Quinto
ciclo
Anno
liturgico A (2013-2014)
Tempo
Ordinario
III Domenica
(26
gennaio 2014)
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Is 8,23b -
9,3; Sal 26; 1 Cor 1,10-13. 17; Mt 4,12-23
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Quando i
discepoli di Gesù hanno provato a riassumere la loro esperienza del Maestro si
sono espressi così: “quello che noi
abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi, quello che
contemplammo e che le nostre mani toccarono del Verbo della vita …” (1Gv
1,1) oppure: “E il Verbo si fece carne e
venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria…” (Gv 1,14). Ebbene, Matteo rende la stessa testimonianza con
l’immagine della luce riprendendo la profezia di Isaia: “su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse”.
Gesù è il
Messia di Israele, ma nella prospettiva futura della salvezza che giunge ai
gentili. In questa ottica Matteo colloca la prima predicazione di Gesù in
Galilea (Galilea delle genti) e sarà
in Galilea che il Signore risorto darà ordine ai discepoli di fare di tutti i
popoli dei discepoli (Mt 28,16-20). La predicazione di Gesù è presentata nella
prospettiva della luce che splende,
luce che si esprimerà nel discorso della montagna con l’annuncio delle beatitudini,
che segue subito dopo, e con le sue opere di guarigione da ogni sorta di
malattie e infermità. Il tono dell’evangelista è particolarmente solenne quando
dice ‘da allora cominciò a predicare’
perché solo due volte usa questa espressione: qui, per introdurre il ministero
pubblico di Gesù e in 16,21 quando Gesù annuncia per la prima volta ai
discepoli la sua passione.
Quella luce che splende non è frutto di
conquista umana, ma dono e rivelazione del Dio vivente, che la liturgia
sottolinea con due salmi, quello di ingresso e il salmo responsoriale: “Cantate
al Signore un canto nuovo … annunciate di giorno in giorno la sua salvezza …
dite tra le genti: il Signore regna! .. gioiscano i cieli, esulti la terra
davanti al Signore che viene …” (Sal 95); “Il Signore
è mia luce e mia salvezza” (Sal 26). La luce esprime
la salvezza accolta da chi, trovandosi in uno spazio di ombra di morte con
tenebre all’intorno e gli occhi impediti di vedere, finalmente esce alla luce,
è guarito negli occhi, incontra Colui che il vangelo definisce “in lui era la
vita e la vita era la luce degli uomini”. Ora quella luce si è fatta vedere e
Gesù ne esprime tutta la potenza di salvezza nella sua umanità.
Sembra
strano che Gesù inizi la sua predicazione con le stesse parole che aveva usato
il Battista: “Convertitevi, perché il
regno dei cieli è vicino”. Ma se con il Battista l’accento era posto sul
‘convertitevi’, ora con Gesù l’accento cade su ‘il regno dei cieli è vicino’.
Come dicesse: se volete che il regno di Dio diventi vostro, convertitevi, cioè
acconsentite alla visione che scaturisce dalla fede nel Figlio di Dio che è
venuto a voi. Dietro il ‘convertitevi’ va sentito l’eco della voce di Dio che
lungo tutta la storia di Israele dice: “Ritornate,
figli traviati, io risanerò le vostre ribellioni. … Ecco, noi veniamo a te,
perché tu sei il Signore, nostro Dio” (Ger 3,22);
“Tornate a me e io tornerò a voi” (Zac 1,3; Mal 3,7); “Tornate
alle mie esortazioni: ecco, io effonderò il mio spirito su di voi e vi
manifesterò le mie parole” (Pro 1,23); “Popolo
mio, che cosa ti ho fatto? In che cosa ti ho stancato? Rispondimi” (Mic 6,3).
La realtà
della vicinanza di quel regno è tale che può toccare i cuori, che può muoverli
a non desiderare altro se non quel regno. Mi sembra questo il senso della
chiamata degli apostoli, che segue direttamente la proclamazione della
vicinanza del regno da parte di Gesù. Non si tratta tanto di raccontare da
parte dell’evangelista la cronaca della vocazione degli apostoli, ma di
mostrare la potenza dell’iniziativa di Dio che dà corso alla sua opera di
salvezza. Gregorio Magno, commentando la prontezza dei pescatori a seguire la
chiamata di Gesù, riflette sul fatto che a dire il vero quegli uomini avevano
ben poco da lasciare essendo poveri. Ma, aggiunge “ha molto lasciato chi non ha
tenuto nulla per sé”. È appunto il senso della fede genuina. Non importa
lasciare poco o tanto; l'importante è non conservare nulla per sé, vale a dire
fidarsi fino in fondo, per tutto il cammino, con tutte le fatiche che comporta,
in modo che la grazia dell'incontro possa rivelare tutti i suoi frutti, nel
tempo.
Non si può
non notare il fatto che gli apostoli non sono stati chiamati semplicemente alla
sequela di Gesù, ma alla sequela di Gesù che è inviato a portare a tutti la
salvezza e la consolazione (vi farò
pescatori di uomini). Seguire Gesù comporta un’esperienza di vita, la
condivisione del suo insegnamento e della sua missione; dice prima di tutto
quanto l’intimità di vita con il Signore sia sconfinata nel senso che non può
ripiegarsi su se stessa, ma continuamente si traduce in condivisione della
misericordia di Dio per l'umanità. L'intimità con Dio comporta sempre una buona
dose di sana angoscia per i propri fratelli e per questo non sta mai ferma: fin dove c'è un uomo, fin dove c'è
un livello di umanità non ancora aperto alla grazia dell'incontro, fin dove c'è
una malattia da curare, l'apostolo, come Gesù, non si dà pace. Più profonda è
la pace che viene dalla grazia dell'incontro, meno pace si dà finché tutti i
fratelli possano godere della stessa grazia. Il senso del guarire ogni sorta di malattie e di infermità da
parte di Gesù in missione, come avverrà per gli apostoli inviati in missione (imporranno le mani ai malati e questi
guariranno, Mc 16,18), è proprio questo: condividere la misericordia di Dio
per l’umanità.
Un altro
particolare poi è estremamente significativo. Gesù li chiama non semplicemente
a seguirlo, ma a mettersi dietro a lui,
come poi dirà Gesù a Pietro quando lo rimprovererà per aver pensato non secondo
Dio (cfr. Mt 16,23). Corrisponde a quanto il salmo fa dire al fedele: “Una cosa ho chiesto al Signore, questa sola
io cerco: abitare nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita”.
Qual è l’unica cosa necessaria da domandare? Tutto dipende dalla profondità che
nei nostri cuori ha raggiunto la conversione
al vangelo del regno.
§^§^§
I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale
Romano”):
Prima Lettura Is 8,23b - 9,3
Dal libro del profeta Isaia
In passato
il Signore umiliò la terra di Zàbulon e la terra di Nèftali, ma in futuro renderà gloriosa la via del mare,
oltre il Giordano, Galilea delle genti.
Il popolo
che camminava nelle tenebre
ha visto una
grande luce;
su coloro
che abitavano in terra tenebrosa
una luce
rifulse.
Hai
moltiplicato la gioia,
hai aumentato
la letizia.
Gioiscono
davanti a te
come si
gioisce quando si miete
e come si
esulta quando si divide la preda.
Perché tu
hai spezzato il giogo che l’opprimeva,
la sbarra
sulle sue spalle,
e il bastone
del suo aguzzino,
come nel
giorno di Mádian.
Salmo Responsoriale
dal Salmo 26
Il Signore è mia luce e mia
salvezza.
Il Signore è
mia luce e mia salvezza:
di chi avrò
timore?
Il Signore è
difesa della mia vita:
di chi avrò
paura?
Una cosa ho
chiesto al Signore,
questa sola
io cerco:
abitare
nella casa del Signore
tutti i
giorni della mia vita,
per
contemplare la bellezza del Signore
e ammirare
il suo santuario.
Sono certo
di contemplare la bontà del Signore
nella terra
dei viventi.
Spera nel
Signore, sii forte,
si rinsaldi
il tuo cuore e spera nel Signore.
Seconda Lettura
1 Cor 1,10-13. 17
Dalla prima lettera di san Paolo
apostolo ai Corinzi
Vi esorto,
fratelli, per il nome del Signore nostro Gesù Cristo, a essere tutti unanimi
nel parlare, perché non vi siano divisioni tra voi, ma siate in perfetta unione
di pensiero e di sentire.
Infatti a
vostro riguardo, fratelli, mi è stato segnalato dai familiari di Cloe che tra voi vi sono discordie. Mi riferisco al fatto
che ciascuno di voi dice: «Io sono di Paolo», «Io invece sono di Apollo», «Io
invece di Cefa», «E io di Cristo».
È forse
diviso il Cristo? Paolo è stato forse crocifisso per voi? O siete stati
battezzati nel nome di Paolo?
Cristo
infatti non mi ha mandato a battezzare, ma ad annunciare il Vangelo, non con
sapienza di parola, perché non venga resa vana la croce di Cristo.
Vangelo Mt 4,
12-23
Dal vangelo secondo Matteo
[ Quando
Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao,
sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si compisse ciò che era stato detto per
mezzo del profeta Isaìa:
«Terra di Zàbulon e terra di Nèftali,
sulla via
del mare, oltre il Giordano,
Galilea
delle genti!
Il popolo
che abitava nelle tenebre
vide una
grande luce,
per quelli
che abitavano in regione e ombra di morte
una luce è
sorta».
Da allora
Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è
vicino». ]
Mentre
camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro,
e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori.
E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito
lasciarono le reti e lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli,
Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello,
che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre,
riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il
loro padre e lo seguirono.
Gesù
percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il
vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo.