Quarto
ciclo
Anno
liturgico B (2011-2012)
Tempo
Ordinario
24a Domenica
(16 settembre
2012)
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Is 50,5-9a; Sal 114; Gc 2,14-18; Mc 8,27-35
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Con il brano
di vangelo proclamato oggi siamo al centro della narrazione di Marco.
L’evangelista presenta Gesù nel suo viaggio verso Gerusalemme. Aveva operato
segni straordinari e il suo dire, il suo raccontare in parabole, aveva
catturato il cuore di tanti. Era giunto il momento di traghettare i discepoli
ad una comprensione più profonda e veritiera della sua persona. La domanda a
proposito della sua identità sottende la stessa problematica di Giovanni
Battista: è lui o dobbiamo aspettare un altro? “La gente, chi dice che io sia?”; “Ma voi, chi dite che io sia?”. La gente pensa che lui sia stato
mandato a preparare la via al Messia (Erode pensava che Gesù fosse il Battista
redivivo, i discepoli in generale pensavano che fosse l’Elia che doveva venire
o uno dei profeti, come Geremia, il modello profetico più consono alla figura
di Gesù) mentre Pietro confessa invece che proprio lui è il Messia. Gesù prende così sul serio la risposta di
Pietro che apertamente svela il suo futuro di passione, annunciato dal terzo
canto del Servo del Signore secondo il testo di Isaia della prima lettura.
Marco per
tre volte riporta l’annuncio della passione di Gesù: 8,31/9,31/10,33. Tutte e
tre le volte Gesù si trova per strada (qui per Cesarea, la seconda volta per Cafarnao e la terza per Gerusalemme) e sempre l’annuncio è
accompagnato da una sua istruzione ai discepoli, tanto che l’annuncio va colto
proprio a partire dalla rivelazione che comporta quell’istruzione.
Da notare
subito: il testo sottolinea che Gesù insegnava
che doveva soffrire molto. I due
termini indicano che l’uomo non avrebbe mai potuto arrivare al mistero della
persona di Gesù dal basso; vi si giunge per rivelazione, dall’alto. Non solo,
ma che “dall’alto” corrisponde allo “star dietro” a Gesù. In effetti, il
rimprovero di Gesù a Pietro che, rifiutando la sua rivelazione, vuole mettersi
davanti a lui, collega i due movimenti: “Va’
dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini”. Gesù riprende la testimonianza di Es 33,20-23, là dove Dio dice a Mosè che potrà vederlo solo
di spalle. Il che significa: solo accettando di camminare per dove Dio indica
lo si potrà vedere in verità. E ancora: solo disponendoci a praticare la sua
parola si può scoprire la verità della promessa di vita che la sua parola comporta.
Solo stando dietro il Maestro si potrà scoprire il Volto di Dio in verità nel
suo amore per gli uomini.
Quando Gesù
invita i discepoli a rinnegare se stessi, prendere la croce e seguirlo, non fa
che estendere a tutti il rimprovero rivolto a Pietro. Potremmo intendere le
cose così. Pietro, nel rimproverare Gesù, aveva probabilmente temuto per sé. Se
Gesù, il Messia, avesse dovuto subire tutti quei tormenti, certamente sarebbe
svanito il prestigio dell’essere ‘compagno’ del Messia. E allora che ne sarebbe
stato di lui? Il ‘rinnegare se stessi’ vale in rapporto al mistero di Dio che
in Gesù si fa prossimo agli uomini per la potenza del suo amore tanto da far
scaturire la vita proprio là dove gli uomini mai la cercherebbero. Se gli
uomini pensano in prospettiva mondana come potranno vedere i segreti di Dio? La
rinuncia a ogni prospettiva mondana è la condizione per accogliere il mistero
di Gesù che sulla croce rivela lo splendore dell’amore, motivo di ogni rinuncia
a qualsiasi cosa che non sia collegabile o derivante da quell’amore. D’altronde
qui risiede tutta la dignità della vita. Ma, per quanto desiderabile, come
resta velata ai nostri occhi! Siamo sempre nella condizione di dover essere istruiti dall’alto per afferrare la
verità dell’umanità di Gesù consegnata agli uomini e scoprire vero per noi e
per tutti lo splendore dell’amore. Così il portare la croce non si riferisce
primariamente alla fatica del vivere, ma alla condizione perché la fatica del
vivere risulti fruttuosa: la rinuncia ad ogni prospettiva mondana ci apre alla
rivelazione dell’amore di Dio nella nostra vita, amore che possiamo cogliere in
tutto il suo splendore proprio nella croce di Gesù. Seguire Gesù significa
essere partecipi di questa rivelazione fino a viverla nel concreto della propria
vita per dare spazio alla stessa dinamica di amore.
Come
sottolinea la preghiera dopo la comunione: ‘La potenza di questo sacramento, o
Padre, ci pervada corpo e anima, perché non prevalga in noi il nostro
sentimento, ma l’azione del tuo santo Spirito’. Nella consapevolezza che
l’azione dello Spirito induce a vivere in pienezza quella vocazione all’umanità
che resta inscritta nei nostri cuori. E sarà proprio la potenza della visione
del Signore trafitto che diventerà fonte di vita perché apre alla conoscenza
dell’amore.
È per quella
visione e dentro quella potenza che san Paolo, nella sua lettera ai Galati, ripresa dal canto al vangelo, proclama: “Quanto a me non ci sia altro vanto che nella
croce del Signore, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso,
come io per il mondo” (Gal 6,14). Come a dire: rispetto a quell’amore,
rivelato dall’alto e colto nel seguire il Signore Gesù, di cui ho avuto la
visione nel guardarlo trafitto in croce, non c’è nulla nel mondo che meriti la
preferenza e non c’è nulla in me che può trovare adeguato compimento a partire
dal mondo. La preghiera della chiesa tende a rendere vivace per il nostro cuore
tale verità.
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I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale
Romano”):
Prima Lettura Is 50, 5-9a
Dal libro del profeta Isaia
Il Signore
Dio mi ha aperto l'orecchio e io non ho opposto resistenza, non mi sono tirato
indietro. Ho presentato il mio dorso ai flagellatori, le mie guance a coloro
che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli
sputi.
Il Signore
Dio mi assiste, per questo non resto svergognato, per questo rendo la mia
faccia dura come pietra, sapendo di non restare confuso. È vicino chi mi rende
giustizia: chi oserà venire a contesa con me? Affrontiamoci. Chi mi accusa? Si
avvicini a me.
Ecco, il
Signore Dio mi assiste: chi mi dichiarerà colpevole?
Salmo Responsoriale
Dal Salmo 114
Camminerò alla presenza del Signore
nella terra dei viventi.
Amo il
Signore, perché ascolta
il grido
della mia preghiera.
Verso di me
ha teso l'orecchio
nel giorno
in cui lo invocavo.
Mi
stringevano funi di morte,
ero preso
nei lacci degli inferi,
ero preso da
tristezza e angoscia.
Allora ho
invocato il nome del Signore:
«Ti prego,
liberami, Signore».
Pietoso e
giusto è il Signore,
il nostro
Dio è misericordioso.
Il Signore
protegge i piccoli:
ero misero
ed egli mi ha salvato.
Sì, hai
liberato la mia vita dalla morte,
i miei occhi
dalle lacrime,
i miei piedi
dalla caduta.
Io camminerò
alla presenza del Signore
nella terra
dei viventi.
Seconda Lettura
Gc 2, 14-18
Dalla lettera di san Giacomo
apostolo
A che serve,
fratelli miei, se uno dice di avere fede, ma non ha opere? Quella fede può
forse salvarlo? Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti
del cibo quotidiano e uno di voi dice loro: «Andatevene in pace, riscaldatevi e
saziatevi», ma non date loro il necessario per il corpo, a che cosa serve? Così
anche la fede: se non è seguita dalle opere, in se stessa è morta.
Al contrario
uno potrebbe dire: «Tu hai la fede e io ho le opere; mostrami la tua fede senza
le opere, e io con le mie opere ti mostrerò la mia fede».
Vangelo Mc 8,27-35
Dal vangelo secondo Marco
In quel
tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di
Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi
dice che io sia?». Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono
Elia e altri uno dei profeti». Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io
sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». E ordinò loro severamente di non
parlare di lui ad alcuno.
E cominciò a
insegnare loro che il Figlio dell'uomo doveva soffrire molto, ed essere
rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso
e, dopo tre giorni, risorgere.
Faceva
questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a
rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò
Pietro e disse: «Va' dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma
secondo gli uomini».
Convocata la
folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro a
me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole
salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa
mia e del Vangelo, la salverà».