Quarto
ciclo
Anno
liturgico C (2012-2013)
Tempo
Ordinario
XXXI Domenica
(3 novembre
2013)
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Sap
11,22-12,2; Sal 144; 2 Ts 1,11 - 2,2; Lc 19, 1-10
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Nella
narrazione di Luca, l’ultimo incontro di Gesù, prima di arrivare a Gerusalemme,
è quello con Zaccheo, l’esattore delle tasse di
Gerico, piccolo di statura. La gente, che fa ala al passaggio di Gesù, non gli
lascia nemmeno un varco per sbirciare tanto che, se vorrà vedere che faccia
abbia quel famoso maestro, dovrà correre avanti e salire su un sicomoro, un
albero che può diventare molto grande ma i cui primi rami sono poco elevati. Non
poteva certo prevedere l’esito dell’incontro, ma sicuramente il suo cuore era
già mosso da un’aspettativa misteriosa, che l’antifona di ingresso interpreta:
“Non abbandonarmi, Signore mio Dio, da me non stare lontano; vieni presto in mio aiuto, Signore, mia
salvezza” (Sal 37,22-23). Un uomo della sua
importanza non poteva certo esporsi al ridicolo per un motivo futile. Gesù, che
guarda ai cuori, sente il suo desiderio e gli si fa incontro.
Il racconto
gioca appunto sulle attese dei cuori. Tutti, per motivi diversi, non riescono
ancora a cogliere Gesù nella sua realtà di Salvatore. Zaccheo
però vuole vedere Gesù (motivo,
questo, che ricompare diverse volte nei vangeli). Anche la folla, curiosi e simpatizzanti,
vogliono vedere il Maestro ma – i loro pensieri lo rivelano! - non sanno
capacitarsi del mistero di Dio che incontra l'uomo.
Quando
diciamo nella colletta: "... porta a compimento ogni nostra volontà di
bene..." è come se domandassimo: fa' che il bene che operiamo si risolva
nella visione di te. Desiderare il bene non comporta solo il fatto di muoversi
a farlo, ma di farlo in modo tale che si riveli al nostro cuore il Volto di
Dio. Fare il bene comporta sempre un incontrare il nostro Dio, che vuole la
salvezza di tutti. Così, quando Gesù arriva sotto l'albero dove è salito Zaccheo e lo invita a riceverlo nella sua casa, in realtà
non è Gesù che va nella casa di Zaccheo, ma Zaccheo che viene nella casa di Gesù. Avviene come per
l’Eucaristia: ci avviciniamo all’altare per mangiare il Corpo del Signore, ma
in realtà è lui che mangia noi, che ci assimila a sé. La decisione di Zaccheo di dare la metà dei suoi beni ai poveri e di
restituire quattro volte tanto il maltolto, esprime la gioia di trovarsi ormai
nella casa di Gesù, nel mistero cioè di quella fraternità che svela il Volto di
Dio agli uomini. Si realizza per Zaccheo la preghiera
dell’apostolo per i Tessalonicesi: “preghiamo
continuamente per voi, perché il nostro Dio vi renda degni della sua chiamata
e, con la sua potenza, porti a compimento ogni proposito di bene e l’opera
della vostra fede”. Il bene che così si compie non ha più nulla di esibito,
di rivendicatorio, ma procede e si risolve
interamente in quella intimità ritrovata con il proprio Dio. La folla invece
non è ancora entrata nella casa di Gesù, anche se lo accompagna.
Se suona
vera l’espressione del libro della Sapienza: “tutto il mondo davanti a te è come polvere sulla bilancia”, allora
possiamo pregare: di fronte alla visione di Te, tutto è come polvere. Se
davvero “Hai compassione di tutti ...
chiudi gli occhi sui peccati degli uomini”, allora i nostri cuori siano
così desiderosi di Te da poterci riferire a tutti in modo da non separarci dal
tuo amore, da non guardare al peccato di nessuno per non essere separati dai
nostri fratelli, da amare chiunque perché tutti facciano esperienza di quanto
sia buono il tuo amore.
Ancora
un’annotazione. Gesù dice a Zaccheo: “oggi devo fermarmi a casa tua”. Vuol
dire che ogni momento della nostra storia è il momento adatto per farla
diventare storia sacra, e lo diventa appena si fa strada nel cuore il desiderio
di vedere Gesù. Ma vedere Gesù
significa disporsi a scoprirlo come il Salvatore, come Colui che ci porta a
vivere nella sua casa, nella comunione con il Padre che vuole i suoi figli con
lui. Vuol dire anche che in ogni situazione, in ogni circostanza, in ogni
peccato, possiamo percepire nel cuore l’eco delle parole di Gesù: “scendi subito, perché devo fermarmi a casa
tua”. Nulla impedisce al Signore di invitarci nella sua casa e di
sciogliere i nostri lacci per vivere finalmente una fraternità che riveli il
gusto di aver incontrato il Signore. Scendere
allude all’abbandonare le nostre posizioni per recarsi dove ci vuole Gesù e
Gesù vuole portarci in casa nostra.
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I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale
Romano”):
Prima Lettura Sap 11,22-12,2
Dal libro della Sapienza
Signore,
tutto il mondo davanti a te è come polvere sulla bilancia,
come una
stilla di rugiada mattutina caduta sulla terra.
Hai
compassione di tutti, perché tutto puoi,
chiudi gli
occhi sui peccati degli uomini,
aspettando
il loro pentimento.
Tu infatti ami
tutte le cose che esistono
e non provi
disgusto per nessuna delle cose che hai creato;
se avessi
odiato qualcosa, non l’avresti neppure formata.
Come
potrebbe sussistere una cosa, se tu non l’avessi voluta?
Potrebbe
conservarsi ciò che da te non fu chiamato all’esistenza?
Tu sei
indulgente con tutte le cose, perché sono tue,
Signore,
amante della vita.
Poiché il
tuo spirito incorruttibile è in tutte le cose.
Per questo
tu correggi a poco a poco quelli che sbagliano
e li
ammonisci ricordando loro in che cosa hanno peccato,
perché,
messa da parte ogni malizia, credano in te, Signore.
Salmo Responsoriale
dal Salmo 144
Benedirò il tuo nome per sempre,
Signore.
O Dio, mio
re, voglio esaltarti
e benedire
il tuo nome in eterno e per sempre.
Ti voglio
benedire ogni giorno,
lodare il
tuo nome in eterno e per sempre.
Misericordioso
e pietoso è il Signore,
lento
all’ira e grande nell’amore.
Buono è il
Signore verso tutti,
la sua
tenerezza si espande su tutte le creature.
Ti lodino,
Signore, tutte le tue opere
e ti
benedicano i tuoi fedeli.
Dicano la
gloria del tuo regno
e parlino
della tua potenza.
Fedele è il
Signore in tutte le sue parole
e buono in
tutte le sue opere.
Il Signore
sostiene quelli che vacillano
e rialza
chiunque è caduto.
Seconda Lettura
2 Ts 1,11 - 2,2
Dalla seconda lettera di san Paolo
apostolo ai Tessalonicesi
Fratelli,
preghiamo continuamente per voi, perché il nostro Dio vi renda degni della sua
chiamata e, con la sua potenza, porti a compimento ogni proposito di bene e
l’opera della vostra fede, perché sia glorificato il nome del Signore nostro
Gesù in voi, e voi in lui, secondo la grazia del nostro Dio e del Signore Gesù
Cristo.
Riguardo
alla venuta del Signore nostro Gesù Cristo e al nostro radunarci con lui, vi
preghiamo, fratelli, di non lasciarvi troppo presto confondere la mente e allarmare
né da ispirazioni né da discorsi, né da qualche lettera fatta passare come
nostra, quasi che il giorno del Signore sia già presente.
Vangelo Lc 19, 1-10
Dal vangelo secondo Luca
In quel
tempo, Gesù entrò nella città di Gèrico e la stava
attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zacchèo,
capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli
riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse
avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro,
perché doveva passare di là.
Quando
giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zacchèo,
scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo
accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di
un peccatore!».
Ma Zacchèo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do
la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco
quattro volte tanto».
Gesù gli
rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio
di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che
era perduto».