Quinto ciclo
Anno liturgico A (2013-2014)
Tempo Ordinario
XXVII Domenica
(5 ottobre 2014)
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Is 5,1-7; Sal 79; Fil 4,6-9; Mt 21,33-43
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La parabola di oggi, da leggere
insieme a quella di domenica scorsa e di domenica prossima, ha un sapore
profetico preciso: allude alla imminente passione di Gesù che incontra
l’ostilità ormai dichiarata dei capi religiosi. Il contesto narrativo è
altamente drammatico, come la conclusione, tirata dagli stessi ascoltatori,
capi dei sacerdoti e anziani del popolo, lascia perfettamente intendere.
Avviene come nel caso di Davide, dopo il peccato di adulterio e assassinio,
allorquando si condanna con le sue stesse parole rispondendo all’apologo del
profeta Natan (cfr. 2 Sam 12,1-13). L’intensità emotiva dello scontro però non
deriva dall’ira, ma da una passione d’amore.
Se leggiamo il testo di Matteo
insieme al corrispondente di Luca 20,9-19 possiamo cogliere tutta l’intensità
di quella passione d’amore. Nel testo di Luca, i contadini percuotono,
insultano, feriscono i servi ( = i profeti) mandati dal padrone della vigna, ma
solo del figlio del padrone si dice che lo uccidono; il figlio è presentato
come il figlio dilettissimo. Come non cogliere il valore profetico di questi
particolari applicati a Gesù stesso, lui, il Figlio prediletto, come viene
testimoniato dalla voce del Padre al battesimo e alla trasfigurazione?
Se la liturgia di oggi fa proclamare
nel canto d’ingresso: “Tutte le cose sono
in tuo potere, Signore, e nessuno può resistere al tuo volere”, parole
pronunciate dalla regina Ester nel momento più drammatico della sua vita (cfr.
Est 13,9), lo fa riferendosi alla fedeltà di Dio nel suo amore per il popolo,
amore che viene descritto dal passo del profeta Isaia della prima lettura.
L’immagine dell’uomo che pianta una vigna, la circonda di cure e si attende di
raccoglierne i frutti è l’immagine di Dio che, preso d’amore per il suo popolo,
stabilisce un’alleanza con lui, vuol condividere con lui il suo Bene. Il legame
è così profondo che l’immagine assume sfumature coniugali ad indicare la
profondità e la totalità di questa passione d’amore. Così, quando il popolo si
ribella e non lo segue, Dio si sentirà ferito non solo nel suo diritto e nella
sua proprietà, ma nei suoi affetti, nel suo cuore. Gesù sfrutta questa immagine
celebre del profeta Isaia che canta per Dio l’inno d’amore per il suo popolo.
Non per nulla, il canto al vangelo
introduce il brano con l’espressione giovannea: “Io ho scelto voi, perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto
rimanga” (Gv 15,16). In quel scegliere occorre
ravvisare tutta la passione d’amore di Dio per l’uomo. Dio sceglie (= pianta la
vigna del suo regno, manda a lavorare nella vigna, offre la stessa paga a
chiunque accetti di andarvi a lavorare) per raccogliere il frutto, che è la sua
conoscenza in intimità; il frutto rimane nel senso che quella conoscenza è
l’eredità di tutti, vissuta in solidarietà con tutti, finché tutti possano
riconoscere e vivere dell’amore di Dio per l’uomo.
Così, quando Gesù, applicandosi il Sal 118,22 (“La
pietra scartata dai costruttori è divenuta la pietra d’angolo”), esprime il
suo giudizio: “Perciò vi dico: a voi sarà
tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti”, non
intende certo escludere gli israeliti dal suo regno (che passione d’amore
sarebbe per il suo popolo!) e darlo ai pagani, alla chiesa dei gentili, ma
intende far prevalere la logica della rivelazione di tutte le Scritture:
l’elezione è in vista del portare la conoscenza di Dio nel mondo perché tutti
godano dello stesso amore. Gesù è colui che questa elezione vive nella sua
carne al massimo grado possibile e perciò costituisce, dalla parte di Dio e
dalla parte dell’uomo, colui che ne mostra lo splendore di amore che l’ha
originata e di cui ne sostiene la dinamica.
Dinamica che Paolo, scrivendo ai
Filippesi, dichiara rivelarsi nel fatto di essere lieti nel Signore, lui che ci
ha manifestato così grande amore. Letizia, che si trasforma in amabilità nei
rapporti con tutti e nel fatto di non angustiarsi per nulla, poiché, come dice
Pietro nella sua lettera: “… riversando
su di lui tutte le vostre preoccupazioni, poiché gli state a cuore” (1Pt
5,7). Per questo l’apostolo invita a
elevare preghiere, suppliche e ringraziamenti, interessandosi di ogni cosa
buona per esprimere nella vita quello splendore che ha illuminato il cuore. Nel
suo testo però Paolo dice una cosa misteriosa, non immediatamente accessibile
alla nostra psicologia interiore. Invita a stare nella supplica della preghiera
con rendimento di grazie. Se non si fa riferimento alla rivelazione di Gesù
come pietra d’angolo, non solo in rapporto a ebrei e gentili, ma rispetto a
tutte le tensioni che accompagnano la nostra vita e che in lui trovano modo di
saldarsi in ricchezza di umanità, come poter rendere grazie nella supplica
originata dalla ferita della prova? A questo si ricollega anche la parola di
Gesù: “Cercate prima il regno di Dio e la
sua giustizia” (Mt 6,25).
Nella parabola poi si leggono tra le
righe aspetti che suonano tragici. Il ragionamento dei contadini alla vista del
figlio mandato dal padrone ‘Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la
sua eredità!’ ne è un esempio. Se proprio il Figlio è stato inviato per
metterci in possesso della nostra eredità (cfr. Gal
4,4-7), come possono questi illudersi di ottenere diversamente quello che già
era stato loro destinato? Spesso ci si ritrova nella vita in tale posizione:
volere a tutti i costi un certo risultato, senza immaginare nemmeno che ci
verrebbe dato in dono se solo lo sapessimo accogliere dalle mani di Dio! I
nostri desideri di gioia, di felicità, di fraternità, non sono forse così
spesso disattesi dai nostri comportamenti? Il nostro guardare al Figlio non è
forse così spesso appiattito sulle pretese che avanziamo senza poter mai aver
sentore della bontà di quell’amore che in Lui ci viene donato? L’amore di Dio
non risponde al buon senso, non è contenuto nei limiti del giusto; è proprio
folle, folle come quel padrone che, dopo aver visti picchiati e scacciati i
suoi servi, non teme di mandare il suo unico figlio. Lui, almeno, lui sì che
non deluderà le sue attese, Lui sì resterà sempre testimone di quell’amore
folle proprio nel subire la morte e poter riscattare, con la sua risurrezione
che lo rende pietra angolare per tutti, la malvagità di quei contadini, la
nostra malvagità di uomini peccatori.
§^§^§
I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale Romano”):
Prima Lettura Is 5,1-7
Dal libro del profeta Isaia
Voglio
cantare per il mio diletto il mio cantico d'amore per la sua vigna. Il mio
diletto possedeva una vigna sopra un fertile colle. Egli l'aveva dissodata e
sgombrata dai sassi e vi aveva piantato viti pregiate; in mezzo vi aveva
costruito una torre e scavato anche un tino. Egli aspettò che producesse uva;
essa produsse, invece, acini acerbi. E ora, abitanti di Gerusalemme e uomini di
Giuda, siate voi giudici fra me e la mia vigna. Che cosa dovevo fare ancora
alla mia vigna che io non abbia fatto? Perché, mentre attendevo che producesse
uva, essa ha prodotto acini acerbi? Ora voglio farvi conoscere ciò che sto per
fare alla mia vigna: toglierò la sua siepe e si trasformerà in pascolo;
demolirò il suo muro di cinta e verrà calpestata. La renderò un deserto, non
sarà potata né vangata e vi cresceranno rovi e pruni; alle nubi comanderò di
non mandarvi la pioggia. Ebbene, la vigna del Signore degli eserciti è la casa
d'Israele; gli abitanti di Giuda sono la sua piantagione preferita. Egli si
aspettava giustizia ed ecco spargimento di sangue, attendeva rettitudine ed
ecco grida di oppressi.
Salmo Responsoriale
dal Salmo 79
La vigna del Signore è la casa
d'Israele.
Hai
sradicato una vite dall'Egitto,
hai
scacciato le genti e l'hai trapiantata.
Ha esteso i
suoi tralci fino al mare,
arrivavano al
fiume i suoi germogli.
Perché hai
aperto brecce nella sua cinta
e ne fa
vendemmia ogni passante?
La devasta
il cinghiale del bosco
e vi pascolano
le bestie della campagna.
Dio degli
eserciti, ritorna!
Guarda dal
cielo e vedi
e visita
questa vigna,
proteggi
quello che la tua destra ha piantato,
il figlio
dell'uomo che per te hai reso forte.
Da te mai
più ci allontaneremo,
facci
rivivere e noi invocheremo il tuo nome.
Signore, Dio
degli eserciti, fa' che ritorniamo,
fa' splendere
il tuo volto e noi saremo salvi.
Seconda Lettura
Fil 4, 6-9
Dalla lettera di san Paolo apostolo
ai Filippési.
Fratelli,
non angustiatevi per nulla, ma in ogni circostanza fate presenti a Dio le
vostre richieste con preghiere, suppliche e ringraziamenti. E la pace di Dio,
che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e le vostre menti in
Cristo Gesù. In conclusione, fratelli, quello che è vero, quello che è nobile,
quello che è giusto, quello che è puro, quello che è amabile, quello che è
onorato, ciò che è virtù e ciò che merita lode, questo sia oggetto dei vostri
pensieri. Le cose che avete imparato, ricevuto, ascoltato e veduto in me,
mettetele in pratica. E il Dio della pace sarà con voi!
Vangelo Mt
21,33-43
Dal vangelo secondo Matteo
In quel
tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Ascoltate
un'altra parabola: c'era un uomo, che possedeva un terreno e vi piantò una
vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì
una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. Quando
arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a
ritirare il raccolto. Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un
altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. Mandò di nuovo altri servi, più
numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo. Da ultimo mandò loro il
proprio figlio dicendo: Avranno rispetto per mio figlio!. Ma i contadini, visto
il figlio, dissero tra loro: Costui è l'erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la
sua eredità!. Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero. Quando
verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?». Gli
risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna
ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo». E Gesù disse
loro: «Non avete mai letto nelle Scritture: La pietra che i costruttori hanno
scartato è diventata la pietra d'angolo; questo è stato fatto dal Signore ed è
una meraviglia ai nostri occhi? Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di
Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti».