Quinto
ciclo
Anno
liturgico A (2013-2014)
Tempo
di Pasqua
Ascensione del
Signore
(1° giugno
2014)
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At 1,1-11; Sal 46; Ef 1,17-23; Mt 28,16-20
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Non ci sono
parole più pertinenti ad illustrare il mistero dell’ascensione di Gesù,
contemplato oggi dalla liturgia, delle parole di Paolo agli Efesini, ascoltate
come rivolte a noi direttamente: “Fratelli,
il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno
spirito di sapienza e di rivelazione per una profonda conoscenza di lui;
illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi
ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi e qual
è la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi, che crediamo,
secondo l’efficacia della sua forza e del suo vigore” (Ef
1,17-19).
Non è
difficile immaginare che gli apostoli, nonostante l’evidenza degli eventi, di
fronte a tale rivelazione dubitassero ancora. Credo che questa annotazione di
Matteo si saldi con quella riportata da Luca negli Atti con la domanda: “Signore, è questo il tempo nel quale
ricostruirai il regno di Israele?”. Non è facile stare alla rivelazione di Gesù! Noi seguiamo Gesù,
ma è come se volessimo usare lui per qualcosa che sta a cuore a noi invece che
più semplicemente aprire il cuore a lui che ci partecipa la sua stessa vita.
Gesù non può che appellarsi allo Spirito che invierà perché il cuore dei
discepoli sia confermato nella sua rivelazione del Padre.
Lo Spirito
verrà inviato per farci vivere la compagnia del Signore Gesù: “Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni,
fino alla fine del mondo”, versetto con cui si chiude il vangelo di Matteo
e che giustifica la gioia dei discepoli alla sottrazione di Gesù ai loro
sguardi. Ciò significa che nella percezione degli apostoli l’ascensione è colta
come un dono di presenza, come un’interiorizzazione di rapporto, che non solo
non perde nulla della sua realtà con la sottrazione della fisicità di Gesù, ma
acquista profondità e intensità insospettate. Anche perché il contesto in cui è
vissuta quell’emozione è chiaramente missionario:
“Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli”. Se potessi allora
riassumere con mie parole la sensazione degli apostoli, direi che si è trattato
dell’esperienza di una gioia assolutamente dinamica, capace di allargare i
confini del cuore e le energie corrispondenti in maniera illimitata. Resta
sottolineata sia una dimensione di azione,
in rapporto diretto con la missione alle genti, sia una dimensione di essere, in rapporto all’esperienza della
presenza potente di Gesù in loro e
con loro. La citazione del passo riportato sopra di Paolo agli Efesini è caratterizzato
dall’insistenza sull’idea della ‘potenza’ dell’azione dello Spirito con la
sottolineatura dei termini ‘potenza, efficacia, forza, vigore’.
In effetti,
le parole di Gesù non esprimono semplicemente che lui resta con noi, ma che
resta con noi efficacemente, potentemente. Non semplicemente, come discepoli
suoi, ci riferiremo o faremo ricorso a lui nella vita, ma ne godremo la
presenza con l’assicurazione che potremo restare nella dinamica del suo amore
sempre e comunque, perché prevalga in noi l’amore di Dio per tutti. Con
l’ascensione noi intravediamo l’itinerario completo della vita del Figlio di
Dio fatto uomo per noi, morto e risorto per noi, dato a noi, in un’intimità di
vita con lui, garantita dal fatto che la sua ascensione mostra la nostra umanità
che sta nello splendore di Dio. Come è in cielo, così nei cuori: questa è la
radice della gioia. Gioia ecclesiale, perché è il tesoro della propria umanità
come dell’umanità di tutti, come sottolineano le ultime parole di Gesù agli
apostoli. Ed è proprio in questa gioia che sta il superamento più radicale di
ogni forma di gelosia, che tanto affligge i rapporti umani.
Il testo
evangelico comporta una sottolineatura speciale per la nostra umanità. Per
quattro volte si ripete la parola tutto:
“ogni potere ... tutti i popoli ... tutto
ciò che vi ho comandato ... tutti i giorni”. Viene sottolineata la
compiutezza, l'universalità, la totalità del mistero che si compie.
Potremmo
comprendere così: il tempo della missione mira a rendere evidenti per i cuori gli
effetti del saper riconoscere che a Gesù è stato dato ogni potere. Perché il
nostro cuore rivendica così sovente i suoi diritti, giustifica così sovente le
sue ire, resta schiacciato dalla vergogna per le sue colpe ed ha così paura di
consegnarsi alla promessa di Gesù? Non è scontato per noi arrivare a dire:
riconosco, Signore, che ogni momento del mio vivere e ogni punto del mio cuore
si può aprire allo splendore della tua presenza; riconosco che non c'è nulla in
me che non possa essere liberato dalla paura e dalla vergogna perché tu sei in
noi e con noi!
