Quarto ciclo
Anno liturgico A (2010-2011)
Tempo di Quaresima
Domenica delle Palme
(17 aprile 2011)
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Mt 21,1-11
(ingresso a Gerusalemme)
Is 50,4-7;
Sal 21; Fil 2,6-11; Mt 26,14-27,66
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La liturgia della domenica delle Palme introduce alla
settimana più importante dell'anno liturgico, la settimana della
passione-morte-risurrezione di Gesù. È la settimana cruciale per la storia del
mondo, quella che permette una visione d'insieme della creazione e della storia
dell'umanità: “Dio infatti ha tanto amato
il mondo da dare il Figlio unigenito ... per riunire insieme i figli di Dio che
erano dispersi” (Gv 3,16 e 11,52).
Le celebrazioni di questa settimana mostrano fino a che punto Dio ha amato il
mondo, fino a che punto Gesù ha obbedito a questo amore, fino a che punto
l'uomo è prezioso agli occhi di Dio, cioè fino a una misura sconfinata sia in larghezza che in
profondità.
Quest’anno
le letture evangeliche sono prese da Matteo. Nella sua narrazione, l’arrivo a
Gerusalemme di Gesù proveniente da Gerico, l’unica raccontata nei vangeli
sinottici, è preceduto dalla guarigione dei due ciechi, dei quali si dice: “Gesù ebbe compassione, toccò loro gli occhi
ed essi all’istante ricuperarono la vista e lo seguirono”. Lo seguirono nella strada per Gerusalemme. C’è
bisogno di aver gli occhi aperti per cogliere il senso dell’arrivare di Gesù a
Gerusalemme. Qui porta il suo cammino, qui lo spinge la sua vocazione, qui si
compie quel disegno del Padre che
Gesù andava illustrando con le sue parole e con i suoi atti, sebbene nessuno,
neanche i suoi discepoli, fosse ben consapevole della posta in gioco.
La
liturgia di oggi accompagna Gesù nel suo ingresso trionfale a Gerusalemme ma per celebrare, con i testi della messa,
l’inizio della sua drammatica passione. Storicamente parlando, l’ingresso di
Gesù deve essere stato assai più modesto di quello che i testi fanno presagire,
ma Matteo si premura di sottolineare il significato che comporta con l’aiuto di
molti testi scritturistici. Secondo
la profezia messianica di Zaccaria 9,9-10, Gesù entra in città seduto
sull’asina, tra i gesti di devozione dei discepoli e della folla che stendevano
al suo passaggio i loro mantelli. La scena ha sapore regale perché ricorda la
proclamazione di Salomone come re di Israele sulla mula di Davide (1Re
1,33-34); ricorda i patriarchi (Abramo si incammina verso il monte Moria per il
sacrificio di Isacco a dorso di asino); richiama il re Messia mite e pacifico, che disdegna i cavalli
perché simbolo di guerra.
Nel
particolare delle fronde tagliate riecheggia il sal 117,27: “Formate il corteo con rami frondosi fino
agli angoli dell’altare” allorquando i sacerdoti dal tempio benedicevano i
pellegrini che vi salivano dicendo: “Benedetto
colui che viene nel nome del Signore … Dona, Signore, la tua salvezza [=
Osanna]”. Anche la folla che accompagna Gesù riprende le parole del salmo: “Osanna al figlio di Davide! Benedetto colui
che viene nel nome del Signore! Osanna nel più alto dei cieli!”.
La citazione risulta ancor più misteriosa se si tiene
conto dell’antica versione aramaica: “Legate la vittima per la festa con rami frondosi fino agli angoli
dell’altare”. A Gesù si fa festa perché è la vittima prescelta, ma nessuno
ancora lo sa se non lui. L’acclamazione dell’Osanna era già risuonata sulla bocca degli angeli alla nascita di
Gesù e risuona ora sulla bocca dei discepoli per la sua morte.
Il fatto
che Matteo sottolinei, come senza accorgersi dell’incongruenza, che Gesù si ponga
sopra due animali, l’asina e il suo puledro, rivela l’urgenza per lui di
simboleggiare il rapporto tra l’antica e la nuova alleanza, riassunte tutte e
due nel gesto messianico di Gesù, il Messia pacifico
nel senso che fa la pace tra ebrei e
gentili, tra i vicini e i lontani. Anche la folla è descritta in due gruppi:
c’è quella, più numerosa, che l’accompagna nel suo salire a Gerusalemme e c’è
quella che esce da Gerusalemme incontro a lui, sebbene la città nel suo insieme
resti sotto choc, come ai tempi di Erode e della visita dei Magi.
Dal
tripudio dell'ingresso in Gerusalemme la celebrazione passa repentinamente al
dramma del racconto della passione, che dischiude direttamente il clima della
settimana santa. È però singolare che nel rito ambrosiano la liturgia della
domenica delle Palme comporti come due celebrazioni distinte: la messa
dell'ingresso trionfale e la messa del giorno con il brano del servo sofferente
di Isaia ed il vangelo dell'unzione a Betania di Maria. Almeno secondo la
narrazione di Giovanni, una persona che si accorge di quanto sta succedendo
c’è. È Maria di Betania. Cospargere di unguento assai prezioso (se la stima di
Giuda è realistica, il costo ammonterebbe più o meno allo stipendio di un anno
per un operaio) i piedi di Gesù e asciugarli con i suoi capelli finché tutto in
quella casa senta di quel profumo, risponde al desiderio di accompagnare Gesù
nella sua solitudine. Quel profumo rivela la morte imminente, che nessuno è
pronto ad accettare, ma anche tutto l'amore che quella morte significa ed
esprime, tutto l'amore che quel corpo dato
per noi significa ed esprime. E i Padri antichi hanno visto in quel profumo
versato su Gesù il pentimento dei nostri cuori, pentimento che si allarga ed
impregna tutto perché l'amore che Gesù ha testimoniato con la sua passione non
resti estraneo a niente di noi e perché niente di noi resista a tale amore.
Quando
s. Paolo, rivolgendosi ai suoi fedeli, li chiama 'profumo di Cristo', allude
proprio a questa tenerezza che ha conquistato il cuore - così si può chiamare
il pentimento per i nostri peccati - e che, riversandosi sul mondo, lo potrà
conquistare perché tutto ormai parlerà dell'amore di Dio.
Da oggi
e per tutta la settimana santa la prima lettura è tratta dal libro del profeta
Isaia. Vengono proclamati i quattro canti del Servo del Signore (cap. 42, 49,
50 e 53) che, insieme al salmo 21, costituiscono le straordinarie testimonianze
profetiche della passione di Gesù. Sono quei versetti a costituire la cornice
di riferimento per lo svolgimento dei riti santi e sono quei versetti a
esprimere la profondità e la tenacia dell’amore di Dio per l’uomo e insieme la
tenerezza dell’amore dell’uomo per il suo Dio. Le espressioni sono altamente
drammatiche ma l’esito colmo di speranza. Dalle prime parole del salmo: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”
si arriva alle ultime, già piene del frutto di grazia ottenuto: “E io vivrò per lui, lo servirà la mia
discendenza. Si parlerà del Signore alla generazione che viene; annunceranno la
sua giustizia; al popolo che nascerà diranno: Ecco l’opera del Signore!”.
Ma il tragitto passa per momenti estremamente oppressivi: “Ma io sono verme e non un uomo, rifiuto degli uomini, disprezzato dalla
gente … Hanno scavato [forato] le mie mani e i miei piedi. Posso contare tutte
le mie ossa…” (sal 21). Parole ancora piene degli echi del profeta Isaia
che descrive il Servo del Signore così: “Disprezzato
e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire ... Il
castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi
siamo stati guariti” (Is 53). Parole e echi che si concretizzano in
quell’uomo, inviato da Dio, vilipeso, schiacciato, deriso, torturato,
crocifisso, che noi contempliamo nelle celebrazioni pasquali, il nostro Signore
Gesù Cristo, che per noi ha patito, è morto e risorto.
§^§^§
I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale Romano”):
COMMEMORAZIONE DELL'
INGRESSO DI GESU' IN GERUSALEMME
Vangelo - Anno A
Mt 21,1-11
Dal vangelo secondo Matteo
Quando furono vicini a Gerusalemme e giunsero presso Bètfage, verso il
monte degli Ulivi, Gesù mandò due discepoli, dicendo loro: «Andate nel
villaggio di fronte a voi e subito troverete un’asina, legata, e con essa un
puledro. Slegateli e conduceteli da me. E se qualcuno vi dirà qualcosa,
rispondete: “Il Signore ne ha bisogno, ma li rimanderà indietro subito”». Ora
questo avvenne perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del
profeta: «Dite alla figlia di Sion: “Ecco, a te viene il tuo re, mite, seduto
su un’asina e su un puledro, figlio di una bestia da soma”».
I discepoli andarono e fecero quello che aveva ordinato loro Gesù:
condussero l’asina e il puledro, misero su di essi i mantelli ed egli vi si
pose a sedere. La folla, numerosissima, stese i propri mantelli sulla strada,
mentre altri tagliavano rami dagli alberi e li stendevano sulla strada. La
folla che lo precedeva e quella che lo seguiva, gridava: «Osanna al figlio di
Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nel più alto dei
cieli!».
Mentre egli entrava in Gerusalemme, tutta la città fu presa da agitazione e
diceva: «Chi è costui?». E la folla rispondeva: «Questi è il profeta Gesù, da
Nàzaret di Galilea».
Prima Lettura Is
50,4-7
Dal libro del profeta Isaìa
Il Signore
Dio mi ha dato una lingua da discepolo,
perché io
sappia indirizzare
una parola
allo sfiduciato.
Ogni mattina
fa attento il mio orecchio
perché io
ascolti come i discepoli.
Il Signore
Dio mi ha aperto l’orecchio
e io non ho
opposto resistenza,
non mi sono
tirato indietro.
Ho
presentato il mio dorso ai flagellatori,
le mie
guance a coloro che mi strappavano la barba;
non ho
sottratto la faccia
agli insulti
e agli sputi.
Il Signore
Dio mi assiste,
per questo
non resto svergognato,
per questo
rendo la mia faccia dura come pietra,
sapendo di
non restare confuso.
Salmo Responsoriale
Dal Salmo 21
Mio Dio, mio Dio, perché mi hai
abbandonato?
Si fanno
beffe di me quelli che mi vedono,
storcono le
labbra, scuotono il capo:
«Si rivolga
al Signore; lui lo liberi,
lo porti in
salvo, se davvero lo ama!».
Un branco di
cani mi circonda,
mi accerchia
una banda di malfattori;
hanno
scavato le mie mani e i miei piedi.
Posso
contare tutte le mie ossa.
Si dividono
le mie vesti,
sulla mia
tunica gettano la sorte.
Ma tu,
Signore, non stare lontano,
mia forza,
vieni presto in mio aiuto.
Annuncerò il
tuo nome ai miei fratelli,
ti loderò in
mezzo all’assemblea.
Lodate il
Signore, voi suoi fedeli,
gli dia
gloria tutta la discendenza di Giacobbe,
lo tema
tutta la discendenza d’Israele.
Seconda Lettura
Fil 2,6-11
Dalla lettera di san Paolo apostolo
ai Filippèsi
Cristo Gesù,
pur essendo
nella condizione di Dio,
non ritenne
un privilegio
l’essere
come Dio,
ma svuotò se
stesso
assumendo
una condizione di servo,
diventando
simile agli uomini.
Dall’aspetto
riconosciuto come uomo,
umiliò se
stesso
facendosi
obbediente fino alla morte
e a una
morte di croce.
Per questo
Dio lo esaltò
e gli donò
il nome
che è al di
sopra di ogni nome,
perché nel
nome di Gesù
ogni
ginocchio si pieghi
nei cieli,
sulla terra e sotto terra,
e ogni lingua
proclami:
«Gesù Cristo
è Signore!»,
a gloria di
Dio Padre.
Vangelo Mt
26,14-27,66
Passione di nostro Signore Gesù
Cristo secondo Matteo
Indicazioni
per la lettura dialogata:
X =
Gesù; C = Cronista; D =Discepoli e amici; F =Folla;
A =Altri personaggi
Quanto
volete darmi perché io ve lo consegni?
C In quel
tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai capi dei sacerdoti e
disse: D «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?». C E quelli gli
fissarono trenta monete d’argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia
per consegnare Gesù.
Dove vuoi
che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?
Il primo
giorno degli Ázzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: D «Dove
vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?». C Ed egli
rispose: X «Andate in città da un tale e ditegli: “Il Maestro dice: Il mio
tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli”». C I discepoli
fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua.
Uno di voi
mi tradirà
Venuta la
sera, si mise a tavola con i Dodici. Mentre mangiavano, disse: X «In verità io
vi dico: uno di voi mi tradirà». C Ed essi, profondamente rattristati,
cominciarono ciascuno a domandargli: C «Sono forse io, Signore?». C Ed egli
rispose: X «Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi
tradirà. Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a
quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo
se non fosse mai nato!». C Giuda, il traditore, disse: D «Rabbì, sono forse
io?». Gli rispose: X «Tu l’hai detto».
Questo è il
mio corpo; questo è il mio sangue
C Ora,
mentre mangiavano, Gesù prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e,
mentre lo dava ai discepoli, disse: X «Prendete, mangiate: questo è il mio
corpo». Poi prese il calice, rese grazie e lo diede loro, dicendo: X «Bevetene
tutti, perché questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti per
il perdono dei peccati. Io vi dico che d’ora in poi non berrò di questo frutto
della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo con voi, nel regno del Padre
mio». C Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.
Percuoterò
il pastore e saranno disperse le pecore del gregge
Allora Gesù
disse loro: X «Questa notte per tutti voi sarò motivo di scandalo. Sta scritto
infatti: “Percuoterò il pastore e saranno disperse le pecore del gregge”. Ma,
dopo che sarò risorto, vi precederò in Galilea».
C Pietro gli
disse: C «Se tutti si scandalizzeranno di te, io non mi scandalizzerò mai». C
Gli disse Gesù: X «In verità io ti dico: questa notte, prima che il gallo
canti, tu mi rinnegherai tre volte». C Pietro gli rispose: D «Anche se dovessi
morire con te, io non ti rinnegherò». C Lo stesso dissero tutti i discepoli.
Cominciò a
provare tristezza e angoscia
Allora Gesù
andò con loro in un podere, chiamato Getsèmani, e disse ai discepoli: X
«Sedetevi qui, mentre io vado là a pregare». C E, presi con sé Pietro e i due
figli di Zebedeo, cominciò a provare tristezza e angoscia. E disse loro: X «La
mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me». C Andò un
poco più avanti, cadde faccia a terra e pregava, dicendo: X «Padre mio, se è
possibile, passi via da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi
tu!».
C Poi venne
dai discepoli e li trovò addormentati. E disse a Pietro: X «Così, non siete
stati capaci di vegliare con me una sola ora? Vegliate e pregate, per non
entrare in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole». C Si
allontanò una seconda volta e pregò dicendo: X «Padre mio, se questo calice non
può passare via senza che io lo beva, si compia la tua volontà». C Poi venne e
li trovò di nuovo addormentati, perché i loro occhi si erano fatti pesanti. Li
lasciò, si allontanò di nuovo e pregò per la terza volta, ripetendo le stesse
parole. Poi si avvicinò ai discepoli e disse loro: X «Dormite pure e
riposatevi! Ecco, l’ora è vicina e il Figlio dell’uomo viene consegnato in mano
ai peccatori. Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino».
Misero le
mani addosso a Gesù e lo arrestarono
C Mentre
ancora egli parlava, ecco arrivare Giuda, uno dei Dodici, e con lui una grande
folla con spade e bastoni, mandata dai capi dei sacerdoti e dagli anziani del
popolo. Il traditore aveva dato loro un segno, dicendo: D «Quello che bacerò, è
lui; arrestatelo!». C Subito si avvicinò a Gesù e disse: D «Salve, Rabbì!». E
lo baciò. C E Gesù gli disse: X «Amico, per questo sei qui!». C Allora si
fecero avanti, misero le mani addosso a Gesù e lo arrestarono. Ed ecco, uno di
quelli che erano con Gesù impugnò la spada, la estrasse e colpì il servo del
sommo sacerdote, staccandogli un orecchio. Allora Gesù gli disse: X «Rimetti la
tua spada al suo posto, perché tutti quelli che prendono la spada, di spada
moriranno. O credi che io non possa pregare il Padre mio, che metterebbe subito
a mia disposizione più di dodici legioni di angeli? Ma allora come si
compirebbero le Scritture, secondo le quali così deve avvenire?». C In quello
stesso momento Gesù disse alla folla: X «Come se fossi un ladro siete venuti a
prendermi con spade e bastoni. Ogni giorno sedevo nel tempio a insegnare, e non
mi avete arrestato. Ma tutto questo è avvenuto perché si compissero le
Scritture dei profeti». C Allora tutti i discepoli lo abbandonarono e
fuggirono.
Vedrete il
Figlio dell’uomo seduto alla destra della Potenza
Quelli che
avevano arrestato Gesù lo condussero dal sommo sacerdote Caifa, presso il quale
si erano riuniti gli scribi e gli anziani. Pietro intanto lo aveva seguito, da
lontano, fino al palazzo del sommo sacerdote; entrò e stava seduto fra i servi,
per vedere come sarebbe andata a finire.
I capi dei
sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano una falsa testimonianza contro Gesù,
per metterlo a morte; ma non la trovarono, sebbene si fossero presentati molti
falsi testimoni. Finalmente se ne presentarono due, che affermarono: A «Costui
ha dichiarato: “Posso distruggere il tempio di Dio e ricostruirlo in tre
giorni”». C Il sommo sacerdote si alzò e gli disse: A «Non rispondi nulla? Che
cosa testimoniano costoro contro di te?». C Ma Gesù taceva. Allora il sommo
sacerdote gli disse: A «Ti scongiuro, per il Dio vivente, di dirci se sei tu il
Cristo, il Figlio di Dio». C Gli rispose Gesù: X «Tu l’hai detto; anzi io vi
dico: d’ora innanzi vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra della
Potenza e venire sulle nubi del cielo».
C Allora il
sommo sacerdote si stracciò le vesti dicendo: A «Ha bestemmiato! Che bisogno
abbiamo ancora di testimoni? Ecco, ora avete udito la bestemmia; che ve ne
pare?». C E quelli risposero: F «È reo di morte!». C Allora gli sputarono in
faccia e lo percossero; altri lo schiaffeggiarono, dicendo: F «Fa’ il profeta
per noi, Cristo! Chi è che ti ha colpito?».
Prima che il
gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte
C Pietro
intanto se ne stava seduto fuori, nel cortile. Una giovane serva gli si
avvicinò e disse: A «Anche tu eri con Gesù, il Galileo!». C Ma egli negò
davanti a tutti dicendo: D «Non capisco che cosa dici». C Mentre usciva verso
l’atrio, lo vide un’altra serva e disse ai presenti: A «Costui era con Gesù, il
Nazareno». C Ma egli negò di nuovo, giurando: C «Non conosco quell’uomo!». C
Dopo un poco, i presenti si avvicinarono e dissero a Pietro: A «È vero, anche
tu sei uno di loro: infatti il tuo accento ti tradisce». C Allora egli cominciò
a imprecare e a giurare: D «Non conosco quell’uomo!». C E subito un gallo
cantò. E Pietro si ricordò della parola di Gesù, che aveva detto: «Prima che il
gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte». E, uscito fuori, pianse amaramente.
Consegnarono
Gesù al governatore Pilato
Venuto il
mattino, tutti i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo tennero consiglio
contro Gesù per farlo morire. Poi lo misero in catene, lo condussero via e lo
consegnarono al governatore Pilato.
Allora Giuda
– colui che lo tradì –, vedendo che Gesù era stato condannato, preso dal
rimorso, riportò le trenta monete d’argento ai capi dei sacerdoti e agli
anziani, dicendo: D «Ho peccato, perché ho tradito sangue innocente». C Ma
quelli dissero: A «A noi che importa? Pensaci tu!». C Egli allora, gettate le
monete d’argento nel tempio, si allontanò e andò a impiccarsi. I capi dei
sacerdoti, raccolte le monete, dissero: A «Non è lecito metterle nel tesoro,
perché sono prezzo di sangue». C Tenuto consiglio, comprarono con esse il
“Campo del vasaio” per la sepoltura degli stranieri. Perciò quel campo fu
chiamato “Campo di sangue” fino al giorno d’oggi. Allora si compì quanto era
stato detto per mezzo del profeta Geremia: «E presero trenta monete d’argento,
il prezzo di colui che a tal prezzo fu valutato dai figli d’Israele, e le
diedero per il campo del vasaio, come mi aveva ordinato il Signore».
Sei tu il re
dei Giudei?
[ Gesù
intanto comparve davanti al governatore, e il governatore lo interrogò dicendo:
A «Sei tu il re dei Giudei?». C Gesù rispose: X «Tu lo dici». C E mentre i capi
dei sacerdoti e gli anziani lo accusavano, non rispose nulla.
Allora
Pilato gli disse: A «Non senti quante testimonianze portano contro di te?». C
Ma non gli rispose neanche una parola, tanto che il governatore rimase assai
stupito. A ogni festa, il governatore era solito rimettere in libertà per la
folla un carcerato, a loro scelta. In quel momento avevano un carcerato famoso,
di nome Barabba. Perciò, alla gente che si era radunata, Pilato disse: A «Chi
volete che io rimetta in libertà per voi: Barabba o Gesù, chiamato Cristo?». C
Sapeva bene infatti che glielo avevano consegnato per invidia.
Mentre egli
sedeva in tribunale, sua moglie gli mandò a dire: A «Non avere a che fare con
quel giusto, perché oggi, in sogno, sono stata molto turbata per causa sua». C
Ma i capi dei sacerdoti e gli anziani persuasero la folla a chiedere Barabba e
a far morire Gesù. Allora il governatore domandò loro: A «Di questi due, chi volete
che io rimetta in libertà per voi?». C Quelli risposero: F «Barabba!». C Chiese
loro Pilato: A «Ma allora, che farò di Gesù, chiamato Cristo?». C Tutti
risposero: F «Sia crocifisso!». C Ed egli disse: A «Ma che male ha fatto?». C
Essi allora gridavano più forte: F «Sia crocifisso!».
C Pilato,
visto che non otteneva nulla, anzi che il tumulto aumentava, prese dell’acqua e
si lavò le mani davanti alla folla, dicendo: A «Non sono responsabile di questo
sangue. Pensateci voi!». C E tutto il popolo rispose: F «Il suo sangue ricada
su di noi e sui nostri figli». C Allora rimise in libertà per loro Barabba e,
dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.
Salve, re
dei Giudei!
Allora i
soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio e gli radunarono attorno
tutta la truppa. Lo spogliarono, gli fecero indossare un mantello scarlatto,
intrecciarono una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero una
canna nella mano destra. Poi, inginocchiandosi davanti a lui, lo deridevano: F
«Salve, re dei Giudei!». C Sputandogli addosso, gli tolsero di mano la canna e
lo percuotevano sul capo. Dopo averlo deriso, lo spogliarono del mantello e gli
rimisero le sue vesti, poi lo condussero via per crocifiggerlo.
Insieme a
lui vennero crocifissi due ladroni
Mentre
uscivano, incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a
portare la sua croce. Giunti al luogo detto Gòlgota, che significa «Luogo del
cranio», gli diedero da bere vino mescolato con fiele. Egli lo assaggiò, ma non
ne volle bere. Dopo averlo crocifisso, si divisero le sue vesti, tirandole a
sorte. Poi, seduti, gli facevano la guardia. Al di sopra del suo capo posero il
motivo scritto della sua condanna: «Costui è Gesù, il re dei Giudei».
Insieme a
lui vennero crocifissi due ladroni, uno a destra e uno a sinistra.
Se tu sei
Figlio di Dio, scendi dalla croce!
Quelli che
passavano di lì lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: F «Tu, che
distruggi il tempio e in tre giorni lo ricostruisci, salva te stesso, se tu sei
Figlio di Dio, e scendi dalla croce!». C Così anche i capi dei sacerdoti, con
gli scribi e gli anziani, facendosi beffe di lui dicevano: F «Ha salvato altri
e non può salvare se stesso! È il re d’Israele; scenda ora dalla croce e
crederemo in lui. Ha confidato in Dio; lo liberi lui, ora, se gli vuol bene. Ha
detto infatti: “Sono Figlio di Dio”!». C Anche i ladroni crocifissi con lui lo
insultavano allo stesso modo.
Elì, Elì,
lemà sabactàni?
A
mezzogiorno si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. Verso
le tre, Gesù gridò a gran voce: X «Elì, Elì, lemà sabactàni?», C che significa:
X «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». C Udendo questo, alcuni dei
presenti dicevano: A «Costui chiama Elia». C E subito uno di loro corse a prendere
una spugna, la inzuppò di aceto, la fissò su una canna e gli dava da bere. Gli
altri dicevano: A «Lascia! Vediamo se viene Elia a salvarlo!». C Ma Gesù di
nuovo gridò a gran voce ed emise lo spirito.
(Qui si
genuflette e si fa una breve pausa)
Ed ecco, il
velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo, la terra tremò, le rocce
si spezzarono, i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi, che erano morti,
risuscitarono. Uscendo dai sepolcri, dopo la sua risurrezione, entrarono nella
città santa e apparvero a molti. Il centurione, e quelli che con lui facevano
la guardia a Gesù, alla vista del terremoto e di quello che succedeva, furono
presi da grande timore e dicevano: A «Davvero costui era Figlio di Dio!». ]
C Vi erano
là anche molte donne, che osservavano da lontano; esse avevano seguito Gesù
dalla Galilea per servirlo. Tra queste c’erano Maria di Màgdala, Maria madre di
Giacomo e di Giuseppe, e la madre dei figli di Zebedèo.
Giuseppe
prese il corpo di Gesù e lo depose nel suo sepolcro nuovo
Venuta la
sera, giunse un uomo ricco, di Arimatèa, chiamato Giuseppe; anche lui era
diventato discepolo di Gesù. Questi si presentò a Pilato e chiese il corpo di
Gesù. Pilato allora ordinò che gli fosse consegnato. Giuseppe prese il corpo,
lo avvolse in un lenzuolo pulito e lo depose nel suo sepolcro nuovo, che si era
fatto scavare nella roccia; rotolata poi una grande pietra all’entrata del
sepolcro, se ne andò. Lì, sedute di fronte alla tomba, c’erano Maria di Màgdala
e l’altra Maria.
Avete le
guardie: andate e assicurate la sorveglianza come meglio credete
Il giorno
seguente, quello dopo la Parascève, si riunirono presso Pilato i capi dei
sacerdoti e i farisei, dicendo: A «Signore, ci siamo ricordati che
quell’impostore, mentre era vivo, disse: “Dopo tre giorni risorgerò”. Ordina
dunque che la tomba venga vigilata fino al terzo giorno, perché non arrivino i
suoi discepoli, lo rubino e poi dicano al popolo: “È risorto dai morti”. Così
quest’ultima impostura sarebbe peggiore della prima!». C Pilato disse loro: A
«Avete le guardie: andate e assicurate la sorveglianza come meglio credete». C
Essi andarono e, per rendere sicura la tomba, sigillarono la pietra e vi
lasciarono le guardie.