Quarto
ciclo
Anno
liturgico C (2012-2013)
Tempo
di Pasqua
Pentecoste
(19 maggio
2013)
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At
2, 1-11; Sal
103; Rm 8,
8-17; Gv 14,
15-16. 23-26
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Nella
settimana che precede la festa, la chiesa aveva fatto pregare: “Venga su di
noi, o Padre, la potenza dello Spirito Santo perché aderiamo pienamente alla
tua volontà per testimoniarla con amore di figli” (colletta lunedì) e “Venga, o
Padre, il tuo Spirito e ci trasformi interiormente con i suoi doni; crei in noi
un cuore nuovo perché possiamo piacere a te e cooperare alla tua volontà”
(colletta giovedì). I brani evangelici erano tratti dal c. 17 di Giovanni che
riporta la solenne preghiera di Gesù al Padre finalizzata a che i discepoli
“abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia” (Gv
17,13). La volontà del Padre è la salvezza degli uomini che vuole uniti alla
mensa del suo amore, mentre l’invio dello Spirito Santo ha lo scopo di
illuminare e sostenere i cuori dei discepoli nell’esperienza della conoscenza
di Gesù secondo la sua promessa: “Io sono
con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28, 20), fonte di
gioia nel dramma della storia.
Quando Paolo
proclama che “l’amore di Dio è stato
effuso nei nostri cuori per mezzo dello Spirito” (Rm
5,5) si deve intendere: è lo Spirito che ci dà la conoscenza del Signore Gesù,
testimone dell’amore del Padre per i suoi figli e ci attira, insieme a Gesù, in
quella stessa testimonianza di fronte al mondo. Si tratta di rivelazione per il cuore, non di
semplice conoscenza. È un dono accolto, una scoperta inaspettata, una gioia
immeritata.
Lo Spirito,
ottenutoci dalla passione gloriosa di Gesù, svelerà al nostro cuore il
colloquio eterno tra il Padre e il Figlio a proposito della salvezza dell’uomo,
il colloquio tra il Padre e il Figlio che vive la sua umanità nell’amore per
gli uomini. Tutto questo ‘colloquio’ lo Spirito ha udito e ce ne renderà
partecipi. Così conosceremo la verità, vale a dire la grandezza dell’amore di
Dio per l’uomo, che in Gesù si è fatto evidente,
a noi accessibile, per la fede in lui. Ci farà gustare la promessa di Gesù: “Vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che
ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi” (Gv
15,15).
Delle due
immagini caratteristiche della Pentecoste, le lingue che compaiono sul capo
degli apostoli e il fuoco di cui si prega “Vieni, santo Spirito, riempi i cuori
dei tuoi fedeli e accendi in essi il fuoco del tuo amore”, il fuoco esprime
appunto la cifra di quel colloquio, la condivisione di un segreto capace di far
ardere il cuore. Collegare l’invio dello Spirito alla volontà di Dio significa
far percepire che quella volontà è essenzialmente una volontà di bene per
l’uomo, significa ridare al cuore dell’uomo la percezione della verità del
fuoco dell’amore di Dio che a lui arriva tramite Gesù. Se tale è la percezione
del cuore, allora il cuore non potrà che vivere nell’onda di quell’amore e
estenderlo a tutti, fino ai confini della terra. Qui si collega la
responsabilità della testimonianza, che non sarà più vissuta tanto come impegno
o dovere ma come sovrabbondanza: lo Spirito riempirà di Gesù i cuori fino a che
tutta la sua verità risplenda e conquisti, me come tutti. La testimonianza è in
funzione di uno splendore, non di un impegno!
La comparsa
delle lingue a Pentecoste proclama: l’opera di Dio unisce tutti gli uomini. E
l’opera di Dio è la verità del suo amore per gli uomini che in Gesù si è fatto
visibile e accessibile. Il miracolo che a Pentecoste acquista una rilevanza
fisica tanto che ognuno sente proclamare l’opera di Dio nella sua lingua nativa
(= ogni lingua, ogni uomo, nella sua diversità, è chiamato a proclamare la
stessa ed unica cosa), è lo stesso miracolo che è operato nei cuori dallo
Spirito quando li convince a muoversi nella carità, aprendo la diversità alla
comunione e facendo esperienza che così viene proclamato l’amore di Dio che
riempie i cuori. Riconoscere, assecondare, favorire tale dinamica, significa
aver ricevuto e agire nella potenza dello Spirito Santo.
L’aspetto
singolare per i credenti è dato dal fatto che l’impegno della testimonianza, di
cui è fatto loro comando, consiste proprio in questa lingua di comunione. La
‘verità tutta intera’ che lo Spirito farà conoscere è prima di tutto la verità
dello splendore dell’amore di Dio per gli uomini che in Gesù rifulge, ragione
per la quale l’unione dei discepoli con il Cristo precede e fonda la carità che
sono chiamati a usarsi vicendevolmente. Anzi, quella carità sarà segnale per il
mondo perché testimonia la potenza della presenza del Signore nel mondo.
