Quinto
ciclo
Anno
liturgico A (2013-2014)
Tempo
Ordinario
XVIII Domenica
(3 agosto
2014)
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Is
55,1-3; Sal
144; Rm
8,33.37-39; Mt 14,13-21
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Il brano
evangelico incastona l’episodio della moltiplicazione dei pani nel movimento di
compassione di Dio per l’uomo: “e sentì compassione per loro”. Dietro ogni
parola di Gesù, dietro ogni gesto sta la sua ‘compassione’, che rimanda
direttamente all’amore sconfinato di Dio per i suoi figli, per i quali non ha
esitato a mandare il suo Figlio. Proprio come annotava Origene
in un suo commento a Ezechiele: “Egli è
disceso sulla terra mosso a pietà del genere umano, ha sofferto i nostri dolori
prima ancora di patire la croce e degnarsi di assumere la nostra carne; se egli
non avesse patito, non sarebbe venuto a trovarsi nella condizione della nostra
vita di uomini. Prima ha patito, poi è disceso e si è mostrato. Qual è questa
passione che per noi ha sofferto? È la passione dell’amore”. È a partire da
quella ‘passione’ che Gesù si ‘muove nelle viscere’ davanti allo smarrimento,
alla sofferenza, alla fatica degli uomini.
Ed è per
aver percepito quella ‘passione’ che san Paolo dirà con la convinzione
dell’esperienza di una vita: “Chi ci
separerà dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la
persecuzione ...? … Io sono infatti persuaso che né morte né vita … né
alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo
Gesù, nostro Signore”.
Quando il
profeta Isaia, sempre percependo quella ‘passione’ di Dio per il suo popolo,
riassumerà l’invito di Dio per gli uomini alla comunione con Lui, dirà: “Ascoltate e vivrete”. L’eco di
quell’invito risuona ancora nelle parole di Gesù: “Venite … e io vi ristorerò”. Ed è proprio quell’invito che fa da
porta di accesso all’intelligenza del brano evangelico di oggi. “Ascoltate” significa: abbandonate la
calca e il rumore, venite in disparte, accogliete la mia pace. “Vivrete”: tornerete all’essenziale,
gusterete di nuovo intimità e avrete riposo perché pienezza. La parola del
Signore, ascoltata nel cuore, porta a gustare l’alleanza di Dio e l’alleanza di
Dio è compiutamente rivelata nel Signore Gesù Cristo.
E proprio
Gesù torna a dire: se venite a me, troverete riposo. Il riposo che dà Gesù non
si riferisce al riposo dopo una fatica, dopo un lavoro. Si riferisce a quel
‘riposo’ che Dio ha voluto per il settimo giorno dopo aver creato in sei giorni
tutte le cose. Ha il sapore di un compimento, di una pienezza e di una pace che
attraversa tutte le cose e ne rivela il senso ultimo, lo splendore nascosto.
Rivela la ‘passione’ di Dio che ha toccato i cuori degli uomini e li ha
convertiti al suo splendore. Così, quando Gesù, dopo aver guarito molti, si
accinge a dar loro da mangiare moltiplicando le poche cose di cui disponevano i
discepoli (solo il pane distribuito è un pane goduto e moltiplicato), a quel
mistero si allude. Dando loro da mangiare li fa ‘riposare’, li introduce nel
mistero del suo ‘riposo’.
E se Gesù
dice agli apostoli "date voi loro da mangiare" intende cooptare i
discepoli nel dono del suo 'riposo', fatto che i Padri hanno sempre
interpretato come un affidare loro il compito di spiegare le Scritture come un
pane spezzato per nutrire l'intelligenza dei fedeli. E l'intelligenza dei
fedeli resta nutrita appena il cuore si apre a quella rivelazione: i pensieri
di Dio sono diversi dai nostri, il suo amore ci raggiunge comunque, il suo
perdono, cioè la comunione con Lui, ci è sempre offerto. E questo è il banchetto
a cui siamo invitati. Non per nulla tutto il brano evangelico ha una forte
coloritura eucaristica. I verbi che introducono il miracolo della
moltiplicazione dei pani e dei pesci sono i verbi tipici della celebrazione
eucaristica: prese i pani, li benedisse, li spezzò, li diede. E l'Eucaristia
costituisce il momento culminante dell'offerta di comunione da parte del
Signore all'uomo tanto da renderlo un tutt'uno con Sé. È questa 'comunione' che
sazia il cuore dell'uomo.
In effetti,
nel movimento di rimandi che attraversa il brano, come il popolo nel deserto
aveva ricevuto da Dio la manna per poterlo attraversare, così Gesù dà il pane
alla gente nel deserto. Non è detto chiaramente, ma l’allusione è potente: il
pane dato da Gesù è l’eucaristia, il suo corpo ‘dato per noi’. E
dall’eucaristia scaturisce la responsabilità dell’amore, la condivisione con i
fratelli, ma non semplicemente la condivisione dei nostri beni, bensì la
condivisione della fede in Lui, della conoscenza di Lui, tanto che i beni
scambiati non parleranno tanto del nostro impegno di generosità, ma dello
splendore dell’amore di Gesù che ha conquistato i cuori. In quello splendore
consiste il ‘riposo’, speranza vera per il mondo, riposo che diventa
rigeneratore di vita e lievito di umanità.
