Quinto
ciclo
Anno
liturgico A (2013-2014)
Tempo
di Avvento
III Domenica
(15 dicembre
2013)
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Is 35,1-6a.
8a.10; Sal 145; Gc 5,7-10; Mt 11,2-11
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Insieme all’invito
a rallegrarci per la vicinanza del Natale (“Rallegratevi sempre nel Signore: ve
lo ripeto, rallegratevi, il Signore è vicino” – antifona di ingresso) la
liturgia oggi ci fa prendere coscienza del dubbio che può assillarci: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo
aspettare un altro?”. È la domanda di una vita. Di Giovanni Battista,
anzitutto. Tutta la sua vita era consistita nel predisporre la via a un Altro: ‘bisogna che lui cresca e io diminuisca’.
Accoglierne il mistero non significa però saperne in anticipo l'esito.
Significa, più semplicemente ma più sinceramente, stare disposto ad accogliere
comunque tutta l'esperienza umana e spirituale che quel mistero comporta nel
suo dispiegamento. Così Giovanni, in carcere, alla fine della vita, riformula
la stessa domanda con un risvolto angosciante: mi sono forse illuso? È lui quel
Tu che tutti attendono e che io sono stato chiamato a svelare al mondo?
La risposta
di Gesù è intessuta di citazioni del profeta Isaia: 29,18; 35,5; 26,19; 61,1.
L’aspetto singolare della sua risposta è che l’unica espressione non desunta
dalle Scritture è l’ultima: ‘beato è
colui che non trova in me motivo di scandalo’. Nel vangelo di Matteo, in
altre due occasioni si parla di scandalo a proposito di Gesù: in 13,57, allorché
i compatrioti di Nazaret fanno resistenza
all’insegnamento di Gesù e in 26,31, allorché i discepoli restano scandalizzati
nella notte della cattura di Gesù. Sta di fatto che il Messia si manifesta
diversamente da quanto ci si aspetta. E questo vale per i profeti, per i
discepoli di Gesù e per noi tutti. Lo scandalo del Messia povero e disarmato
non finisce mai nella nostra vita.
Se Giovanni
sembra avanzare dei dubbi su Gesù, Gesù però non ha dubbi su Giovanni Battista.
Parla alla gente in termini molto elogiativi di Giovanni: “Egli è colui del quale sta scritto: Ecco, dinanzi a te io mando il mio
messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via”. Nella tradizione
ebraica la composizione del passo di Malachia 3,1,
riferito a Elia, con l’altro passo di Esodo 23,20, riferito al Messia, ha fatto
pensare al ritorno di Elia come preparazione alla venuta del Messia. Gesù si
riferisce proprio a quella tradizione e, sebbene non risponda a Giovanni con il
dirgli: ‘sì, sono io quello che deve venire’, proclama: ‘tu sei l’Elia che deve
venire’. Se Giovanni è il precursore del Messia, allora non ci saranno dubbi a
proposito di Gesù come Messia. In tal modo, Gesù non risponde solo alla domanda
del Battista, ma anche a quella di tutti i suoi discepoli.
L’affermazione:
‘beato è colui che non trova in me motivo
di scandalo’è la firma apposta da Gesù in calce alla vita ed alla persona
del Battista. Effettivamente, conferma Gesù, Giovanni Battista è il più grande
fra i nati di donna. Commenta Ilario di Poitiers: “Il Signore manifesta tutta
la gloria di Giovani dicendo che lui era più che un profeta perché a lui solo
fu permesso sia di annunciare che di vedere il Cristo. E come si può pensare
che non conoscesse il Cristo uno che è stato inviato con la potenza di un
angelo a preparare la sua venuta e che tra i nati da donna è il più grande
profeta che sia mai sorto? Però con questa eccezione che colui che è più
piccolo di lui e cioè colui che viene interrogato, al quale non si crede, al
quale neppure le sue opere danno credito, questi è più grande nel regno dei
cieli”.
Il volto di
Dio lo vedono coloro che non si scandalizzano della sua piccolezza quando, ormai sfigurato sulla croce, allorché nemmeno
d'uomo aveva più l'aspetto, accolgono tutto il mistero di Dio nel suo amore
agli uomini, vedono cioè la sua scelta di essere Dio per gli uomini, non di
sembrarlo soltanto.
La domanda
di Giovanni Battista non è che l'eco dell'angoscia di Gesù al Gethsemani e al Calvario dove la sua piccolezza raggiunge la punta massima, ma dove si rivela in tutto
il suo splendore la grandezza di Dio. E la domanda del Battista è anche la
nostra domanda di credenti che sempre ci troviamo confrontati, lungo il
percorso della nostra vita, con il mistero della scoperta del vero Volto di
Dio. L'esito dell'incontro con Dio non è mai scontato. L'esperienza che siamo
invitati continuamente a fare va sempre al di là di quello che ci immaginiamo o
ci aspettiamo: in gioco è l'incontro con il Dio Vivente e non con un simulacro
di Dio che risulterebbe soltanto la proiezione delle nostre pretese. Ma tutto
questo esige l'entrata nella piccolezza
di Dio a cui risponde, specularmente, la piccolezza
dell'uomo che trova vita, se la perde, che vive se è capace di morire, che si
ritrova libero se rinnega se stesso, ecc., al seguito ‘del più piccolo nel
Regno dei Cieli’, cioè Gesù.
La liturgia
di oggi, consapevole della vicinanza del mistero del Natale che ci prepariamo a
celebrare e della perenne portata di scandalo di quell'evento, indica la porta
di accesso per il mistero di Dio in Gesù. Invita alla gioia, alla letizia, che
suona scandalosa per la carne. Se l'uomo fosse davvero giusto, potrebbe gioire.
Ma può l'uomo trovare nella sua giustizia la fonte della letizia? Se l'uomo
potesse vantarsi di una scienza sicura e onnipotente potrebbe gioire. Ma può
derivare all'uomo la letizia dalla potenza della scienza? Tutti ci rendiamo
conto dell'illusione di una letizia che avesse tali radici.
Ora, proprio
la possibilità di una letizia che non ha bisogno di trovare nella propria
giustizia e nella propria scienza la radice della sua desiderabilità rivela al
cuore dell'uomo la presenza finalmente del Dio con noi, del Dio che
accondiscende alla nostra umanità perché risplenda della sua luce sanante. Gesù
rivela questo al Battista e quando ne tesse l'elogio non fa che mettere in
risalto la grandezza della sua umanità, tutta protesa al mistero di Dio, ma che
a paragone della ricchezza di verità che viene da Dio risulta essere
assolutamente incompiuta. Ma l'ammissione di tale incompiutezza è espressione
della vera grandezza del Battista, che riconosce nel Figlio dell'uomo la
'grazia della verità' che viene da Dio.
Quando
Giacomo, nella sua lettera, invita alla pazienza, vuole invitarci ad attendere
la manifestazione del Salvatore al nostro cuore finché essa diventi radice di
letizia. Solo allora non scambieremo più le nostre opere con la pretesa di
giustizia o la nostra scienza con la rivendicazione di potere e sapremo
rapportarci a tutti nella condivisione di quella letizia che fa conoscere a tutti
l'amore salvatore di Dio. Sarà il senso della gioia del Natale scoperta come
radice di speranza per il mondo che trova nella presenza del 'Dio con noi' la
ragione profonda della sua storia.
§^§^§
I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale
Romano”):
Prima Lettura Is 35,1-6a. 8a. 10
Dal libro del profeta Isaia
Si
rallegrino il deserto e la terra arida,
esulti e
fiorisca la steppa.
Come fiore
di narciso fiorisca;
sì, canti
con gioia e con giubilo.
Le è data la
gloria del Libano,
lo splendore
del Carmelo e di Saron.
Essi
vedranno la gloria del Signore,
la
magnificenza del nostro Dio.
Irrobustite
le mani fiacche,
rendete
salde le ginocchia vacillanti.
Dite agli
smarriti di cuore:
«Coraggio,
non temete!
Ecco il
vostro Dio,
giunge la
vendetta,
la
ricompensa divina.
Egli viene a
salvarvi».
Allora si
apriranno gli occhi dei ciechi
e si
schiuderanno gli orecchi dei sordi.
Allora lo
zoppo salterà come un cervo,
griderà di
gioia la lingua del muto.
Ci sarà un
sentiero e una strada
e la
chiameranno via santa.
Su di essa
ritorneranno i riscattati dal Signore
e verranno
in Sion con giubilo;
felicità
perenne splenderà sul loro capo;
gioia e
felicità li seguiranno
e fuggiranno
tristezza e pianto.
Salmo Responsoriale
dal Salmo 145
Vieni, Signore, a salvarci.
Il Signore
rimane fedele per sempre
rende
giustizia agli oppressi,
dà il pane
agli affamati.
Il Signore
libera i prigionieri.
Il Signore
ridona la vista ai ciechi,
il Signore
rialza chi è caduto,
il Signore
ama i giusti,
il Signore
protegge i forestieri.
Egli
sostiene l’orfano e la vedova,
ma sconvolge
le vie dei malvagi.
Il Signore
regna per sempre,
il tuo Dio,
o Sion, di generazione in generazione.
Seconda Lettura
Gc 5, 7-10
Dalla lettera di san Giacomo
apostolo
Siate
costanti, fratelli miei, fino alla venuta del Signore. Guardate l’agricoltore:
egli aspetta con costanza il prezioso frutto della terra finché abbia ricevuto
le prime e le ultime piogge. Siate costanti anche voi, rinfrancate i vostri
cuori, perché la venuta del Signore è vicina.
Non lamentatevi,
fratelli, gli uni degli altri, per non essere giudicati; ecco, il giudice è
alle porte. Fratelli, prendete a modello di sopportazione e di costanza i
profeti che hanno parlato nel nome del Signore.
Vangelo Mt 11,
2-11
Dal vangelo secondo Matteo
In quel
tempo, Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del
Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò a dirgli: «Sei tu colui che deve
venire o dobbiamo aspettare un altro?». Gesù rispose loro: «Andate e riferite a
Giovanni ciò che udite e vedete: I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi
camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai
poveri è annunciato il Vangelo. E beato è colui che non trova in me motivo di
scandalo!».
Mentre
quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa
siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che
cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli
che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! Ebbene, che cosa siete
andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. Egli è
colui del quale sta scritto: “Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero,
davanti a te egli preparerà la tua via”.
In verità io
vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il
Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui».