Quarto
ciclo
Anno
liturgico B (2011-2012)
Tempo
di Natale
Maria ss. Madre di
Dio
(1 gennaio
2012)
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Nm
6,22-27; Sal
66; Gal 4,4-7; Lc 2,16-21
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Il primo gennaio,
capodanno, coincide con l’ottava del Natale. La Chiesa festeggia, da una parte,
la gloria della madre nella sua divina maternità venerando la Vergine con il
titolo di ‘madre del Cristo e di tutta la chiesa’, come recita la preghiera
dopo la comunione espressamente voluta da papa Paolo VI
e, dall’altra, la verità dell’incarnazione del Figlio di Dio facendo memoria
del rito della circoncisione e dell’imposizione del nome al bambino nell’ottavo
giorno. Consacrando poi la giornata all’intercessione per la pace, la chiesa
annunzia al mondo che in Cristo è fatta pace tra cielo e terra e che la pace
tra gli uomini ne è come il riverbero, lo splendore di benedizione.
Nessuno
meglio della Vergine Maria ha potuto vedere l'estensione e la profondità della
benedizione che Dio promette di elargire: "Ti benedica il Signore e ti protegga. Il Signore faccia brillare il suo
volto su di te e ti sia propizio. Il Signore rivolga su di te il suo volto e ti
conceda pace" (Num 6, 24-26). Se la formula
di benedizione riportata nel libro dei Numeri concerne Israele, il salmo 66 la
estende a tutta l’umanità perché ormai Colui, che del Padre è lo splendore, è
nato per noi. In Lui si concentra la pienezza di benedizione, in Lui che è nato
nella pienezza dei tempi, come dice l’apostolo. Ciò significa che la Sua
benedizione copre tutti i tempi e contemporaneamente ogni genere di tempo,
tutto il tempo della vita in tutte le situazioni possibili. Quando il canto al
vangelo proclama: “Dio ha parlato ai
nostri padri per mezzo dei profeti; oggi, invece, parla a noi per mezzo del
Figlio” allude non semplicemente al fatto che Colui che era stato
annunciato dai profeti è venuto, ma che in Lui si compiono tutte le possibilità
dei tempi.
La colletta,
quando prega: “Padre buono, che in Maria, vergine e madre, benedetta fra tutte
le donne, hai stabilito la dimora del tuo Verbo fatto uomo tra noi…”, riprende la dichiarazione di Giovanni: “E il Verbo si fece carne e venne ad abitare
in mezzo a noi” (Gv 1,14). Ma anche la promessa
di Gesù ai discepoli: “Se uno mi ama,
osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e
prenderemo dimora presso di lui” (Gv 14,23). La
benedizione di Dio per l’uomo consiste proprio nel suo dimorare fra noi, in
noi. L’aspetto straordinario, sconvolgente, dell’amore di Dio per l’uomo, che
però spesso nemmeno siamo più capaci di percepire, è dato dal fatto che
possiamo essere accolti in quella stessa intimità di vita e di relazione che
esiste tra il Padre e il Figlio e che ci è fatto dono di quella stessa
intimità. Sembra strano, ma soltanto da dentro quella intimità possiamo sperare
di compiere la volontà del Padre nella nostra vita e sentirci avvolti dalla sua
benedizione. Se prima non si gusta la volontà di benevolenza di Dio nei nostri
confronti, che si esprime nella benedizione che è il Cristo per noi, come poter
arrivare alla gioia dell’osservanza dei comandamenti e ad essere operatori di
pace? Se non capiamo come Cristo non antepose nulla all’amore per noi, come
possiamo noi non anteporre nulla all’amore per Cristo e ritrovarci amati dal
Padre, che nel suo Figlio ha posto tutta la sua compiacenza? Il mistero della
benedizione di Dio sull’uomo sta tutto qui e tutta la vita della Vergine, come
il suo parto prodigioso, è lì a dimostrarlo.
Gli angeli,
apparendo ai pastori, annunciano “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in
terra agli uomini di buona volontà” (tradotto anche: ‘agli uomini che egli
ama’). Il significato più veritiero di questa lode sta nell’affermare che, se
gli uomini vogliono vedere il volto sorridente di Dio nei loro confronti,
vogliono essere accolti dallo splendore del suo sguardo benevolo e compiaciuto,
come descrive il libro dei Numeri, devono compiacersi di quel Figlio, in quel
Figlio, sul quale si concentra tutta la benevolenza assoluta di Dio. E non in
quel Figlio eterno, ma in quel Figlio fatto uomo, che ha preso carne, che
conosce il nostro patire, che condivide le nostre aspirazioni, i nostri
sentimenti. Quel Figlio è il Volto sorridente del Padre, quel Figlio è la
benedizione invocata sull’umanità, quel Figlio è il nome pronunciato e posto
sull’umanità perché l’uomo e Dio riconoscano la mutua appartenenza. È quello
che la vergine Maria proclama nella sua divina maternità, come le icone del
Natale sottolineano. La Vergine non è rappresentata china sul proprio bambino,
ma rivolta ai pastori e al mondo a proclamare che quel ‘figlio’ è la
benedizione per loro.
Benedizione,
che possiamo ripetere a ciascuno e su ciascuno intendendo:
- che tu
possa sentirti dentro confini di benevolenza, possa sentire alleata la vita e
Padre tuo il tuo Dio
- che il
volto del Signore si riveli al tuo cuore e faccia brillare il tuo volto del suo
splendore
- possa fare
esperienza del Suo perdono, del Suo farsi grazia a te e sentirti fortificato,
imprendibile, per il legame di intimità che ti nasconde nella Sua pace. E così
apparterrai al Suo amore, non desiderando altro se non di attrarre a questo
amore tutto e tutti finché ci si possa riposare insieme nella Sua benedizione.
La realtà
dell’incarnazione comporta anche la variabile tempo. Ogni cosa ha il suo tempo,
ogni cosa ha bisogno del suo tempo.
Anche la Vergine Maria ha avuto bisogno di tempo per ‘assuefarsi’
all’agire di Dio. Il brano evangelico la descrive come colei che “serbava tutte
queste cose meditandole nel suo cuore”. Evidentemente perché anche per lei la
realtà non svelava il suo mistero di colpo. I due verbi, serbava e meditando significano più direttamente: teneva se stessa
e queste cose insieme in cuore, facendole rimbalzare l'una sull'altra in modo
da ottenerne una visione d'insieme. Sono termini che illustrano il metodo di
lettura delle Scritture: una parola si illumina con un'altra parola ed il senso
che ne scaturisce si riverbera nel cuore aprendo la parola al cuore ed il cuore
alla parola. E non se ne tralascia nessuna: tutte
queste cose del testo sono sia le parole udite (dall'angelo, dai profeti,
dai pastori) sia gli eventi successi; non si cerca solo quella 'adatta' a me,
ma ci si 'adatta' a loro tutte, insieme. Non si preferisce un tempo (il tempo
della gioia, del godimento), ma si tengono insieme tutti i tempi (anche il
tempo del dubbio, dell’afflizione). Allora, poco a poco, anche al nostro cuore
si svelerà quella ‘benedizione’ che Dio ha posto sull’umanità e la vita torna a
risplendere della presenza del nostro Dio.
Un poema
natalizio di s. Efrem canta: “Sia benedetto Colui che
ha consegnato la nostra anima, che l’ha adornata e se ne è fatta la fidanzata!
Sia benedetto Colui che ha fatto del nostro corpo una tenda per la sua Invisibilità!
Sia benedetto Colui che nella nostra lingua ha tradotto i suoi segreti!...
Gloria a Colui che non ha mai bisogno che noi lo ringraziamo. Ma che ha bisogno
di tenerci per cari, che ha sete di amarci e che chiede che noi gli diamo
perché Lui possa darci ancora di più”. Possano i nostri cuori percepire quei
segreti e scoprire le radici della letizia in questo mondo.
§^§^§
I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale
Romano”):
Prima Lettura Nm 6,22-27
Dal libro dei Numeri
Il Signore
parlò a Mosè e disse: «Parla ad Aronne e ai suoi figli dicendo: “Così
benedirete gli Israeliti: direte loro:
Ti benedica
il Signore
e ti
custodisca.
Il Signore
faccia risplendere per te il suo volto
e ti faccia
grazia.
Il Signore
rivolga a te il suo volto
e ti conceda
pace”.
Così
porranno il mio nome sugli Israeliti e io li benedirò».
Salmo Responsoriale
Dal Salmo 66
Dio abbia pietà di noi e ci
benedica.
Dio abbia
pietà di noi e ci benedica,
su di noi
faccia splendere il suo volto;
perché si
conosca sulla terra la tua via,
la tua
salvezza fra tutte le genti.
Gioiscano le
nazioni e si rallegrino,
perché tu
giudichi i popoli con rettitudine,
governi le
nazioni sulla terra.
Ti lodino i
popoli, o Dio,
ti lodino i
popoli tutti.
Ci benedica
Dio e lo temano
tutti i
confini della terra.
Seconda Lettura
Gal 4,4-7
Dalla lettera di san Paolo apostolo
ai Gàlati.
Fratelli,
quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna,
nato sotto la Legge, per riscattare quelli che erano sotto la Legge, perché
ricevessimo l’adozione a figli.
E che voi
siete figli lo prova il fatto che Dio mandò nei nostri cuori lo Spirito del suo
Figlio, il quale grida: Abbà! Padre! Quindi non sei
più schiavo, ma figlio e, se figlio, sei anche erede per grazia di Dio.
Vangelo Lc 2, 16-21
Dal vangelo secondo Luca
In quel
tempo, [i pastori] andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il
bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del
bambino era stato detto loro.
Tutti quelli
che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte
sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.
I pastori se
ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e
visto, com’era stato detto loro.
Quando
furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo
nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel
grembo.