Quinto ciclo
Anno liturgico A (2013-2014)
Tempo Ordinario
XXII Domenica
(31 agosto 2014)
_________________________________________________
Ger 20, 7-9; Sal
62; Rm 12,1-2; Mt 16,21-27
_________________________________________________
Il brano di vangelo di oggi, unito a
quello della domenica precedente, costituisce un punto nevralgico del racconto
evangelico. Gesù svela il suo mistero e insieme quello dei discepoli. È
assolutamente significativo che l’annuncio della passione avvenga dopo la
proclamazione della beatitudine a Pietro: “Beato
sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno
rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli”, eco dell’altra: “Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e
della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai
rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza”
(Mt 11,25-26). In effetti, quando Gesù si rivela come il Messia che dovrà molto
soffrire, indica la direzione nella quale poter vivere quella beatitudine. Ed è
per questo che Gesù subito dopo parla ai discepoli che lo vogliono seguire di
‘rinnegamento di sé’ e di ‘portare la croce’. Ma cosa intende in pratica?
Guardiamo a Pietro. È proclamato
beato perché ‘piccolo’, cioè nella disposizione di accogliere e non di
suggerire; è chiamato ‘satana’ perché si fa grande: vuole suggerire, vuole
stare davanti, vuole condurre. E Gesù lo rimprovera: “Va’ dietro a me”, eco dell’invito di Dio all’uomo a seguirlo, ad ascoltarlo
[Dio dice a Mosè: “… vedrai le mie
spalle, ma il mio volto non si può vedere” (Es 33,23)]. Prima è chiamato
pietra di fondazione, poi pietra di scandalo, perché non esiste altro
fondamento se non Gesù.
Pietro, nel rimproverare Gesù, aveva
probabilmente temuto per sé. Se Gesù, confessato come il Messia, avesse dovuto
patire e morire ignominiosamente, certamente sarebbe svanito il prestigio
dell’essere ‘compagno’ del Messia. E allora che ne sarebbe stato di lui? Il
‘rinnegare se stessi’ vale in rapporto al mistero di Dio che in Gesù si fa
prossimo agli uomini per la potenza del suo amore, tanto da far scaturire la
vita proprio là dove gli uomini mai la cercherebbero. Se gli uomini pensano in
prospettiva mondana, come potranno vedere i segreti di Dio? La rinuncia ad ogni
prospettiva mondana corrisponde al fatto di seguire il Signore o, nel
linguaggio dell’AT, al fatto di servirlo. La sottolineatura di senso è la
seguente: imparare a custodire il cuore nella sua promessa e a godere della sua
rivelazione perché la vita torni bella e desiderabile sempre.
Quando Gesù spiega ai discepoli il
suo dover soffrire, non intende illustrare nessuna ragione misteriosa, ma più
semplicemente e più direttamente intende implicarli nella rivelazione
dell’amore di Dio per l’uomo; intende collocarli nella verità di un’esperienza
di amore che viene dall’alto. Da parte nostra, la resistenza ad accogliere la
portata rivelativa di quel ‘è necessario’ indica tutta la distanza tra il sogno
di un amore e la concretezza nel viverlo.
Il rinnegamento di se stessi è la
rinuncia ad avere qualcosa da difendere (da notare che il verbo è il medesimo
che userà l’evangelista quando riferirà del tradimento di Pietro il quale
‘rinnega’ Gesù perché vuole difendere se stesso). La difesa porta sempre sulla
vita che temiamo venga oppressa o mortificata; porta sempre a un io che si
arrocca nei suoi confini per paura, a un io che non si fida della grandezza che
gli è offerta da Dio.
L’anelito del salmo lo esprime a
meraviglia: ‘il tuo amore vale più della
vita’. A questo alludono le parole di Gesù sul rinnegamento, sul portare la
croce. È quanto mai ‘realistica’ l’affermazione di Gesù: “Chi vuol salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria
vita per causa mia, la troverà”. La dinamica del perdere/trovare è
essenziale alla vita. La vita che si vuole difendere risulta vuota, fasulla,
mentre la vita vera, quella desiderabile e che la fa desiderabile, è soltanto
quella ‘donata’, cioè trovata. Dire ‘trovata’ significa alludere a quella gioia
della scoperta che rende capaci di lasciare se stessi per avere la vita.
Nella reazione di Pietro vediamo la
nostra stessa contraddizione. Per esprimerla con le parole della liturgia di
oggi: è vero che nel profondo del cuore diciamo "tu sei il mio Dio, dall'aurora io ti cerco, ha sete di te l'anima mia,
desidera te la mia carne" (Sal 62). Ma è
vero anche che, nel concreto delle situazioni, preferiamo i nostri pensieri ai
pensieri di Dio, finiamo sempre per riscegliere noi stessi misconoscendo il
Signore. Con accenti drammatici, lo esperimenta anche il profeta Geremia:
"Mi hai sedotto Signore, e io mi
sono lasciato sedurre", ma davanti alla fatica di star fedeli alla
parola del Signore si dice in cuor suo "Non penserò più a lui, non parlerò più nel suo nome". A
differenza però del profeta Geremia il quale continua dicendo: "Ma nel mio cuore c'era come un fuoco
ardente, trattenuto nelle mie ossa; mi sforzavo di contenerlo, ma non potevo",
noi fin troppo bene riusciamo a contenere quel fuoco, lo mortifichiamo, lo
spegniamo e non riusciamo a volte nemmeno più a sentirne la presenza. Ed è per
questo che non riusciamo a liberarci dal bisogno di difenderci, impedendoci
però di ‘godere’ la vita e impedendolo in qualche modo anche agli altri.
In questa prospettiva, la frase
finale del brano (“e allora renderà a
ciascuno secondo le sue azioni”) acquista una valenza insospettata. La fede
entra in gioco là dove la carne e il sangue non possono comprendere. Marco
Asceta commenta: “Quando si ascolta la Scrittura dire di ‘rendere a ciascuno
secondo le sue opere’, non si riferisce alle opere meritevoli della geenna o
del paradiso, ma alle opere rispetto alla mancanza di fede o alla fede in Lui.
Cristo renderà a ciascuno non come esecutore di un contratto che riguarda gli
atti, ma come Dio creatore e redentore delle nostre persone”. Vale a dire:
saremo giudicati in rapporto alla fiducia che avremo dato all’amore del
Signore. A ciò allude l’invito a prendere la croce e seguire Gesù.
§^§^§
I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale Romano”):
Prima Lettura Ger 20, 7-9
Dal libro del profeta Geremia
Mi hai
sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre;
mi hai fatto
violenza e hai prevalso.
Sono
diventato oggetto di derisione ogni giorno;
ognuno si
beffa di me.
Quando
parlo, devo gridare,
devo urlare:
«Violenza! Oppressione!».
Così la
parola del Signore è diventata per me
causa di
vergogna e di scherno tutto il giorno.
Mi dicevo:
«Non penserò più a lui,
non parlerò
più nel suo nome!».
Ma nel mio
cuore c’era come un fuoco ardente,
trattenuto
nelle mie ossa;
mi sforzavo
di contenerlo,
ma non
potevo.
Salmo Responsoriale
dal Salmo 62
Ha sete di te, Signore, l'anima mia.
O Dio, tu
sei il mio Dio,
dall’aurora
io ti cerco,
ha sete di
te l’anima mia,
desidera te
la mia carne
in terra
arida, assetata, senz’acqua.
Così nel
santuario ti ho contemplato,
guardando la
tua potenza e la tua gloria.
Poiché il
tuo amore vale più della vita,
le mie
labbra canteranno la tua lode.
Così ti
benedirò per tutta la vita:
nel tuo nome
alzerò le mie mani.
Come saziato
dai cibi migliori,
con labbra
gioiose ti loderà la mia bocca.
Quando penso
a te che sei stato il mio aiuto,
esulto di
gioia all’ombra delle tue ali.
A te si
stringe l’anima mia:
la tua
destra mi sostiene.
Seconda Lettura
Rm 12, 1-2
Dalla lettera di san Paolo apostolo
ai Romani
Fratelli, vi
esorto, per la misericordia di Dio, a offrire i vostri corpi come sacrificio
vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale.
Non
conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro
modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui
gradito e perfetto.
Vangelo Mt 16, 21-27
Dal vangelo secondo Matteo
In quel
tempo, Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a
Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e
degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno.
Pietro lo
prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore;
questo non ti accadrà mai». Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va’ dietro a
me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli
uomini!».
Allora Gesù
disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se
stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria
vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà.
Infatti
quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la
propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita?
Perché il
Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli,
e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni».