Quarto
ciclo
Anno
liturgico C (2012-2013)
Tempo
di Avvento
2a Domenica
(9 dicembre
2012)
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Bar 5,1-9; Sal 125; Fil 1,4-6,8-11; Lc 3,1-6
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La chiesa
introduce la testimonianza di un profeta d’eccezione per predisporci ad
accogliere la venuta di Gesù: Giovanni Battista. È definito come la ‘Voce che
grida nel deserto’, voce per una Parola che ancora deve mostrarsi, ma dalla
quale è già conquistato e di cui diventerà testimone.
Il brano del
vangelo di Luca, in questo inizio del capitolo terzo, si espande in continue e
misteriose allusioni. La persona di Gesù è compresa in rapporto a Giovanni
Battista e Giovanni Battista è compreso in rapporto al popolo di Israele che
attende la manifestazione del proprio Dio secondo la sua promessa, ma le
coordinate storiche degli avvenimenti sono situate entro la cornice della
storia pagana, a indicare la centralità dell’evento per la storia umana. Siamo
nell’anno 28/29 d.C. Vengono nominate le autorità che derivano il loro potere
dal beneplacito di Roma: anzitutto Tiberio, poi Ponzio
Pilato (governatore/prefetto della Giudea tra il 26 e il 36 d.C.), Erode Antipa (che governa tra il 4 a.C. e il 39 d.C.), Filippo
(al potere tra il 4 a.C. e il 34 d.C.) e Caifa, sommo
sacerdote, che svolge il suo incarico tra il 18 e il 36, dopo che Anna, suo
suocero, era stato deposto nell’anno 15. Le coordinate di senso, però, sono
definite in rapporto alla storia sacra d’Israele con allusioni, dirette e
indirette, alle Scritture. Il Battista è definito con un riferimento diretto al
profeta Isaia 40,1-5 e con un’allusione alla vocazione di Geremia 1,1 e alla
promessa di Dio in Osea 2,16-22. A questi brani la
liturgia aggiunge il testo di Baruch, essenziale a
cogliere il grido del Battista.
La voce del
Battista risuona forte: “Preparate la via
del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!”. Eppure, la colletta fa pregare
così: “O Dio grande nell’amore, che chiami gli umili alla luce gloriosa del tuo
regno, raddrizza nei nostri cuori i tuoi sentieri …”. Identica cosa dice il
profeta Baruc: “Poiché
Dio ha deciso di spianare ogni alta montagna e le rupi perenni, di colmare le
valli livellando il terreno, perché Israele proceda sicuro sotto la gloria di
Dio”.
Se è Dio che
raddrizza i sentieri, come si concilia questo agire di Dio con l’invito del
Battista? Due sono i movimenti che si intersecano: l’azione di Dio e l’azione
dell’uomo. L’azione di Dio riguarda l’invio del Figlio all’umanità, Figlio che
riunisce i figli di Dio dispersi, che diventa segno glorioso dell’amore di Dio
per gli uomini. A questa azione di Dio, che riassume il suo desiderio di stare
con gli uomini e di renderli partecipi finalmente dell’amore suo di cui è
ricolmo il Figlio, corrisponde l’azione dell’uomo che consiste proprio
nell’aprirgli le porte, nell’accoglierlo, nel cogliere il segno che lui rappresenta. Sarà il Figlio, accolto, ricevuto in
casa (pensiamo agli incontri avuti da Gesù con i vari discepoli e personaggi
nei vangeli!), che ‘raddrizza i sentieri
di Dio in noi’, nel senso che nel Signore Gesù e con il Signore Gesù l’uomo
ritrova la sua vocazione divina e la possibilità di compierla in pienezza, per
cui torna ad essere capace di compiere i comandamenti, che costituiscono i
sentieri di Dio per noi.
E quando il
Battista applica all’uomo l’esortazione di raddrizzare i sentieri di Dio non fa
che scuoterlo dai suoi sogni e dalle sue illusioni perché apra il suo cuore a
quel Figlio che sta per venire, che è venuto a portare e a far vivere la vita
di Dio. E aggiungendo: “ogni uomo vedrà
la salvezza di Dio!”, non fa che sottolineare l’estensione del progetto di
Dio per l’umanità. Come non si tratta di una salvezza che riguardi me più degli
altri, così non si tratta di una salvezza che riguarda me senza gli altri. È la
via di Dio per l’uomo, che diventa la via dell’uomo per Dio: lasciare libero il
sentiero tra uomo e uomo è il segno più inequivocabile della rimozione di
ostacoli nel sentiero tra uomo e Dio. Amare il prossimo torna a gloria di Dio
perché è segno dell’esperienza dell’ incontro con Dio, segno dell’accoglienza
gioiosa e solidale con l’umanità di quel Figlio, mandato a riunire i figli di
Dio dispersi.
L’invito
alla conversione è dunque l’invito a vedere
la venuta di Dio che viene incontro al suo popolo, è l’apertura di cuore a
riconoscerlo nella sua offerta di alleanza, nella sua proclamazione di amore.
Il Battista chiama la gente alla conversione nel deserto per imparare a
percepire la nuova opportunità di salvezza che viene da Dio, mentre Gesù, che
di quella salvezza è l’attore e il portatore, andrà lui dalla gente per farla
gustare e rinnovare così i cuori tanto che ‘ogni creatura potrà vedere la
salvezza’, cioè vedere in Lui quanto è grande l’amore di Dio per gli uomini (=
vedere la gloria) e disporre tutti a vivere lo stesso mistero di amore perché
Dio sia celebrato ovunque. Sarà uno degli esiti della gioia del Natale.
