Quarto ciclo
Anno liturgico A (2010-2011)
Tempo di Pasqua
Ascensione
(5 giugno 2011)
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At 1,1-11; Sal 46; Ef 1,17-23; Mt 28,16-20
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Probabilmente oggi non esprimeremmo
i desideri profondi del nostro cuore con le parole della liturgia nella
preghiera dopo la comunione: “Dio onnipotente e misericordioso, che alla tua
Chiesa pellegrina sulla terra fai gustare i divini misteri, suscita in noi il desiderio della patria
eterna, dove hai innalzato l’uomo accanto a te nella gloria”. Eppure,
questa preghiera corrisponde profondamente all’anelito dei cuori.
Tutto dipende dalla prospettiva in
cui guardiamo ai misteri della vita del Signore. Possiamo guardarli da
spettatori, come da fuori campo o da attori in gioco, dentro la scena. I
misteri della vita di Gesù, ascensione compresa, vanno tutti letti nella loro
potenza di rivelazione dell’amore del Padre per noi uomini. La colletta lo
illustra molto bene: “Esulti di santa gioia la tua Chiesa, o Padre, per il
mistero che celebra in questa liturgia di lode poiché nel tuo Figlio asceso al
cielo la nostra umanità è innalzata accanto a te, e noi, membra del suo corpo,
viviamo nella speranza di raggiungere Cristo nostro Capo nella gloria”. Se
guardiamo al mistero come rimirando un quadro vediamo Gesù in alto e
immaginiamo, oranti e fiduciosi, di poter partecipare un giorno alla sua
gloria. Se guardiamo da dentro la scena la vista cambia. Dov’è il cielo o che
cosa è cielo? Il cielo non è un luogo ma una dimensione e non per nulla quando
Gesù dice che va al Padre dice anche che viene a noi. Cielo è il cuore dove Dio
è adorato in tutta la sua gloria e la sua gloria è l’amore per gli uomini che
in Gesù, morto e risorto, risplende e che il suo Spirito ci partecipa perché
possiamo conoscere il Padre nel suo immenso amore per noi e avere la vita.
Così, vedere Gesù asceso al cielo significa vedere compiersi l’umanità nella
gloria dell’amore, amore che è la vita di Gesù che viene a noi e agisce dal di
dentro dei nostri cuori, riempiendo ogni spazio in modo da far risplendere la
presenza di Dio.
La finale del vangelo di Matteo è
rivelativa: “Ed ecco, io sono con voi
tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. Riguarda il compimento della
promessa di Dio al suo popolo, riportata all’inizio del vangelo con la
citazione di Is. 7,14: “Ecco, la vergine
concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele, che significa Dio con noi” (Mt 1,23). Era
già stato annunciato in Es 3,12 (“Io sarò con te”), ripreso da Ger 1,8 in chiave di protezione personale e riformulato
sovente in tutto l’AT. Gesù si presenta come il compimento del disegno di Dio
per l’uomo. La cosa che può suonare strana è che questa verità è proclamata nel
momento stesso in cui Gesù si sottrae alla vista dei discepoli per ascendere al
Padre.
Ciò significa che nella percezione
degli apostoli l’ascensione è colta come un dono di presenza, come
un’interiorizzazione di rapporto, che non solo non perde nulla della sua realtà
con la sottrazione della fisicità di Gesù, ma acquista profondità e intensità
insospettate. Anche perché il contesto in cui è vissuta quell’emozione è
chiaramente missionario: “Andate dunque e fate discepoli tutti i
popoli”. Se potessi allora riassumere con mie parole la sensazione degli
apostoli, direi che si è trattato dell’esperienza di una gioia assolutamente
dinamica, capace di allargare i confini del cuore e le energie corrispondenti
in maniera illimitata. Resta sottolineata sia una dimensione di azione, in rapporto diretto con la
missione alle genti, sia una dimensione di essere,
in rapporto all’esperienza della presenza potente
di Gesù in loro e con loro.
Le parole di Gesù non esprimono
semplicemente che resta con noi, ma che resta con noi efficacemente,
potentemente. Non semplicemente, come discepoli suoi, ci riferiremo o faremo
ricorso a lui nella vita, ma ne godremo la presenza con l’assicurazione che
potremo restare nella dinamica del suo amore sempre e comunque, perché prevalga
l’amore di Dio per tutti.
Il testo evangelico contiene ancora
una sottolineatura speciale. Per quattro volte si ripete la parola tutto: “ogni potere ... tutti i popoli ... tutto ciò che vi ho comandato ...
tutti i giorni”. Viene sottolineata la compiutezza, l'universalità, la
totalità del mistero che si compie.
