Quinto
ciclo
Anno
liturgico A (2013-2014)
Solennità
Assunzione della
Beata Vergine Maria
(15 agosto 2014)
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Ap 11,19a;
12,1-6a.10ab; Sal 44; 1 Cor 15,20-27a; Lc 1, 39-56
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Un
bellissimo tropario della liturgia bizantina canta: “Nella tua maternità hai
conservato la verginità, nella tua dormizione non hai abbandonato il mondo, o
Madre di Dio; hai raggiunto la sorgente della Vita, tu che hai concepito il Dio
vivente e che con le tue preghiere libererai le nostre anime dalla morte”. Cosa
proclamiamo nella festa di oggi riguardo alla Madre di Dio? Che è stata assunta
alla gloria celeste col suo corpo e con la sua anima e dal Signore esaltata
come Regina dell’universo, partecipando in modo singolare alla risurrezione del
suo Figlio e anticipando quella che sarà la risurrezione di noi tutti. Della
sua morte si dice soltanto che non ha patito la corruzione della tomba. Il nome
antico della festa è ‘Dormizione della Vergine’ con l’evidente allusione al
mistero del suo transito. È tradizione comune però pensare alla sua morte in
questi termini: “Se l’ineffabile suo frutto, per il quale essa è divenuta
cielo, ha volontariamente accettato la tomba come un mortale, potrà forse
ricusarla colei che senza nozze lo ha generato?”. E ancora: “ Tomba e morte non
hanno trattenuto la Madre di Dio, sempre desta con la sua intercessione e
immutabile speranza con la sua protezione: quale Madre della vita, alla vita
l’ha trasferita colui che nel suo grembo semprevergine aveva preso dimora”
(dalla liturgia bizantina).
Nella sua
lettera ai Corinzi Paolo fa coincidere il regno di Cristo con la riduzione a
nulla di ogni potere della morte. La cosa va vista nel suo succedersi temporale
in ciascuno di noi oltre che nella storia. Tutta l'ascesi e la lotta interiore
non sono altro che l'espressione di questo potere di Cristo che riduce a nulla
il potere della morte che ci assilla e ci impasta. E man mano che questo potere
di Cristo prevale, la vita sgorga fluente e incontenibile.
Ora, nella
Vergine Maria, siccome tutto questo processo è compiuto, può essere consegnata
a Dio Padre, fulgida di tutto lo splendore che la salvezza operata da Dio
comporta. Il disegno di Dio in tutto il suo amore per l'uomo, dalla creazione
alla glorificazione finale nel suo Regno, solo questa nostra sorella, la
Vergine, l'ha potuto godere compiutamente. Oggi, festa dell'assunzione, ella lo
sa e può dichiarare: ora so per esperienza tutto l'amore che Dio ha portato
all'umanità, che ha portato a me perché sia visibile da tutti! E proprio perché
la sua lode per Dio è piena, allora anche l'esultanza del suo cuore è piena e
la sua intercessione irresistibile. Guardando alla Vergine gloriosa, assunta in
cielo, i fedeli non possono non considerarla, come canta il prefazio:
"primizia e immagine della Chiesa … un segno di consolazione e di sicura
speranza", e ripetere con il poeta: “Qui se' a noi meridiana face di
caritate, e giuso, intra ' mortali, se' di speranza fontana vivace” (Paradiso,
canto XXXIII).
In lei
possono magnificare l'amore di Dio per l'uomo, la grandezza della salvezza
operata da Dio che anche in noi si dispiegherà a suo tempo, come in lei, che
per noi intercede. E a lei rivolti, fiduciosi, possiamo pregarla come le
antiche comunità cristiane: "Sotto la tua protezione troviamo rifugio,
santa Madre di Dio: non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova,
e liberaci da ogni pericolo, o Vergine gloriosa e benedetta".
Da dove
deriva alla Vergine tutta la sua gloria? L’elogio alla madre da parte della
donna che ascoltava affascinata Gesù: “Beato
il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!” è trasformato
da Gesù nell’elogio ai discepoli: “Beati
piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!” (Lc
11,27-28). Gesù sembra spostare l'attenzione sui discepoli, ma in realtà
definisce esattamente in che cosa consiste la beatitudine di sua madre. Come i
Padri sottolineano spesso: prima di essere madre fisicamente di Gesù, Maria lo
è spiritualmente, perché il suo cuore ascolta e osserva la Parola, l'ha sempre
ascoltata e osservata. Se però colleghiamo il commento di Gesù all’espressione
pronunciata da Elisabetta nel saluto alla Vergine: “Beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha
detto”, ci viene svelato un altro aspetto fondamentale. Ascoltare e
osservare la Parola non è semplicemente un mettere in pratica quello che Dio
dice. È assai di più. Significa permettere alla promessa di Dio racchiusa nella
sua parola di compiersi, di rivelarsi finalmente al cuore e al mondo. Significa
acconsentire al desiderio di Dio di compiersi, significa fare in modo che il
desiderio che Dio ha di incontrare l'uomo finalmente trovi compimento. Ora, da
dove deriva la vita all'uomo se non da un incontro d'amore? Sia in senso
fisico, un figlio, sia nel senso di procurare vitalità, gioia di vivere,
visione di speranza, forza ed energia. Più questo consenso da parte dell'uomo è
totale, più la vita che deriva da Dio è fluente e incontenibile. Vince la
morte. Per sempre.
