Quarto ciclo
Anno liturgico B (2011-2012)
Tempo Ordinario
33a Domenica
(18 novembre 2012)
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Dn 12,1-3; Sal 15; Eb 10,11-14.18; Mc 13, 24-32
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Il ciclo dell’anno liturgico volge
al termine e la chiesa contempla le cose ultime per collocare nella loro vera
luce le cose presenti. Il capitolo 13 di Marco mescola in un’unica sequenza gli
avvenimenti della morte-risurrezione di Gesù, della distruzione di Gerusalemme,
delle tragedie della storia umana, delle prove e del martirio dei credenti, dei
segni cosmici alla fine dei tempi, del giudizio finale imminente. Con la
predizione della rovina del tempio, avvenuta per opera dei romani nell’anno 70
d.C., mentre i lavori di ricostruzione, iniziati sotto Erode il Grande negli
anni 20/19 a.C., si erano conclusi nell’anno 64 d.C., Gesù mette in guardia i
suoi discepoli: sappiate sfuggire all’inganno, vegliate! Quell’avvertimento, Vegliate, è l’ultima parola del cap. 13,
quella che introduce il racconto della passione di Gesù. Tutto è orientato alla
manifestazione della gloria del Signore crocifisso, non semplicemente nel suo
aspetto giudicante alla fine dei tempi, ma nel suo aspetto di rivelazione
dell’amore del Padre per i suoi figli che costituisce l’unico mistero
significativo per il nostro cuore. Così prega la colletta: “donaci il tuo
Spirito, perché operosi nella carità attendiamo ogni giorno la manifestazione
gloriosa del tuo Figlio”. La stessa immagine suggerisce il canto al vangelo: “Vegliate in ogni momento pregando, perché
abbiate la forza di comparire davanti al Figlio dell’uomo” (Lc 21,36), da
intendere: possiate essere degni di veder manifestato in voi l’amore del
Signore in modo tale da vivere la vostra vita nel segno del suo splendore.
L’antifona di ingresso, che riprende
alcuni versetti del cap. 29 del profeta Geremia, offre il contesto di
intelligenza per le parole di Gesù: “Dice
il Signore: «Io ho progetti di pace e non di sventura; voi mi invocherete e io
vi esaudirò, e vi farò tornare da tutti i luoghi dove vi ho dispersi»”. È la
testimonianza del profeta fatta recapitare per lettera agli esiliati in
Babilonia invitati ad accettare la prova nell’attesa dell’intervento liberatore
del Signore, senza cedere a false promesse di falsi profeti per false e
presunte liberazioni che non ci saranno. Se Gesù è venuto per mostrare la
grandezza dell’amore del Padre e per riunire i figli di Dio dispersi, proprio
in questo possiamo vedere i progetti di pace di Dio realizzarsi. L’insistenza
sulle prove, sui dolori, sulle tribolazioni, sul martirio, che il linguaggio
apocalittico esalta con immagini penetranti, non fa che acuire la vista sull’unicum necessario, mantenere cioè il
cuore in quell’amore che da lui discende e che a lui riporta perché tutti possa
conquistare, finalmente. Al di fuori di lui, progetto di pace di Dio per
l’uomo, quell’amore non si attinge e la tragedia della storia resta solo
tragedia, la dispersione resta solo un sogno irrimediabilmente infranto che
acuisce la rabbia e la separazione tra gli uomini e appressa semplicemente la fine senza far raggiungere il fine. Per questo, quando la prova
incombe, la tentazione assale, lo sconvolgimento irrompe, l’avvertimento che
risuona è sempre il medesimo: badate bene, state attenti, vegliate! Non
ingannate il vostro cuore, non lasciatevi ingannare!
Perché “chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato” (Mc 13,13). La
consolazione scaturisce dalla lucidità della coscienza che Lui “è vicino, è
alle porte” per indicarci “il sentiero
della vita, gioia piena alla tua presenza” (Sal 15,11). Nel bene e nel male
che accade, Lui è vicino, possiamo attenderne la manifestazione al nostro
cuore, certi che il futuro si decide sulla fedeltà alla sua parola, certi che
il male verrà riscattato. Come diceva Gesù a proposito della malattia di
Lazzaro: “questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio”
(Gv 11,4).
Proprio perché crediamo che l’esito
finale sarà la manifestazione gloriosa del regno di Dio, per cui tutti vedranno
quanto è grande l’amore di Dio per i suoi figli sia che se ne partecipi nella
gioia sia che ce ne si senta dolorosamente privati, ci diamo premura perché
anche il nostro agire, nell’oggi che ci è dato, sia teso a rivelare quella
manifestazione, a far sì che appaia al nostro cuore, oggi, nel suo splendore,
quell’amore che ci è stato riversato nella persona del Figlio dell’uomo. Così,
ogni evento della fine non può che ricollegarsi all’evento della
morte-risurrezione del Figlio dell’uomo il quale davvero consuma la storia aprendola al suo fine, alla rivelazione di quel
progetto di pace. La domanda angosciosa che ci accompagna resta sempre la
medesima: ma perché la storia deve contemplare nel suo seno tanto dolore?
Perché il Figlio dell’uomo è anche l’uomo dei dolori? Si convince un cuore
dell’amore che gli porti se non vede che puoi anche soffrire per lui? E la
risposta resta segreta nel cuore di Dio, segreto a cui il cuore attinge quando
non si premura d’altro che di condividere il progetto di pace di Dio. Proprio
come canta l’antifona alla comunione: “Il
mio bene è stare vicino a Dio, nel Signore Dio riporre la mia speranza”.
Oppure, come nel ritornello del salmo responsoriale: “Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio”. Da intendere: veniamo
custoditi proprio dalla manifestazione dell’amore del Signore al nostro cuore,
che così ne resta conquistato, in modo tale che quell’amore risulta il segreto
vero della nostra umanità, la nostra radice di vita.
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I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale Romano”):
Prima
Lettura Dn 12, 1-3
Dal libro
del profeta Danièle
In quel tempo, sorgerà Michele, il
gran principe, che vigila sui figli del tuo popolo.
Sarà un tempo di angoscia, come non
c'era stata mai dal sorgere delle nazioni fino a quel tempo; in quel tempo sarà
salvato il tuo popolo, chiunque si troverà scritto nel libro.
Molti di quelli che dormono nella
regione della polvere si risveglieranno: gli uni alla vita eterna e gli altri
alla vergogna e per l'infamia eterna.
I saggi risplenderanno come lo
splendore del firmamento; coloro che avranno indotto molti alla giustizia
risplenderanno come le stelle per sempre.
Salmo
Responsoriale Dal Salmo 15
Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.
Il Signore è mia parte di eredità e
mio calice:
nelle tue mani è la mia vita.
Io pongo sempre davanti a me il
Signore,
sta alla mia destra, non potrò
vacillare.
Per questo gioisce il mio cuore
ed esulta la mia anima;
anche il mio corpo riposa al sicuro,
perché non abbandonerai la mia vita
negli inferi,
né lascerai che il tuo fedele veda
la fossa.
Mi indicherai il sentiero della
vita,
gioia piena alla tua presenza,
dolcezza senza fine alla tua destra.
Seconda
Lettura Eb 10, 11-14. 18
Dalla lettera agli Ebrei
Ogni sacerdote si presenta giorno
per giorno a celebrare il culto e a offrire molte volte gli stessi sacrifici,
che non possono mai eliminare i peccati.
Cristo, invece, avendo offerto un
solo sacrificio per i peccati, si è assiso per sempre alla destra di Dio,
aspettando ormai che i suoi nemici vengano posti a sgabello dei suoi piedi.
Infatti, con un'unica offerta egli ha reso perfetti per sempre quelli che
vengono santificati.
Ora, dove c'è il perdono di queste
cose, non c'è più offerta per il peccato.
Vangelo Mc 13, 24-32
Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù disse ai suoi
discepoli: «In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà, la
luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze che
sono nei cieli saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire
sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderà gli angeli e radunerà i
suoi eletti dai quattro venti, dall'estremità della terra fino all'estremità
del cielo. Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo
diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l'estate è vicina. Così anche
voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle
porte. In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto
questo avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non
passeranno. Quanto però a quel giorno o a quell'ora, nessuno lo sa, né gli
angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre».