Quinto ciclo

Anno liturgico A (2013-2014)

Solennità e feste

 

Presentazione del Signore

(2 febbraio 2014)

_________________________________________________

Ml 3,1-4;  Sal 23;  Eb 2,14-18;  Lc 2,22-40

_________________________________________________

 

L'antico nome greco della festa è incontro e la liturgia, con la processione con i ceri accesi, sottolinea appunto il cammino verso un incontro che, prendendo a modello quello di Simeone e Anna, allude all’incontro dei fedeli con Cristo nella celebrazione eucaristica, segno del definitivo incontro nel paradiso di Dio. "Anche noi qui riuniti dallo Spirito Santo andiamo incontro al Cristo nella casa di Dio, dove lo troveremo e lo riconosceremo nello spezzare il pane nell'attesa che egli venga e si manifesti nella sua gloria" : così introduce la celebrazione il sacerdote. E nella benedizione dei ceri prega: "... illuminati dalla luce di questi ceri, infondi nel nostro spirito lo splendore della tua santità, perché possiamo giungere felicemente alla pienezza della tua gloria". D'altra parte non è questo il significato profetico della vita consacrata, che vede nella festa di oggi la sua celebrazione tipica: risplendere della santità di Dio?

Il testo del vangelo di Luca che narra della presentazione al tempio di Gesù è ricco di particolari misteriosi, particolari che tradiscono la contemplazione di un mistero, velato ma percepibile. Luca parla della loro purificazione: ma solo la mamma era tenuta a purificarsi dopo il parto (cfr. Lev 12,1-8). Non c’è nessuna legge che prescrive di portare il bambino al tempio. La Legge di Mosè prescrive di consacrare e riscattare ogni primogenito (cfr Es 13). Luca, però, citando quella norma, ne modifica l’espressione dicendo che ‘ogni maschio primogenito sarà chiamato santo’ ed usa le stesse parole dell’angelo Gabriele quando reca l’annunzio a Maria. Come a sottolineare: Gesù non ha bisogno di essere consacrato al Signore e non deve essere riscattato; anzi, Lui è il Consacrato, il Cristo del Signore, Lui sarà il riscatto per il suo popolo, per l’intera umanità. In Lui si concentra tutto il senso della storia sacra perché compie in verità quello che nella Legge veniva descritto in simbolo: Gesù è il primogenito diletto che compie il sacrificio di Isacco, come Lui è il vero pane celeste che era prefigurato nella manna.

Il profeta Malachia ci avverte della drammaticità dell’incontro con il Signore: "... entrerà nel suo tempio il Signore che voi cercate ... Chi sopporterà il giorno della sua venuta? Chi resisterà al suo apparire? Egli è come il fuoco del fonditore e come la lisciva dei lavandai". Mentre il salmo 23 ripete: "Chi potrà salire il monte del Signore? Chi potrà stare nel suo luogo santo? Chi ha mani innocenti e cuore puro, chi non si rivolge agli idoli [=chi non volge il suo desiderio a ciò che è vano, alla menzogna], chi non giura con inganno". Se li leggiamo insieme possiamo intendere: chi sta nella menzogna e si fa forte della sua presunzione contro il prossimo come potrà sopportare la venuta del Signore? Come potrà cioè ardire di vedere il Suo volto, scoprire il Suo amore? Dato che il nostro cuore non è puro e le nostre mani non sono innocenti, dovremo essere purificati dal Signore, che non sopporta la menzogna. Il suo fuoco e la sua lisciva sono le prove e le fatiche che nella sua provvidenza ci amministra perché possiamo imparare a far risplendere la sincerità del cuore, a far prevalere il desiderio di Lui su tutto il resto. Potrà avvenire allora quell'incontro che colmerà il cuore, ci rivestirà del suo stesso splendore di gloria, vale a dire di quell'amore che sgorga così dal profondo che non sarà soffocato nemmeno dall'ingiustizia o dai torti subiti. Una volta assaporato quell'incontro, un anelito sempre più potente possiederà il nostro cuore e non si quieterà finché tutta la gloria di quel Volto ci apparirà in tutto il suo splendore. Il cammino della nostra vita è posto tra il desiderio latente di quell'incontro e l'incontro realizzato fino a viverla solo e unicamente in funzione della rivelazione della gloria di quel Volto che misteriosamente parla al cuore.

