voce: X «Elì, Elì, lemà sabactàni?»,
C che significa: X «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». C Udendo
questo, alcuni dei presenti dicevano: A «Costui chiama Elia». C E subito uno di
loro corse a prendere una spugna, la inzuppò di aceto, la fissò su una canna e
gli dava da bere. Gli altri dicevano: A «Lascia! Vediamo se viene Elia a
salvarlo!». C Ma Gesù di nuovo gridò a gran voce ed emise lo spirito.
(Qui si
genuflette e si fa una breve pausa)
Ed ecco, il
velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo, la terra tremò, le rocce
si spezzarono, i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi, che erano morti,
risuscitarono. Uscendo dai sepolcri, dopo la sua risurrezione, entrarono nella
città santa e apparvero a molti. Il centurione, e quelli che con lui facevano
la guardia a Gesù, alla vista del terremoto e di quello che succedeva, furono
presi da grande timore e dicevano: A «Davvero costui era Figlio di Dio!». ]
C Vi erano
là anche molte donne, che osservavano da lontano; esse avevano seguito Gesù
dalla Galilea per servirlo. Tra queste c’erano Maria di Màgdala,
Maria madre di Giacomo e di Giuseppe, e la madre dei figli di Zebedèo.
Venuta la
sera, giunse un uomo ricco, di Arimatèa, chiamato
Giuseppe; anche lui era diventato discepolo di Gesù. Questi si presentò a
Pilato e chiese il corpo di Gesù. Pilato allora ordinò che gli fosse
consegnato. Giuseppe prese il corpo, lo avvolse in un lenzuolo pulito e lo
depose nel suo sepolcro nuovo, che si era fatto scavare nella roccia; rotolata
poi una grande pietra all’entrata del sepolcro, se ne andò. Lì, sedute di
fronte alla tomba, c’erano Maria di Màgdala e l’altra
Maria.
Il giorno
seguente, quello dopo la Parascève, si riunirono presso Pilato i capi dei
sacerdoti e i farisei, dicendo: A «Signore, ci siamo ricordati che
quell’impostore, mentre era vivo, disse: “Dopo tre giorni risorgerò”. Ordina
dunque che la tomba venga vigilata fino al terzo giorno, perché non arrivino i
suoi discepoli, lo rubino e poi dicano al popolo: “È risorto dai morti”. Così
quest’ultima impostura sarebbe peggiore della prima!». C Pilato disse loro: A
«Avete le guardie: andate e assicurate la sorveglianza come meglio credete». C
Essi andarono e, per rendere sicura la tomba, sigillarono la pietra e vi
lasciarono le guardie.