Quarto ciclo
Anno liturgico A (2010-2011)
Tempo di Pasqua
6a Domenica
(29 maggio 2011)
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At
8,5-8.14-17; Sal 65; 1Pt 3,15-18; Gv 14,15-21
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Il brano di vangelo di oggi è denso
di misteri che la liturgia legge in riferimento alla prossima ascensione di
Gesù e all’invio dello Spirito Santo, che chiude il periodo pasquale.
Possiamo intuirli cogliendo le
corrispondenze sulle quali è intessuto tutto il cap. 14 di Giovanni. “Se mi amate, osserverete i miei
comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paraclito perché rimanga con voi per sempre”. In Gesù
il Padre compie le sue opere e nei discepoli Gesù compie le sue. Ma l’opera di
Dio è il suo amore per gli uomini ed è questo che ci viene partecipato con
l’osservanza dei comandamenti. Ed è per questo che la promessa di Gesù a chi
pratica i suoi comandamenti suona: “Chi
ama me sarà amato dal Padre mio e anch' io lo amerò e mi manifesterò a lui”.
È la promessa solenne di Gesù ai
suoi discepoli, il frutto segreto ricercato da chiunque voglia fare il bene se
non vuole ripararsi semplicemente dalle sue paure od esibirsi in qualsiasi
forma: godere dell'intimità con Colui che il cuore ricerca, con Colui di cui
professi la bontà ma ne vuoi sentire dentro il balsamo ristoratore. La promessa
è modellata sulla realtà stessa goduta da Gesù. Come se dicesse: io ascolto ciò
che dice il Padre e perciò compio i suoi comandamenti in forza dell'intimità di
comunione con Lui. Così il mondo sa che amo il Padre e che il Padre è in me.
L'uno svela la realtà dell'altro e l'amore ne custodisce la verità. Se anche
voi, miei discepoli, ascoltate le mie parole e le compirete in forza
dell'intimità di comunione con me, allora diventerete partecipi di quella
stessa intimità di comunione con il Padre che io vivo e vedendo il mio volto
potrete entrare in quei segreti di amore tenuti in serbo per voi fin dalla
fondazione del mondo. I segreti di questo amore sono gli stessi segreti di
verità e di vita che andate inseguendo nei vostri cuori, ancora opachi per ora,
come il mondo che vi circonda, ma perché non volete ancora aprire le porte alla
mia venuta.
L’espressione che mi pare più
rivelativa di questo mistero è quella conclusiva del cap. 14: “viene il principe del mondo; contro di me
non può nulla, ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre, e come il
Padre mi ha comandato, così io agisco”. La frase che viene tradotta:
‘contro di me non può nulla’, in greco è resa più semplicemente: ‘in me non ha nulla’. Vale la stessa
cosa per i comandamenti. La frase: ‘chi accoglie i miei comandamenti’ andrebbe
resa con: ‘chi ha i miei comandamenti’. Parola e comandamento evocano la verità
di un legame, di un’alleanza; evocano la volontà di bene di Dio per l’uomo
tanto che l’uomo, se li accoglie, può ottenere la visione di quella verità
piena d’amore, espressa in un volto, il volto del Cristo. Il comandamento non
ha a che fare con un dovere morale; ha a che fare con l’esperienza di un amore.
Come a dire: chi ha in sé la parola, il comandamento di Dio, non offre presa
alcuna al potere del demonio e quindi il demonio non può rapirgli quell’amore
che lo abita. Come è per Gesù, così per i discepoli.
Per questo l’apostolo Giuda, non
l’Iscariota, aveva domandato: “Signore,
come è accaduto che devi manifestarti a noi, e non al mondo?”. In effetti
c'è opposizione tra lo Spirito della verità (che è amore) e il mondo. Mondo è
ciò che si contrappone alla verità del Figlio e della sua opera, ciò che vuol
contrastare la dinamica divina in atto nella storia, quel mistero cioè di
riconciliazione tra Dio e l'uomo in Cristo. I comandamenti di Gesù sono in
funzione della rivelazione al nostro cuore di questo mistero di
riconciliazione, che ci mostra in tutto il suo splendore il vero volto di Dio e
ci apre al suo mistero. Lo Spirito di verità è lo Spirito che ci guida a questa
rivelazione del vero volto di Dio e che noi possiamo cogliere solo partecipando
in prima persona al mistero della riconciliazione tra Dio e l'uomo in Cristo.
In questo è Consolatore, perché compie l'anelito supremo dei nostri cuori,
quello di una comunione suprema. Man mano che accogliamo lo Spirito, il mondo
in noi si ritira o, meglio, si fa Chiesa, cioè sempre più e sempre più
estesamente tutto di noi asseconda l'opera di Gesù, si fa luogo di trasparenza
dell'amore di Dio per tutti, in Cristo.
La percezione di questa verità è
però drammatica nel senso che risplende nel contesto del ‘processo’ del mondo a
Gesù e ai suoi discepoli. La giustizia si rivela se non acconsente
all’ingiustizia; l’amore si rivela se non si fa disperdere dall’odio o
dall’invidia. Gesù diventa ‘il re della gloria’ dall’alto della croce. Quando
Pietro, nella sua prima lettera, parla di coloro che domandano ragione ai
cristiani della speranza che è in loro, allude proprio a questo ‘processo’ del
mondo contro i seguaci di Gesù. Non allude alle possibili discussioni sulla
fede, ma alle sofferenze che il seguace di Gesù patisce per testimoniare
l’amore di Dio agli uomini, non cedendo all’ingiustizia e non venendo meno alle
ragioni di questo amore. La testimonianza ha valore se viene praticata con
dolcezza e rispetto, nella coscienza cioè di non abbandonare quella benevolenza
di amore che Dio ha testimoniato in Gesù per gli uomini. La forza di quella
testimonianza deriva dall’azione dello Spirito nel cuore dei discepoli, che li
rende insieme ‘concordi, partecipi degli stessi sentimenti, fraternamente
affettuosi, misericordiosi, con un sentire umile e sempre benedicenti’. È lo
spazio della chiesa che diventa credibile, rispetto alla testimonianza che
porta, se fa trasparire la ‘benedizione’ di Dio sull’umanità, che è Gesù, vivo
e operante nel cuore dei discepoli.
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I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale Romano”):
Prima Lettura At
8, 5-8. 14-17
Dagli Atti degli Apostoli
In quei
giorni, Filippo, sceso in una città della Samarìa,
predicava loro il Cristo. E le folle, unanimi, prestavano attenzione alle
parole di Filippo, sentendolo parlare e vedendo i segni che egli compiva. Infatti
da molti indemoniati uscivano spiriti impuri, emettendo alte grida, e molti
paralitici e storpi furono guariti. E vi fu grande gioia in quella città.
Frattanto
gli apostoli, a Gerusalemme, seppero che la Samarìa
aveva accolto la parola di Dio e inviarono a loro Pietro e Giovanni. Essi
scesero e pregarono per loro perché ricevessero lo Spirito Santo; non era
infatti ancora disceso sopra nessuno di loro, ma erano stati soltanto
battezzati nel nome del Signore Gesù. Allora imponevano loro le mani e quelli
ricevevano lo Spirito Santo.
Salmo Responsoriale
Dal Salmo 65
Acclamate Dio, voi tutti della
terra.
Acclamate
Dio, voi tutti della terra,
cantate la
gloria del suo nome,
dategli
gloria con la lode.
Dite a Dio:
«Terribili sono le tue opere!
A te si
prostri tutta la terra,
a te canti inni,
canti al tuo nome».
Venite e
vedete le opere di Dio,
terribile
nel suo agire sugli uomini.
Egli cambiò
il mare in terraferma;
passarono a
piedi il fiume:
per questo
in lui esultiamo di gioia.
Con la sua
forza domina in eterno.
Venite,
ascoltate, voi tutti che temete Dio,
e narrerò
quanto per me ha fatto.
Sia
benedetto Dio,
che non ha
respinto la mia preghiera,
non mi ha
negato la sua misericordia.
Seconda Lettura
1 Pt 3, 15-18
Dalla prima lettera di san Pietro
apostolo
Carissimi,
adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a
chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi.
Tuttavia
questo sia fatto con dolcezza e rispetto, con una retta coscienza, perché, nel
momento stesso in cui si parla male di voi, rimangano svergognati quelli che
malignano sulla vostra buona condotta in Cristo.
Se questa
infatti è la volontà di Dio, è meglio soffrire operando il bene che facendo il
male, perché anche Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto
per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio; messo a morte nel corpo, ma reso vivo
nello spirito.
Vangelo Gv 14, 15-21
Dal vangelo secondo Giovanni
In quel
tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei
comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito
della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo
conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi.
Non vi
lascerò orfani: verrò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi
invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che
io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi.
Chi accoglie
i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà
amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui».