Quarto
ciclo
Anno
liturgico B (2011-2012)
Solennità
e feste
Commemorazione di
tutti i fedeli defunti
(2 novembre
2012)
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Gb 19,1.23-27a; Sal
26; Rm 5,5-11;
Gv 6,37-40
Is
25,6a.7-9; Sal 25; Rm 8,14-23; Mt 25,31-46
Sap 3,1-9;
Sal 41; Ap 21,15a.6b-7, Mt 5,1-12a
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Se ieri,
festa di tutti i santi, la chiesa guardava al mistero dell’amore di Dio per
l’uomo dal cielo, oggi, commemorazione di tutti i defunti, lo guarda dalla
terra. Ieri, lo sguardo emanava la gioia della lode; oggi, emana la fiducia
della supplica. Un versetto lega idealmente le due liturgie più di tutto: “Venite a me, voi tutti che siete stanchi e
oppressi, e io vi darò ristoro” (Mt 11,28), versetto che costituiva il
canto al vangelo della liturgia di ieri e che fa da sfondo a tutta la liturgia
di oggi.
L’Apocalisse
definisce gli ‘adoratori della bestia’, coloro che rifiutano l’esperienza
dell’amore salvatore del Signore, come coloro che “non avranno riposo né giorno né notte” (Ap
14,11). Le letture di oggi invece definiscono i salvati come ‘nel riposo’ di Dio e si prega perché i defunti, coloro che ci
hanno preceduto nel regno di Dio, godano il ‘riposo’ di Dio.
Quel
‘riposo’ allude al compimento di un atto di creazione particolare. Nel primo
racconto della creazione, nel libro della Genesi, il testo dice che, dopo aver
creato tutte le cose: “Dio, nel settimo
giorno, portò a compimento il lavoro che aveva fatto”. Se i sei giorni
precedenti non sono bastati a completare il lavoro, che cosa allora è stato
creato il settimo giorno? La ‘menuchà’, la
tranquillità, la serenità, la pace e il riposo”, rispondono gli antichi rabbini
(cf. Gen Rabbà, 10, 9). È lo stato in cui non vi è contesa né lotta,
né paura né diffidenza; è felicità, pace e armonia; vita del mondo futuro, vita
eterna.
Quella che
Gesù promette quando dice:“Venite a me,
voi tutti, che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro”.
Quella che
corrisponde all’invito che il re rivolge a quelli alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in
eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo”. Con il
ricevere il regno che è preparato fin dalla fondazione del mondo, finalmente è
svelato il senso del mondo, come la risurrezione di Gesù svela il senso della
sua vita e della nostra. Ciò che da sempre ha mosso il cuore di Dio ora,
finalmente, si vede realizzato. In effetti, il riposo allude anzitutto alla
condivisione dei sentimenti di Dio, al riposo dell’amore suo che tanta pena si
è dato per convincere e conquistare; è il ristoro
che segue l’incontro tra il desiderio di Dio e quello dell’uomo.
La
particolarità della liturgia di oggi è data dal fatto che la chiesa supplica il
suo Signore perché quel riposo sia partecipato da tutti i suoi figli, che
intercede presso di lui per tutti loro, fiduciosa nella misericordia immensa di
Dio che si è dato pena per i suoi figli, nessuno escluso. La supplica procede
dalla fiducia nella promessa di Dio che vuole con sé i suoi figli, ma anche dal
desiderio, pieno di speranza, che finalmente potrà avverarsi, come dice Giobbe:
“Dopo che questa mia pelle sarà strappata
via, senza la mia carne, vedrò Dio. Io lo vedrò, io stesso, i miei occhi lo
contempleranno e non un altro”. Se questo desiderio alberga in ogni cuore,
la chiesa supplica perché tutti possano vederlo realizzato, possano sentirlo
finalmente come la verità del loro cuore.
E le letture
tratte da s. Paolo aggiungono che addirittura la nostra stessa carne rifiorirà
incorruttibile, addirittura nella nostra stessa carne sperimenteremo l’amore
salvatore del Signore che dà la vita. È l’altra caratteristica della liturgia
di oggi: la chiesa professa la sua fede nella risurrezione della carne, la sua
speranza nella potenza di Dio che esprimerà la vittoria sulla morte nella
nostra stessa carne.
Un ultimo
aspetto vorrei sottolineare. La liturgia di oggi suscita un grande senso di
solidarietà umana. Non si tratta solo di tenere viva la memoria dei propri
cari, ma di fare esperienza di una solidarietà in umanità che gli affetti sanno
custodire. È qualcosa che rivela la percezione di una realtà misteriosa, ma
potente, coinvolgente, insopprimibile. La radice la ravviso nel brano del
giudizio finale narrato da Matteo. Con il suo giudizio il re manifesterà il
segreto dell’agire di Dio fin dalla fondazione del mondo, lungo tutta la
storia. Manifesterà il segreto sul quale si regge il mondo e che ne costituisce
la dignità assoluta: Dio ha voluto farsi solidale con l’umanità a tal punto che
chi tocca l’uomo tocca Dio, chi onora l’uomo onora Dio, chi disprezza l’uomo
disprezza Dio. Tale segreto rifulge nella vita del Figlio dell’uomo, perché è
lui che appare davanti agli occhi di Dio in ogni uomo. In un baleno apparirà
tutta la verità dell’uomo e, contemporaneamente, tutta la gloria di Dio, che è
gloria di amore per noi. La solidarietà negli affetti parla di questo ‘segreto’
di Dio.
§^§^§
I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale
Romano”):
PRIMA MESSA
Prima Lettura Gb 19,1.23-27a
Dal libro di Giobbe
Rispondendo
Giobbe prese a dire:
«Oh, se le
mie parole si scrivessero,
se si
fissassero in un libro,
fossero
impresse con stilo di ferro e con piombo,
per sempre
s’incidessero sulla roccia!
Io so che il
mio redentore è vivo
e che,
ultimo, si ergerà sulla polvere!
Dopo che
questa mia pelle sarà strappata via,
senza la mia
carne, vedrò Dio.
Io lo vedrò,
io stesso,
i miei occhi
lo contempleranno e non un altro».
Salmo Responsoriale
Dal Salmo 26
Sono certo di contemplare la bontà
del Signore nella terra dei viventi.
Il Signore è
mia luce e mia salvezza:
di chi avrò
timore?
Il Signore è
difesa della mia vita:
di chi avrò
paura?
Una cosa ho
chiesto al Signore,
questa sola
io cerco:
abitare
nella casa del Signore
tutti i
giorni della mia vita,
per
contemplare la bellezza del Signore
e ammirare
il suo santuario.
Ascolta,
Signore, la mia voce.
Io grido:
abbi pietà di me, rispondimi!
Il tuo
volto, Signore, io cerco.
Non
nascondermi il tuo volto.
Sono certo
di contemplare la bontà del Signore
nella terra
dei viventi.
Spera nel
Signore, sii forte,
si rinsaldi
il tuo cuore e spera nel Signore.
Seconda Lettura
Rm 5,5-11
Dalla lettera di san Paolo apostolo
ai Romani
Fratelli, la
speranza non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori
per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.
Infatti,
quando eravamo ancora deboli, nel tempo stabilito Cristo morì per gli empi.
Ora, a stento qualcuno è disposto a morire per un giusto; forse qualcuno
oserebbe morire per una persona buona. Ma Dio dimostra il suo amore verso di
noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi.
A maggior
ragione ora, giustificati nel suo sangue, saremo salvati dall’ira per mezzo di
lui. Se infatti, quand’eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per
mezzo della morte del Figlio suo, molto più, ora che siamo riconciliati, saremo
salvati mediante la sua vita. Non solo, ma ci gloriamo pure in Dio, per mezzo
del Signore nostro Gesù Cristo, grazie al quale ora abbiamo ricevuto la
riconciliazione.
Vangelo Gv 6,37-40
Dal vangelo secondo Giovanni
In quel
tempo, Gesù disse alla folla:
«Tutto ciò
che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori,
perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di
colui che mi ha mandato.
E questa è
la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi
ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno.
Questa
infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui
abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».
SECONDA MESSA
Prima Lettura Is 25,6a.7-9
Dal libro del profeta Isaìa
In quel
giorno, preparerà il Signore degli eserciti
per tutti i
popoli, su questo monte,
un banchetto
di grasse vivande.
Egli strapperà
su questo monte
il velo che
copriva la faccia di tutti i popoli
e la coltre
distesa su tutte le nazioni.
Eliminerà la
morte per sempre.
Il Signore
Dio asciugherà le lacrime su ogni volto,
l’ignominia
del suo popolo
farà
scomparire da tutta la terra,
poiché il
Signore ha parlato.
E si dirà in
quel giorno: «Ecco il nostro Dio;
in lui
abbiamo sperato perché ci salvasse.
Questi è il
Signore in cui abbiamo sperato;
rallegriamoci,
esultiamo per la sua salvezza».
Salmo Responsoriale
Dal Salmo 24
Chi spera in te, Signore, non resta
deluso.
Ricòrdati, Signore, della tua misericordia
e del tuo
amore, che è da sempre.
Ricòrdati di me nella tua misericordia,
per la tua
bontà, Signore.
Allarga il
mio cuore angosciato,
liberami
dagli affanni.
Vedi la mia
povertà e la mia fatica
e perdona
tutti i miei peccati.
Proteggimi,
portami in salvo;
che io non
resti deluso,
perché in te
mi sono rifugiato.
Mi
proteggano integrità e rettitudine,
perché in te
ho sperato.
Seconda Lettura
Rm 8,14-23
Dalla lettera di san Paolo apostolo
ai Romani
Fratelli,
tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio. E
voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma
avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale
gridiamo: «Abbà! Padre!».
Lo Spirito
stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio. E se siamo
figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se davvero prendiamo
parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria.
Ritengo
infatti che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria
futura che sarà rivelata in noi. L’ardente aspettativa della creazione,
infatti, è protesa verso la rivelazione dei figli di Dio.
La creazione
infatti è stata sottoposta alla caducità – non per sua volontà, ma per volontà
di colui che l’ha sottoposta – nella speranza che anche la stessa creazione
sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della
gloria dei figli di Dio.
Sappiamo
infatti che tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto fino
ad oggi. Non solo, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito,
gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli, la redenzione del nostro
corpo.
Vangelo Mt
25,31-46
Dal vangelo secondo Matteo
In quel
tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Quando il
Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà
sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli.
Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle
capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra.
Allora il re
dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio,
ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo,
perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato
da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi
avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”.
Allora i
giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti
abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti
abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito?
Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E
il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a
uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.
Poi dirà
anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel
fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto
fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da
bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato
e in carcere e non mi avete visitato”.
Anch’essi
allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o
straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli
risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno
solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”.
E se ne
andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».
TERZA MESSA
Prima Lettura Sap 3,1-9
Dal libro della Sapienza
Le anime dei
giusti sono nelle mani di Dio,
nessun
tormento li toccherà.
Agli occhi
degli stolti parve che morissero,
la loro fine
fu ritenuta una sciagura,
la loro
partenza da noi una rovina,
ma essi sono
nella pace.
Anche se
agli occhi degli uomini subiscono castighi,
la loro
speranza resta piena d’immortalità.
In cambio di
una breve pena riceveranno grandi benefici,
perché Dio
li ha provati e li ha trovati degni di sé;
li ha
saggiati come oro nel crogiolo
e li ha
graditi come l’offerta di un olocausto.
Nel giorno
del loro giudizio risplenderanno,
come
scintille nella stoppia correranno qua e là.
Governeranno
le nazioni, avranno potere sui popoli
e il Signore
regnerà per sempre su di loro.
Coloro che
confidano in lui comprenderanno la verità,
i fedeli
nell’amore rimarranno presso di lui,
perché
grazia e misericordia sono per i suoi eletti.
Salmo Responsoriale
Dal Salmo 41
L’anima mia ha sete del Dio vivente.
Come la
cerva anela
ai corsi
d’acqua,
così l’anima
mia anela
a te, o Dio.
L’anima mia
ha sete di Dio,
del Dio vivente:
quando verrò
e vedrò
il volto di
Dio?
Avanzavo tra
la folla,
la precedevo
fino alla casa di Dio,
fra canti di
gioia e di lode
di una
moltitudine in festa.
Manda la tua
luce e la tua verità:
siano esse a
guidarmi,
mi conducano
alla tua santa montagna,
alla tua
dimora.
Verrò
all’altare di Dio,
a Dio, mia
gioiosa esultanza.
A te canterò
sulla cetra,
Dio, Dio
mio.
Perché ti
rattristi, anima mia,
perché ti
agiti in me?
Spera in
Dio: ancora potrò lodarlo,
lui,
salvezza del mio volto e mio Dio.
Seconda Lettura
Ap 21,1-5.6-7
Dal libro dell’Apocalisse di san
Giovanni apostolo
Io,
Giovanni, vidi un cielo nuovo e una terra nuova: il cielo e la terra di prima
infatti erano scomparsi e il mare non c’era più. E vidi anche la città santa,
la Gerusalemme nuova, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna
per il suo sposo.
Udii allora
una voce potente, che veniva dal trono e diceva:
«Ecco la
tenda di Dio con gli uomini!
Egli abiterà
con loro
ed essi
saranno suoi popoli
ed egli sarà
il Dio con loro, il loro Dio.
E asciugherà
ogni lacrima dai loro occhi
e non vi
sarà più la morte
né lutto né
lamento né affanno,
perché le
cose di prima sono passate».
E Colui che
sedeva sul trono disse:
«Ecco, io
faccio nuove tutte le cose.
Io sono
l’Alfa e l’Omèga,
il Principio
e la Fine.
A colui che
ha sete
io darò
gratuitamente da bere
alla fonte
dell’acqua della vita.
Chi sarà
vincitore erediterà questi beni;
io sarò suo
Dio ed egli sarà mio figlio».
Vangelo Mt
5,1-12a
Dal vangelo secondo Matteo
In quel
tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si
avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro
dicendo:
«Beati i
poveri in spirito,
perché di
essi è il regno dei cieli.
Beati quelli
che sono nel pianto,
perché
saranno consolati.
Beati i
miti,
perché
avranno in eredità la terra.
Beati quelli
che hanno fame e sete della giustizia,
perché
saranno saziati.
Beati i
misericordiosi,
perché
troveranno misericordia.
Beati i puri
di cuore,
perché
vedranno Dio.
Beati gli
operatori di pace,
perché
saranno chiamati figli di Dio.
Beati i
perseguitati per la giustizia,
perché di
essi è il regno dei cieli.
Beati voi
quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di
male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la
vostra ricompensa nei cieli».