Quarto
ciclo
Anno
liturgico B (2011-2012)
Tempo
di Pasqua
2a Domenica
(15 aprile
2012)
_________________________________________________
At 4,32-35; Sal 117; 1Gv 5,1-6; Gv 20,19-31
_________________________________________________
Per tutta
l’ottava di Pasqua la chiesa ha cantato: “Questo è il giorno fatto dal Signore,
rallegriamoci ed esultiamo”. Il vangelo di Giovanni, che inizia con l’allusione
ai sei giorni della creazione, quando deve introdurre il racconto della
risurrezione, dice: “Il primo giorno della settimana”. Il giorno della
risurrezione è l’eterno che percorre il tempo, la possibilità di vivere il
temporale nella luce dell’eterno, nella presenza di Colui che ha promesso di
essere con noi fino alla fine del mondo. I racconti delle apparizioni del
Risorto ci introducono nella luce di questo Giorno che ci accompagna,
confermandoci nella grazia della rivelazione dell’immenso amore del Signore per
noi.
Il sigillo
di quella rivelazione è la pace che Gesù Risorto ci offre. Si tratta della pace
messianica, quella che racchiude tutti i doni di Dio rendendoceli disponibili.
Gesù la proclama e la offre definendola in rapporto a tre cose:
1) in
rapporto alle sue piaghe. Mentre dà la sua pace mostra le mani e il costato.
Quella pace ci deriva dalle sue piaghe e le sue piaghe ci confermano che il
Signore risorto è il Gesù che ha patito, tanto la sua passione e morte ha fatto
risplendere l’amore di Dio per gli uomini. Sarà così anche per i suoi
discepoli: è la condizione della condivisione della rivelazione del vangelo. La
gioia della presenza del Signore risalterà proprio là dove il discepolo è
chiamato al martirio in qualunque
prova della vita.
2) in
rapporto alla missione: “Come il Padre ha
mandato me, anche io mando voi”. Non si tratta semplicemente del fatto che
i discepoli sono inviati ad annunciare al mondo la buona notizia, ma del fatto
che l’annunceranno nella stessa modalità nella quale Gesù l’ha annunciato e
cioè che come Gesù non dice e non fa se non quello che sente e vede fare dal
Padre (cf. Gv 5,19), così i
discepoli nei confronti del loro Maestro.
3) in
rapporto allo Spirito Santo, di cui Gesù ci ha ottenuto l’effusione sulla
croce. L’opera dello Spirito è la riconciliazione con Dio ed energia di
comunione. Se Luca, nella prima lettura, descrive la prima comunità cristiana
con un cuor solo e un’anima sola, non tratteggia un idillio, ma ne rivela la
tensione dinamica, la tensione di una vita nella fede del Risorto, che diventa
radice di umanità nuova, la cui cifra è appunto la comunione. Come dice
Giovanni nella sua prima lettera, è la vittoria della fede sul mondo: la
comunione con tutti perché niente ci appartiene e con tutti possiamo
condividere la gioia della presenza del Signore. Nel canone eucaristico, quando
si invoca la discesa dello Spirito Santo sulla comunità dei credenti, è per
essere abilitati a vivere ‘un cuor solo e un’anima sola’, in tutta fraternità.
Come si può
partecipare allora al dono della pace da parte del Risorto? L’episodio di
Tommaso risponde a tale domanda. Quando Tommaso protesta la sua incredulità non
è per mancanza di fede, ma perché si è trovato così coinvolto nella vicenda di
Gesù, al quale aveva aderito con tutto il cuore (Tommaso non è un pavido, un
insicuro; le altre due volte che il vangelo di Giovanni parla di Tommaso ce lo
presenta come un uomo generoso, pronto ad andare a morire con Gesù) che non
vuole illudersi. Il suo dubbio procede da un cuore che ha preso molto sul serio
la vicenda di Gesù. Quando Gesù, ricomparendo, gli dice di mettere la mano nel
costato e nelle cicatrici, non ha bisogno di ricredersi, di scusarsi: è tutto
teso a quel Signore che ha sempre voluto seguire e che ora riconosce per
davvero "mio Signore e mio Dio",
la più solenne professione di fede dei vangeli, compimento della promessa di
Dio al suo popolo: “Io sarò il loro Dio
ed essi il mio popolo” (Ger 31,33; 24,7; 32,38; Ez 11,20; 14,11; 37,23; Zac 8,8).
In quel mio c'è tutto l'anelito del suo
cuore, la sua esperienza di lui; in quel Signore
e Dio c'è tutta la rivelazione di Gesù al suo cuore. Con quella professione di
fede gli scende in cuore la pace che
Gesù aveva offerto comparendo davanti ai suoi discepoli.
Nella
vicenda terrena di Gesù, la pace sigilla l'inizio e la fine, rivelazione e dono
del Dio misericordioso verso gli uomini. Al presepio di Betlemme gli angeli
annunciano la pace; nel discorso all'ultima cena, Gesù promette la sua pace;
dopo la risurrezione Gesù dona la sua pace e con la nostra professione di fede
quella pace scende nel cuore e ne occupa le sorgenti. Quella pace è a prova di
ogni tipo di male perché si colloca così profondamente alle radici dei cuori
che non può essere rapita da niente e da nessuno. Quella pace ci è riofferta
nella celebrazione eucaristica quando, prima della comunione, il sacerdote
prega per tutti: “Signore Gesù Cristo, che hai detto ai tuoi apostoli: ‘Vi
lascio la mia pace, vi do la mia pace’, non guardare ai nostri peccati, ma alla
fede della tua Chiesa, e donale unità e pace secondo la tua volontà”.
