Quarto
ciclo
Anno
liturgico C (2012-2013)
Tempo
di Avvento
4a Domenica
(23 dicembre
2012)
_________________________________________________
Mic 5,1-4a; Sal
79; Eb
10,5-10; Lc
1,39-45
_________________________________________________
Siamo ormai
prossimi alla festa del Natale e tutta la liturgia oggi è un invocare il
compimento del ‘volere’ la nostra salvezza da parte di Dio. Non è l’uomo a
muovere Dio, ma è il volere salvatore di Dio che investe l’uomo. Il salmo 79
riassume bene gli aneliti dei cuori: “Risveglia
la tua potenza e vieni a salvarci ... Guarda dal cielo e vedi e visita questa
vigna”. Quel ‘volere’ si rivela in un volto di cui godremo finalmente la
vista. Quel Giusto, quel Salvatore, di cui si invoca la discesa
contemporaneamente dall’alto e dalla terra, è colui che di sé dice entrando in
questo mondo: “Ecco, io vengo per fare la
tua volontà” (Eb 10,7). La sua non è una
dichiarazione puntuale, che avviene cioè in un determinato momento
sottintendendo che prima non pensava in questi termini, ma è una dichiarazione
eterna, frutto del colloquio eterno tra il Padre e il Figlio nell’amore che li
lega tra loro e al mondo. L’apparire finalmente di Gesù nella storia umana non
riguarda semplicemente la cronaca storica, ma concerne la dimensione eterna
della storia umana. Lui ne è il fulcro, ne è la radice ed insieme il frutto.
Con il
cantare nel salmo responsoriale: “Risveglia la tua potenza e vieni a salvarci”
(Sal 79,3), invochiamo di essere toccati dalla
compassione di Dio per noi, la cui potenza si esprime nella capacità di dare
letizia al nostro cuore, conquistandolo alla sua pace. E se per cogliere la
portata della salvezza operata da Gesù, la lettera agli Ebrei gli mette in bocca
le parole del salmo 40: “Ecco, io vengo a fare la tua volontà”, vuol dire che
la volontà del Padre è che il Figlio mostri la grandezza del suo amore per i
suoi figli e li riunisca dalla dispersione in cui erano piombati. In quella
volontà noi siamo santificati, vale a dire siamo abilitati a vivere nella
comunione del Padre nel suo stesso volere di bene per tutti, perché tutti sono
invitati alla mensa del suo amore.
Si invoca la
sua discesa dall’alto: Dio si avvicina all’uomo, non l’uomo a Dio; Dio si fa
figlio dell’uomo, non l’uomo Figlio di Dio. Ma si invoca pure dal basso, dalla
terra: Dio non sopraggiunge come un meteorite, come importato da fuori, benché
dall’alto; Dio, nel suo agire, sempre accondiscende all’uomo e quando si
avvicina all’uomo lo fa in modalità umana, da dentro quella storia che ha messo
in moto per condividere con l’uomo il suo Bene. Invocare la sua discesa dalla
terra è proclamare la santità dell’umanità della Vergine che Dio stesso si è
preparato perché finalmente si compia quel ‘volere’ che ha costituito il
desiderio di Dio dall’eternità: Dio e l’uomo in uno, tutto Dio per l’uomo e
tutto l’uomo per Dio.
A quel
‘volere’ si appella la Vergine con le sue parole all’angelo: “Ecco la serva del Signore: avvenga per me
secondo la tua parola” (Lc 1,38), come proclama
il canto al vangelo. Il volere di benevolenza di Dio per l’uomo, che si era
espresso nel volere di intimità del Figlio con il Padre per essere il testimone
del suo amore per gli uomini tra gli uomini, si rispecchia nel volere di
obbedienza della Vergine che sta unita al suo Dio. Si rivela qui la santità
dell’umanità della Vergine che diventa lo spazio di realizzazione del desiderio
di Dio per gli uomini, ritrovando in ciò tutta la sua dignità di creatura e
tutto lo splendore nel quale era stata concepita fin dall’inizio. E non per
nulla l’elogio di Elisabetta si appunta proprio su questo: “beata colei che ha creduto nell’adempimento
di ciò che il Signore le ha detto”. Parafrasando potremmo aggiungere: beata
colei che ha fatto esperienza così forte e totale dell’amore di benevolenza di
Dio per l’umanità da non ricercare altro nel suo vivere se non che quell’amore
di benevolenza avesse tempo e modo di riversarsi su tutto e su tutti, su di lei
come sul mondo. È da tale consapevolezza che sgorgano le parole del magnificat
e il canto di esultanza della creatura che vede lo spazio di vita ormai totalmente occupato da quell’amore. Anche
nella preghiera del Padre nostro, quando invochiamo: ‘sia fatta la tua volontà
come in cielo così in terra’, per prima cosa
chiediamo di fare esperienza di quell’amore di benevolenza da parte di Dio,
amore nel quale siamo stati concepiti e voluti e che costituisce tutto il
nostro splendore, sebbene l’esperienza non sia mai scontata.