Come per il
mangiare, così per l’ascoltare. L’ascoltare riguarda sempre l’ascoltare una
‘parola viva’ per avere la vita. Ma che cosa fa vivere il cuore dell'uomo? Con
il salmo 144, apprendiamo che Dio è paziente e misericordioso con gli uomini,
mentre gli uomini, con se stessi e con i loro simili, non lo sono; Lui è buono
verso tutti, comunque, mentre gli uomini sono buoni solo ogni tanto e verso
qualcuno piuttosto che verso altri. Tenendo conto di come sono fatti i nostri
cuori, che si confondono con le loro azioni passate, proprie e altrui, incapaci
di aprirsi al futuro come allo spazio di verità e di bene offerto loro da Dio,
questa verità è estremamente vivificante per i cuori. Proprio come dice s.
Giovanni nella sua lettera: "Dio è
più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa" (1Gv 3,20).
Sapremo dal
seguito del racconto, tenendo conto soprattutto della narrazione di Gv 6, che i discepoli non hanno compreso. Non è così
agevole entrare nei segreti di Dio, pur intuendo che quei segreti rispondono
alle attese dei nostri cuori. Il miracolo avviene nella sua materialità, vale a
dire Gesù ha la capacità di compierlo, l'effetto però non è ancora quello
sperato da Gesù. La gente non interpreta secondo i pensieri di Dio, ma secondo
i propri e non s’avvede che quel pane distribuito è segnale della consegna di
Dio agli uomini perché gli uomini vivano da figli di Dio. Gesù, dopo il
miracolo, si ritrova solo. Quando allora tale mistero diventerà accessibile? Lo
riferisce s. Paolo: “Egli che non ha
risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come non ci donerà
ogni cosa insieme con lui?”. Quando, nell’amore del Signore per noi, che ci
ha rigenerati nel perdono, sapremo accogliere con gratitudine la vita; quando
non permetteremo a nulla, nemmeno ai nostri ‘nobili’ sensi di colpa, di
sopraffare il nostro cuore al di sopra dell'amore del nostro amato Signore, che
a noi si è consegnato.
§^§^§
I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale
Romano”):
Prima Lettura Is 55, 1-3
Dal libro del profeta Isaia
Così dice il
Signore:
«O voi tutti
assetati, venite all’acqua,
voi che non
avete denaro, venite;
comprate e
mangiate; venite, comprate
senza
denaro, senza pagare, vino e latte.
Perché
spendete denaro per ciò che non è pane,
il vostro
guadagno per ciò che non sazia?
Su, ascoltatemi
e mangerete cose buone
e gusterete
cibi succulenti.
Porgete
l’orecchio e venite a me,
ascoltate e
vivrete.
Io stabilirò
per voi un’alleanza eterna,
i favori
assicurati a Davide».
Salmo Responsoriale
dal Salmo 144
Apri la tua mano, Signore, e sazia
ogni vivente.
Misericordioso
e pietoso è il Signore,
lento
all’ira e grande nell’amore.
Buono è il
Signore verso tutti,
la sua
tenerezza si espande su tutte le creature.
Gli occhi di
tutti a te sono rivolti in attesa
e tu dai
loro il cibo a tempo opportuno.
Tu apri la
tua mano
e sazi il
desiderio di ogni vivente.
Giusto è il
Signore in tutte le sue vie
e buono in
tutte le sue opere.
Il Signore è
vicino a chiunque lo invoca,
a quanti lo
invocano con sincerità.
Seconda Lettura
Rm 8, 35. 37-39
Dalla lettera di san Paolo apostolo
ai Romani
Fratelli,
chi ci separerà dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la
persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada?
Ma in tutte
queste cose noi siamo più che vincitori grazie a colui che ci ha amati.
Io sono
infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né
avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà
mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore.
Vangelo Mt 14, 13-21
Dal vangelo secondo Matteo
In quel
tempo, avendo udito [della morte di Giovanni Battista], Gesù partì di là su una
barca e si ritirò in un luogo deserto, in disparte.
Ma le folle,
avendolo saputo, lo seguirono a piedi dalle città. Sceso dalla barca, egli vide
una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati.
Sul far
della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto
ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da
mangiare». Ma Gesù disse loro: «Non occorre che vadano; voi stessi date loro da
mangiare». Gli risposero: «Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!».
Ed egli disse: «Portatemeli qui».
E, dopo aver
ordinato alla folla di sedersi sull’erba, prese i cinque pani e i due pesci,
alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai
discepoli, e i discepoli alla folla.
Tutti
mangiarono a sazietà, e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene.
Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le
donne e i bambini.