L’allusione
alla voce che grida nel deserto riprende il testo di Osea:
“Perciò, ecco, io la sedurrò, la condurrò
nel deserto e parlerò al suo cuore … Là mi risponderà come nei giorni della sua
giovinezza, come quando uscì dal paese d'Egitto … Ti farò mia sposa per sempre,
ti farò mia sposa nella giustizia e nel diritto, nell' amore e nella
benevolenza, ti farò mia sposa nella fedeltà e tu conoscerai il Signore” (Os 2,16.17.21-22), dove il brano, reso pudicamente in
italiano, ha un connotato molto più realistico: ti sedurrò, parlerò sul tuo
cuore, con espressioni tipiche dell’intimità delle relazioni tra l’uomo e la
donna; risponderà, nel senso della risposta della sposa che si dona a suo
marito. Allora, portare nel deserto da parte di Dio allude, sì, allo
spogliamento (= penitenza) dei beni e delle cose nei quali ci si è illusi di
trovare felicità, ma soprattutto allude a una nuova storia di amore che Dio è
pronto a intessere col suo popolo su basi nuove, con una nuova alleanza, perché
finalmente il cuore possa godere la vita in modo soddisfacente. Quando il
Battista comincia a gridare nel deserto, nella sua voce c’è l’eco di questo
desiderio di Dio di venire dal suo popolo, un’eco che non rimbomba più da
lontano ma si fa sempre più vicino, fino a tramutarsi nel suono diretto della
Parola d’amore che appare in mezzo al suo popolo quando Gesù si manifesterà.
§^§^§
I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale
Romano”):
Prima Lettura Bar
5,1-9
Dal libro del profeta Baruc
Deponi, o
Gerusalemme, la veste del lutto e dell'afflizione,
rivestiti
dello splendore della gloria che ti viene da Dio per sempre.
Avvolgiti
nel manto della giustizia di Dio,
metti sul
tuo capo il diadema di gloria dell'Eterno,
perché Dio
mostrerà il tuo splendore a ogni creatura sotto il cielo.
Sarai
chiamata da Dio per sempre:
«Pace di
giustizia» e «Gloria di pietà».
Sorgi, o Gerusalemme,
sta' in piedi sull'altura
e guarda
verso oriente; vedi i tuoi figli riuniti,
dal tramonto
del sole fino al suo sorgere,
alla parola
del Santo, esultanti per il ricordo di Dio.
Si sono
allontanati da te a piedi, incalzati dai nemici;
ora Dio te
li riconduce in trionfo come sopra un trono regale.
Poiché Dio
ha deciso di spianare
ogni alta
montagna e le rupi perenni,
di colmare
le valli livellando il terreno,
perché
Israele proceda sicuro sotto la gloria di Dio.
Anche le
selve e ogni albero odoroso
hanno fatto
ombra a Israele per comando di Dio.
Perché Dio
ricondurrà Israele con gioia alla luce della sua gloria,
con la
misericordia e la giustizia che vengono da lui.
Salmo Responsoriale
Dal Salmo 125
Grandi cose ha fatto il Signore per
noi.
Quando il
Signore ristabilì la sorte di Sion,
ci sembrava
di sognare.
Allora la
nostra bocca si riempì di sorriso,
la nostra
lingua di gioia.
Allora si
diceva tra le genti:
«Il Signore
ha fatto grandi cose per loro».
Grandi cose
ha fatto il Signore per noi:
eravamo
pieni di gioia.
Ristabilisci,
Signore, la nostra sorte.
come i
torrenti del Negheb.
Chi semina
nelle lacrime
mieterà
nella gioia.
Nell'andare,
se ne va piangendo,
portando la
semente da gettare,
ma nel
tornare, viene con gioia,
portando i
suoi covoni.
Seconda Lettura
Fil 1,4-6,8-11
Dalla lettera di san Paolo apostolo
ai Filippési
Fratelli,
sempre, quando prego per tutti voi, lo faccio con gioia a motivo della vostra
cooperazione per il Vangelo, dal primo giorno fino al presente. Sono persuaso
che colui il quale ha iniziato in voi quest'opera buona, la porterà a
compimento fino al giorno di Cristo Gesù.
Infatti Dio
mi è testimone del vivo desiderio che nutro per tutti voi nell'amore di Cristo
Gesù. E perciò prego che la vostra carità cresca sempre più in conoscenza e in
pieno discernimento, perché possiate distinguere ciò che è meglio ed essere
integri e irreprensibili per il giorno di Cristo, ricolmi di quel frutto di
giustizia che si ottiene per mezzo di Gesù Cristo, a gloria e lode di Dio.
Vangelo Lc 3,1-6
Dal vangelo secondo Luca
Nell'anno
quindicesimo dell'impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio
Pilato era governatore della Giudea. Erode tetràrca
della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetràrca
dell'Iturèa e della Traconìtide,
e Lisània tetràrca dell'Abilène, sotto i sommi sacerdoti Anna e Càifa,
la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto.
Egli
percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione
per il perdono dei peccati, com'è scritto nel libro degli oracoli del profeta
Isaia:
«Voce di uno
che grida nel deserto:
Preparate la
via del Signore,
raddrizzate
i suoi sentieri!
Ogni burrone
sarà riempito,
ogni monte e
ogni colle sarà abbassato;
le vie
tortuose diverranno diritte
e quelle
impervie, spianate.
Ogni uomo
vedrà la salvezza di Dio!».