È caratteristico
che la settima beatitudine suoni: ‘beati
gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio’ (Mt 5,9), da
comprendere insieme all’altra espressione: ‘tutti
quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio’ (Rm 8,14). Lo Spirito agisce nei discepoli di Gesù nel senso
di renderli come lui, il Figlio di Dio, la cui testimonianza si risolve nel
mostrare quanto è grande l’amore di Dio per gli uomini. E come per il Figlio la
fonte della sua testimonianza sta nella comunione di vita con il Padre, così
nei discepoli la potenza della loro azione deriva dalla intimità di comunione
con il Figlio che non si stanca di trascinarli a cercare gli uomini perché
godano anch’essi dell’amore del Padre. In questo i discepoli imparano a parlare
la lingua della comunione, la lingua dello Spirito.
§^§^§
I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale
Romano”):
Prima Lettura At
2, 1-11
Dagli Atti degli Apostoli
Mentre stava
compiendosi il giorno della Pentecoste, si trovavano tutti insieme nello stesso
luogo. Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte
impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. Apparvero loro lingue come di
fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono
colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in
cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi.
Abitavano
allora a Gerusalemme Giudei osservanti, di ogni nazione che è sotto il cielo. A
quel rumore, la folla si radunò e rimase turbata, perché ciascuno li udiva
parlare nella propria lingua. Erano stupiti e, fuori di sé per la meraviglia,
dicevano: «Tutti costoro che parlano non sono forse Galilei? E come mai
ciascuno di noi sente parlare nella propria lingua nativa? Siamo Parti, Medi, Elamìti; abitanti della Mesopotàmia,
della Giudea e della Cappadòcia, del Ponto e dell’Asia, della Frìgia e
della Panfìlia, dell’Egitto e delle parti della Libia
vicino a Cirène, Romani qui residenti, Giudei e
prosèliti, Cretesi e Arabi, e li udiamo parlare nelle nostre lingue delle
grandi opere di Dio».
Salmo Responsoriale
dal Salmo 103
Manda il tuo Spirito, Signore, a
rinnovare la terra.
Benedici il
Signore, anima mia!
Sei tanto
grande, Signore, mio Dio!
Quante sono
le tue opere, Signore!
Le hai fatte
tutte con saggezza;
la terra è
piena delle tue creature.
Togli loro
il respiro: muoiono,
e ritornano
nella loro polvere.
Mandi il tuo
spirito, sono creati,
e rinnovi la
faccia della terra.
Sia per
sempre la gloria del Signore;
gioisca il
Signore delle sue opere.
A lui sia
gradito il mio canto,
io gioirò
nel Signore.
Seconda Lettura
Rm 8, 8-17
Dalla lettera di san Paolo apostolo
ai Romani
Fratelli,
quelli che si lasciano dominare dalla carne non possono piacere a Dio. Voi però
non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo
Spirito di Dio abita in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli
appartiene. Ora, se Cristo è in voi, il vostro corpo è morto per il peccato, ma
lo Spirito è vita per la giustizia. E se lo Spirito di Dio, che ha risuscitato
Gesù dai morti, abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la
vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi.
Così dunque,
fratelli, noi siamo debitori non verso la carne, per vivere secondo i desideri
carnali, perché, se vivete secondo la carne, morirete. Se, invece, mediante lo
Spirito fate morire le opere del corpo, vivrete. Infatti tutti quelli che sono
guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio.
E voi non
avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete
ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!». Lo Spirito stesso, insieme al nostro
spirito, attesta che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi:
eredi di Dio, coeredi di Cristo, se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze
per partecipare anche alla sua gloria.
Sequenza
Vieni, Santo
Spirito,
manda a noi
dal cielo
un raggio
della tua luce.
Veni, Sancte Spíritus,
et emítte cǽlitus
lucis tuæ rádium.
Vieni, padre
dei poveri,
vieni,
datore dei doni,
vieni, luce
dei cuori.
Veni, pater páuperum,
veni, dator múnerum,
veni, lumen córdium.
Consolatore
perfetto,
ospite dolce
dell'anima,
dolcissimo
sollievo.
Consolátor óptime,
dulcis hospes ánimæ,
dulce refrigérium.
Nella
fatica, riposo,
nella
calura, riparo,
nel pianto,
conforto.
In labóre réquies,
in æstu tempéries,
in fletu solácium.
O luce
beatissima,
invadi
nell'intimo
il cuore dei
tuoi fedeli.
O lux beatíssima,
reple cordis íntima
tuórum fidélium.
Senza la tua
forza,
nulla è
nell'uomo,
nulla senza
colpa.
Sine tuo númine,
nihil est in hómine
nihil est innóxium.
Lava ciò che
è sordido,
bagna ciò
che è arido,
sana ciò che
sanguina.
Lava quod est sórdidum,
riga quod est áridum,
sana quod est sáucium.
Piega ciò
che è rigido,
scalda ciò
che è gelido,
drizza ciò
ch'è sviato.
Flecte quod est rígidum,
fove quod est frígidum,
rege quod est dévium.
Dona ai tuoi
fedeli
che solo in
te confidano
i tuoi santi
doni.
Da tuis fidélibus,
in te confidéntibus,
sacrum septenárium.
Dona virtù e
premio,
dona morte
santa,
dona gioia
eterna.
Da virtútis méritum,
da salútis éxitum,
da perénne gáudium.
Vangelo Gv 14, 15-16. 23-26
Dal vangelo secondo Giovanni
In quel
tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei
comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre.
Se uno mi
ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e
prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama non osserva le mie parole; e la
parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
Vi ho detto
queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito,
lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa
e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».