La menzione
del monte dove Gesù ascende al cielo richiama l’altro monte, quello della
tentazione, da dove si potevano vedere tutti i regni di questo mondo. Ora, il
potere che Gesù dichiara di avere è quello che il Padre gli ha concesso, il
potere cioè di mostrare in verità il volto di Dio e il potere di soddisfare
appieno il cuore dell’uomo. Se non troviamo scontato il potere di Gesù è perché
la gloria del mondo affascina comunque. L’unico antidoto al suo fascino è la
gioia di una presenza custodita, come Luca annota per i discepoli: “tornarono a Gerusalemme con grande gioia”
(Lc 24,52). Non possiamo non notare che sarà proprio
questa gioia a trasformarsi presto nella potenza dell’annuncio. Senza questa
gioia l’annuncio risulterebbe insignificante.
D’altra
parte, il monte può alludere anche al monte della trasfigurazione, come ricorda
un avorio paleocristiano del IV secolo, dove Gesù è rappresentato mentre sale
al Padre su un colle alle cui pendici dormono Pietro, Giacomo e Giovanni. Come
a dire: quella gloria appena intravista dagli apostoli al momento della
trasfigurazione si compie con la risurrezione-ascensione di Gesù e ce ne viene
partecipata la potenza con il dono dello Spirito che farà risplendere nel mondo
l’amore del Padre a partire dai discepoli, ormai aperti alla rivelazione e alla
compagnia del loro Gesù, Signore, che ha vinto la morte.
§^§^§
I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale
Romano”):
Prima Lettura At
1,1-11
Dagli Atti degli Apostoli
Nel primo
racconto, o Teòfilo, ho trattato di tutto quello che
Gesù fece e insegnò dagli inizi fino al giorno in cui fu assunto in cielo, dopo
aver dato disposizioni agli apostoli che si era scelti per mezzo dello Spirito
Santo.
Egli si
mostrò a essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, durante quaranta
giorni, apparendo loro e parlando delle cose riguardanti il regno di Dio.
Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allontanarsi da
Gerusalemme, ma di attendere l’adempimento della promessa del Padre, «quella –
disse – che voi avete udito da me: Giovanni battezzò con acqua, voi invece, tra
non molti giorni, sarete battezzati in Spirito Santo».
Quelli
dunque che erano con lui gli domandavano: «Signore, è questo il tempo nel quale
ricostituirai il regno per Israele?». Ma egli rispose: «Non spetta a voi
conoscere tempi o momenti che il Padre ha riservato al suo potere, ma
riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete
testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samarìa
e fino ai confini della terra».
Detto
questo, mentre lo guardavano, fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai
loro occhi. Essi stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava, quand’ecco
due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: «Uomini di
Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è
stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in
cielo».
Salmo Responsoriale
dal Salmo 46
Ascende il Signore tra canti di
gioia.
Popoli
tutti, battete le mani!
Acclamate
Dio con grida di gioia,
perché
terribile è il Signore, l’Altissimo,
grande re su
tutta la terra.
Ascende Dio
tra le acclamazioni,
il Signore
al suono di tromba.
Cantate inni
a Dio, cantate inni,
cantate inni
al nostro re, cantate inni.
Perché Dio è
re di tutta la terra,
cantate inni
con arte.
Dio regna
sulle genti,
Dio siede
sul suo trono santo.
Seconda Lettura
Ef 1, 17-23
Dalla lettera di san Paolo apostolo
agli Efesìni
Fratelli, il
Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito
di sapienza e di rivelazione per una profonda conoscenza di lui; illumini gli
occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati,
quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi e qual è la
straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi, che crediamo, secondo
l’efficacia della sua forza e del suo vigore.
Egli la
manifestò in Cristo,
quando lo
risuscitò dai morti
e lo fece
sedere alla sua destra nei cieli,
al di sopra
di ogni Principato e Potenza,
al di sopra
di ogni Forza e Dominazione
e di ogni
nome che viene nominato
non solo nel
tempo presente ma anche in quello futuro.
Tutto
infatti egli ha messo sotto i suoi piedi
e lo ha dato
alla Chiesa come capo su tutte le cose:
essa è il
corpo di lui,
la pienezza
di colui che è il perfetto compimento di tutte le cose.
Vangelo Mt 28,
16-20
Dal vangelo secondo Matteo
In quel
tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro
indicato.
Quando lo
videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e disse loro: «A
me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate
discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello
Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed
ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».