Quinto ciclo

Anno liturgico A (2013-2014)

Tempo di Pasqua

 

III  Domenica

(4 maggio 2014)

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At 2,14a.22-33;  Sal 15;  1 Pt 1,17-21;  Lc 24,13-35

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Nel vangelo di Luca, l’apparizione del Risorto ai discepoli di Emmaus costituisce il racconto più dettagliato ed espressivo delle testimonianze pasquali. I particolari del racconto non esprimono solo quella che potremmo chiamare la relazione dettagliata dell’incontro dei due discepoli con il Risorto, ma tendono a suggerire lo scenario possibile di ogni incontro con Gesù, morto e risorto, per tutti i credenti.

Quando le donne si recano al sepolcro il mattino di Pasqua e non trovano il corpo di Gesù, di loro leggiamo: “mentre si domandavano che senso avesse tutto questo …”. In greco il loro stato d’animo è espresso con un verbo solo, che può essere reso con ‘mentre si trovavano senza via di uscita’. È esattamente il medesimo stato d’animo che alberga nei due discepoli di Emmaus, quando di loro stessi dicono al pellegrino che si è accompagnato a loro lungo il cammino: “speravamo” (“noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele”). Vale a dire: sono venute meno le nostre speranze, siamo interiormente senza via di uscita. Il loro camminare non è per andare a cercare da qualche parte, ma è un tornare indietro, un tornare a casa, tutto come prima! Anzi, peggio, perché almeno prima si aveva speranza di qualcosa, ora si è persa anche quella! E l’evangelista li descrive: ‘col volto triste’.

S. Agostino spiega che lo scandalo della morte di Gesù fu per i due discepoli come una perdita di memoria, con la conseguenza, terribile per l’anima, di non rimanere saldi nelle promesse del Maestro. Ciò che Gesù aveva detto e fatto, ciò che aveva predetto di sé rispetto alla sua morte, di fronte alla delusione e allo scandalo della croce, tutto è come dimenticato.

La vita è spesso una sequenza di delusioni, anche se il cuore non dimentica ciò che lo aveva acceso. Non è scontato e non sembra facile ritornare ad ardere, ma diventa sempre possibile quando non acconsentiamo a chiuderci su noi stessi, tenendo aperta la nostra storia. Sarebbe il senso del vivere la Chiesa e non semplicemente nella chiesa. Sarebbe il senso dello stare continuamente sulle Scritture e nelle Scritture, fino a che si aprono per il nostro cuore e il nostro cuore si apre ad esse. Ciò appunto che ottiene la compagnia del pellegrino, prima misterioso e poi riconosciuto, che si serve delle stesse Scritture, nelle quali anche gli altri credevano, per aprirle alla rivelazione di Dio.

Tutto il racconto sembra in effetti ruotare attorno a due perni: l’azione dell’aprire e l’azione dell’ardere. “Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo … Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero”; “Si fermarono, con il volto triste … Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava [letteralmente: apriva] le Scritture?”. I Padri richiamano molti paralleli scritturistici, in particolare due: l’episodio di 2Re 6,17, quando il profeta Eliseo prega che si aprano gli occhi del servo in modo che possa vedere i carri e i cavalli di fuoco mandati a difesa del profeta e il passo di Lc 12,49 con la dichiarazione di Gesù che lui è venuto a gettare il fuoco sulla terra. E s. Ambrogio commenta: “Ali di fuoco sono, dunque, le fiamme della Scrittura divina”. E Origene: “ … ascoltando le parole divine, si infiammino di fede, brucino di carità, si consumino di misericordia”.

È però caratteristico che i discepoli non riconoscano Gesù quando spiega loro le Scritture, ma quando si dona loro con l’eucaristia. Nella loro esperienza la spiegazione delle Scritture da parte del pellegrino diventa per loro apertura e degli occhi e delle Scritture. Il fatto è che non si può assumere il corpo di Gesù se non accogliendolo ‘secondo le Scritture’. Gesù rimanda alla storia di Dio con Israele, nella quale accogliere la storia di Dio con l’umanità e la nostra, personale, singola storia. Il luogo però in cui il rimando avviene è la chiesa, cioè il luogo della comunione. In quella comunione la nostra vita torna ad avere senso, le nostre delusioni diventano come i segni dei chiodi nel corpo glorioso di Gesù.

Il fatto che Gesù sparisca dalla loro vista appena lo riconoscono significa che il desiderio di vedere il Signore non comporta una ‘beata’ contemplazione, ma il movimento di condivisione di quella comunione che ha riacceso i cuori e la nostra storia, che è storia con Gesù ma anche storia con tutti i nostri fratelli. E se Gesù sparisce dalla vista, una volta che è stato riconosciuto, è perché se ne percepisca la presenza dentro e si traduca in radice di vita potente.

La lettera di Pietro ci descrive come ‘cittadini del cielo’ e ‘stranieri’ in questo mondo, sebbene la cittadinanza celeste si giochi unicamente in questo mondo e proprio a partire dal fatto che l’esperienza della compagnia del Signore risorto, che ci accompagna, sia percepita nella celebrazione eucaristica con l’ascolto della Parola e la comunione del suo corpo. Non per nulla il corpo glorioso di Gesù reca i segni della sua passione d’amore che soltanto in questo mondo poteva ricevere. Ciò significa che tutto può essere riscattato e attraversato dallo splendore di Dio e il luogo da cui questo si esprime è proprio il nostro cuore.

 

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I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale Romano”):

 

Prima Lettura  At 2, 14a. 22-33

Dagli Atti degli Apostoli

 

[ Nel giorno di Pentecoste, ] Pietro con gli Undici si alzò in piedi e a voce alta parlò così:

«Uomini d’Israele, ascoltate queste parole: Gesù di Nàzaret – uomo accreditato da Dio presso di voi per mezzo di miracoli, prodigi e segni, che Dio stesso fece tra voi per opera sua, come voi sapete bene –, consegnato a voi secondo il prestabilito disegno e la prescienza di Dio, voi, per mano di pagani, l’avete crocifisso e l’avete ucciso.

Ora Dio lo ha risuscitato, liberandolo dai dolori della morte, perché non era possibile che questa lo tenesse in suo potere. Dice infatti Davide a suo riguardo: “Contemplavo sempre il Signore innanzi a me; egli sta alla mia destra, perché io non vacilli. Per questo si rallegrò il mio cuore ed esultò la mia lingua, e anche la mia carne riposerà nella speranza, perché tu non abbandonerai la mia vita negli inferi né permetterai che il tuo Santo subisca la corruzione. Mi hai fatto conoscere le vie della vita, mi colmerai di gioia con la tua presenza”.

Fratelli, mi sia lecito dirvi francamente, riguardo al patriarca Davide, che egli morì e fu sepolto e il suo sepolcro è ancora oggi fra noi. Ma poiché era profeta e sapeva che Dio gli aveva giurato solennemente di far sedere sul suo trono un suo discendente, previde la risurrezione di Cristo e ne parlò: “questi non fu abbandonato negli inferi, né la sua carne subì la corruzione”.

Questo Gesù, Dio lo ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni. Innalzato dunque alla destra di Dio e dopo aver ricevuto dal Padre lo Spirito Santo promesso, lo ha effuso, come voi stessi potete vedere e udire».

 

Salmo Responsoriale  dal Salmo 15

Mostraci, Signore, il sentiero della vita.

Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.

Ho detto al Signore: «Il mio Signore sei tu».

Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:

nelle tue mani è la mia vita.

 

Benedico il Signore che mi ha dato consiglio;

anche di notte il mio animo mi istruisce.

Io pongo sempre davanti a me il Signore,

sta alla mia destra, non potrò vacillare.

 

Per questo gioisce il mio cuore

ed esulta la mia anima;

anche il mio corpo riposa al sicuro,

perché non abbandonerai la mia vita negli inferi,

né lascerai che il tuo fedele veda la fossa.

 

Mi indicherai il sentiero della vita,

gioia piena alla tua presenza,

dolcezza senza fine alla tua destra.

 

Seconda Lettura  1 Pt 1, 17-21

Dalla prima lettera di san Pietro apostolo

Carissimi, se chiamate Padre colui che, senza fare preferenze, giudica ciascuno secondo le proprie opere, comportatevi con timore di Dio nel tempo in cui vivete quaggiù come stranieri.

Voi sapete che non a prezzo di cose effimere, come argento e oro, foste liberati dalla vostra vuota condotta, ereditata dai padri, ma con il sangue prezioso di Cristo, agnello senza difetti e senza macchia.

Egli fu predestinato già prima della fondazione del mondo, ma negli ultimi tempi si è manifestato per voi; e voi per opera sua credete in Dio, che lo ha risuscitato dai morti e gli ha dato gloria, in modo che la vostra fede e la vostra speranza siano rivolte a Dio.

 

Vangelo  Lc 24, 13-35

Dal vangelo secondo Luca

Ed ecco, in quello stesso giorno [il primo della settimana] due dei [discepoli] erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo.

Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto».

Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.

Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro.

Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?».

Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.