Quinto
ciclo
Anno
liturgico A (2013-2014)
Tempo
Ordinario
XIV Domenica
(6 luglio
2014)
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Zc
9, 9-10; Sal 144; Rm 8, 9. 11-13; Mt 11, 25-30
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Il brano
evangelico di oggi è uno dei rari passi in cui Gesù rivela il suo intimo mondo
interiore, dentro un’emozione traboccante davanti alla gioia dei discepoli che
raccontano al loro Maestro i prodigi avvenuti durante la missione di
evangelizzazione che era stata loro affidata (cfr. Lc 10,17): “Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e
della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai
rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché hai deciso nella tua benevolenza”.
È l’esultanza di fronte all’accondiscendenza di benevolenza del Padre per gli
uomini, che possono godere del suo amore senza averne alcun titolo. L’uomo può
godere del fatto che Dio si approssimi a lui in Gesù e tutto si risolve in una
questione di sguardo. L’uomo non deve conquistare Dio, ma aprirsi alla sua
rivelazione. Dio è già dalla sua parte. L’unica conquista è quella di acquisire
quell'atteggiamento del cuore che consente di ricevere la rivelazione del suo
amore. Questo caratterizza i ‘piccoli’, la cui qualità è definita in rapporto
ai ‘sapienti e dotti’ che si affannano invece come a cercare le condizioni
possibili per una presenza accettabile di Dio. I pensieri degli uomini non
corrispondono ai pensieri di Dio e chi preferisce quelli di Dio ai propri
appartiene al numero dei ‘piccoli’. La condivisione da parte di Gesù del
compiacimento di Dio non allude semplicemente al fatto che a Dio piace
rivelarsi ai piccoli, ma alla condizione essenziale perché Dio possa rivelarsi,
come a dire: appena ci si fa piccoli, nella misura in cui ci si fa piccoli, Dio
si rivela a noi. Qui si cela il segreto dell’obbedienza al Padre di Gesù,
dell’obbedienza del discepolo al suo Maestro, dell’obbedienza della fede.
L’esultanza di Gesù come del credente deriva da qui.
‘Piccolo’ è
anche opposto a ‘stare davanti’, a ‘suggeritore’, che è la posizione del
diavolo nei nostri confronti, come ricorda Gesù a Pietro, a Cesarea di Filippi,
dopo che si era scandalizzato di fronte alla predizione della sua passione: “Va’ dietro a me, Satana!” (Mt 16,23).
Non starmi davanti, non voler suggerire, ma accogli, stammi dietro, vieni con
me e basta!
Con la prima
lettura, tratta dal profeta Zaccaria, la chiesa collega l’esultanza di Gesù al
suo venire a Gerusalemme per compiere quella rivelazione della benevolenza del
Padre per i suoi figli: “Ecco, a te viene
il tuo re. Egli è giusto e vittorioso, umile [mite, secondo l’antica
versione greca], cavalca un asino, un
puledro figlio d’asina”. Di fronte alle fulminee campagne di Alessandro
Magno che conquistano tutti i paesi limitrofi di Israele, il profeta invita il
suo popolo a confidare nella mitezza e umiltà di un Messia che non si avvarrà
della potenza militare per portare pace a Gerusalemme. Riferimento, che gli
evangelisti hanno applicato a Gesù che entra trionfante in Gerusalemme, ma per
esservi ucciso. Quella mitezza e umiltà sono sottolineate dal salmo
responsoriale con il riandare alla proclamazione del Nome di Dio dopo il
peccato del vitello d’oro: “Misericordioso
e pietoso è il Signore, lento all’ira e grande nell’amore” (Sal 144/145,8).
Mitezza e
umiltà contraddistinguono Gesù nell’offrire il suo ristoro/riposo a coloro che
sono stanchi e oppressi. E come non esserlo in questa vita attraversata da così
tante prove e fatiche? Se non esiste via d’uscita alla fatica del vivere, è
però possibile aprirsi alla grazia che la feconda. In effetti, se consideriamo
il racconto della creazione nel libro della Genesi, scopriamo che Dio: “cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro
che aveva fatto” (Gn 2,2). L’espressione ‘cessare da ogni lavoro’
corrisponde al ‘riposare’. Ora, ‘riposare’, ‘riposo’, non sono concetti
negativi, ma intrinsecamente positivi. Ciò che rende completa la creazione è
quel ‘riposo’, sinonimo di pace, armonia, felicità, pienezza, vita eterna. Il
termine greco usato nella Bibbia dei LXX per rendere ‘riposo’ è lo stesso che
viene usato per le parole di Gesù: “Prendete
il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e
troverete ristoro per la vostra vita”.
Il ‘ristoro’ che dà Gesù è quel ‘riposo’ che caratterizza la completezza della
creazione. Ciò significa che Gesù costituisce davvero il compimento della
nostra umanità; che in lui la nostra umanità si compie, si realizza e si
‘riposa’ (cfr. Mt 5,5). Non solo, ma che le caratteristiche del cuore di Gesù,
mitezza e umiltà, costituiscono le coordinate di ogni possesso in pienezza, la
cifra dello splendore dell’amore che ‘soddisfa’ il cuore dell’uomo. La dolcezza
e leggerezza della legge evangelica derivano da qui, sebbene all’inizio e ad uno
sguardo superficiale la legge evangelica appaia esigente e pesante, come del
resto altri passi del vangelo dichiarano senza reticenze.
La colletta
riassume in tre caratteristiche l’andar dietro al Cristo: 'rendici poveri,
liberi ed esultanti'. Poveri di tutto ciò che ci allontana dalla rivelazione
del volto di misericordia di Dio per noi, liberi da tutto ciò che si oppone a
quella rivelazione ed esultanti per tutto ciò che la consente. Ma giustamente
'a imitazione del Cristo tuo Figlio' perché, per quanto si sia desiderosi dei
segreti di Dio, non si è disposti a riconoscerli dove si trovano, ad accettarli
per quello che sono, a goderli per quello che comportano. Stare con il Signore
Gesù è il modo migliore per riconoscere le vie di Dio, accogliere i suoi segreti
e non illudere il nostro cuore. Per questo, per quanto strana suoni
l'espressione, viene aggiunto 'per portare con lui il giogo soave della croce'.
Nulla di più contrastante tra 'soavità' e 'croce'. Ma quel 'con lui' cambia
tutto.
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I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale
Romano”):
Prima Lettura Zc
9, 9-10
Dal libro del profeta Zaccaria.
«Esulta
grandemente, figlia di Sion,
giubila,
figlia di Gerusalemme!
Ecco, a te
viene il tuo re.
Egli è
giusto e vittorioso,
umile,
cavalca un asino,
un puledro figlio
d’asina.
Farà sparire
il carro da guerra da Èfraim
e il cavallo
da Gerusalemme,
l’arco di
guerra sarà spezzato,
annuncerà la
pace alle nazioni,
il suo
dominio sarà da mare a mare
e dal Fiume
fino ai confini della terra».
Salmo Responsoriale
dal Salmo 144
Benedirò il tuo nome per sempre,
Signore.
O Dio, mio
re, voglio esaltarti
e benedire
il tuo nome in eterno e per sempre.
Ti voglio
benedire ogni giorno,
lodare il
tuo nome in eterno e per sempre.
Misericordioso
e pietoso è il Signore,
lento all’ira
e grande nell’amore.
Buono è il
Signore verso tutti,
la sua
tenerezza si espande su tutte le creature.
Ti lodino,
Signore, tutte le tue opere
e ti
benedicano i tuoi fedeli.
Dicano la
gloria del tuo regno
e parlino
della tua potenza.
Fedele è il
Signore in tutte le sue parole
e buono in
tutte le sue opere.
Il Signore
sostiene quelli che vacillano
e rialza
chiunque è caduto.
Seconda Lettura
Rm 8, 9. 11-13
Dalla lettera di san Paolo apostolo
ai Romani
Fratelli,
voi non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che
lo Spirito di Dio abita in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non
gli appartiene.
E se lo
Spirito di Dio, che ha risuscitato Gesù dai morti, abita in voi, colui che ha
risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per
mezzo del suo Spirito che abita in voi.
Così dunque,
fratelli, noi siamo debitori non verso la carne, per vivere secondo i desideri
carnali, perché, se vivete secondo la carne, morirete. Se, invece, mediante lo
Spirito fate morire le opere del corpo, vivrete.
Vangelo Mt 11, 25-30
Dal vangelo secondo Matteo
In quel
tempo Gesù disse:
«Ti rendo
lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose
ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così
hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio;
nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il
Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
Venite a me,
voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio
giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e
troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio
peso leggero».