Gesù poi
aggiunge: “Perché mi hai veduto, tu hai
creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto”. Forse
l’allusione è allo stesso autore del vangelo di cui si dice che vide e credette
quando visitò la tomba vuota pur senza aver visto il Signore (cf. Gv 20,8). Noi tutti che
veniamo dopo gli apostoli e che crediamo alla loro testimonianza, non vediamo
il Signore eppure crediamo e lo amiamo (cf. 1Pt 1,8).
È la beatitudine della fede che si risolve in visione e non della visione che
porta alla fede. Non penso che Gesù voglia dire che si deve credere e basta,
senza vedere, quasi che fosse riservato un premio speciale alla fede. È tipico
invece della fede aprire gli occhi alla visione. Solo che la visione non
precede, non può servire di giustificazione alla fede. Sarà la fede a
introdurre alla visione. Questo promette la beatitudine di Gesù.
§^§^§
I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale
Romano”):
Prima Lettura At
4, 32-35
Dagli Atti degli Apostoli
La
moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e
un’anima sola e nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva,
ma fra loro tutto era comune.
Con grande
forza gli apostoli davano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù e
tutti godevano di grande favore.
Nessuno
infatti tra loro era bisognoso, perché quanti possedevano campi o case li
vendevano, portavano il ricavato di ciò che era stato venduto e lo deponevano
ai piedi degli apostoli; poi veniva distribuito a ciascuno secondo il suo
bisogno.
Salmo Responsoriale
Dal Salmo 117
Rendete grazie al Signore perché è
buono: il suo amore è per sempre.
Dica
Israele:
«Il suo
amore è per sempre».
Dica la casa
di Aronne:
«Il suo
amore è per sempre».
Dicano
quelli che temono il Signore:
«Il suo
amore è per sempre».
La destra
del Signore si è innalzata,
la destra
del Signore ha fatto prodezze.
Non morirò,
ma resterò in vita
e annuncerò
le opere del Signore.
Il Signore
mi ha castigato duramente,
ma non mi ha
consegnato alla morte.
La pietra
scartata dai costruttori
è divenuta
la pietra d’angolo.
Questo è
stato fatto dal Signore:
una
meraviglia ai nostri occhi.
Questo è il
giorno che ha fatto il Signore:
rallegriamoci
in esso ed esultiamo!
Seconda Lettura
1 Gv 5, 1-6
Dalla prima lettera di san Giovanni
apostolo
Carissimi,
chiunque crede che Gesù è il Cristo, è stato generato da Dio; e chi ama colui
che ha generato, ama anche chi da lui è stato generato.
In questo
conosciamo di amare i figli di Dio: quando amiamo Dio e osserviamo i suoi
comandamenti. In questo infatti consiste l’amore di Dio, nell’osservare i suoi
comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi.
Chiunque è
stato generato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha vinto il
mondo: la nostra fede.
E chi è che
vince il mondo se non chi crede che Gesù è il Figlio di Dio? Egli è colui che è
venuto con acqua e sangue, Gesù Cristo; non con l’acqua soltanto, ma con
l’acqua e con il sangue. Ed è lo Spirito che dà testimonianza, perché lo
Spirito è la verità.
SEQUENZA
Alla vittima
pasquale, s'innalzi oggi il sacrificio di lode.
L'agnello ha
redento il suo gregge,
l'Innocente
ha riconciliato noi peccatori col Padre.
Morte e Vita
si sono affrontate in un prodigioso duello.
Il Signore
della vita era morto; ma ora, vivo, trionfa.
«Raccontaci,
Maria: che hai visto sulla via?».
«La tomba
del Cristo vivente, la gloria del Cristo risorto,
e gli angeli
suoi testimoni, il sudario e le sue vesti.
Cristo, mia
speranza, è risorto; e vi precede in Galilea».
Sì, ne siamo
certi: Cristo è davvero risorto.
Tu, Re
vittorioso, portaci la tua salvezza.
Víctmæ pascháli láudes: ímmolent
Christiáni.
Agnus redémit oves: Christus
ínnocens Patri reconciliávit
peccatóres.
Mors et vita duéllo conflixére
miràndo:
dux vitæ mórtuus, regnat vívus.
Dic nobis, María, quid vidísti in via?
Sepúlcrum Christi vivéntis: et glóriam
vidi resurgéntis.
Angélicos testes, sudárium, et vestes.
Surréxit Christus spes mea: præcédit
vos in Galilǽam.
Scímus Christum surrexísse a mórtuis
vere: tu nobis, victor Rex,
miserére.
Vangelo Gv 20, 19-31
Dal vangelo secondo Giovanni
La sera di
quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo
dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in
mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il
fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse
loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi».
Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui
perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non
saranno perdonati».
Tommaso, uno
dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando
venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma
egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il
mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non
credo».
Otto giorni
dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne
Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a
Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e
mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose
Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu
hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Gesù, in
presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti
in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il
Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.