Quarto
ciclo
Anno
liturgico B (2011-2012)
Tempo
di Quaresima
1a Domenica
(26 febbraio
2012)
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Gn 9,8-15; Sal
24; 1Pt 3,18-22; Mc 1,12-15
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L’antica
colletta della prima domenica di quaresima fa pregare: “O Dio, nostro Padre,
con la celebrazione di questa quaresima, segno sacramentale della nostra
conversione, concedi a noi tuoi fedeli di crescere nella conoscenza del mistero
di Cristo e di testimoniarlo con una degna condotta di vita”. Fin dall’inizio
del cammino, tutto è orientato a quel Signore Gesù, che per noi ‘patì, morì, fu
sepolto, risuscitò effondendo su di noi il suo Spirito’.
La liturgia
pone davanti agli occhi il brano delle tentazioni di Gesù nel deserto, come a
sottolineare l’aspetto drammatico della vita in Dio. Tanto più se consideriamo
che il brano delle tentazioni, assai sintetico in Marco, più narrativo in Matteo
e Luca, è strettamente collegato al battesimo di Gesù. É come se la ragione
della tentazione fosse fatta consistere nella verifica esistenziale
dell’affermazione risuonata al battesimo nel Giordano: “Tu sei il Figlio mio, l’amato; in te ho posto il mio compiacimento”
(Mc 1,11).
Tutte le
letture di oggi insistono sul medesimo scenario interiore che noi percepiamo
così sfumato da risultare irriconoscibile. Noi facciamo fatica a leggere le
tentazioni e le prove della nostra vita in un’ottica positiva, nell’ottica
dello Spirito. In effetti, la tentazione non deriva primariamente dal peccato,
come fosse una semplice eredità del peccato. Se così fosse, Gesù non sarebbe
stato tentato perché non aveva peccato; Adamo non sarebbe stato tentato perché
godeva ancora della comunione con Dio. La tentazione ha a che fare con la
promessa di Dio della vita abbondante nella comunione con lui, nella crescita
di una relazione fino a farla maturare in tutta la potenzialità di amore e di
gioia che comporta, fino a condividere quell’amore e quella gioia con tutti,
nonostante la fatica e l’afflizione che costituiscono come lo sfondo dal quale
emerge appunto lo splendore dell’amore.
Con la prima
lettura viene sottolineato il fatto che le tentazioni sono da leggere nella
trama dell’alleanza che Dio non ritirerà più da noi. Il diluvio diventa ormai
la figura del battesimo, allorquando l’alleanza di Dio con i suoi figli sarà
compiutamente espressa in quel Gesù che muore, giusto per gli ingiusti, per
attirarci a Dio. E se Pietro, nella sua prima lettera, ricorda il Cristo morto
per noi, lo nomina nel contesto delle tentazioni che accompagnano la vita dei
credenti (“Se questa infatti è la volontà
di Dio, è meglio soffrire operando il bene che facendo il male, perché anche
Cristo è morto …”, 1Pt 3,17-18). Ciò significa che, se vogliamo
attraversare indenni le tentazioni (“Non
trionfino su di me i miei nemici”), la prima cosa da percepire è proprio
l’alleanza di Dio con noi, tanto da far proclamare al salmo: “Tutti i sentieri del Signore sono amore e
fedeltà per chi custodisce la sua alleanza e i suoi precetti … Il Signore si
confida con chi lo teme: gli fa conoscere la sua alleanza” (Sal 24,2.10.14).
Rispetto a
Gesù, le tentazioni sono tese a confermarlo dalla parte di Dio anche nella scelta
delle modalità con cui rivelare la potente salvezza divina, senza cedere ad
alcun altro tipo di gloria, umana o mondana, che l'avrebbe asservito al
diavolo. Gesù, come Messia, serve Dio senza che in lui si possa trovare
qualcosa che appartenga a questo mondo. Se il mondo è tutto ciò che si oppone
all’amore del Padre e mortifica l’uomo, Gesù non è proprio di questo mondo e
quindi in lui non si trova nulla che abbia a che fare con la gloria del mondo e
del diavolo che ne dispone. Gesù ha vinto il mondo perché il demonio non ha
trovato in lui nulla che gli appartenesse (cfr. Gv
14,30). La vita sua, quindi, che sgorgava totalmente dal Padre, la ridà a noi
con il suo Spirito perché anche la nostra vita, non custodendo più pegni del
demonio, possa manifestare l’amore di Dio al mondo.
Marco
sottolinea poi che Gesù “stava con le
bestie selvatiche e gli angeli lo servivano”. È l’allusione al paradiso
ritrovato, come descritto da Gn 1,28 e profeticamente
preannunciato da Is 11,6-9. Richiama tutta la
tensione quaresimale della chiesa, consapevole che quel paradiso sarà
accessibile a partire dalla gloria che risplende dalla croce. In quella
tensione trovano posto tutte le pratiche tipiche della quaresima: preghiera,
digiuno, elemosina.
Se la
chiesa, nella quaresima, invita a patire
un po’ la fame (digiuno di cibo, elemosina di beni, preghiera come bisogno di
verità) è perché, come dice la preghiera dopo la comunione: “Il pane del cielo
che ci hai dato ... ci insegni ad aver fame di Cristo”. È il desiderio di crescere
nella conoscenza del suo mistero, che è anche rivelazione del mistero dei
nostri cuori. E tale desiderio corrisponde a quello che domandiamo nella
preghiera sulle offerte: “Si rinnovi, Signore, la nostra vita e col tuo aiuto
si ispiri sempre più al sacrificio, che santifica l’inizio della quaresima,
tempo favorevole per la nostra salvezza”. Come a dire: il rinnovamento di vita
che domandiamo si innesta nella capacità di vivere la vita in modo sacro, di
vedere la vita diventando percettivi del mistero di Dio e del suo amore per
l’uomo che l’intesse e che in Gesù risplende. Preghiamo di venire innestati e
trascinati in quel dinamismo di rivelazione dell’amore di Dio per gli uomini,
che si è compiuto in Cristo e che attende di compiersi nel mondo. Il senso
della testimonianza dei discepoli di Cristo nel mondo sta tutto qui. La forza
di questa testimonianza non è in funzione della grandezza delle opere ma della
potenza di quel dinamismo di amore che pacifica e rende solidali i cuori.
Gesù inizia
la sua predicazione proclamando: “Convertitevi
e credete al vangelo”. Ma qual è il vangelo annunziato da Gesù se non la
rivelazione dello splendore dell’amore del Padre per gli uomini, come poi la
conclusione del cammino quaresimale, nella celebrazione della Pasqua, farà
scoprire? E la novità evangelica, perenne novità divina per l’uomo, novità che
risulterà sempre tale rispetto a tutto ciò che il mondo può produrre, è proprio
quella di mostrare lo splendore dell’amore di Dio nell’umanità. Nell’umanità
risplende la presenza di Dio. Le opere quaresimali sono opere penitenziali solo quando e se portano a
liberare il cuore da ogni intralcio perché il dinamismo di questa rivelazione
del Figlio di Dio si esprima anche in me, nella mia umanità, e possa così far
risplendere la presenza del suo amore in questo mondo. Il digiuno libera il
cuore dall’asservire il mondo al corpo e al suo piacere; l’elemosina libera il
cuore dalla prevaricazione contro gli altri imparando a stare solidali in
umanità; la preghiera libera il cuore dall’illusione del mondo per volerlo
trasfigurato dalla luce di Dio.
Buon cammino
quaresimale a tutti.
§^§^§
I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale
Romano”):
Prima Lettura Gen 9,8-15
Dal libro della Gènesi
Dio disse a
Noè e ai suoi figli con lui: «Quanto a me, ecco io stabilisco la mia alleanza
con voi e con i vostri discendenti dopo di voi, con ogni essere vivente che è
con voi, uccelli, bestiame e animali selvatici, con tutti gli animali che sono
usciti dall’arca, con tutti gli animali della terra. Io stabilisco la mia
alleanza con voi: non sarà più distrutta alcuna carne dalle acque del diluvio,
né il diluvio devasterà più la terra».
Dio disse:
«Questo è il
segno dell’alleanza,
che io pongo
tra me e voi
e ogni
essere vivente che è con voi,
per tutte le
generazioni future.
Pongo il mio
arco sulle nubi,
perché sia
il segno dell’alleanza
tra me e la
terra.
Quando
ammasserò le nubi sulla terra
e apparirà
l’arco sulle nubi,
ricorderò la
mia alleanza
che è tra me
e voi
e ogni
essere che vive in ogni carne,
e non ci
saranno più le acque per il diluvio,
per
distruggere ogni carne».
Salmo Responsoriale
Dal Salmo 24
Tutti i sentieri del Signore sono
amore e fedeltà.
Fammi
conoscere, Signore, le tue vie,
insegnami i
tuoi sentieri.
Guidami
nella tua fedeltà e istruiscimi,
perché sei
tu il Dio della mia salvezza.
Ricòrdati, Signore, della tua misericordia
e del tuo
amore, che è da sempre.
Ricòrdati di me nella tua misericordia,
per la tua
bontà, Signore.
Buono e
retto è il Signore,
indica ai
peccatori la via giusta;
guida i
poveri secondo giustizia,
insegna ai
poveri la sua via.
Seconda Lettura
1Pt 3,18-22
Dalla prima lettera di san Pietro
apostolo
Carissimi,
Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti, per
ricondurvi a Dio; messo a morte nel corpo, ma reso vivo nello spirito. E nello
spirito andò a portare l’annuncio anche alle anime prigioniere, che un tempo
avevano rifiutato di credere, quando Dio, nella sua magnanimità, pazientava nei
giorni di Noè, mentre si fabbricava l’arca, nella quale poche persone, otto in
tutto, furono salvate per mezzo dell’acqua.
Quest’acqua,
come immagine del battesimo, ora salva anche voi; non porta via la sporcizia
del corpo, ma è invocazione di salvezza rivolta a Dio da parte di una buona coscienza,
in virtù della risurrezione di Gesù Cristo. Egli è alla destra di Dio, dopo
essere salito al cielo e aver ottenuto la sovranità sugli angeli, i Principati
e le Potenze.
Vangelo Mc
1,12-15
Dal vangelo secondo Marco
In quel
tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta
giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo
servivano.
Dopo che
Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio,
e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e
credete nel Vangelo».