Quarto
ciclo
Anno
liturgico B (2011-2012)
Tempo
Ordinario
4a Domenica
(29
gennaio 2012)
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Dt 18,15-20; Sal
94; 1Cor 7,32-35; Mc 1,21-28
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Il libro del
Deuteronomio finisce con l’annotazione: “Non
è più sorto in Israele un profeta come Mosè, che il Signore conosceva faccia a
faccia”. Di Mosè, a differenza degli altri profeti, la Torà dà questa testimonianza:
«Ascoltate le mie parole! Se ci sarà un
vostro profeta, io, il Signore, in visione a lui mi rivelerò, in sogno parlerò
con lui. Non così per il mio servo Mosè: egli è l’uomo di fiducia in tutta la
mia casa. Bocca a bocca parlo con lui, in visione e non per enigmi, ed egli
contempla l’immagine del Signore» (Nm 12,6-7).
La speranza
messianica ebraica, originata dalla promessa di Mosè che Dio avrebbe continuato
a guidare il popolo con l’invio di un “profeta
pari a me. A lui darete ascolto”, è stata ripresa dalla prima comunità
cristiana incentrandola sulla figura di Gesù, nuovo Mosè, che annuncia e porta
a compimento il regno dei cieli (cfr At 3,22-23). Non per nulla i vangeli
iniziano al Giordano, collegandosi idealmente alla fine del libro del Deuteronomio
e all’inizio del libro di Giosuè. Di Gesù il vangelo di Giovanni dirà: “Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. Dio, nessuno lo ha mai
visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha
rivelato” (Gv 1,17-18).
Nelle parole
di Mosè risuona potente l’ingiunzione: “a
lui darete ascolto”. Il ritornello responsoriale la riprende parafrasando
il salmo 94: “ascoltate oggi la voce del
Signore”, con l’attenzione già volta a quel profeta che nel vangelo proclamerà con autorità nuova la parola del
Signore. Un primo particolare salta agli occhi. Non si può ascoltare la parola del Signore se non si riconosce
la sua voce. Come in un rapporto di
amicizia o di amore: la gioia è data dal sentire la voce dell’amico e da dentro
quella gioia si ascoltano poi le parole che l’amico ci dice. Ascoltare la voce
del Signore allude prima di tutto alla storia d’amore nella quale ci si trova
inglobati; allude a quell’alleanza dei cuori che si vive nel profondo e che
permette l’apertura di animo e di intelligenza ad accogliere le parole che ci
verranno dette.
“A lui darete ascolto” sembra anche che
riecheggi nella voce che sigilla la visione della trasfigurazione di Gesù sul Tabor: “Questi è il Figlio
mio, l’amato: ascoltatelo!” (Mc 9,7). Marco sembra alludere proprio a quel
testo del Deuteronomio e comunque la sottolineatura nel brano odierno di un
Gesù che ‘parla con autorità’ e ‘ha potere sui demoni’ si rivela nella sua
ragione specifica e nella sua potenza se la colleghiamo a quella rivelazione. È
tipicamente l’autorità non di chi parla a nome proprio, per quanto grande sia,
ma l’autorità di chi ha tutto il potere e la capacità di svelare il volto di
Dio, di rivelare i segreti di Dio. E chi conosce il Padre se non il Figlio e
colui al quale il Figlio lo voglia rivelare? (cf. Lc 10,22). Ha anche potere sui demoni nel senso di
sottrarre alla loro influenza gli uomini e di rimetterli nella luce di Dio. In
questo si rivela il suo potere di guarigione, che porterà alla rivelazione del
suo potere di rimettere i peccati, cosa che svelerà definitivamente, in lui,
come Dio si sia appressato all’uomo. È la novità che suscita stupore,
sbalordimento, esultanza, perché il male è vinto e l’uomo ritorna nella signoria
di Dio che vuole gli uomini commensali al suo amore e alla sua gioia.
Del resto è
caratteristico che Marco abbini regolarmente la predicazione di Gesù al suo
potere di scacciare i demoni, abbinamento che risulterà ancora alla fine del
vangelo quando Gesù invierà i discepoli a predicare in tutto il mondo dando
loro il potere di cacciare i demoni. Credo che meglio non si possa sottolineare
la novità e la potenza del vangelo che sottrae l’uomo dalla dipendenza del male
per renderlo libero nella comunione con Dio. Ma questa rivelazione non sarà
svelata se non attraverso il passaggio pasquale di Gesù. È forse questa la
ragione per cui Gesù, di fronte al riconoscimento della sua grandezza da parte
dei demoni, ingiunge a questi con forza di tacere. L’uomo della sinagoga di Cafarnao dichiara: “io
so chi tu sei: il santo di Dio!” (Mc 1,24); “tu sei il Figlio di Dio” (Mc 3,11) dicevano gli spiriti immondi; e
l’indemoniato di Gerasa, in terra pagana: “Gesù, Figlio del Dio Altissimo” (Mc
5,7). Dopo il capitolo quinto, Marco narra ancora miracoli e guarigioni, ma i
demoni non parlano più. E sarà Gesù a subire, in un certo senso, l’attacco dei
demoni, ma proprio quell’attacco (la sua passione e morte) svelerà al mondo
intero il suo segreto: Dio ama e tocca gli uomini a tal punto da sanarne le
radici, da rinnovarli come figli di Dio, non più schiavi dei demoni, ormai
vinti. La vittoria di Dio, però, non corrisponde a quanto gli uomini si
sarebbero sognati e forse per questo Gesù, fin tanto che non ha mostrato fino in
fondo quale fosse la via di Dio, non ha voluto riconoscimenti di sorta.
Così,
presentare Gesù come profeta, il cui insegnamento è nuovo, diverso rispetto a quello degli scribi, porta allusione al
mistero dell’intimità tra lui e il Padre che sul Tabor
la voce dalla nube rivela: “Questi è il
Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!” (Mc 9,7). Gesù introduce poco a poco i
suoi ascoltatori a questo segreto, nel quale tutta la Scrittura si riassume.
Ascoltare le parole di quel profeta significa intuire e percepire quel segreto
di intimità con il Padre che tanto ama il mondo da mandare il suo Figlio, tanto
che in ogni parola da lui pronunciata, in ogni azione da lui compiuta, si apre
l’accesso anche per noi all’intimità da lui goduta. Dire poi che Gesù ha il
potere di guarirci, di scacciare dal nostro cuore i demoni, equivale a
illustrare il mistero dell’accondiscendenza di Dio per gli uomini da farli
partecipi dei suoi segreti, da condividere con loro la gioia del suo amore
sempre e comunque. Quello che la colletta mette bene in evidenza collegando la
verità della salvezza alla gioia che la esprime: “… rendici forti nella
professione della fede, perché in parole e opere proclamiamo la verità e
testimoniamo la beatitudine di coloro che a te si affidano”, nella realtà del passaggio
pasquale nostro insieme a Gesù lungo le prove della vita.
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I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale
Romano”):
Prima Lettura Dt 18, 15-20
Dal libro del Deuteronòmio
Mosè parlò
al popolo dicendo: «Il Signore, tuo Dio, susciterà per te, in mezzo a te, tra i
tuoi fratelli, un profeta pari a me. A lui darete ascolto. Avrai così quanto
hai chiesto al Signore, tuo Dio, sull'Oreb, il giorno
dell'assemblea, dicendo: "Che io non oda più la voce del Signore, mio Dio,
e non veda più questo grande fuoco, perché non muoia".
Il Signore
mi rispose: "Quello che hanno detto, va bene. Io susciterò loro un profeta
in mezzo ai loro fratelli e gli porrò in bocca le mie parole ed egli dirà loro
quanto io gli comanderò. Se qualcuno non ascolterà le parole che egli dirà in
mio nome, io gliene domanderò conto. Ma il profeta che avrà la presunzione di
dire in mio nome una cosa che io non gli ho comandato di dire, o che parlerà in
nome di altri dèi, quel profeta dovrà morire"».
Salmo Responsoriale
Dal Salmo 94/95
Ascoltate oggi la voce del Signore.
Venite,
cantiamo al Signore,
acclamiamo
la roccia della nostra salvezza.
Accostiamoci
a lui per rendergli grazie,
a lui
acclamiamo con canti di gioia.
Entrate: prostràti, adoriamo,
in ginocchio
davanti al Signore che ci ha fatti.
È lui il
nostro Dio
e noi il
popolo del suo pascolo,
il gregge
che egli conduce.
Se
ascoltaste oggi la sua voce!
«Non
indurite il cuore come a Merìba,
come nel
giorno di Massa nel deserto,
dove mi tentarono
i vostri padri:
mi misero
alla prova
pur avendo
visto le mie opere».
Seconda Lettura
1 Cor 7, 32-35
Dalla prima lettera di san Paolo
apostolo ai Corinzi
Fratelli, io
vorrei che foste senza preoccupazioni: chi non è sposato si preoccupa delle
cose del Signore, come possa piacere al Signore; chi è sposato invece si
preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere alla moglie, e si trova
diviso!
Così la
donna non sposata, come la vergine, si preoccupa delle cose del Signore, per
essere santa nel corpo e nello spirito; la donna sposata invece si preoccupa
delle cose del mondo, come possa piacere al marito.
Questo lo
dico per il vostro bene: non per gettarvi un laccio, ma perché vi comportiate
degnamente e restiate fedeli al Signore, senza deviazioni.
Vangelo Mc 1, 21-28
Dal vangelo secondo Marco
In quel
tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, [a Cafàrnao,]
insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro
come uno che ha autorità, e non come gli scribi.
Ed ecco,
nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a
gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io
so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da
lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui.
Tutti furono
presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un
insegnaménto nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e
gli obbediscono!».
La sua fama
si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.