Quarto
ciclo
Anno
liturgico B (2011-2012)
Tempo
di Pasqua
Ascensione
(20 maggio
2012)
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At 1,1-11; Sal 46; Ef 4,1-13; Mc 16,15-20
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Nella
liturgia feriale della sesta settimana dopo Pasqua la Chiesa medita sul mistero
dell’Ascensione. Ieri, il brano evangelico terminava con le parole: “Sono uscito dal Padre e sono venuto nel
mondo; lascio di nuovo il mondo e vado al Padre” (Gv
16,28). L’antifona di ingresso della festa di oggi riporta l’esortazione degli
angeli agli apostoli: “perché fissate nel
cielo lo sguardo? Come l’avete visto salire al cielo, così il Signore ritornerà”
(At 1,11). In gioco è l’orientamento degli sguardi: dove guardare? Se Gesù è l’Emmanuele, il Dio-con-noi, allora
le parole che concludono il vangelo di Matteo: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt
28,20) danno il senso dell’ascensione, evento che chiude le apparizioni
pasquali.
Gesù aveva
cercato di esporre ai discepoli il mistero che lo riguardava nei nostri
confronti durante l’ultima cena. Li aveva avvertiti che non avrebbero più
potuto vederlo ma che dopo un po’ di tempo l’avrebbero rivisto con grande
gioia. Generalmente noi interpretiamo: Gesù sarebbe morto ma poi sarebbe
risorto e i discepoli l’avrebbero visto di nuovo. Ma il significato delle
parole di Gesù è più misterioso e si capiscono meglio con l’evento della sua
ascensione. In realtà Gesù non dice semplicemente che da risorto sarebbe
apparso loro. Se così fosse, noi, che veniamo dopo gli apostoli, alla
testimonianza dei quali prestiamo fede che il Signore è risorto ma senza
vederlo, non potremmo godere della promessa di Gesù: quando l’avrebbero rivisto
sarebbero stati colmi di gioia. Gesù allude invece al fatto che la sua presenza
è sperimentabile dai nostri cuori perché presente in noi e in mezzo a noi,
tanto che il cielo, dove dirigere gli sguardi, oramai non è in alto, ma dentro.
Dire che il Signore ritornerà significa alludere alla manifestazione della
presenza del Signore in noi allorquando tutto parlerà di lui al nostro cuore.
Il tempo della nostra storia è ormai il tempo della testimonianza di lui che
man mano conquista noi e si svela al mondo, per il quale siamo inviati in
missione.
In effetti,
tutti i passi di Matteo, Marco, Luca e Atti, che ricordano l'evento
dell'ascensione di Gesù, hanno per contesto la missione alle genti con
l'assicurazione della presenza costante del Signore. Quando Gesù, nell'ultima
cena, aveva ricordato il suo ritorno al Padre, aveva causato negli apostoli una
grande tristezza. Ora che gli apostoli lo vedono sparire in cielo senza poterlo
più rivedere provano una grande gioia. Evidentemente il mistero vissuto dagli
apostoli era d’altra natura rispetto a quello che immaginiamo. I discepoli
hanno visto il fatto materiale dell’ascendere di Gesù al cielo (il testo usa il
verbo greco βλέπω, vedere) ma hanno anche intravisto la
portata mistica del fenomeno (il testo usa il verbo θεάομαι,
contemplare). Ciò significa che lo sparire
di Gesù dalla loro vista permetteva di coglierlo presente nei loro cuori. Nella
percezione degli apostoli l’ascensione è colta come un dono di presenza, come
un’interiorizzazione di rapporto, che non solo non perde nulla della sua realtà
con la sottrazione della fisicità di Gesù, ma acquista profondità e intensità
insospettate. Se potessi riassumere con mie parole la sensazione degli
apostoli, direi che si è trattato dell’esperienza di una gioia assolutamente
dinamica, capace di allargare i confini del cuore e le energie corrispondenti
in maniera illimitata. Resta sottolineato sia una dimensione di azione, in rapporto diretto con la
missione alle genti, sia una dimensione di essere,
in rapporto all’esperienza della presenza potente
di Gesù in loro e con loro. Proprio qui si innesta l’enunciato di fede: Gesù è
alla destra del Padre, cioè nell’atteggiamento di Colui al quale è stato dato
ogni potere in cielo e in terra per ottenerci la salvezza. Da tale
considerazione deriva la nostra speranza e tutta la nostra fiducia, tanto che
possiamo contemplarci, nel suo amore, vicini a Dio, assunti in Dio anche noi,
legati a Lui, Lui la vite e noi i tralci, Lui il capo e noi le membra.
Nel racconto
di Marco ciò che colpisce è una specie di forza potente che muove tutto: il
cuore degli apostoli come l’insieme del mondo e lo stesso desiderio di Dio per
l’uomo. In quel correre alla predicazione non va visto solo lo zelo degli
apostoli, ma anche l’attesa degli uomini e il desiderio di Dio. Così la
presenza potente di Gesù accanto ai suoi non va vista nella capacità di fare
miracoli, come farebbe supporre l’annotazione dell’evangelista nel finale del
suo vangelo; va vista piuttosto in riferimento alla predicazione, vale a dire alla capacità che ha di riempire il
cuore, che parla a tutti della sua presenza viva, senza che il mondo lo possa
soffocare. La molla segreta di tale capacità
è lo stesso desiderio di salvezza che Dio nutre nei riguardi degli uomini e che
si comunica ai discepoli per raggiungere tutto il mondo.