In quel “ha creduto” è indicata tutta la
disponibilità della Vergine all’azione di Dio (“Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola”)
dove il proprio essere è vissuto come risposta al desiderio di Dio, come spazio
di compimento all’agire di Dio. Nell’ “adempimento”
è adombrata la generazione del Verbo che in lei prende forma. Accogliere il
Verbo nella propria umanità significa far risplendere l’amore di Dio nel mondo
e compiere la propria umanità permettendole di far trasparire la divina
Presenza. La grazia di questa maternità spirituale è estesa a tutti i credenti:
tutti possono ereditare la beatitudine che deriva dall'ascoltare e osservare la
Parola. Nella dinamica dell’obbedienza della fede, l’ascolto della Parola
equivale alla fin fine ad accogliere e generare in noi il Verbo, di cui
risplendono tutte le parole della Scrittura.
Ora, la vera
meraviglia di Dio per gli uomini è proprio il dono del Figlio, che di
quell’umanità che ci costituisce svela i confini e le sorgenti divine. Chi, più
della Vergine, ha goduto tutta la potenza di splendore di questo dono per
l’umanità? Così l’intercessione della Vergine va nella direzione
dell’invocazione della preghiera ‘sia fatta la tua volontà come in cielo così
in terra’, interpretata: ‘si compia il tuo amore finché la terra diventi tutta
cielo’; nulla rimanga inaccessibile all’amore di Dio che si dispiega potente.
Lei, la serva del Signore, terra come noi, ma totalmente disponibile all’agire
di Dio, è diventata tutta cielo. Intercede perché anche la nostra umanità, in
ciascuno e in tutti, si allarghi agli spazi e alle profondità della sua stessa
umanità, nella comunione con il suo Dio. Per questo la chiesa prega oggi la
Vergine gloriosa dicendo con l’orazione alle offerte: “... per sua
intercessione i nostri cuori, ardenti del tuo amore, aspirino continuamente a
te”.
§^§^§
I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale
Romano”):
Prima Lettura Ap
11, 19a; 12, 1-6a.10ab
Dal libro dell'Apocalisse di san Giovanni apostolo
Si aprì il
tempio di Dio che è nel cielo e apparve nel tempio l’arca della sua alleanza.
Un segno
grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i
suoi piedi e, sul capo, una corona di dodici stelle. Era incinta, e gridava per
le doglie e il travaglio del parto.
Allora
apparve un altro segno nel cielo: un enorme drago rosso, con sette teste e
dieci corna e sulle teste sette diademi; la sua coda trascinava un terzo delle
stelle del cielo e le precipitava sulla terra.
Il drago si
pose davanti alla donna, che stava per partorire, in modo da divorare il
bambino appena lo avesse partorito.
Essa partorì
un figlio maschio, destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro,
e suo figlio fu rapito verso Dio e verso il suo trono. La donna invece fuggì
nel deserto, dove Dio le aveva preparato un rifugio.
Allora udii
una voce potente nel cielo che diceva:
«Ora si è
compiuta
la salvezza,
la forza e il regno del nostro Dio
e la potenza
del suo Cristo».
Salmo Responsoriale
dal Salmo 44
Risplende la Regina, Signore, alla
tua destra.
Figlie di re
fra le tue predilette;
alla tua
destra sta la regina, in ori di Ofir.
Ascolta,
figlia, guarda, porgi l’orecchio:
dimentica il
tuo popolo e la casa di tuo padre.
Il re è
invaghito della tua bellezza.
È lui il tuo
signore: rendigli omaggio.
Dietro a lei
le vergini, sue compagne,
condotte in
gioia ed esultanza,
sono
presentate nel palazzo del re.
Seconda Lettura
1 Cor 15, 20-27a
Dalla prima lettera di san Paolo
apostolo ai Corinzi
Fratelli,
Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti. Perché, se per
mezzo di un uomo venne la morte, per mezzo di un uomo verrà anche la
risurrezione dei morti. Come infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristo
tutti riceveranno la vita.
Ognuno però
al suo posto: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che
sono di Cristo. Poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre,
dopo avere ridotto al nulla ogni Principato e ogni Potenza e Forza.
È necessario
infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi
piedi. L’ultimo nemico a essere annientato sarà la morte, perché ogni cosa ha
posto sotto i suoi piedi.
Vangelo Lc 1,
39-56
Dal vangelo secondo Luca
In quei
giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città
di Giuda.
Entrata
nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il
saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.
Elisabetta
fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne
e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio
Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il
bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto
nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
Allora Maria
disse:
«L’anima mia
magnifica il Signore
e il mio
spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha
guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi
tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose
ha fatto per me l’Onnipotente
e Santo è il
suo nome;
di
generazione in generazione la sua misericordia
per quelli
che lo temono.
Ha spiegato
la potenza del suo braccio,
ha disperso
i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha
rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato
gli umili;
ha ricolmato
di beni gli affamati,
ha rimandato
i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso
Israele, suo servo,
ricordandosi
della sua misericordia,
come aveva
detto ai nostri padri,
per Abramo e
la sua discendenza, per sempre».
Maria rimase
con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.