Quarto ciclo
Anno liturgico A (2010-2011)
Tempo di Quaresima
4a Domenica
(3 aprile 2011)
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1Sam 16,
1b.4a. 6-7. 10-13a; Sal 22; Ef 5, 8-14; Gv 9, 1-41
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Tutto il racconto del miracolo del
cieco nato (da notare, che in tutti i vangeli, solo qui si parla di un cieco
dalla nascita) è intessuto da una sottile ironia. Giovanni è un abilissimo
narratore. L’ironia con cui narra il fatto mette in mostra tutte le nostre
contraddizioni. Come i giudei del racconto, preferiamo dire che la rosa non ha
profumo piuttosto che ammettere di avere il naso ostruito e insensibile. E si
finisce nell’impossibilità di riconoscere l’evidenza.
Il brano non è però costruito sul fatto
in sé, sul miracolo, ma su chi lo compie. Così, le domande più pertinenti a
cogliere il senso del brano sono le domande attorno a quel profeta che ha compiuto quel gesto: “Dov’è costui?... Che cosa dici di lui? … E chi è, Signore, perché io
creda in lui?”. Sotto quelle domande ce ne sta un’altra: “Come può un peccatore compiere segni di
questo genere?”, espressa dai farisei e ripresa dallo stesso cieco guarito,
eco della interrogazione degli apostoli con la quale si apre il racconto.
Passando davanti al cieco dalla nascita gli apostoli domandano: “Rabbi, chi ha peccato, lui o i suoi
genitori, perché sia nato cieco?”. La risposta di Gesù dà la prospettiva
entro la quale considerare il tutto: “Né
lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le
opere di Dio”.
La domanda esprimeva il tentativo di
sfuggire all’angoscia del male da parte di una coscienza religiosa. Noi non
formuleremmo più la domanda in quei termini, ma non per questo l’interrogativo
di fronte al male ha perso la sua angoscia lancinante. Gesù non dà risposta in
termini ‘ragionevoli’. Invita più semplicemente, ma più potentemente, a
distogliere lo sguardo dal passato e volgerlo al futuro: “è perché in lui siano manifestate le opere di Dio”. Cosa significa?
Vuol solo dire che si appresta a fare il miracolo? E per tutti gli altri
‘ciechi’ che non verranno mai guariti? S. Paolo, in Rm
3,9-20, ricorda che ‘tutti hanno peccato
e sono privi della gloria di Dio’. Sarebbe inutile cercare la causa
'indietro'; ci inchioda al non-senso e alla rabbia della frustrazione. La
motivazione va cercata 'in avanti', rispetto a un 'qualcosa' che per noi deve
ancora farsi, deve ancora rivelarsi. La vita scaturisce dalla fede nel senso
che la si può vivere fidandoci del Bene di Colui che ci è venuto incontro e ci
ha mostrato il suo Volto. Del resto, il mistero dell'amore umano trova qui le
radici del suo insopprimibile fascino, nonostante le ferite e le delusioni alle
quali così spesso ci condanna.
Non stare inchiodati al passato
significa percepire che Qualcuno si è mosso per venirci incontro. Nel caso del
cieco, non è lui a chiedere la guarigione: l’iniziativa è di Gesù. Lui ha
fiducia e va a lavarsi alla piscina di Siloe. Quando
Giovanni scrive il suo vangelo, Gerusalemme è ormai distrutta, ma si ricorda
molto bene il rito dell’acqua che veniva attinta alla piscina, portata
solennemente verso il tempio e versata attorno all’altare nella solennità della
festa delle capanne (cfr. Gv 7,37-39). Siloe significa piuttosto ‘chi invia [le acque]’e Giovanni,
rendendolo al passivo, ‘Inviato’, indica che la nostra guarigione si trova in
Gesù, che poco prima si era definito ‘inviato’ dal Padre.
Ora, tornando alla risposta di Gesù,
qual è l’opera di Dio? A noi verrebbe di rispondere subito che l’opera di Dio è
il miracolo compiuto, miracolo che è così straordinario che dovrebbe indurre i
cuori a credere. Il racconto invece dimostra il contrario. Alla fine nessuno
crede a partire dal miracolo, che anzi viene messo in sordina per sottolineare
l’ostilità crescente verso il profeta che l’ha compiuto. Solo il cieco, lui che
il miracolo l’ha goduto nei suoi occhi, alla fine compie l’opera di Dio, quella
cioè di credere in Colui che Dio ha inviato. Il senso del racconto sta proprio
qui.
E qui si trova descritta la dinamica
spirituale del credente, invitato alla stessa esperienza del cieco nato. Da un
singolo evento (la guarigione dalla cecità) si arriva al coinvolgimento di
tutta la propria vita (la fede nel Figlio dell'uomo). Oppure, per esprimerla
con altra immagine, dalle cose si passa a scoprire un Volto e da questo Volto
si torna, nuovi, alla propria vita, alla propria storia. Gli eventi ci sono
dati per scoprire il Volto di Colui che il nostro cuore cerca e la scoperta di
questo Volto ci rimanda agli eventi perché siano vissuti nella luce e nella
vita che da Lui promanano. Così, l’esperienza dell’incontro con Gesù, luce
della nostra vita, non si riferisce solo alla verità di una conoscenza che ci
stana dalla menzogna, ma anche al calore di un incontro, alla rivelazione di un
Volto che scalda e convince il cuore e riempie la vita e ne fa dono a tutti.
Ancora una piccola annotazione.