Se si
accoglie il Verbo di Dio, se ne accoglie anche la dinamica di amore che l’ha
spinto a venire a noi, dinamica che investe il mondo e che costituisce il suo
splendore. Ecco perché in quell’ “avvenga
per me secondo la tua parola” c’è anche l’impeto di carità che muove la
Vergine ad andare da sua cugina Elisabetta. Le parole del magnificat alludono
anche alla carità che ha investito il suo cuore e del cui splendore il suo
agire è ormai testimone, segno della presenza fatta carne del Figlio di Dio. Di
quell’amore Lui è il rivelatore per eccellenza perché conoscendo il Padre in
verità sa che è amore per noi. Proprio questo è venuto a ‘far vedere’! E in
questo sta la nostra salvezza e la nostra pace.
Nel salmo 79
il versetto che fa da ritornello responsoriale “Fa’ splendere il tuo volto e noi saremo salvi”, viene ripetuto tre
volte. Quel volto che risplende su di noi è il Messia cantato come ‘figlio
dell’uomo che per te hai reso forte’. Forte da vincere ogni nemico e farci
godere la pace, cioè ricondurci all’esperienza dell’amore di Dio così forte da
non concepire la vita in altri termini se non nella logica di quell’amore. La
pace non è evidentemente assenza di afflizioni, ma condivisione dell’amore,
amore che esprime tutto il volere di Dio per l’uomo e da parte sua e da parte
nostra.
È
interessante osservare che l’espressione della lettera agli Ebrei: “entrando
nel mondo, Cristo dice: Tu non hai voluto
né sacrificio né offerta, un corpo
invece mi hai preparato…
Allora ho detto: Ecco, io vengo - poiché di me sta scritto nel rotolo del libro
- per fare, o Dio, la tua volontà” riprende la versione greca del salmo 40,
ma l’ebraico porta: “gli orecchi mi hai aperto”, ad indicare la disponibilità
totale al volere di Dio. Ma se Gesù prende un corpo, lo prende non solo per
compiere il volere di salvezza di Dio per l’uomo, ma anche per mettersi in
condizioni di compiere quella salvezza in termini di splendore di amore e di
nient’altro. Non c’è ombra di ‘potenza’ nell’amore che Gesù manifesta nascendo
come un bambino, vivendo da uomo e morendo sulla croce; eppure, non c’è potenza
più forte di quell’amore che non si fa vincere da nulla. È l’amore che
‘magnifica’ il Signore davanti all’uomo e l’uomo davanti a Dio.
§^§^§
I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale
Romano”):
Prima Lettura Mic 5,1-4a
Dal libro del profeta Michea
Così dice il
Signore:
«E tu,
Betlemme di Èfrata,
così piccola
per essere fra i villaggi di Giuda,
da te uscirà
per me colui che deve essere il dominatore in Israele;
le sue
origini sono dall'antichità, dai giorni più remoti.
Perciò Dio
li metterà in potere altrui,
fino a quando
partorirà colei che deve partorire;
e il resto
dei tuoi fratelli ritornerà ai figli d'Israele.
Egli si
leverà e pascerà con la forza del Signore,
con la
maestà del nome del Signore, suo Dio.
Abiteranno
sicuri, perché egli allora sarà grande
fino agli
estremi confini della terra.
Egli stesso
sarà la pace!».
Salmo Responsoriale
dal Salmo 79
Signore, fa' splendere il tuo volto e
noi saremo salvi.
Tu, pastore
d'Israele, ascolta,
seduto sui
cherubini, risplendi.
Risveglia la
tua potenza
e vieni a
salvarci.
Dio degli
eserciti, ritorna!
Guarda dal
cielo e vedi
e visita
questa vigna,
proteggi
quello che la tua destra ha piantato,
il figlio
dell'uomo che per te hai reso forte.
Sia la tua
mano sull'uomo della tua destra,
sul figlio
dell'uomo che per te hai reso forte.
Da te mai
più ci allontaneremo,
facci
rivivere e noi invocheremo il tuo nome.
Seconda Lettura
Eb 10,5-10
Dalla lettera agli Ebrei
Fratelli,
entrando nel mondo, Cristo dice: «Tu non hai voluto né sacrificio né offerta,
un corpo invece mi hai preparato. Non hai gradito né olocausti né sacrifici per
il peccato. Allora ho detto: "Ecco, io vengo - poiché di me sta scritto
nel rotolo del libro - per fare, o Dio, la tua volontà"».
Dopo aver
detto: «Tu non hai voluto e non hai gradito né sacrifici né offerte, né
olocausti né sacrifici per il peccato», cose che vengono offerte secondo la
Legge, soggiunge: «Ecco, io vengo per fare la tua volontà». Così egli abolisce
il primo sacrificio per costituire quello nuovo. Mediante quella volontà siamo
stati santificati per mezzo dell'offerta del corpo di Gesù Cristo, una volta
per sempre.
Vangelo Lc 1,39-45
Dal vangelo secondo Luca
In quei
giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città
di Giuda.
Entrata
nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il
saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di
Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il
frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da
me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha
sussultato di gioia nel mio grembo.
E beata
colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto».