Quinto
ciclo
Anno
liturgico A (2013-2014)
Tempo
di Quaresima
I Domenica
(9 marzo
2014)
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Gn 2, 7-9; 3, 1-7; Sal 50; Rm 5, 12-19; Mt 4, 1-11
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Il cammino quaresimale
è una buona immagine del cammino della vita. Il percorso per arrivare alla
Pasqua del cielo è segnato da innumerevoli tentazioni. Senza tentazioni non c’è
verità, dicevano i nostri padri. Il brano evangelico di questa prima domenica
di quaresima riporta le tentazioni di Gesù. Il maligno, non essendo stupido,
non tenta certo di distogliere Gesù da Dio per indurlo al male. La sua azione è
più raffinata. Gli suggerisce che ci sarebbe un modo più diretto ed efficace
per arrivare al suo scopo. L’inganno sta nel fatto di fargli fare qualcosa in
nome di Dio senza condividere il segreto di Dio, senza il compiacimento di Dio.
Le tentazioni hanno appunto lo scopo di distoglierci dall’obiettivo vero per
suggerirne uno fasullo.
Le tre
tentazioni sono precedute dall’annotazione che, dopo quaranta giorni di
digiuno, Gesù ebbe fame. Non si tratta solo di una fame materiale (solo la
prima tentazione alluderebbe direttamente al desiderio di cibo) ma del suo
desiderio di realizzare il compito di cui è stato investito come Messia:
portare tutti a Dio. Il ritirarsi di Gesù nel deserto segue l’evento del
battesimo al Giordano allorquando si è sentito proclamare ‘Figlio amato’,
ripieno dello Spirito Santo. Il suo aver fame richiama il grido sulla croce: ho
sete (Gv 19,28). Ha fame e sete degli uomini. È nel
suo zelo per gli uomini che viene tentato.
La scena
richiama l’esperienza del popolo di Israele in viaggio verso la terra promessa
nel suo peregrinare nel deserto, luogo della rivelazione di Dio e nello stesso
tempo luogo di terribili tentazioni. Le risposte che Gesù dà al diavolo sono
tutte citazioni prese dal libro del Deuteronomio (Dt
8,3; 6,16; 6,13), soprattutto da quel capitolo 6 che contiene la professione di
fede del pio israelita, lo Shema Israel.
D’altro
canto, è caratteristico che l’antifona di ingresso della messa di oggi sia la
ripresa di un versetto del Salmo 90, di cui si serve anche il diavolo nel suo
secondo attacco a Gesù: “Egli mi
invocherà e io lo esaudirò; gli darò salvezza e gloria, lo sazierò con una
lunga vita”. Il salmo 90, nella tradizione ebraica, è il salmo che chiude
la celebrazione del sabato. Dopo aver goduto della luce e della gloria della
presenza del Signore nella meditazione della sua parola per tutta la giornata,
all’appressarsi del nuovo giorno della settimana, quando le occupazioni
quotidiane riprenderanno con il loro fardello di preoccupazione, di fatica e di
tentazioni, il fedele supplica fiducioso: la gloria di questo santo giorno si
estenda nella settimana per essere custodito nella pace del Signore.
L’invocazione corrisponde a ciò che la colletta fa pregare: “concedi ai tuoi fedeli di crescere nella
conoscenza del mistero di Cristo e di testimoniarlo con una degna condotta di
vita”.
Cogliere la
dinamica specifica delle tentazioni di Gesù significa individuare l’illusione
con cui il diavolo vuole estendere al mondo la gelosia che lo divora e di cui
ne facciamo amaramente le spese. Per Gesù le tentazioni riguardano il potere di
trasformare in pane le pietre, di buttarsi dal pinnacolo del tempio e cadere
illeso, di possedere i regni di questo mondo se solo accettasse di prenderli
dal diavolo.
Il
riferimento a Dio suggerito dal diavolo è ingannevole, perché il destinatario
ultimo dei miracoli non è Dio, ma lui stesso. Così se mai Gesù avesse accolto
l'inganno, non si sarebbe trovato dalla parte di Dio, ma del diavolo; vale a
dire non avrebbe portato a compimento la missione affidatagli da Dio, ma ne
avrebbe pervertito il senso a danno degli uomini e li avrebbe condannati alla
disperazione.
Consideriamo
la tentazione dalla parte del diavolo. Quale sarebbe l’esito per noi se
acconsentissimo? Ci ritroveremmo condannati a queste illusioni:
-
all’oppressione dell’esibizione del nostro potere, che
in realtà ci allontana dalla vita, perché rende tutto il resto insignificante;
-
all’ipertrofia di se stessi a tal punto da servirci
persino di Dio per riempire la scena;
-
alla tirannia della gloria effimera di questo mondo
che vuole la nostra vita.
In realtà la
posta in gioco della vita sta in questa corrispondenza: scegliere Dio stando
dalla parte degli uomini e scegliere gli uomini stando dalla parte di Dio.
Quando questa corrispondenza si spezza – lo scopo del diavolo è proprio quello
di pervertirla – allora l’uomo diventa schiavo, perché idolatra. L’intenzione
segreta del diavolo la vediamo emergere nella terza tentazione: “[...] se, prostrandoti, mi adorerai”.
Sottrarre l’uomo a Dio significa sottrarlo alla gloria che gli spetta. L’uomo
schiavo non rientra nel progetto di Dio.
Se
consideriamo la tentazione dalla parte di Dio che la consente, vediamo come sia
in gioco la verità della promessa di Dio al nostro cuore:
-
ci è promessa la vita, ma non secondo il proprio
piacere;
-
ci è promesso il soccorso, ma dentro una provvidenza
che impariamo ad accogliere;
-
ci è promessa la gloria, ma non per i propri
interessi.
Le parole di
satana nella seconda tentazione sono rivelate in tutta la loro portata nel
momento cruciale della vita di Gesù allorché, appeso in croce, si sente
apostrofare: "Ha salvato altri e non
può salvare se stesso! È il re d’Israele; scenda ora dalla croce e crederemo in
lui. Ha confidato in Dio; lo liberi lui, ora, se gli vuol bene. Ha detto
infatti: Sono Figlio di Dio!" (Mt 27, 42-43). Vi sono racchiuse in
sintesi tutte e tre le tentazioni. Nella logica del maligno, di cui gli uomini
fanno le spese nella loro vita, veramente Gesù non può salvare se stesso (non
si sfama con un miracolo), non può dimostrare nulla (non si butta dal
pinnacolo) e non viene liberato dalla morte (adora davvero Dio solo). Eppure,
proprio quel non salvare se stesso, non voler dimostrare nulla, non essere
liberato dalla morte, comporterà la rivelazione del vero amore di Dio che
riempie la sua vita e che riverbererà sul cuore degli uomini che non vorranno
più illudersi.
La penitenza
quaresimale va diretta contro l'illusione. Le risposte di Gesù frantumano
l'illusione con la quale il diavolo irretisce per impedirci di essere liberi e
veritieri. E lo scopo del vincere l'illusione lo rivela assai bene s. Francesco
nel suo commento al Padre nostro: “sia
fatta la tua volontà come in cielo così in terra: finché ti amiamo con tutto il
cuore, sempre pensando a te; con tutta l'anima, sempre desiderando te; con
tutta la mente, orientando a te tutte le nostre intenzioni e in ogni cosa cercando
il tuo onore. E con tutte le nostre forze, spendendo tutte le nostre energie e
sensibilità dell'anima e del corpo a servizio del tuo amore e non per altro; e
affinché amiamo il nostro prossimo come noi stessi, trascinando tutti con ogni
nostro potere al tuo amore, godendo dei beni altrui come dei nostri e
compatendoli nei mali e non recando offesa a nessuno”. È l'illusione
infranta, la libertà acquisita, lo spazio nuovo dell'umanità da riempire.
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I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale
Romano”):
Prima Lettura Gn 2, 7-9; 3, 1-7
Dal libro della Gènesi
Il Signore
Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di
vita e l’uomo divenne un essere vivente.