Quando Gesù dice “Io sono la luce del
mondo” non si può non risalire al racconto della creazione in Genesi 1,3,
quando fu creata la luce. Non è semplicemente la luce fisica, quella che deriva
dal sole, creato solo nel quarto giorno. È la luce della santità amorevole di
Dio che attraversa il mondo, luce che è stata nascosta. È la luce che fa
intuire il mondo dentro uno sguardo unico. È la luce che il messia rivelerà. È
la luce che Gesù ha fatto risplendere liberando gli uomini succubi del serpente
che li ha privati della gloria di Dio. Come fa pregare la preghiera dopo la
comunione: “O Dio, che illumini ogni uomo che viene in questo mondo, fa
risplendere su di noi la luce del tuo volto [il Signore nostro Gesù Cristo],
perché i nostri pensieri siano sempre conformi alla tua sapienza e possiamo
amarti con cuore sincero”.
§^§^§
I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale Romano”):
Prima Lettura 1
Sam 16, 1b.4a. 6-7. 10-13a
Dal primo libro di Samuele
In quei
giorni, il Signore disse a Samuele: «Riempi d’olio il tuo corno e parti. Ti
mando da Iesse il Betlemmita,
perché mi sono scelto tra i suoi figli un re». Samuele fece quello che il
Signore gli aveva comandato.
Quando fu
entrato, egli vide Eliàb e disse: «Certo, davanti al
Signore sta il suo consacrato!». Il Signore replicò a Samuele: «Non guardare al
suo aspetto né alla sua alta statura. Io l’ho scartato, perché non conta quel
che vede l’uomo: infatti l’uomo vede l’apparenza, ma il Signore vede il cuore».
Iesse fece passare davanti a Samuele i
suoi sette figli e Samuele ripeté a Iesse: «Il
Signore non ha scelto nessuno di questi». Samuele chiese a Iesse:
«Sono qui tutti i giovani?». Rispose Iesse: «Rimane
ancora il più piccolo, che ora sta a pascolare il gregge». Samuele disse a Iesse: «Manda a prenderlo, perché non ci metteremo a tavola
prima che egli sia venuto qui». Lo mandò a chiamare e lo fece venire. Era
fulvo, con begli occhi e bello di aspetto.
Disse il
Signore: «Àlzati e ungilo: è lui!». Samuele prese il
corno dell’olio e lo unse in mezzo ai suoi fratelli, e lo spirito del Signore
irruppe su Davide da quel giorno in poi.
Salmo Responsoriale
Dal Salmo 22
Il Signore è il mio pastore: non
manco di nulla.
Il Signore è
il mio pastore:
non manco di
nulla.
Su pascoli
erbosi mi fa riposare,
ad acque
tranquille mi conduce.
Rinfranca
l’anima mia.
Mi guida per
il giusto cammino
a motivo del
suo nome.
Anche se
vado per una valle oscura,
non temo
alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo
bastone e il tuo vincastro
mi danno
sicurezza.
Davanti a me
tu prepari una mensa
sotto gli
occhi dei miei nemici.
Ungi di olio
il mio capo;
il mio
calice trabocca.
Sì, bontà e
fedeltà mi saranno compagne
tutti i
giorni della mia vita,
abiterò
ancora nella casa del Signore
per lunghi
giorni.
Seconda Lettura
Ef 5, 8-14
Dalla lettera di san Paolo apostolo
agli Efesini
Fratelli, un
tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come
figli della luce; ora il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e
verità.
Cercate di
capire ciò che è gradito al Signore. Non partecipate alle opere delle tenebre,
che non danno frutto, ma piuttosto condannatele apertamente. Di quanto viene
fatto in segreto da [coloro che disobbediscono a Dio] è vergognoso perfino
parlare, mentre tutte le cose apertamente condannate sono rivelate dalla luce:
tutto quello che si manifesta è luce. Per questo è detto:
«Svégliati,
tu che dormi,
risorgi dai
morti
e Cristo ti
illuminerà».
Vangelo Gv 9, 1-41
Dal vangelo secondo Giovanni
[ In quel
tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita ] e i suoi discepoli lo
interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi
genitori, perché sia nato cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi
genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. Bisogna che noi
compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la
notte, quando nessuno può agire. Finché io sono nel mondo, sono la luce del
mondo».
Detto
questo, [ sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli
occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe», che significa “Inviato”. Quegli andò, si lavò e
tornò che ci vedeva.
Allora i
vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano:
«Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». Alcuni dicevano:
«È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva:
«Sono io!». ] Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli
occhi?». Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, me lo ha
spalmato sugli occhi e mi ha detto: “Va’ a Sìloe e làvati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la
vista». Gli dissero: «Dov’è costui?». Rispose: «Non lo so».
Condussero
dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesù
aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli
chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha
messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei
farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato».
Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo
genere?». E c’era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che
cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un
profeta!». ] Ma i Giudei non credettero di lui che
fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i
genitori di colui che aveva ricuperato la vista. E li interrogarono: «È questo
il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». I
genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato
cieco; ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi,
noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé». Questo
dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei
avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo,
venisse espulso dalla sinagoga. Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l’età:
chiedetelo a lui!».
Allora
chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da’ gloria a
Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». Quello rispose: «Se sia un
peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». Allora gli
dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». Rispose loro:
«Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete
forse diventare anche voi suoi discepoli?». Lo insultarono e dissero: «Suo
discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! Noi sappiamo che a Mosè ha
parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». Rispose loro quell’uomo:
«Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto
gli occhi. Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e
fa la sua volontà, egli lo ascolta. Da che mondo è mondo, non si è mai sentito
dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non venisse da
Dio, non avrebbe potuto far nulla». [ Gli replicarono: «Sei nato tutto nei
peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.
Gesù seppe
che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio
dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse
Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo,
Signore!». E si prostrò dinanzi a lui. ] Gesù allora disse: «È per un giudizio
che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e
quelli che vedono, diventino ciechi». Alcuni dei farisei che erano con lui
udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». Gesù rispose
loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: “Noi
vediamo”, il vostro peccato rimane».