Quarto
ciclo
Anno
liturgico C (2012-2013)
Solennità
e feste
Immacolata
Concezione
(8
dicembre 2012)
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Gn
3,9-15.20; Sal 97; Ef 1,3-6.11-12; Lc 1,26-38
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“Rallegrati, piena di grazia” è il saluto
dell’angelo Gabriele a Maria. La festa di oggi fa presagire quanto siano
insondabili i confini di questa sua pienezza di grazia: unica tra tutte le
creature non è toccata da ombra di peccato, fin dal suo concepimento, fin dal
suo primo istante di esistenza. Dire che non ha ombra di peccato non è che la
modalità per negativo di dire quanto sia coperta dall’ombra dello Spirito
Santo: “Lo Spirito Santo scenderà su di
te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra …”.
La liturgia
oggi non fa che proclamare l’insondabile e straordinaria volontà di benevolenza
di Dio per gli uomini, in tutto lo splendore d’amore che comporta, che, per dirla con l’espressione di Paolo agli
Efesini, esprime tutto ‘il disegno d’amore della sua volontà’ per noi. Se
leggiamo la festa di oggi sulla falsariga dell’inno di Paolo, nel capitolo
primo della sua lettera agli Efesini, potremo comprendere più adeguatamente sia
l’inno del magnificat pronunciato dalla Vergine che la ragione della profezia
rivoltale di essere ‘la benedetta tra tutte le donne’. Dice Paolo: “In lui siamo stati fatti anche eredi,
essendo stati predestinati - secondo il progetto di colui che tutto opera
secondo la sua volontà – a essere lode della sua gloria, noi, che già prima
abbiamo sperato nel Cristo”. Vediamo in lei la prima che ha sperato in
Cristo e che perciò è stata fatta a lode della sua gloria, vale a dire adatta a
rivelare la sua gloria, adeguata a portare la sua gloria. E se la gloria non è
che lo splendore del suo amore per gli uomini, allora è lei colei che più di
tutti l’ha fatto risplendere con il portare in grembo, partorire, custodire,
condividere il mistero di quel Gesù, suo Figlio, dato per noi, a rivelazione
dell’amore di Dio per gli uomini. La pienezza di grazia della Vergine è in
funzione di quella rivelazione, che costituisce la ragione per cui lei è
chiamata a dare carne a colui nel quale riposa il sommo beneplacito, la totale
compiacenza di Dio, come sarà dichiarato espressamente nel momento del
battesimo e della trasfigurazione del Signore Gesù. È lei che può esprimere in
tutta la sua profondità ed esultanza quell’amore di benevolenza di Dio che
salva l’uomo, di cui tutti siamo chiamati a fare esperienza: “Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù
Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo
…”. Ci può essere per l’uomo motivo più
autentico di benedizione di questo ‘riconoscimento’ dell’amore di Dio per noi,
in Cristo, che ha presieduto alla stessa origine del mondo e che ha avuto nella
Vergine Immacolata il suo segno tangibile?
Riflettendo
sul passo del racconto del peccato narrato dal libro della Genesi si può
osservare come le varie creature si pongano nei confronti di Dio. Quando Dio
chiede ad Adamo se abbia trasgredito il suo comando, lui risponde addossando la
colpa ad Eva. Quando Dio si rivolge ad Eva, lei risponde addossando la colpa al
serpente. Ma quando Dio è davanti al serpente, il serpente tace. Adamo ed Eva
rispondono a Dio, pur giustificandosi, perché hanno nostalgia di Dio. Il
serpente sembra non avere alcuna nostalgia: non semplicemente ha peccato, ma
non è proprio d’accordo sul fatto che Dio conceda i suoi favori agli uomini e
resta quindi avversario di Dio. È avversario di Dio chi è geloso dei beni che
Lui riversa sulle sue creature e perciò resta astioso, astio di cui facciamo le
spese noi continuamente. Chi è capace di far risplendere i doni di Dio solo
godendo dell’immenso amore di Dio per gli uomini è pieno di grazia. E da tale
pienezza di grazia non può non derivare il Salvatore, che è la rivelazione
dell’infinito amore di Dio per gli uomini. Credo voglia dire anche questo la
pienezza di grazia della Vergine, dalla quale nasce Gesù, il Salvatore. Ed è
per questo che la tradizione saluta la Vergine come la gioia dell’universo.
Lei
proclama: “Ecco la serva del Signore:
avvenga per me secondo la tua parola”. Come a dire: Dio solo sia benedetto,
si realizzi la sua promessa, si manifesti in me, finalmente e compiutamente, il
suo Bene all’umanità! Proclamandosi serva del Signore esprime il suo desiderio
della dimora di Dio in mezzo agli uomini, di cui tutto il suo essere è
testimonianza e intercessione per l’umanità intera. Ma esprime anche la
preghiera di ogni credente, di ogni discepolo del Signore: avvenga per me
secondo quello che hai stabilito fin dall’eternità, si compia in me quello che
dalla fondazione del mondo hai promesso all’umanità, si veda realizzato in me
quel Regno che nel tuo Figlio hai fatto venire.
La Vergine
Immacolata è anche chiamata Signora
nostra. Un passo di un’omelia di Gregorio Palamas ne spiega la portata: “ ...
signora non solo in quanto libera dalla servitù e partecipe della divina
signoria, ma anche perché fonte e radice della libertà del genere umano,
soprattutto dopo il parto, ineffabile e beato” (Omelia 14). Così, se l’uomo
vuole accedere al regno della libertà, non ha che da guardare a questa sua
sorella, al suo mistero, alla sua storia, alle sue emozioni, ai suoi dolori, al
suo amore perché in lei ritrova tutto il mistero dell’amore di Dio per l’uomo.
E non si può vivere l’amore senza libertà. Nella sua grandezza non cessa di
essere sorella nostra, come nella nostra miseria noi non cessiamo di essere
oggetto dell’amore di Dio. Il suo avere
il Signore con lei è motivo di fiducia per noi di trovarlo, di essere
accompagnati a lui, di stare in sua compagnia. Il Signore è con te diventa, nella nostra preghiera: ‘tu, che hai
il Signore, supplicalo perché sia anche con noi, ora e sempre!’.
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I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale
Romano”):
Prima Lettura Gn
3,9-15.20
Dal libro della Gènesi
[Dopo che
l’uomo ebbe mangiato del frutto dell’albero,] il Signore Dio lo chiamò e gli
disse: «Dove sei?». Rispose: «Ho udito la tua voce nel giardino: ho avuto
paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto». Riprese: «Chi ti ha fatto sapere
che sei nudo? Hai forse mangiato dell’albero di cui ti avevo comandato di non
mangiare?». Rispose l’uomo: «La donna che tu mi hai posto accanto mi ha dato
dell’albero e io ne ho mangiato». Il Signore Dio disse alla donna: «Che hai
fatto?». Rispose la donna: «Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato».
Allora il
Signore Dio disse al serpente:
«Poiché hai
fatto questo,
maledetto tu
fra tutto il bestiame
e fra tutti
gli animali selvatici!
Sul tuo ventre
camminerai
e polvere
mangerai
per tutti i
giorni della tua vita.
Io porrò
inimicizia fra te e la donna,
fra la tua
stirpe e la sua stirpe:
questa ti
schiaccerà la testa
e tu le
insidierai il calcagno».
L’uomo
chiamò sua moglie Eva, perché ella fu la madre di tutti i viventi.
Salmo Responsoriale
Dal Salmo 97
Cantate al Signore un canto nuovo, perché
ha compiuto meraviglie.
Cantate al
Signore un canto nuovo,
perché ha
compiuto meraviglie.
Gli ha dato
vittoria la sua destra
e il suo
braccio santo.
Il Signore
ha fatto conoscere la sua salvezza,
agli occhi
delle genti ha rivelato la sua giustizia.
Egli si è
ricordato del suo amore,
della sua
fedeltà alla casa d’Israele.
Tutti i
confini della terra hanno veduto
la vittoria
del nostro Dio.
Acclami il
Signore tutta la terra,
gridate,
esultate, cantate inni!
Seconda Lettura
Ef 1,3-6.11-12
Dalla lettera di san Paolo apostolo
agli Efesini
Benedetto
Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo,
che ci ha
benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo.
In lui ci ha
scelti prima della creazione del mondo
per essere
santi e immacolati di fronte a lui nella carità,
predestinandoci
a essere per lui figli adottivi
mediante
Gesù Cristo,
secondo il
disegno d’amore della sua volontà,
a lode dello
splendore della sua grazia,
di cui ci ha
gratificati nel Figlio amato.
In lui siamo
stati fatti anche eredi,
predestinati
– secondo il progetto di colui
che tutto
opera secondo la sua volontà –
a essere
lode della sua gloria,
noi, che già
prima abbiamo sperato nel Cristo.
Vangelo Lc 1,26-38
Dal vangelo secondo Luca
In quel
tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata
Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome
Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati,
piena di grazia: il Signore è con te».
A queste
parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come
questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso
Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù.
Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il
trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo
regno non avrà fine».
Allora Maria
disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose
l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti
coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato
Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha
concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta
sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria
disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E
l’angelo si allontanò da lei.