Poi il
Signore Dio piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi collocò l’uomo che
aveva plasmato. Il Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi
graditi alla vista e buoni da mangiare, e l’albero della vita in mezzo al
giardino e l’albero della conoscenza del bene e del male.
Il serpente
era il più astuto di tutti gli animali selvatici che Dio aveva fatto e disse
alla donna: «È vero che Dio ha detto: “Non dovete mangiare di alcun albero del
giardino”?». Rispose la donna al serpente: «Dei frutti degli alberi del
giardino noi possiamo mangiare, ma del frutto dell’albero che sta in mezzo al
giardino Dio ha detto: “Non dovete mangiarne e non lo dovete toccare,
altrimenti morirete”». Ma il serpente disse alla donna: «Non morirete affatto!
Anzi, Dio sa che il giorno in cui voi ne mangiaste si aprirebbero i vostri
occhi e sareste come Dio, conoscendo il bene e il male».
Allora la
donna vide che l’albero era buono da mangiare, gradevole agli occhi e
desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne
diede anche al marito, che era con lei, e anch’egli ne mangiò. Allora si
aprirono gli occhi di tutti e due e conobbero di essere nudi; intrecciarono
foglie di fico e se ne fecero cinture.
Salmo Responsoriale
dal Salmo 50
Perdonaci, Signore: abbiamo peccato.
Pietà di me,
o Dio, nel tuo amore;
nella tua
grande misericordia
cancella la
mia iniquità.
Lavami tutto
dalla mia colpa,
dal mio
peccato rendimi puro.
Sì, le mie
iniquità io le riconosco,
il mio
peccato mi sta sempre dinanzi.
Contro di
te, contro te solo ho peccato,
quello che è
male ai tuoi occhi, io l’ho fatto.
Crea in me,
o Dio, un cuore puro,
rinnova in
me uno spirito saldo.
Non
scacciarmi dalla tua presenza
e non
privarmi del tuo santo spirito.
Rendimi la
gioia della tua salvezza,
sostienimi
con uno spirito generoso.
Signore,
apri le mie labbra
e la mia
bocca proclami la tua lode.
Seconda Lettura
Rm 5, 12-19
Dalla lettera di san Paolo apostolo
ai Romani.
[ Fratelli,
come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e, con il peccato,
la morte, così in tutti gli uomini si è propagata la morte, poiché tutti hanno
peccato.... ]
Fino alla
Legge infatti c’era il peccato nel mondo e, anche se il peccato non può essere
imputato quando manca la Legge, la morte regnò da Adamo fino a Mosè anche su
quelli che non avevano peccato a somiglianza della trasgressione di Adamo, il
quale è figura di colui che doveva venire.
Ma il dono
di grazia non è come la caduta: se infatti per la caduta di uno solo tutti
morirono, molto di più la grazia di Dio, e il dono concesso in grazia del solo
uomo Gesù Cristo, si sono riversati in abbondanza su tutti. E nel caso del dono
non è come nel caso di quel solo che ha peccato: il giudizio infatti viene da
uno solo, ed è per la condanna, il dono di grazia invece da molte cadute, ed è
per la giustificazione. [ Infatti se per la caduta di uno solo la morte ha
regnato a causa di quel solo uomo, molto di più quelli che ricevono
l’abbondanza della grazia e del dono della giustizia regneranno nella vita per
mezzo del solo Gesù Cristo.
Come dunque
per la caduta di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna, così
anche per l’opera giusta di uno solo si riversa su tutti gli uomini la
giustificazione, che dà vita. Infatti, come per la disobbedienza di un solo
uomo tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l’obbedienza di uno
solo tutti saranno costituiti giusti. ]
Vangelo Mt 4,
1-11
Dal vangelo secondo Matteo
In quel
tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal
diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe
fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’
che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: “Non di solo
pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”».
Allora il
diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli
disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: “Ai suoi
angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché
il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «Sta scritto
anche: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”».
Di nuovo il
diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo
e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai
miei piedi, mi adorerai». Allora Gesù gli rispose: «Vàttene,
satana! Sta scritto infatti: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo
renderai culto”».
Allora il
diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.