Quinto
ciclo
Anno
liturgico A (2013-2014)
Tempo
di Quaresima
II Domenica
(16 marzo
2014)
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Gn 12,1-4a; Sal
32; 2 Tm 1,8b-10; Mt 17,1-9
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Il cammino
quaresimale porta alla Pasqua di risurrezione, ma la Chiesa sa che prima
dell'esultanza della risurrezione viene il dramma della morte. I due aspetti
del mistero sono inscindibili, ma il nostro cuore, che vive gli eventi in modo
graduale e distinto, è ancora lontano
dal poter percepire la realtà nella sua globalità. Così, prima di ritrovarci
immersi nel dramma della passione e della morte, la liturgia ci 'consola' con
la visione della trasfigurazione, allo scopo di insegnarci a vedere nel volto
martoriato e insanguinato il Volto del Signore della gloria. Se la cosa non ha
funzionato con gli apostoli, in quanto si sono ritrovati confusi e smarriti nel
momento del dolore, loro che la visione l'hanno goduta con i loro propri occhi,
vuol dire che anche per noi le cose non andranno diversamente. Ma se non
andranno diversamente, allora anche noi, nello smarrimento, dopo lo
smarrimento, causato dai nostri peccati, resteremo in attesa della visita di
quello stesso Signore che ci ha attirati con lo splendore del suo Volto e ci
rivelerà il senso della sua e della nostra vicenda donandoci la sua pace e la
sua gioia.
Il vangelo
parla specularmente di due monti, del Tabor e del Golgota, il monte della trasfigurazione e il monte della
crocifissione. Quale nesso unisce i due? Il Signore, sul Tabor,
si tras-figura, si mostra 'oltre' la propria figura: "E fu trasfigurato davanti a loro; il suo volto brillò come il sole e le
sue vesti divennero candide come la luce". (Mt 17,2). Sul Calvario
invece si presenta s-figurato, senza bellezza. Ora l'evento della
trasfigurazione è posto direttamente in rapporto alla passione, al momento
della crocifissione sul Golgota, allorquando gli
occhi dei discepoli vedranno, scandalizzati, non più l'oltre, ma l' al di qua
della figura. Echeggiando le parole del profeta Isaia: " ... tanto era sfigurato per essere d'uomo il suo
aspetto e diversa la sua forma da quella dei figli dell'uomo" (Is 52,14).
Noi siamo in
attesa di entrare, con la risurrezione, in un mondo nuovo, 'trasfigurato',
allorquando le figure mostreranno in modo pieno e perenne il loro 'oltre'. Ma
ora, nella storia, nella nostra storia, le figure restano tali e non mostrano
facilmente il loro 'oltre', che non è distinguibile con gli occhi della carne.
E' però accessibile alla visione interiore quando gli occhi sono puliti ed il
cuore puro, quando lo splendore di cui sono intessute le creature fa presa sul
nostro cuore.
Quando nel
'Padre nostro' invochiamo: "sia santificato (=glorificato)
il tuo nome", chiediamo appunto questo: Signore, rivelati nella tua
verità, rivela il tuo volto al nostro cuore! Se il Signore si rivela al nostro
cuore, allora anche le cose si rivelano e solo allora potremo cogliere il loro
‘splendore’, il segno della gloria di Dio diffusa su tutto il creato, perché
tutte le cose ci parleranno della gloria di Dio, vale a dire del suo amore per
noi.
Perché
essenzialmente di questo si tratta in quanto tutto qui si riassume: "Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho
posto il mio compiacimento. Ascoltatelo”. La tensione del mostrarsi di Dio
all'uomo converge verso questo unico punto: conoscere il suo Figlio prediletto,
vedere il suo Volto. Ma anche la tensione del cuore dell'uomo, che cerca vita e
vita che duri, in questo unico punto trova compimento. Ascoltarlo significa
percepire che la vita consiste in questo immergersi e ritrovarsi nello
splendore del suo Volto, significa vedere se stessi, le cose, il mondo, la
storia, da dentro il rapporto, accettato, con questo Figlio prediletto. Ed è
per questo rapporto accettato che, per noi come per Pietro e gli apostoli, si
rivela al nostro cuore quanto è bella la visione, quanto è drammatico il
rinnegamento, quanto penetrante lo sguardo del Signore su di noi, quanto
persuasive le sue parole, quanto tenere le intimità godute, quanto angosciante
la lontananza, quanto forte e costringente il suo amore.
Come anche
per Abramo: avendo accettato la relazione con il Signore che lo coinvolgeva
nella sua storia sacra, lascia la sua casa ("vattene dalla tua terra"
= se scegli il Padre celeste, devi lasciare quello terreno; se scegli il regno
di Dio, devi lasciare ogni altro regno; se ti accetti da Dio, di Dio e secondo
Dio devi vivere) e proprio per questo però diventa benedizione per tutti perché
rivela la grandezza dell'amore di Dio e permette allo splendore delle cose, che
da Dio derivano, di manifestarsi. La missione della chiesa, la carità
evangelica non ha altro scopo se non quello di far rilucere lo splendore che
persone e cose portano racchiuso. Il senso dell'ascesi quaresimale ha lo stesso
scopo. Dentro un unico mistero: vedere il Volto del Figlio prediletto.
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I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale
Romano”):
Prima Lettura Gn 12, 1-4a
Dal libro della Gènesi
In quei
giorni, il Signore disse ad Abram:
«Vàttene dalla tua terra,
dalla tua
parentela
e dalla casa
di tuo padre,
verso la
terra che io ti indicherò.
Farò di te
una grande nazione
e ti
benedirò,
renderò
grande il tuo nome
e possa tu
essere una benedizione.
Benedirò
coloro che ti benediranno
e coloro che
ti malediranno maledirò,
e in te si
diranno benedette
tutte le
famiglie della terra».
Allora Abram partì, come gli aveva ordinato il Signore.
Salmo Responsoriale
dal Salmo 32
Donaci, Signore, la tua grazia: in
te speriamo.
Retta è la
parola del Signore
e fedele
ogni sua opera.
Egli ama la
giustizia e il diritto;
dell’amore
del Signore è piena la terra.
Ecco,
l’occhio del Signore è su chi lo teme,
su chi spera
nel suo amore,
per
liberarlo dalla morte
e nutrirlo
in tempo di fame.
L’anima
nostra attende il Signore:
egli è
nostro aiuto e nostro scudo.
Su di noi
sia il tuo amore, Signore,
come da te
noi speriamo.
Seconda Lettura
2 Tm 1, 8b-10
Dalla seconda lettera di san Paolo
apostolo a Timòteo
Figlio mio,
con la forza di Dio, soffri con me per il Vangelo. Egli infatti ci ha salvati e
ci ha chiamati con una vocazione santa, non già in base alle nostre opere, ma
secondo il suo progetto e la sua grazia. Questa ci è stata data in Cristo Gesù
fin dall’eternità, ma è stata rivelata ora, con la manifestazione del salvatore
nostro Cristo Gesù. Egli ha vinto la morte e ha fatto risplendere la vita e
l’incorruttibilità per mezzo del Vangelo.
Vangelo Mt 17,
1-9
Dal vangelo secondo Matteo
In quel
tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse
in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto
brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco
apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui.
Prendendo la
parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi,
farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava
ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco
una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho
posto il mio compiacimento. Ascoltatelo».
All’udire ciò,
i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma
Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi
non videro nessuno, se non Gesù solo.
Mentre
scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa
visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».