Se la presenza
del Signore è assicurata nel mondo, lo si deve al fatto che precisamente qui,
nel mondo, continua la sua opera, così come nel mondo continua la rivelazione
dell’amore del Padre, tanto a livello interiore che ecclesiale, nell’attesa che
anche al mondo sia dato ciò che è dato ai discepoli. I discepoli diventano
testimoni non semplicemente di Gesù, ma testimoni/collaboratori della sua opera
di salvezza. Il dono dello Spirito Santo ha attinenza proprio a quella dinamica
di predicazione per la conversione e il
perdono dei peccati.
È una verità
che risalta anche da un dettaglio riferito da Luca in At 1,6-8. Il regno di Dio
non viene in modo da attirare l'attenzione, vale a dire: non si vedrà; nessuno
potrà dire: è qui, è là. È inutile che pensiate di vedere il regno di Dio nella
storia; i tempi e i modi di questa venuta gloriosa solo Dio li conosce, la cosa
non vi riguarda. Ma voi “avrete forza
dallo Spirito Santo … e mi sarete testimoni”. Quello che vi riguarda è che
siate agiti dalla potenza dello Spirito Santo per essermi testimoni.
Gli apostoli
sono i testimoni della salvezza operata da Gesù, non gli amministratori;
favoriscono in ogni modo l’opera della salvezza, non ne sono mai i detentori.
L’invio dello Spirito da parte di Gesù li assicura dell’accesso alla salvezza,
per sé e per tutti, nella storia.
§^§^§
I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale
Romano”):
Prima Lettura At
1, 1-11
Dagli Atti degli Apostoli
Nel primo
racconto, o Teòfilo, ho trattato di tutto quello che
Gesù fece e insegnò dagli inizi fino al giorno in cui fu assunto in cielo, dopo
aver dato disposizioni agli apostoli che si era scelti per mezzo dello Spirito
Santo.
Egli si
mostrò a essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, durante quaranta
giorni, apparendo loro e parlando delle cose riguardanti il regno di Dio.
Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allontanarsi da
Gerusalemme, ma di attendere l’adempimento della promessa del Padre, «quella –
disse – che voi avete udito da me: Giovanni battezzò con acqua, voi invece, tra
non molti giorni, sarete battezzati in Spirito Santo».
Quelli
dunque che erano con lui gli domandavano: «Signore, è questo il tempo nel quale
ricostituirai il regno per Israele?». Ma egli rispose: «Non spetta a voi
conoscere tempi o momenti che il Padre ha riservato al suo potere, ma
riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete
testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samarìa
e fino ai confini della terra».
Detto
questo, mentre lo guardavano, fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai
loro occhi. Essi stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava, quand’ecco
due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: «Uomini di
Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è
stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in
cielo».
Salmo Responsoriale
Dal Salmo 46
Ascende il Signore tra canti di
gioia.
Popoli
tutti, battete le mani!
Acclamate
Dio con grida di gioia,
perché
terribile è il Signore, l’Altissimo,
grande re su
tutta la terra.
Ascende Dio
tra le acclamazioni,
il Signore
al suono di tromba.
Cantate inni
a Dio, cantate inni,
cantate inni
al nostro re, cantate inni.
Perché Dio è
re di tutta la terra,
cantate inni
con arte.
Dio regna
sulle genti,
Dio siede
sul suo trono santo.
Seconda Lettura
Ef 4, 1-13
Dalla lettera di san Paolo apostolo
agli Efesìni.
Fratelli,
io, prigioniero a motivo del Signore, vi esorto: comportatevi in maniera degna
della chiamata che avete ricevuto, con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità,
sopportandovi a vicenda nell'amore, avendo a cuore di conservare l'unità dello
spirito per mezzo del vincolo della pace.
Un solo
corpo e un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati
chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un
solo battesimo. Un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, opera
per mezzo di tutti ed è presente in tutti. A ciascuno di noi, tuttavia, è stata
data la grazia secondo la misura del dono di Cristo. Per questo è detto:
«Asceso in alto, ha portato con sé prigionieri, ha distribuito doni agli
uomini». Ma cosa significa che ascese, se non che prima era disceso quaggiù
sulla terra?
Colui che
discese è lo stesso che anche ascese al di sopra di tutti i cieli, per essere
pienezza di tutte le cose. Ed egli ha dato ad alcuni di essere apostoli, ad
altri di essere profeti, ad altri ancora di essere evangelisti, ad altri di
essere pastori e maestri, per preparare i fratelli a compiere il ministero,
allo scopo di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all'unità
della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, fino all'uomo perfetto, fino a
raggiungere la misura della pienezza di Cristo.
Vangelo Mc 16,
15-20
Dal vangelo secondo Marco
In quel
tempo, [ Gesù apparve agli Undici ] e disse loro: «Andate in tutto il mondo e
proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà
salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che
accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano
serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le
mani ai malati e questi guariranno».
Il Signore
Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di
Dio.
Allora essi
partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e
confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.