Nel testo del profeta Malachia Dio rimprovera all'uomo le sue richieste fasulle, le sue lamentele, che provengono dalla menzogna del suo cuore: Quando abbiamo disprezzato il tuo Nome? Come ti abbiamo stancato? Che vantaggio abbiamo ottenuto dall'osservanza dei comandamenti? In una parola: ce l'abbiamo con Dio, perché non fa quello che vogliamo noi! Come non dover essere purificati da questa lamentosità menzognera che indurisce il cuore e non lo rende sensibile né all’incontro con Dio né all’incontro con i fratelli? La Chiesa prega: "... infondi nel nostro spirito lo splendore della tua santità ..." perché riconosciamo il bisogno di te e del tuo amore!

La visione di Simeone, come del resto la visione di ogni credente, è sempre una visione profetica, una visione nella speranza. Tiene il bambino Gesù in braccio e vede avanti, vede in spirito, sente il mistero di quel bambino venuto a compiere tutte le attese ed esclama: “Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele”. È il cantico che la chiesa innalza a compieta, tutti i giorni, a riprova che l’esito dei nostri giorni mortali non può che risolversi nella contemplazione di Dio e del nostro Dio Salvatore. Le parole di Simeone hanno anche una potenza di rivelazione particolare per il cuore che desidera il suo Dio. Applicandole all’intelligenza delle Scritture, le possiamo tradurre così nella lingua del nostro cuore: Signore, ora che ho potuto gustare e trattenere una tua parola, fa che sia sciolto da ogni legame che impedisce a questa parola di agire, che impedisce al mio cuore di goderne la potenza salvatrice e possa cominciare a vivere in quella pace che compie la mia attesa e anche la tua! Sì, perché non è soltanto l’uomo ad aspettare la consolazione, è anche Dio e la consolazione di Dio è la condivisione della sua gioia e della sua pace con noi. E possano tutte le genti, insieme al popolo di Israele, diventare l’Israele di Dio, nel quale si compie la consolazione e dell’uomo e di Dio.

 

§^§^§

 

I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale Romano”):

 

Prima Lettura  Ml 3,1-4

Dal libro del profeta Malachìa

 

Così dice il Signore Dio:

«Ecco, io manderò un mio messaggero a preparare la via davanti a me e subito entrerà nel suo tempio il Signore che voi cercate; e l’angelo dell’alleanza, che voi sospirate, eccolo venire, dice il Signore degli eserciti.

Chi sopporterà il giorno della sua venuta? Chi resisterà al suo apparire? Egli è come il fuoco del fonditore e come la lisciva dei lavandai.

Siederà per fondere e purificare l’argento; purificherà i figli di Levi, li affinerà come oro e argento, perché possano offrire al Signore un’offerta secondo giustizia.

Allora l’offerta di Giuda e di Gerusalemme sarà gradita al Signore come nei giorni antichi, come negli anni lontani».

 

Salmo Responsoriale  dal Salmo 23

Vieni, Signore, nel tuo tempio santo.

Alzate, o porte, la vostra fronte,

alzatevi, soglie antiche,

ed entri il re della gloria.

 

Chi è questo re della gloria?

Il Signore forte e valoroso,

il Signore valoroso in battaglia.

 

Alzate, o porte, la vostra fronte,

alzatevi, soglie antiche,

ed entri il re della gloria.

 

Chi è mai questo re della gloria?

Il Signore degli eserciti è il re della gloria.

 

Seconda Lettura  Eb 2,14-18

Dalla lettera agli  Ebrei

Poiché i figli hanno in comune il sangue e la carne, anche Cristo allo stesso modo ne è divenuto partecipe, per ridurre all’impotenza mediante la morte colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo, e liberare così quelli che, per timore della morte, erano soggetti a schiavitù per tutta la vita.

Egli infatti non si prende cura degli angeli, ma della stirpe di Abramo si prende cura. Perciò doveva rendersi in tutto simile ai fratelli, per diventare un sommo sacerdote misericordioso e degno di fede nelle cose che riguardano Dio, allo scopo di espiare i peccati del popolo.

Infatti, proprio per essere stato messo alla prova e avere sofferto personalmente, egli è in grado di venire in aiuto a quelli che subiscono la prova.

 

Vangelo  Lc 2,22-40

Dal vangelo secondo Luca

[ Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.

Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore.

Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:

«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo

vada in pace, secondo la tua parola,

perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,

preparata da te davanti a tutti i popoli:

luce per rivelarti alle genti

e gloria del tuo popolo, Israele». ]

Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».

C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.

Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.