Quarto
ciclo
Anno
liturgico B (2011-2012)
Solennità
e feste
N.S. Gesù Cristo Re
dell’universo
34a
Domenica del Tempo Ordinario
(25 novembre
2012)
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Dn 7,13-14; Sal
92; Ap 1,5-8; Gv 18,33b-37
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Nella
colletta della festa di oggi, ultima domenica dell’anno liturgico, chiediamo di
comprendere che servire è regnare. Lo chiediamo perché toccati dallo splendore
della regalità di Gesù. Quanti
misteri però restano celati in questo riconoscimento! Gesù si proclama re solo
davanti a Pilato quando ormai è chiaro l’esito del processo intentato contro di
lui: sarà condannato alla crocifissione. L’aveva più volte annunciato e
Giovanni, che non parla mai nel suo vangelo della predicazione del regno a
differenza dei sinottici, si era fatto premura di punteggiare il suo racconto
con quella predizione: “E come Mosè
innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell' uomo, perché chiunque crede in lui abbia
la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio
unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita
eterna” (Gv 3,14-16); “Quando avrete innalzato il
Figlio dell' uomo, allora conoscerete che Io Sono e che non faccio nulla da me
stesso, ma parlo come il Padre mi ha insegnato” (Gv
8,28); “E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me”
(Gv 12,32).
Gesù collega
il suo innalzamento alla sua regalità
e sulla croce, a condanna eseguita, diventerà il re della gloria, come gli antichi crocifissi riportavano sopra
la sua testa. Così apparirà la verità
per testimoniare la quale è appunto venuto a noi quel ‘re, crocifisso’.
Gesù abbina
il titolo di re alla verità: “Per questo
io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla
verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce”. La regalità di Gesù
ha a che fare con la verità. E propriamente, la verità ha a che fare con
l’amore. É la proclamazione ferma, sovrana, del brano dell’Apocalisse: “A Colui che ci ama e ci ha liberati dai
nostri peccati con il suo sangue, che ha fatto di noi un regno, sacerdoti per
il suo Dio e Padre…”.
A Lui, all’Agnello immolato fin dalla fondazione del mondo, a colui che
costituisce l’inizio e la fine, a lui tutti volgeranno gli sguardi perché tutti
vanno in cerca della verità che acquieta solo quando si rivela come amore,
amore per noi.
Così
l’espressione ‘chiunque è dalla verità
ascolta la mia voce’ acquista il significato: chiunque vuol compiere in verità
i desideri del suo cuore ascolta la mia voce, vale a dire regna con me, serve
come me. Servire e regnare si richiamano a vicenda perché ambedue sono in
funzione dell’amore che risplende in verità: nel servire è allusa la fedeltà
all’alleanza con Dio, mentre nel regnare è allusa la libertà dei cuori liberata da odio e tristezza e perciò
sovrana. L’alleanza si traduce in desiderio di fraternità, dove ormai non si
tratta più di attirare a me le simpatie del Re, che è già tutto dalla mia
parte, ma di condividere con lui i suoi sentimenti verso l’umanità intera.
Posso così chiamare mio il mio Re, quando rispetto a tutti sono soltanto servo
perché condivido ormai il suo segreto, che è il suo desiderio di comunione con
gli uomini che diventa lo scopo supremo dell’agire umano.
C’è però
anche un altro aspetto che merita attenzione. La realtà del servire/regnare partecipa delle stesse
caratteristiche del regno di cui parla Gesù: “il mio regno non è di questo mondo”. Ciò significa che quell’amore
che risplende in verità è destinato a trasfigurare il mondo, ma non proviene da
questo mondo né ha qualcosa da rivendicare a questo mondo. Perciò non può
modellare su questo mondo la sua realizzazione, non può trovare in questo mondo
la giustificazione evidente. Eppure quell’amore esprime la verità del mondo nel
senso che lo apre e lo porta al compimento agognato. Così tutti gli amori di
questo mondo non sono che ombra di quella carità divina a cui in ultima analisi
rimandano, come tutti i poteri di questo mondo sono ombra del potere in verità
di Dio sul quale sono misurati. Quando i vari poteri ed i vari amori distolgono
da quella carità divina rinnegano le fonti stesse della loro legittimità e
diventano causa di tormento, sebbene i cuori non cessino segretamente di anelare
sempre, nonostante tutto, a quella carità divina che sola rende ragione dei
loro desideri.
Quando,
nell’orazione dopo la comunione, preghiamo: “Fa’ che obbediamo con gioia a
Cristo, Re dell’universo, per vivere senza fine con lui, nel suo regno
glorioso”, domandiamo di imparare ad assumere il servizio all’umanità come
condivisione del segreto di Dio perché si manifesti lo splendore di verità del
suo amore per noi, in mezzo a noi. E come viverlo senza che i nostri sguardi si
volgano con tenerezza a quel ‘re, crocifisso’ per tutti?
§^§^§
I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale
Romano”):
Prima Lettura Dn 7, 13-14
Dal libro del profeta Danièle
Guardando
nelle visioni notturne,
ecco venire
con le nubi del cielo
uno simile a
un figlio d'uomo;
giunse fino
al vegliardo e fu presentato a lui.
Gli furono
dati potere, gloria e regno;
tutti i
popoli, nazioni e lingue lo servivano:
il suo
potere è un potere eterno,
che non
finirà mai,
e il suo
regno non sarà mai distrutto.
Salmo Responsoriale
Dal Salmo 92
Il Signore regna, si riveste di
splendore.
Il Signore
regna, si riveste di maestà:
si riveste
il Signore, si cinge di forza.
È stabile il
mondo, non potrà vacillare.
Stabile è il
tuo trono da sempre, dall'eternità tu sei.
Davvero
degni di fede i tuoi insegnamenti!
La santità
si addice alla tua casa
per la
durata dei giorni, Signore.
Seconda Lettura
Ap 1, 5-8
Dal libro dell'Apocalisse di san
Giovanni apostolo
Gesù Cristo
è il testimone fedele, il primogenito dei morti e il sovrano dei re della
terra.
A Colui che
ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue, che ha fatto di
noi un regno, sacerdoti per il suo Dio e Padre, a lui la gloria e la potenza
nei secoli dei secoli. Amen.
Ecco, viene
con le nubi e ogni occhio lo vedrà, anche quelli che lo trafissero, e per lui
tutte le tribù della terra si batteranno il petto. Sì, Amen!
Dice il
Signore Dio: Io sono l'Alfa e l'Omèga, Colui che è, che era e che viene,
l'Onnipotente!
Vangelo Gv 18, 33b-37
Dal vangelo secondo Giovanni
In quel
tempo, Pilato disse a Gesù: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici
questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse
io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che
cosa hai fatto?».
Rispose Gesù:
«Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i
miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma
il mio regno non è di quaggiù».
Allora
Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re.
Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare
testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».