Potremmo comprendere così: il tempo
della missione mira a rendere evidenti per i cuori gli effetti del saper
riconoscere che a Gesù è stato dato ogni potere. Perché il nostro cuore
rivendica così sovente i suoi diritti, giustifica così sovente le sue ire,
resta schiacciato dalla vergogna per le sue colpe ed ha così paura di
consegnarsi alla promessa di Gesù? Non è scontato per noi arrivare a dire:
riconosco, Signore, che ogni momento del mio vivere e ogni punto del mio cuore
si può aprire allo splendore della tua presenza; riconosco che non c'è nulla in
me che non possa essere liberato dalla paura e dalla vergogna perché tu sei in
noi e con noi!
La menzione del monte dove Gesù
ascende al cielo richiama l’altro monte, quello della tentazione, da dove si
potevano vedere tutti i regni di questo mondo. Ora, il potere che Gesù dichiara
di avere è quello che il Padre gli ha concesso, il potere cioè di mostrare in
verità il volto di Dio e il potere di soddisfare appieno il cuore dell’uomo. Se
non troviamo scontato il potere di Gesù è perché la gloria del mondo affascina
comunque. L’unico antidoto al suo fascino è la gioia di una presenza custodita,
come Luca annota per i discepoli: “tornarono
a Gerusalemme con grande gioia” (Lc 24,52). Non
possiamo non notare che sarà proprio questa gioia a trasformarsi presto nella potenza
dell’annuncio. Senza questa gioia l’annuncio risulterebbe insignificante.
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I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale Romano”):
Prima Lettura At
1,11
Dagli Atti degli Apostoli
Nel primo
racconto, o Teòfilo, ho trattato di tutto quello che
Gesù fece e insegnò dagli inizi fino al giorno in cui fu assunto in cielo, dopo
aver dato disposizioni agli apostoli che si era scelti per mezzo dello Spirito
Santo.
Egli si
mostrò a essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, durante quaranta
giorni, apparendo loro e parlando delle cose riguardanti il regno di Dio.
Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allontanarsi da
Gerusalemme, ma di attendere l’adempimento della promessa del Padre, «quella –
disse – che voi avete udito da me: Giovanni battezzò con acqua, voi invece, tra
non molti giorni, sarete battezzati in Spirito Santo».
Quelli
dunque che erano con lui gli domandavano: «Signore, è questo il tempo nel quale
ricostituirai il regno per Israele?». Ma egli rispose: «Non spetta a voi
conoscere tempi o momenti che il Padre ha riservato al suo potere, ma
riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete
testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samarìa
e fino ai confini della terra».
Detto
questo, mentre lo guardavano, fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai
loro occhi. Essi stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava, quand’ecco
due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: «Uomini di
Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è
stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in
cielo».
Salmo Responsoriale
Dal Salmo 46
Ascende il Signore tra canti di
gioia.
Popoli
tutti, battete le mani!
Acclamate
Dio con grida di gioia,
perché
terribile è il Signore, l’Altissimo,
grande re su
tutta la terra.
Ascende Dio
tra le acclamazioni,
il Signore
al suono di tromba.
Cantate inni
a Dio, cantate inni,
cantate inni
al nostro re, cantate inni.
Perché Dio è
re di tutta la terra,
cantate inni
con arte.
Dio regna
sulle genti,
Dio siede
sul suo trono santo.
Seconda Lettura
Ef 1, 17-23
Dalla lettera di san Paolo apostolo
agli Efesìni
Fratelli, il
Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito
di sapienza e di rivelazione per una profonda conoscenza di lui; illumini gli
occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati,
quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi e qual è la straordinaria
grandezza della sua potenza verso di noi, che crediamo, secondo l’efficacia
della sua forza e del suo vigore.
Egli la
manifestò in Cristo,
quando lo
risuscitò dai morti
e lo fece
sedere alla sua destra nei cieli,
al di sopra
di ogni Principato e Potenza,
al di sopra
di ogni Forza e Dominazione
e di ogni
nome che viene nominato
non solo nel
tempo presente ma anche in quello futuro.
Tutto
infatti egli ha messo sotto i suoi piedi
e lo ha dato
alla Chiesa come capo su tutte le cose:
essa è il
corpo di lui,
la pienezza
di colui che è il perfetto compimento di tutte le cose.
Vangelo Mt 28,
16-20
Dal vangelo secondo Matteo
In quel
tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro
indicato.
Quando lo
videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e disse loro: «A
me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate
discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello
Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed
ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».