Quarto
ciclo
Anno
liturgico C (2012-2013)
Tempo
di Pasqua
Ascensione del
Signore
(12 maggio
2013)
_________________________________________________
At
1,1-11; Sal
46; Eb
9,24-28; 10,19-23; Lc
24,46-53
_________________________________________________
Gesù non
ascende a un luogo. Gli angeli non sarebbero venuti a ricordare: “Uomini di Galilea, perché state a guardare
il cielo?”. Se si fosse trattato semplicemente della sparizione dalla loro
vista, non sarebbe stato ragionevole annotare: “poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia”. Spiega Agostino:
“Disparve agli occhi mortali perché noi ritornassimo al cuore e trovassimo il
Cristo”. In effetti i discepoli hanno visto il fenomeno fisico dell’ascendere
al cielo di Gesù ma ne hanno anche intravisto la portata mistica. Il che
significa che lo sparire di Gesù dalla vista dei loro occhi permetteva di
coglierlo presente nei loro cuori, come lui stesso aveva promesso: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino
alla fine del mondo”, versetto con il quale si chiude il vangelo di Matteo.
Il brano del
vangelo di Luca proclamato oggi è introdotto dalla frase: “Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture”. Aprire le
Scritture al cuore e aprire il cuore alle Scritture è far entrare nel regno di
Dio, argomento tipico del sostare del Risorto con i suoi discepoli prima di
ascendere al cielo. Solo quando il Risorto è riconosciuto sulla base delle
Scritture ormai aperte, si può aprire lo spazio della missione e della
testimonianza, perché quell’esperienza è offerta a tutti.
Il che
significa che Gesù, nel suo mistero di morte e risurrezione, non si può
manifestare assolutamente; i cuori
non lo potrebbero riconoscere. Sono le Scritture che descrivono e introducono
al suo mistero. E significa ancora che senza la Chiesa, la quale custodisce le
Scritture e ne interpreta i misteri con l’intelligenza del Risorto, Gesù non
può essere colto e accolto nella sua reale identità. Con la testimonianza e la
missione dei discepoli, riprese dal canto al vangelo: “Andate e fate discepoli tutti i popoli”, non si vuol dire:
indottrinate tutti con la verità che conoscete. Piuttosto: fate risplendere la
bellezza di Gesù perché i cuori lo desiderino e lo conoscano e diventino
anch’essi suoi discepoli e si lascino conquistare dalla sua verità. Lo
splendore poi deriva dal fatto che l’agire e il sentire dei discepoli pescano
nell’esperienza della promessa che Lui è con loro sempre. La percezione di
questa reale possibilità per il cuore è valsa ai discepoli la grande gioia dopo
la sparizione di Gesù alla loro vista.
In effetti,
l’aspetto singolare di quell’avvenimento è costituito dall’esperienza di una
gioia speciale, abbinata alla promessa dello Spirito Santo che di lì a poco gli
apostoli avrebbero ricevuto. Con l’ascensione si inaugura lo spazio di
testimonianza della chiesa nel mondo, testimonianza che può essere vissuta
nella forza dall’alto (= battezzati
in Spirito Santo). Leggendo insieme i passi del vangelo di Luca e degli Atti,
due particolari saltano agli occhi.
Primo
particolare. La forza dello Spirito agisce nel nostro cuore rispetto a tre
contesti ben precisi e interdipendenti: il riconoscimento della realtà e
dell’identità del Risorto, lo stesso che ha patito per noi; l’intelligenza
delle Scritture di cui il Risorto mostra il compimento; la missione nel mondo. Quando
i discepoli di Emmaus si comunicano la sensazione
interiore che li aveva accompagnati nel colloquio con il pellegrino dicono: “Non ardeva forse in noi il nostro cuore
mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava [in greco,
letteralmente: ci apriva] le Scritture?”. Così l’evento
dell’ascensione al cielo di Gesù acquista tutto il suo senso. Il cielo non è il
cielo fisico, ma il luogo dove lui abita nella sua santità. E dove può essere
percepita la santità se non nel vivere fraterno? Così, la predicazione alle
genti non riguarda semplicemente l’annuncio di ciò che Dio ha operato per gli
uomini, ma comprende anche il mostrare da parte dei discepoli che tale annuncio
si è tradotto per loro in splendore di vita. Il vangelo di Luca termina con
l’immagine di Gesù benedicente. Se gli occhi non vedranno più la mano
benedicente, sentiranno però nel cuore la potenza di quella benedizione perenne
che lui costituisce, sigillo ultimativo della volontà di bene di Dio per
l’uomo. Volontà, nella quale si radica tutta la dignità dell’uomo e il suo
impegno di responsabilità di fronte al mondo.
Secondo
particolare. Gli apostoli hanno come la sensazione che forse è arrivato
finalmente il momento della ricostituzione del regno di Israele, il momento
cioè dell’immissione nella storia della potenza di Dio che tutto trasforma nel
suo regno e non lascia più posto a null’altro. Gesù però risponde loro che la
cosa non li deve riguardare. A loro basta sapere che ‘riceverete la forza dallo Spirito Santo … e di me sarete testimoni…’. Ora
dunque è il tempo della testimonianza, il tempo cioè della conoscenza del
Figlio dell’uomo, il tempo della fraternità ricostituita nella potenza
dall’alto, nella potenza dello Spirito Santo. Essere allora testimoni del
Signore Gesù nel mondo vuol dire partecipare alla testimonianza dello stesso
Signore che ha fatto risplendere nel mondo il volto di Dio nel suo amore per
gli uomini; vuol dire godere di quella gioia, pace e libertà che il mondo
desidera ma non conosce e di cui invece il Risorto fa dono ai suoi senza che
nessuno possa rapirle dai loro cuori. Per questo, anche se gli apostoli non
vedono più con i loro occhi il loro amato Signore, non possono che essere pieni
di gioia, perché in lui e con lui continuano la rivelazione dell’alleanza di
Dio con gli uomini.
§^§^§
I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale
Romano”):
Prima Lettura At
1, 1-11
Dagli Atti degli Apostoli
Nel primo
racconto, o Teòfilo, ho trattato di tutto quello che
Gesù fece e insegnò dagli inizi fino al giorno in cui fu assunto in cielo, dopo
aver dato disposizioni agli apostoli che si era scelti per mezzo dello Spirito
Santo.
Egli si
mostrò a essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, durante quaranta
giorni, apparendo loro e parlando delle cose riguardanti il regno di Dio.
Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allontanarsi da
Gerusalemme, ma di attendere l’adempimento della promessa del Padre, «quella –
disse – che voi avete udito da me: Giovanni battezzò con acqua, voi invece, tra
non molti giorni, sarete battezzati in Spirito Santo».
Quelli
dunque che erano con lui gli domandavano: «Signore, è questo il tempo nel quale
ricostituirai il regno per Israele?». Ma egli rispose: «Non spetta a voi
conoscere tempi o momenti che il Padre ha riservato al suo potere, ma
riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete
testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samarìa
e fino ai confini della terra».
Detto
questo, mentre lo guardavano, fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai
loro occhi. Essi stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava, quand’ecco
due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: «Uomini di
Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è
stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in
cielo».
Salmo Responsoriale
dal Salmo 46
Ascende il Signore tra canti di
gioia.
Popoli
tutti, battete le mani!
Acclamate
Dio con grida di gioia,
perché
terribile è il Signore, l’Altissimo,
grande re su
tutta la terra.
Ascende Dio
tra le acclamazioni,
il Signore
al suono di tromba.
Cantate inni
a Dio, cantate inni,
cantate inni
al nostro re, cantate inni.
Perché Dio è
re di tutta la terra,
cantate inni
con arte.
Dio regna
sulle genti,
Dio siede
sul suo trono santo.
Seconda Lettura
Eb 9,24-28; 10,19-23
Dalla lettera agli Ebrei
Cristo non è
entrato in un santuario fatto da mani d'uomo, figura di quello vero, ma nel
cielo stesso, per comparire ora al cospetto di Dio in nostro favore. E non deve
offrire se stesso più volte, come il sommo sacerdote che entra nel santuario
ogni anno con sangue altrui: in questo caso egli, fin dalla fondazione del
mondo, avrebbe dovuto soffrire molte volte. Invece ora, una volta sola, nella
pienezza dei tempi, egli è apparso per annullare il peccato mediante il
sacrificio di se stesso. E come per gli uomini è stabilito che muoiano una sola
volta, dopo di che viene il giudizio, così Cristo, dopo essersi offerto una
sola volta per togliere il peccato di molti, apparirà una seconda volta, senza
alcuna relazione con il peccato, a coloro che l'aspettano per la loro salvezza.
Fratelli,
poiché abbiamo piena libertà di entrare nel santuario per mezzo del sangue di Gesù,
via nuova e vivente che egli ha inaugurato per noi attraverso il velo, cioè la
sua carne, e poiché abbiamo un sacerdote grande nella casa di Dio, accostiamoci
con cuore sincero, nella pienezza della fede, con i cuori purificati da ogni
cattiva coscienza e il corpo lavato con acqua pura.
Manteniamo
senza vacillare la professione della nostra speranza, perché è degno di fede
colui che ha promesso.
Vangelo Lc 24,46-53
Dal vangelo secondo Luca
In quel
tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Così sta scritto: il Cristo patirà e
risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti
i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme.
Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre
mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza
dall'alto».
Poi li
condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li
benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in
cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con
grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio.