Quarto ciclo
Anno liturgico C (2012-2013)
Tempo Ordinario
XIV Domenica
(7 luglio 2013)
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Is 66, 10-14; Sal 65; Gal 6, 14-18; Lc 10, 1-12. 17-20
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Il profeta Isaia aveva annunciato la prosperità di
Gerusalemme, descrivendo l’invasione di consolazione che l’avrebbe sommersa.
Parlava della consolazione che annuncia il canto al vangelo: “La pace di Cristo regni nei vostri cuori; la
parola di Cristo abiti tra voi nella sua ricchezza” (Col 3,15.16) e che la
missione dei 72 discepoli preannunciava essere
l’eredità di tutte le genti. Il numero di 70 o 72 si
riferisce appunto al numero delle nazioni secondo la tradizione ebraica di Gn 10 (70 per il testo ebraico, 72 per il testo greco).
Tre sono i passaggi significativi
del brano: prima Gesù istruisce i discepoli, poi accoglie la loro gioia a
missione compiuta e alla fine (purtroppo questo terzo passaggio manca nella
proclamazione liturgica) svela la ragione profonda e della missione e della
gioia con la sua preghiera di lode al Padre.
Il brano inizia con l’annotazione: ‘dopo questi fatti’, con l’allusione alle
condizioni della sequela di Gesù presentate prima. Chi sono quei settantadue
discepoli che il Signore invia davanti a sé nel suo cammino verso Gerusalemme?
Sono coloro che, avendo incontrato Gesù, al pari di lui,
non fanno riposare il loro capo se non nel volere di Dio che cerca la salvezza
degli uomini; sono coloro il cui riposo consiste nella pace che portano nel
nome del Signore.
Gesù li invia due a due. Come possono annunciare la
pace del Regno se non la fanno vedere come compiuta nella loro relazione
fraterna? Come possono invitare a condividere insieme a
loro la pace del Signore che si fa nostro prossimo se quella pace non è
diventata radice di benevolenza tra loro, segno dello splendore di Dio in mezzo
a loro?
Gesù li invita a pregare perché Dio non si stanchi di
far grazia di sé attraverso coloro che hanno trovato
nella pace del vangelo il riposo del loro cuore. Il fatto di far pregare allude
ad una rivelazione. Vuol dire che nell’annuncio del
vangelo è Dio stesso che si approssima all’uomo e questo è il mistero che, se
ha conquistato il cuore degli annunciatori, conquisterà
anche quello degli ascoltatori. Se questo è vero, vuol dire che Dio ritiene
l’uomo suo compagno ("Siamo infatti collaboratori di Dio", 1Cor 3,9). È una
cosa straordinaria! Con la rivelazione di Gesù, che svela, mentre compie, il
supremo desiderio di Dio di stare dalla parte degli uomini, possiamo
scorgere all'opera nel mondo le segrete intenzioni di Dio nei confronti delle
sue creature. Parlare di annuncio evangelico, di redenzione, di salvezza, di
grazia, significa alludere a questa opera di
riconciliazione in atto nella storia, come dice Gesù: «Il Padre mio opera sempre e anch'io opero» (Gv
5,17). Opera appunto la riconciliazione in Gesù, nostra pace ("Egli infatti è la
nostra pace", Ef 2,14). I discepoli di Gesù
sono chiamati a concorrere alla realizzazione di questa
opera. In questo senso dobbiamo imparare a giudicare ogni cosa in base alla
convergenza verso questo supremo scopo divino. Tra l’altro, imparare a
diventare coscienti di questa realtà significa passare dal livello psicologico
a quello spirituale, diventare compagni di Dio.
Li invia come agnelli in mezzo ai lupi. Come dicesse:
non cercate di imitare i lupi, perché avverrà come per il Figlio dell’Uomo,
l’Agnello di Dio, che ha rivelato lo splendore dell’amore di Dio per gli
uomini. Stare agnelli comporta la rivelazione di quel mistero
d’amore. Ma non temete: la debolezza di Dio è più
forte della forza degli uomini!
A missione compiuta, i discepoli tornano pieni di
gioia. La letizia è il segnale della partecipazione all’opera di Dio di cui Gesù ci fa corresponsabili. Una prima ragione di
gioia sta nella caduta di satana dal cielo. Il che significa: il demonio non ha
più un potere superiore all’uomo. Cessa la sudditanza, anche se inizia la
lotta, che si può vincere nel nome di colui che l’ha
ormai detronizzato con l’annuncio evangelico: “è vicino a voi il regno di Dio”. La forza del nemico sta
nell’intimorire, ma a chi non gli presta orecchio non fa alcun danno. Gesù però
conferma la loro gioia sulla base del fatto che “i vostri nomi sono scritti nei cieli”. Come a dire: non rallegratevi
di aver potuto fare cose straordinarie, impensate e impensabili fino ad ora, ma
rallegratevi di godere del segreto di Dio, di stare
solidali con il suo sentire di benevolenza verso gli uomini. L’annuncio si
gioca infatti sulla potenza del contagio della letizia
di cui fanno esperienza i discepoli e di cui Gesù svela la vera ragione: i
vostri nomi sono scritti nei cieli, avete parte al ‘far grazia di sé all’uomo
da parte di Dio’, partecipate al suo amore per gli uomini.
I discepoli impareranno l’estensione e la natura di
quella letizia nel seguire il loro Maestro che sta andando a Gerusalemme dove
subirà la passione. Lo ricorda s. Paolo nella seconda lettura di oggi quando
proclama: “Fratelli, quanto a me non ci
sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per
il mondo” (Gal 6,14). Come a dire: rispetto a quell’amore, rivelato
dall’alto e colto nel seguire il Signore Gesù, non c’è
nulla nel mondo che meriti la preferenza e non c’è nulla in me che può trovare
adeguato compimento a partire dal mondo. La letizia evangelica è una letizia esigente.
Ma la vera radice di quella letizia
è rivelata da Gesù quando firma la gioia dei discepoli con la sua esultanza: “Ti rendo lode, o Padre ... perché hai
nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, Padre,
perché così hai deciso nella tua benevolenza” (Lc 10,21). È
all’intimità di quella rivelazione che il discepolo attinge per fondare le
ragioni di un vivere che si strutturano come radici di
umanità nuova. E la sua forza sta tutta nella fiducia delle parole di Gesù: “Non temere, piccolo gregge, perché al Padre
vostro è piaciuto dare a voi il Regno” (Lc
12,32)! Non è conquista nostra, non attiva meccanismi
di rivendicazioni o esibizioni, non comporta grandezze umane che dividono; solo
una gratitudine immensa, uno stare solidali con i sentimenti di benevolenza di Dio per tutta l’umanità.
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I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale Romano”):
Prima Lettura Is 66, 10-14
Dal libro del profeta Isaìa
Rallegratevi con Gerusalemme,
esultate per essa tutti voi che l’amate.
Sfavillate con essa di gioia
tutti voi che per essa eravate in lutto.
Così sarete allattati e vi sazierete
al seno delle sue consolazioni;
succhierete e vi delizierete
al petto della sua gloria.
Perché così dice il Signore:
«Ecco, io farò scorrere verso di essa,
come un fiume, la pace;
come un torrente in piena, la gloria delle genti.
Voi sarete allattati e portati in
braccio,
e sulle ginocchia sarete accarezzati.
Come una madre consola un figlio,
così io vi consolerò;
a Gerusalemme sarete consolati.
Voi lo vedrete e gioirà il vostro
cuore,
le vostre ossa saranno rigogliose come l’erba.
La mano del Signore si farà
conoscere ai suoi servi».
Salmo Responsoriale
dal Salmo 65
Acclamate Dio, voi tutti della terra.
Acclamate Dio, voi tutti della
terra,
cantate la gloria del suo nome,
dategli gloria con la lode.
Dite a Dio: «Terribili sono le tue
opere!».
«A te si prostri tutta la terra,
a te canti inni, canti al tuo nome».
Venite e vedete le opere di Dio,
terribile nel suo agire sugli uomini.
Egli cambiò il mare in terraferma;
passarono a piedi il fiume:
per questo in lui esultiamo di
gioia.
Con la sua forza domina in eterno.
Venite, ascoltate, voi tutti che temete Dio,
e narrerò quanto per me ha fatto.
Sia benedetto Dio,
che non ha respinto la mia preghiera,
non mi ha negato la sua misericordia.
Seconda Lettura Gal
6, 14-18
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati
Fratelli, quanto a me non ci sia
altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per
il mondo.
Non è infatti
la circoncisione che conta, né la non circoncisione, ma l’essere nuova
creatura. E su quanti seguiranno questa norma sia pace e misericordia, come su
tutto l’Israele di Dio.
D’ora innanzi
nessuno mi procuri fastidi: io porto le stigmate di Gesù sul mio corpo.
La grazia del Signore nostro Gesù Cristo sia con il
vostro spirito, fratelli. Amen.
Vangelo Lc 10, 1-12. 17-20
Dal vangelo secondo Luca
[In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li
inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
Diceva loro: «La
messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della
messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate:
ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate
borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la
strada.
In qualunque casa entriate, prima
dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi.
Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una
casa all’altra.
Quando entrerete in una città e vi
accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si
trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”.]
Ma quando entrerete in una città e non vi
accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: “Anche la polvere della vostra
città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi;
sappiate però che il regno di Dio è vicino”. Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città».
I settantadue tornarono pieni di
gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni si
sottomettono a noi nel tuo nome». Egli disse loro:
«Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. Ecco, io vi ho dato il potere
di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico:
nulla potrà danneggiarvi. Non rallegratevi però perché i demòni
si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti
nei cieli».