Quinto
ciclo
Anno
liturgico A (2013-2014)
Tempo
Ordinario
V Domenica
(9 febbraio
2014)
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Is 58,7-10; Sal 111; 1 Cor 2,1-5; Mt 5,13-16
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Gesù
proclama: “Voi siete il sale della terra… Voi siete la luce del mondo…”. Quel ‘voi’ si riferisce ai
discepoli la cui vita esprime la potenza delle beatitudini che immediatamente
prima Gesù aveva proclamato. Si tratta di quei discepoli che, insultati,
perseguitati, sparlati, custodiscono la letizia dell’incontro con il Signore
Gesù, che è diventato per loro ragione di vita e principio dell’agire. Non per
nulla la liturgia fa leggere, abbinato al brano evangelico di Matteo, un passo
del profeta Isaia dove si profetizza l’esistenza dell’Israele gradito a Dio
come una esistenza ricca di misericordia per tutti, ricca del dono della
fraternità a tutti perché segno della comunione realizzata con Dio, che si è
reso presente in mezzo a loro. La luce di cui risplende l’umanità abitata da
Dio è la luce della fraternità condivisa.
La colletta,
al di là delle parole che usa, esprime la consapevolezza della singolarità e
dell’eccellenza dell’esperienza evangelica che Gesù richiama con l’immagine del
sale e della luce. Non si tratta di una possibilità, ma di una grazia: è la
grazia di un incontro, che si è tradotto in comunione di vita. La testimonianza
di Gesù si risolve nel far vedere quanto è grande l’amore del Padre per gli
uomini, che vuole riuniti nella comunione con lui e fra di essi. La forza che
realizza tale comunione è lo Spirito donato da Gesù, Spirito la cui opera
precipua è proprio quella di realizzare un’umanità solidale, in Cristo Gesù.
Quando i discepoli, che hanno condiviso con Gesù il segreto del Padre, si lasciano travolgere dalla stessa dinamica di
rivelazione dell’amore di Dio per gli uomini, diventano sale della terra e luce
del mondo.
Prima di
tutto sale. La potenza dell’immagine risiede nel fatto che il sale dà sapore
alle cose ma le cose non possono dare il sapore al sale. Il che significa: i
discepoli sono chiamati a permeare il mondo con la sapienza del vangelo, ma non
servono a nulla se il mondo permea loro con la sua sapienza. I discepoli,
mantenendo il mondo degli uomini nell’alleanza con il loro Dio, che li vuole in
comunione con lui e tra di loro, tornano a far splendere la Sua presenza tra di
loro e rendono la vita desiderabile e amabile.
Poi luce.
Un’antica glossa bizantina spiega il passo di Matteo così: “Non dice: voi siete
luci, ma voi siete luce, perché essi [discepoli] tutti insieme sono il corpo
del Messia che è la luce del mondo” (cfr. Gv 3,19;
8,12). Diventano luce del mondo nel senso che la presenza di Dio, resa come
visibile nel mondo attraverso il loro agire secondo le beatitudini, costituisce
l’orizzonte di senso della vita. Le beatitudini non sono se non le vie per le
quali si può partecipare alla effusione nell'universo della carità pura di Dio.
È la carità a custodire i cuori preservandoli dalla corruzione e facendo
gustare il sapore genuino della vita (ecco l'azione del sale) e li illumina
aprendoli alla verità e riscaldandoli (ecco l'azione della luce).
La parola
del profeta Isaia illustra bene le condizioni che permettono al discepolo di
essere sale e luce. Vorremmo, sì, percepirci luminosi, ma non è certamente un
fatto scontato, dal momento che tutti facciamo i conti con la tenebra che
oscura il nostro cuore in termini di chiusura, oppressione, angoscia. “Se toglierai di mezzo a te l'oppressione, il
puntare il dito e il parlare empio ... allora brillerà fra le tenebre la tua
luce". Quando Massimo Confessore spiega l'invocazione 'non ci indurre
in tentazione' nella preghiera del Padre Nostro, ha l'ardire di precisare: “La
Scrittura rivela infatti con questo come chi non ha perfettamente perdonato a
chi cade e non ha presentato a Dio un cuore privo di tristezza, reso splendente
dalla luce della riconciliazione con il prossimo, non otterrà la grazia dei
beni per cui ha pregato, e, per giusto giudizio, sarà consegnato alla
tentazione e al Maligno. Imparerà così a purificarsi dalle colpe, eliminando le
sue lagnanze contro gli altri …”. Ci dice in sostanza che non subiremo
tentazioni se avremo la capacità, da assimilare poco a poco, di non accusare
nessuno perché allora - continua Isaia – “implorerai
aiuto ed egli dirà: Eccomi!”. Quando il cuore non accusa nessuno, neanche
se stesso, non può cedere all'oppressione, perché il Signore è con lui. Non c'è
sventura o afflizione capace di ferirlo a tal punto da aver bisogno di cercare
la sua giustizia o la sua rivalsa contro qualcuno, distogliendolo dall'intimità
con il suo Signore.
Un’ulteriore
considerazione. Siamo abituati a riferire la luce all’intelligenza. Ma la
Scrittura suggerisce un riferimento diverso. È sempre il profeta Isaia a dire
che la luce sorge se si spezza il pane con l’affamato, se si ha misericordia
del prossimo. La luce viene per l’agire del cuore. All’esercizio
dell’intelligenza va abbinato il calore del cuore, perché è il cuore il luogo della presenza,
dell’incontro. Solo in questo calore l’intelligenza è retta. Quando Matteo
dirà: “siate perfetti come è perfetto il
Padre vostro celeste” (5,48), lo dirà in seguito all’invito ad amare i
propri nemici e Luca interpreta: “Siate
misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso” (6,36).
Se Gesù
chiede ai discepoli di essere la luce del mondo, vuol dire che chiede loro di
essere il segno della misericordia di Dio tra gli uomini, come lo è lui stesso.
In questo senso l’invito e il comando ad essere sale e luce si riferisce
all’attuazione di quello che Gesù dirà ai suoi discepoli alla fine del vangelo:
“Andate dunque e fate discepoli tutti i
popoli … insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato” (Mt
28,19-20). Se le nostre opere buone devono risplendere davanti agli uomini, secondo
il comando di Gesù, ciò significa che le nostre opere buone devono essere a
vantaggio, per profitto degli uomini [così si dovrebbe tradurre il ‘davanti
agli’ uomini] permettendo loro di sperimentare l’amore di Dio per loro.
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I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale
Romano”):
Prima Lettura Is 58, 7-10
Dal libro del profeta Isaìa
Così dice il
Signore:
«Non
consiste forse [il digiuno che voglio]
nel dividere
il pane con l’affamato,
nell’introdurre
in casa i miseri, senza tetto,
nel vestire
uno che vedi nudo,
senza
trascurare i tuoi parenti?
Allora la
tua luce sorgerà come l’aurora,
la tua
ferita si rimarginerà presto.
Davanti a te
camminerà la tua giustizia,
la gloria
del Signore ti seguirà.
Allora
invocherai e il Signore ti risponderà,
implorerai
aiuto ed egli dirà: “Eccomi!”.
Se toglierai
di mezzo a te l’oppressione,
il puntare
il dito e il parlare empio,
se aprirai
il tuo cuore all’affamato,
se sazierai
l’afflitto di cuore,
allora
brillerà fra le tenebre la tua luce,
la tua tenebra
sarà come il meriggio».
Salmo Responsoriale
dal Salmo 111
Il giusto risplende come luce.
Spunta nelle
tenebre, luce per gli uomini retti:
misericordioso,
pietoso e giusto.
Felice
l’uomo pietoso che dà in prestito,
amministra i
suoi beni con giustizia.
Egli non
vacillerà in eterno:
eterno sarà
il ricordo del giusto.
Cattive
notizie non avrà da temere,
saldo è il
suo cuore, confida nel Signore.
Sicuro è il
suo cuore, non teme,
egli dona
largamente ai poveri,
la sua
giustizia rimane per sempre,
la sua
fronte s’innalza nella gloria.
Seconda Lettura
1 Cor 2, 1-5
Dalla prima lettera di san Paolo
apostolo ai Corinzi
Io,
fratelli, quando venni tra voi, non mi presentai ad annunciarvi il mistero di
Dio con l’eccellenza della parola o della sapienza. Io ritenni infatti di non
sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e Cristo crocifisso.
Mi presentai
a voi nella debolezza e con molto timore e trepidazione. La mia parola e la mia
predicazione non si basarono su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla
manifestazione dello Spirito e della sua potenza, perché la vostra fede non
fosse fondata sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio.
Vangelo Mt 5,
13-16
Dal vangelo secondo Matteo
In quel
tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Voi siete
il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà
salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.
Voi siete la
luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né
si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così
fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce
davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al
Padre vostro che è nei cieli».