Quarto
ciclo
Anno
liturgico B (2011-2012)
Tempo
Ordinario
23a Domenica
(9 settembre
2012)
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Is 35,4-7a; Sal 145;
Gc 2,1-5; Mc 7,31-37
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Gesù non ha
mai predicato ai pagani, ma ha attraversato le loro terre ed ha compiuto alcuni
miracoli a favore di persone pagane. Il brano di vangelo di oggi riporta
appunto il secondo di questi miracoli in terra pagana, la guarigione di un
sordomuto. I gesti e le parole di Gesù hanno un’alta valenza simbolica perché
toccare gli orecchi e la lingua sono diventati gesti battesimali.
Rispetto al
mistero di Dio e della vita siamo come sordomuti: né sappiamo ascoltare né
parlare ‘bene’. Potremmo chiederci: di quale parola abbiamo bisogno? Nelle
preghiere quaresimali, ad es. quella di s. Efrem,
domandiamo di venir liberati dalla parola vana, dalla parola vuota. La prima
preghiera che la Chiesa fa pronunciare ogni mattina, al sorgere del sole,
ripresa dal salmo 50, v. 17, proclama: “Signore,
apri le mie labbra e la mia bocca proclami la tua lode”. Ed è significativo
che la lode sia contrapposta al sacrificio nel senso che il Signore non vuole
il sacrificio, ma la lode di un cuore contrito che torna al suo Signore,
pentito e desideroso della sua comunione. Nei riti battesimali dell’apertura e della rinuncia a satana, quando, la vigilia del battesimo, al candidato
venivano toccati orecchi e bocca perché diventassero capaci di ascoltare e
parlare dei misteri di Dio, la Chiesa si riferisce ai battezzandi come a
bambini piccoli che imparano a parlare. E quale parola si suggerisce loro di
dire? “Padre nostro” e non: padre mio, rinunciando così ad ogni dipendenza nei
confronti di qualsiasi altro padre terreno e carnale, cioè al diavolo.
Il miracolo
di Gesù narrato nel vangelo fa risaltare la dinamica che la guarigione
comporta. Si tratta di miracoli di apertura.
Gesù non è un mago, sebbene taumaturgo; non pronuncia parole magiche, ma
semplicemente la parola effatà,
cioè apriti. La sordità comporta
spesso anche il disturbo della parola. Non si tratta però solo di rivelare la
potenza di guarigione di Gesù, ma di far convergere il cuore, nella fede, verso
la rivelazione del mistero della Persona di Gesù in rapporto alla grandezza
dell’amore di Dio per gli uomini. Ciò verso cui il sordomuto è invitato a
volgersi è proprio Gesù perché possa vivere la sua vita nell’alleanza con Dio
che si è fatto suo prossimo. La lode delle persone guarite allude a questo tipo
di apertura del cuore.
Il miracolo
è segno dei tempi messianici ormai compiuti in Gesù. Ce lo rivela la risposta
di Gesù ai messaggeri di Giovanni Battista che gli manda a dire: “Sei tu colui
che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?”. Gesù risponde con citazioni
dal profeta Isaia: “Andate e riferite a
Giovanni ciò che udite e vedete: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi
camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono …” (Mt 11,5). E
aggiunge: “E beato è colui che non trova
in me motivo di scandalo”. Il che significa che ciò che l’uomo si aspetta
da Dio non corrisponde a ciò che Dio è in verità. E ciò che Dio è in verità,
cioè amore per noi, lo rivela solo Colui che appunto è stato inviato a svelare
a tutti la grandezza del suo amore. È il segreto messianico, che si svelerà a
suo tempo, ma che ora deve essere taciuto perché il miracolo parla solo della
potenza di quel taumaturgo e non è ancora capace di rivelare la grandezza
dell’amore del Signore come avverrà sulla croce e con la risurrezione.
Due
particolari risultano significativi. La lode finale in bocca alla gente che
aveva visto il miracolo suona: “Ha fatto
bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti”. Quando Dio, alla
fine della creazione secondo il racconto della Genesi, contempla ciò che ha
fatto, esclama: “Dio vide quanto aveva
fatto, ed ecco, era cosa molto buona” (Gen 1,31).
L’espressione della gente rivela che siamo in presenza ormai della nuova
creazione, quella dei tempi messianici, quando Dio rinnova ogni cosa ridando a
ciascuna cosa il suo splendore eterno perché tutto torni a proclamare la gloria
del suo amore.
Il secondo
particolare è dato dalla particolare espressione con cui viene designato il
sordomuto: un sordo che parlava confusamente. E quando viene guarito si dice
che parlava correttamente, distintamente. Ora la confusione del linguaggio è la
conseguenza della stoltezza degli uomini che vogliono competere con Dio per il
dominio della terra, come ben si vede nell’episodio della torre di Babele.
Rinunciando alla gloria di Dio gli uomini si troveranno estranei tra di loro
tanto da non capirsi più. La guarigione
avviene il giorno di Pentecoste quando la comprensione è data nonostante la
diversità delle lingue e la comprensione si baserà proprio sul fatto che tutti
riconosceranno le meraviglie di Dio, ciascuno nella sua lingua. Una volta che
gli orecchi possono ascoltare la Parola, la lingua sarà libera di glorificare
Dio perché in quella parola, sanante, è riconosciuta la Presenza del Signore,
presenza che non ci sarà mai più tolta e che unifica tutti.
Il salmo 145
che viene proclamato oggi può essere letto come la descrizione dell’umanità che
attende la salvezza, il compimento cioè della promessa di vita, di bene, di
felicità, inscritta nel suo intimo e la cui nostalgia è acuita dalle ferite e
dalle oppressioni del peccato simboleggiato dalle varie malattie elencate. E la salvezza riguarda tutti, perché in Gesù,
che ha tolto il muro di separazione (cf Ef 2,13-18), non c’è più giudeo e pagano, trovando tutti la
stessa consolazione e stessa lode nello stesso amore di Dio.
§^§^§
I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale
Romano”):
Prima Lettura Is 35, 4-7
Dal libro del profeta Isaia
Dite agli
smarriti di cuore:
«Coraggio,
non temete! Ecco il vostro Dio,
giunge la
vendetta, la ricompensa divina.
Egli viene a
salvarvi».
Allora si
apriranno gli occhi dei ciechi
e si
schiuderanno gli orecchi dei sordi.
Allora lo
zoppo salterà come un cervo,
griderà di
gioia la lingua del muto,
perché
scaturiranno acque nel deserto,
scorreranno
torrenti nella steppa.
La terra bruciata
diventerà una palude,
il suolo
riarso sorgenti d'acqua.
Salmo Responsoriale
Dal Salmo 145
Loda il Signore, anima mia.
Il Signore
rimane fedele per sempre
rende
giustizia agli oppressi,
dà il pane
agli affamati.
Il Signore
libera i prigionieri.
Il Signore
ridona la vista ai ciechi,
il Signore
rialza chi è caduto,
il Signore
ama i giusti,
il Signore
protegge i forestieri.
Egli
sostiene l'orfano e la vedova,
ma sconvolge
le vie dei malvagi.
Il Signore
regna per sempre,
il tuo Dio,
o Sion, di generazione in generazione.
Seconda Lettura
Gc 2, 1-5
Dalla lettera di san Giacomo
apostolo
Fratelli
miei, la vostra fede nel Signore nostro Gesù Cristo, Signore della gloria, sia
immune da favoritismi personali.
Supponiamo
che, in una delle vostre riunioni, entri qualcuno con un anello d'oro al dito,
vestito lussuosamente, ed entri anche un povero con un vestito logoro. Se
guardate colui che è vestito lussuosamente e gli dite: «Tu siediti qui,
comodamente», e al povero dite: «Tu mettiti là, in piedi», oppure: «Siediti qui
ai piedi del mio sgabello», non fate forse discriminazioni e non siete giudici
dai giudizi perversi?
Ascoltate,
fratelli miei carissimi: Dio non ha forse scelto i poveri agli occhi del mondo,
che sono ricchi nella fede ed eredi del Regno, promesso a quelli che lo amano?
Vangelo Mc 7,31-37
Dal vangelo secondo Marco
In quel
tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne,
venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli.
Gli
portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in
disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva
gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli
disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si
aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava
correttamente.
E comandò
loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano
e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa
parlare i muti!».