Quinto
ciclo
Anno
liturgico A (2013-2014)
Solennità
e feste
Commemorazione di
tutti i fedeli defunti
(2 novembre
2014)
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Gb 19,1.23-27a; Sal 26;
Rm 5,5-11;
Gv 6,37-40
Is 25,6a.7-9; Sal 25; Rm 8,14-23; Mt 25,31-46
Sap 3,1-9; Sal 41; Ap 21,15a.6b-7, Mt
5,1-12a
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Se ieri,
festa di tutti i santi, la chiesa guardava al mistero dell’amore di Dio per
l’uomo dal cielo, oggi, commemorazione di tutti i defunti, lo guarda dalla
terra. È lo stesso mistero di salvezza celebrato ieri ma contemplato nella
logica degli affetti umani, che di quel mistero sono la cifra visibile.
Applico alla
celebrazione odierna quello che la Chiesa vive nella sua preghiera eucaristica:
“Per mezzo del tuo Figlio, splendore d’eterna gloria, fatto uomo per noi, hai raccolto tutte le genti nell’unità della Chiesa. Con la
forza del tuo Spirito continui a radunare in una sola
famiglia i popoli della terra, e offri a tutti gli uomini la beata speranza del
tuo regno. Così la Chiesa risplende come segno della tua
fedeltà all’alleanza promessa e attuata in Gesù Cristo, nostro Signore”
(Preghiera eucaristica V/D).
Fare memoria
dei nostri defunti significa alludere a quella forza unificante di Dio che ci
raccoglie alla mensa del suo amore, dove tutti siamo invitati. Significa
fondare la nostra speranza nel suo amore salvatore e misericordioso, oltre il
dolore della separazione. La liturgia di oggi suscita un grande senso di
solidarietà umana. Non si tratta solo di tenere viva la memoria dei propri
cari, ma di fare esperienza di una solidarietà in umanità che gli affetti sanno
custodire. È qualcosa che rivela la percezione di una realtà misteriosa,
ma potente, coinvolgente, insopprimibile. La radice la ravviso nel brano
del giudizio finale narrato da Matteo. Con il suo giudizio il re manifesterà il
segreto dell’agire di Dio fin dalla fondazione del
mondo, lungo tutta la storia. Manifesterà il segreto sul quale si regge il
mondo e che ne costituisce la dignità assoluta: Dio ha voluto farsi solidale
con l’umanità a tal punto che chi tocca l’uomo tocca Dio, chi onora l’uomo onora Dio, chi disprezza l’uomo disprezza Dio. Tale
segreto rifulge nella vita del Figlio dell’uomo, perché è lui che appare
davanti agli occhi di Dio in ogni uomo. In un baleno apparirà tutta la verità
dell’uomo e, contemporaneamente, tutta la gloria di Dio, che è gloria di amore per noi. La solidarietà negli affetti parla
di questo ‘segreto’ di Dio.
La memoria
per i nostri defunti tiene vivo nell’anima questo segreto nella
prospettiva della supplica che si riveli loro in tutta la sua potenza,
come capace finalmente di dare compimento ai desideri che hanno lavorato la
terra dei cuori loro e nostri. Le letture di oggi definiscono i salvati come
‘nel riposo’ di Dio e si prega perché i defunti,
coloro che ci hanno preceduto nel regno di Dio, godano il ‘riposo’
di Dio.
Quel ‘riposo’ allude al compimento di un atto di creazione
particolare. Nel primo racconto della creazione, nel libro della Genesi, il
testo dice che, dopo aver creato tutte le cose: “Dio, nel settimo giorno, portò a compimento il lavoro che aveva fatto”.
Se i sei giorni precedenti non sono bastati a
completare il lavoro, che cosa allora è stato creato il settimo giorno? La ‘menuchà’, la tranquillità, la serenità, la pace e il
riposo, rispondono gli antichi rabbini (cf. Gen Rabbà,
10, 9). È lo stato in cui non vi è contesa né lotta, né paura né diffidenza; è
felicità, pace e armonia; vita del mondo futuro, vita
eterna. Proprio secondo la promessa di Gesù: “Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e
io vi darò ristoro” (Mt 11,28) e soprattutto “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato
per voi fin dalla creazione del mondo” (Mt 25,34).
Con il
ricevere il regno che è preparato fin dalla fondazione del mondo, finalmente è
svelato il senso del mondo, come la risurrezione di Gesù svela il senso della
sua vita e della nostra. Ciò che da sempre ha mosso il cuore di Dio ora,
finalmente, si vede realizzato. In effetti, il riposo allude anzitutto alla
condivisione dei sentimenti di Dio, al riposo dell’amore suo che tanta pena si
è dato per convincere e conquistare; è il ristoro che
segue l’incontro tra il desiderio di Dio e quello dell’uomo.
E la
particolarità della liturgia di oggi è data dal fatto che la chiesa supplica il
suo Signore perché quel riposo sia condiviso da tutti i suoi figli, che
intercede presso di lui per tutti loro, fiduciosa nella misericordia immensa di
Dio che si è dato pena per i suoi figli, nessuno escluso. La
supplica procede dalla fiducia nella promessa di Dio che vuole con sé i suoi
figli, ma anche dal desiderio, pieno di speranza, che finalmente potrà
avverarsi, come dice Giobbe: “Dopo che
questa mia pelle sarà strappata via, senza la mia carne, vedrò Dio. Io lo vedrò, io stesso,
i miei occhi lo contempleranno e non un altro”.
Se questo desiderio alberga in ogni cuore, la chiesa supplica perché tutti
possano vederlo realizzato, possano sentirlo
finalmente come la verità del loro cuore.
E le letture
tratte da s. Paolo aggiungono che addirittura la
nostra stessa carne rifiorirà incorruttibile, addirittura nella nostra stessa
carne sperimenteremo l’amore salvatore del Signore che dà la vita. È l’altra
caratteristica della liturgia di oggi: la chiesa professa la sua fede nella
risurrezione della carne, la sua speranza nella potenza di Dio che esprimerà la
vittoria sulla morte nella nostra stessa carne, insieme ai nostri cari.
§^§^§
I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale
Romano”):
PRIMA MESSA
Prima Lettura Gb
19,1.23-27a
Dal libro di Giobbe
Rispondendo
Giobbe prese a dire:
«Oh, se le mie parole si scrivessero,
se si fissassero in un libro,
fossero impresse con stilo di ferro e con
piombo,
per sempre s’incidessero sulla roccia!
Io so che il
mio redentore è vivo
e che, ultimo, si ergerà sulla
polvere!
Dopo che
questa mia pelle sarà strappata via,
senza la mia carne, vedrò Dio.
Io lo vedrò,
io stesso,
i miei occhi lo contempleranno e non
un altro».
Salmo Responsoriale Dal Salmo 26
Sono certo di contemplare la bontà
del Signore nella terra dei viventi.
Il Signore è
mia luce e mia salvezza:
di chi avrò timore?
Il Signore è
difesa della mia vita:
di chi avrò paura?
Una cosa ho chiesto al Signore,
questa sola io cerco:
abitare nella casa del Signore
tutti i giorni della mia vita,
per contemplare la bellezza del Signore
e ammirare il suo santuario.
Ascolta, Signore, la mia voce.
Io grido:
abbi pietà di me, rispondimi!
Il tuo
volto, Signore, io cerco.
Non
nascondermi il tuo volto.
Sono certo
di contemplare la bontà del Signore
nella terra dei viventi.
Spera nel
Signore, sii forte,
si rinsaldi il tuo cuore e spera nel
Signore.
Seconda Lettura
Rm 5,5-11
Dalla lettera di san Paolo apostolo
ai Romani
Fratelli, la
speranza non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori
per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.
Infatti,
quando eravamo ancora deboli, nel tempo stabilito Cristo morì per gli empi.
Ora, a stento qualcuno è disposto a morire per un giusto; forse qualcuno
oserebbe morire per una persona buona. Ma Dio dimostra
il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori,
Cristo è morto per noi.
A maggior
ragione ora, giustificati nel suo sangue, saremo salvati dall’ira per mezzo di
lui. Se infatti, quand’eravamo nemici, siamo stati
riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo, molto più, ora che
siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita. Non solo, ma ci
gloriamo pure in Dio, per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo, grazie al quale
ora abbiamo ricevuto la riconciliazione.
Vangelo Gv 6,37-40
Dal vangelo secondo Giovanni
In quel
tempo, Gesù disse alla folla:
«Tutto ciò
che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me,
io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia
volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.
E questa è
la volontà di colui che mi ha mandato: che io non
perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno.
Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il
Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo
giorno».
SECONDA MESSA
Prima Lettura Is 25,6a.7-9
Dal libro del profeta Isaìa
In quel
giorno, preparerà il Signore degli eserciti
per tutti i popoli, su questo monte,
un banchetto di grasse vivande.
Egli
strapperà su questo monte
il velo che copriva la faccia di tutti
i popoli
e la coltre distesa su tutte le
nazioni.
Eliminerà la
morte per sempre.
Il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto,
l’ignominia del suo popolo
farà scomparire da tutta la terra,
poiché il Signore ha parlato.
E si dirà in
quel giorno: «Ecco il nostro Dio;
in lui abbiamo sperato perché ci
salvasse.
Questi è il
Signore in cui abbiamo sperato;
rallegriamoci, esultiamo per la sua salvezza».
Salmo Responsoriale Dal Salmo 24
Chi spera in te, Signore, non resta
deluso.
Ricòrdati, Signore, della tua misericordia
e del tuo amore, che è da sempre.
Ricòrdati di me nella tua misericordia,
per la tua bontà, Signore.
Allarga il
mio cuore angosciato,
liberami dagli affanni.
Vedi la mia
povertà e la mia fatica
e perdona tutti i miei peccati.
Proteggimi,
portami in salvo;
che io non resti deluso,
perché in te mi sono rifugiato.
Mi
proteggano integrità e rettitudine,
perché in te ho sperato.
Seconda Lettura
Rm 8,14-23
Dalla lettera di san Paolo apostolo
ai Romani
Fratelli,
tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio. E
voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma
avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!».
Lo Spirito
stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio. E se siamo
figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di
Cristo, se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche
alla sua gloria.
Ritengo infatti che le sofferenze del tempo presente non siano
paragonabili alla gloria futura che sarà rivelata in noi. L’ardente aspettativa della creazione, infatti, è protesa verso la
rivelazione dei figli di Dio.
La creazione infatti è stata sottoposta alla caducità – non per sua
volontà, ma per volontà di colui che l’ha sottoposta – nella speranza che anche
la stessa creazione sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare
nella libertà della gloria dei figli di Dio.
Sappiamo infatti che tutta insieme la creazione geme e soffre le
doglie del parto fino ad oggi. Non solo, ma anche noi, che possediamo le
primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli, la
redenzione del nostro corpo.
Vangelo Mt 25,31-46
Dal vangelo secondo Matteo
In quel
tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Quando il
Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni
dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra.
Allora il re
dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite,
benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin
dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho
avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi
avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a
trovarmi”.
Allora i
giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti
abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto
straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando
mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E
il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto
quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete
fatto a me”.
Poi dirà
anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel
fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto
fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e
non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi
avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”.
Anch’essi
allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o
straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli
risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello
che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”.
E se ne
andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».
TERZA MESSA
Prima Lettura Sap 3,1-9
Dal libro della Sapienza
Le anime dei
giusti sono nelle mani di Dio,
nessun tormento li toccherà.
Agli occhi
degli stolti parve che morissero,
la loro fine fu ritenuta una sciagura,
la loro partenza da noi una rovina,
ma essi sono nella pace.
Anche se
agli occhi degli uomini subiscono castighi,
la loro speranza resta piena
d’immortalità.
In cambio di
una breve pena riceveranno grandi benefici,
perché Dio li ha provati e li ha trovati
degni di sé;
li ha saggiati come oro nel crogiolo
e li ha graditi come l’offerta di un
olocausto.
Nel giorno
del loro giudizio risplenderanno,
come scintille nella stoppia correranno
qua e là.
Governeranno
le nazioni, avranno potere sui popoli
e il Signore regnerà per sempre su di
loro.
Coloro che confidano
in lui comprenderanno la verità,
i fedeli nell’amore rimarranno presso
di lui,
perché grazia e misericordia sono per i
suoi eletti.
Salmo Responsoriale Dal Salmo 41
L’anima mia ha sete del Dio vivente.
Come la
cerva anela
ai corsi d’acqua,
così l’anima mia anela
a te, o Dio.
L’anima mia
ha sete di Dio,
del Dio vivente:
quando verrò e vedrò
il volto di Dio?
Avanzavo tra
la folla,
la precedevo fino alla casa di Dio,
fra canti di gioia e di lode
di una moltitudine in festa.
Manda la tua
luce e la tua verità:
siano esse a guidarmi,
mi conducano alla tua santa montagna,
alla tua dimora.
Verrò
all’altare di Dio,
a Dio, mia gioiosa esultanza.
A te canterò
sulla cetra,
Dio, Dio
mio.
Perché ti rattristi, anima mia,
perché ti agiti in me?
Spera in Dio:
ancora potrò lodarlo,
lui, salvezza del mio volto e mio Dio.
Seconda Lettura
Ap 21,1-5.6-7
Dal libro dell’Apocalisse di san
Giovanni apostolo
Io,
Giovanni, vidi un cielo nuovo e una terra nuova: il cielo e la terra di prima infatti erano scomparsi e il mare non c’era più. E vidi
anche la città santa, la Gerusalemme nuova, scendere dal cielo, da Dio, pronta
come una sposa adorna per il suo sposo.
Udii allora
una voce potente, che veniva dal trono e diceva:
«Ecco la tenda di Dio con gli uomini!
Egli abiterà
con loro
ed essi saranno suoi popoli
ed egli sarà il Dio con loro, il loro
Dio.
E asciugherà
ogni lacrima dai loro occhi
e non vi sarà più la morte
né lutto né lamento né affanno,
perché le cose di prima sono passate».
E Colui che sedeva sul trono disse:
«Ecco, io faccio nuove tutte le cose.
Io sono
l’Alfa e l’Omèga,
il Principio e la Fine.
A colui che ha sete
io darò gratuitamente da bere
alla fonte dell’acqua della vita.
Chi sarà
vincitore erediterà questi beni;
io sarò suo Dio ed egli sarà mio figlio».
Vangelo Mt 5,1-12a
Dal vangelo secondo Matteo
In quel
tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si
avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro
dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli
che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i
miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli
che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i
misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri
di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli
operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i
perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi
quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo,
diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed
esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».