Quarto
ciclo
Anno
liturgico B (2011-2012)
Tempo
di Avvento
4a Domenica
(18 dicembre
2011)
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2Sam
7,1-5.8b-12.14a.16; Sal 88; Rm 16,25-27; Lc 1,26-38
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La liturgia
dell’avvento ci ha accompagnato nell’attesa del Signore che viene con le
testimonianze dei profeti e di Giovanni Battista. Ci ha introdotti nel mistero
dell’amore di Dio, che contempleremo nel Bambino di Betlemme, attraverso
immagini straordinarie. Il Signore che viene, lo stesso che verrà alla fine dei
tempi, è il padrone che si mette a servire i suoi servi: ci rende partecipi del
suo segreto di amore lungo tutto il corso delle nostre vite (prima domenica). È
lui il più forte, colui che ha detronizzato il diavolo dal suo potere sugli
uomini: con la sua estrema mitezza e umiltà, da ritenersi ancor meno di uno
schiavo in modo che il suo amore splendesse senza ombre di alcun tipo, non ha
offerto alcun appiglio nella sua umanità al nefasto potere del diavolo (seconda
domenica). È lui la luce, che è vita per gli uomini, da liberarci dalla
tristizia del diavolo e farci vivere nella letizia di un amore che non si fa
calpestare da nulla, aprendo l’anima alla preghiera incessante e alla
gratitudine (terza domenica). E oggi, quando ormai il testimone per eccellenza
è la stessa Vergine madre sua, tutto si concentra nell’immagine della serva: “Ecco la serva del Signore: avvenga per me
secondo la tua parola”.
Lei è serva
perché il desiderio di Dio di abitare in mezzo ai suoi figli finalmente si
compia. È serva perché tutto in lei e di lei è spazio di dimora di Dio in mezzo
ai suoi figli. È serva dell’amore di Dio che vuole manifestarsi ai suoi figli e
anche lei non offre alcun appiglio, nella sua umanità, al potere del diavolo
che lavora per chiudere gli uomini all’esperienza dell’amore di Dio.
In lei si
realizza quello che l’antifona di ingresso canta: “Stillate dall’alto, o cieli, la vostra rugiada e dalle nubi scenda a
noi il Giusto: si apra la terra e germogli il Salvatore” (cf. Is 45,8). Il passo di Isaia è
citato secondo la versione latina della Volgata di s. Girolamo che interpreta
in chiave messianica l’invocazione del profeta: “le nubi facciano piovere la
giustizia ... si apra la terra e produca la salvezza”.
Il Salvatore
viene dall’alto, ma contemporaneamente germoglia dalla terra. Vale per la
Vergine, la nostra terra, che ha dato
alla luce il Salvatore, ma vale per ogni cuore, che comunque è terra feconda
del Salvatore. Bisogna che si compia finalmente quello che preghiamo con il
Padre Nostro: ‘sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra’. Intendendo: fa’ che facciamo tale esperienza della
bontà del tuo amore per noi tutti i giorni finché la terra del nostro cuore
diventi tutta cielo, finché il nostro cuore abbia fatto germogliare Colui che
del cielo è sovrano e farà vivere in terra come nel cielo.
Il desiderio
di Dio di abitare con gli uomini, di prendere dimora fra gli uomini, di farsi
dimora degli uomini, finalmente si compie. E la Vergine vi acconsente,
acconsente a che il disegno di Dio si compia in tutto il suo splendore. Il suo
acconsentire rivela tutta la purità e sincerità del suo cuore: non sa come si
realizzerà il disegno di Dio, ma vi acconsente; non sa cosa le sarà richiesto,
ma vi acconsente. Nello stesso tempo, rivela tutta l’intimità del suo cuore,
che comunque sta dalla parte di Dio, è un tutt’uno con il sentire di Dio, non
cerca altro sentire se non quello stesso di Dio. In effetti, quando il sentire
interiore è profondo, il rapporto è potente e quando il sentire tocca le radici
del cuore, l’intimità è compiuta: nessun estraneo avrà più accesso in quello
spazio. Da quell’intimità mai più si allontanerà e permetterà così che la gioia
di Dio e dell’umanità si compia. Il prodigio della concezione e della nascita
del Figlio, di cui lei sola conosce il mistero, conferma quell’intimità, non la
crea. La fede non ci strappa dalla nostra umanità, ma l’avvalora, la compie nella
sua dignità e nei suoi aneliti.
Se è Dio che
prepara una casa all’uomo, non la può preparare senza l’uomo. Il Bene che Dio
vuole all’uomo non può non tendere a che l’uomo lo possa anche godere e come
l’uomo può goderlo se non l’accoglie in libertà di cuore? É il mistero stesso
dell’apparizione della gloria di Dio. Se Dio apparisse con la sua gloria in
modo da piegare l’uomo sconvolgendo l’universo, non sarebbe il vero Dio perché
avrebbe bisogno di ‘apparire’ Dio. Ma Dio è Dio perché non ha bisogno di dimostrarlo.
E se appare la gloria di Dio è perché l’uomo possa risplendere del suo fulgore.
Ma se l’uomo chiude il cuore, luogo da cui unicamente può risplendere quel
fulgore, come può vedere la sua gloria? E ancora, se il cuore non coglie la
promessa di vita e quel fulgore di gloria nella parola del Signore, come può
riconoscere lo stesso Signore nei poveri in cui si confonde?
È il mistero
del Natale del Signore, a Betlemme come nei cuori, allora come adesso, ora come
in futuro. Possano i nostri cuori riconoscere in quel Bambino, portato dalla
Vergine, il Salvatore, nella sua parola la promessa di vita per noi, nelle sue
sofferenze i segni del suo amore, nel suo esserci la grazia per noi, capace di
diventare la grazia per tutti.
§^§^§
I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale
Romano”):
Prima Lettura 2Sam
7, 1-5.8b-12.14a.16
Dal secondo libro di Samuèle.
Il re
Davide, quando si fu stabilito nella sua casa, e il Signore gli ebbe dato
riposo da tutti i suoi nemici all’intorno, disse al profeta Natan:
«Vedi, io abito in una casa di cedro, mentre l’arca di Dio sta sotto i teli di
una tenda». Natan rispose al re: «Va’, fa’ quanto hai
in cuor tuo, perché il Signore è con te».
Ma quella
stessa notte fu rivolta a Natan questa parola del
Signore: «Va’ e di’ al mio servo Davide: “Così dice il Signore: Forse tu mi
costruirai una casa, perché io vi abiti? Io ti ho preso dal pascolo, mentre
seguivi il gregge, perché tu fossi capo del mio popolo Israele. Sono stato con
te dovunque sei andato, ho distrutto tutti i tuoi nemici davanti a te e renderò
il tuo nome grande come quello dei grandi che sono sulla terra. Fisserò un
luogo per Israele, mio popolo, e ve lo pianterò perché vi abiti e non tremi più
e i malfattori non lo opprimano come in passato e come dal giorno in cui avevo
stabilito dei giudici sul mio popolo Israele. Ti darò riposo da tutti i tuoi
nemici. Il Signore ti annuncia che farà a te una casa.
Quando i
tuoi giorni saranno compiuti e tu dormirai con i tuoi padri, io susciterò un
tuo discendente dopo di te, uscito dalle tue viscere, e renderò stabile il suo
regno. Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio.
La tua casa
e il tuo regno saranno saldi per sempre davanti a me, il tuo trono sarà reso
stabile per sempre”».
Salmo Responsoriale
Dal Salmo 88
Canterò per sempre l'amore del
Signore.
Canterò in
eterno l’amore del Signore,
di
generazione in generazione
farò
conoscere con la mia bocca la tua fedeltà,
perché ho
detto: «È un amore edificato per sempre;
nel cielo
rendi stabile la tua fedeltà».
«Ho stretto
un’alleanza con il mio eletto,
ho giurato a
Davide, mio servo.
Stabilirò
per sempre la tua discendenza,
di
generazione in generazione edificherò il tuo trono».
«Egli mi
invocherà: “Tu sei mio padre,
mio Dio e
roccia della mia salvezza”.
Gli
conserverò sempre il mio amore,
la mia
alleanza gli sarà fedele».
Seconda Lettura
Rm 16, 25-27
Dalla lettera di san Paolo apostolo
ai Romani.
Fratelli,
a colui che
ha il potere di confermarvi
nel mio
vangelo, che annuncia Gesù Cristo,
secondo la
rivelazione del mistero,
avvolto nel
silenzio per secoli eterni,
ma ora
manifestato mediante le scritture dei Profeti,
per ordine
dell’eterno Dio,
annunciato a
tutte le genti
perché
giungano all’obbedienza della fede,
a Dio, che
solo è sapiente,
per mezzo di
Gesù Cristo,
la gloria
nei secoli. Amen.
Vangelo Lc 1, 26-38
Dal vangelo secondo Luca
In quel
tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata
Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo
della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando
da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste
parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come
questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso
Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù.
Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il
trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo
regno non avrà fine».
Allora Maria
disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose
l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti
coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato
Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha
concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta
sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria
disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E
l’angelo si allontanò da lei.