Quarto ciclo
Anno liturgico A (2010-2011)
Tempo di Pasqua
3a Domenica
(8 maggio 2011)
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At
2,14a.22-33; Sal 15; 1 Pt 1,17-21; Lc 24,13-35
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Nel vangelo di Luca, l’apparizione
del Risorto ai discepoli di Emmaus costituisce il
racconto più dettagliato ed espressivo delle testimonianze pasquali. I
particolari del racconto non esprimono solo quella che potremmo chiamare la
relazione dettagliata dell’incontro dei due discepoli con il Risorto, ma
tendono a suggerire lo scenario possibile di ogni incontro con Gesù, morto e
risorto, per tutti i credenti.
Gesù si accompagna loro nel cammino,
spezza loro la sua parola aprendo le Scritture, si ferma a cenare da loro (con
tutta probabilità, i discepoli erano arrivati a casa loro quando invitano Gesù
a fermarsi da loro per la notte), benedice e spezza il pane per loro e loro lo
riconoscono, tornano a Gerusalemme per condividere l’esperienza e insieme si rallegrano:
tutti particolari che parlano anche di noi, del nostro incontro con Gesù.
Stando alle prime due letture della
liturgia di oggi che riportano le parole di Pietro, l’incontro con Gesù è
collocato nel punto di intersezione di due livelli: quanto all’esperienza della
fede, Pietro parla, citando il salmo 15, della ‘gioia alla tua presenza’ del
credente, partecipazione alla stessa gioia del Cristo risorto, datore di vita,
nella sua comunione con il Padre; quanto alla vita quotidiana, Pietro parla di
‘timore’ e dell’essere ‘stranieri’ in questo mondo. La fede ci descrive come
‘cittadini del cielo’ e ‘stranieri’ in questo mondo, sebbene la cittadinanza
celeste si giochi in questo mondo e proprio a partire dal fatto che
l’esperienza della compagnia del Signore risorto ci accompagna. Non per nulla
il corpo glorioso di Gesù reca i segni della sua passione d’amore che soltanto
in questo mondo poteva ricevere. Ciò significa che tutto può essere riscattato
e attraversato dallo splendore di Dio e il luogo da cui questo si esprime è
proprio il nostro cuore.
La vicenda dei due discepoli di Emmaus lo illustra molto bene. Proprio a partire dalla loro
fede nel Dio di Israele avevano creduto in Gesù, l’avevano seguito e pur delusi
per gli eventi del venerdì precedente non avevano però rinunciato alla loro
storia con Gesù. Ne parlano tra di loro, ne discutono, sebbene tristi. Quando
il viandante che si accompagna loro (chiamato ‘straniero’dai due discepoli)
ritorna alle Scritture che loro stessi conoscevano, pur senza essere capaci di
aprirle, il loro cuore torna a ardere, sommessamente; quando vogliono con loro
quel pellegrino e lo invitano a cena e Gesù si fa riconoscere, la loro storia
si riaccende, tutto si collega e prende vita; devono tornare a Gerusalemme dai
compagni che a loro volta hanno fatto la stessa esperienza e nella gioia che
tutti insieme provano vivranno ormai la loro storia aperta sul mondo, che ha
diritto anch’esso a quella letizia.
La vita è spesso una sequenza di
delusioni, anche se il cuore non dimentica ciò che lo aveva acceso. Non è
scontato e non sembra facile ritornare ad ardere, ma diventa sempre possibile
quando non acconsentiamo a chiuderci su noi stessi, tenendo aperta la nostra
storia. Il segno per eccellenza di questa ‘apertura’ possibile è il gesto del
pellegrino che spezza il pane con i due discepoli. Quel gesto è il simbolo di
tutto il mistero dell’eucaristia. In essa, come scrive papa Benedetto XVI,
beneficiamo dell’ospitalità di Dio, che in Gesù Cristo crocifisso e risorto si
dona a noi. Spezzare e condividere: proprio il condividere crea comunione.
Questo ridà la vista agli occhi e mette ali ai piedi.
I discepoli non riconoscono Gesù
quando spiega loro le Scritture, ma quando si dona loro con l’eucaristia e
nella loro esperienza la spiegazione
delle Scritture da parte del pellegrino diventa per loro apertura e degli occhi e delle Scritture. Il fatto è che non si può
assumere il corpo di Gesù se non accogliendolo ‘secondo le Scritture’. Gesù
rimanda alla storia di Dio con Israele, nella quale accogliere la storia di Dio
con l’umanità e la nostra, personale, singola storia. Il luogo però in cui il
rimando avviene è la chiesa, cioè il luogo della comunione. In quella comunione
la nostra vita torna ad avere senso, le nostre delusioni diventano come i segni
dei chiodi nel corpo glorioso di Gesù.
Il fatto che Gesù sparisca dalla
loro vista appena lo riconoscono significa che il desiderio di vedere il
Signore non comporta una ‘beata’ contemplazione, ma il movimento di
condivisione di quella comunione che ha riacceso i cuori e la nostra storia,
che è storia con Gesù ma anche storia con tutti i nostri fratelli. E se Gesù
sparisce dalla vista, una volta che è stato riconosciuto, è perché se ne
percepisca la presenza dentro e si traduca in radice di vita potente.
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I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale Romano”):
Prima Lettura At
2, 14a. 22-33
Dagli Atti degli Apostoli
[ Nel giorno
di Pentecoste, ] Pietro con gli Undici si alzò in piedi e a voce alta parlò
così:
«Uomini
d’Israele, ascoltate queste parole: Gesù di Nàzaret –
uomo accreditato da Dio presso di voi per mezzo di miracoli, prodigi e segni,
che Dio stesso fece tra voi per opera sua, come voi sapete bene –, consegnato a
voi secondo il prestabilito disegno e la prescienza di Dio, voi, per mano di
pagani, l’avete crocifisso e l’avete ucciso.
Ora Dio lo
ha risuscitato, liberandolo dai dolori della morte, perché non era possibile
che questa lo tenesse in suo potere. Dice infatti Davide a suo riguardo:
“Contemplavo sempre il Signore innanzi a me; egli sta alla mia destra, perché
io non vacilli. Per questo si rallegrò il mio cuore ed esultò la mia lingua, e
anche la mia carne riposerà nella speranza, perché tu non abbandonerai la mia
vita negli inferi né permetterai che il tuo Santo subisca la corruzione. Mi hai
fatto conoscere le vie della vita, mi colmerai di gioia con la tua presenza”.
Fratelli, mi
sia lecito dirvi francamente, riguardo al patriarca Davide, che egli morì e fu
sepolto e il suo sepolcro è ancora oggi fra noi. Ma poiché era profeta e sapeva
che Dio gli aveva giurato solennemente di far sedere sul suo trono un suo
discendente, previde la risurrezione di Cristo e ne parlò: “questi non fu
abbandonato negli inferi, né la sua carne subì la corruzione”.
Questo Gesù,
Dio lo ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni. Innalzato dunque alla
destra di Dio e dopo aver ricevuto dal Padre lo Spirito Santo promesso, lo ha
effuso, come voi stessi potete vedere e udire».
Salmo Responsoriale
Dal Salmo 15
Mostraci, Signore, il sentiero della
vita.
Proteggimi,
o Dio: in te mi rifugio.
Ho detto al
Signore: «Il mio Signore sei tu».
Il Signore è
mia parte di eredità e mio calice:
nelle tue
mani è la mia vita.
Benedico il
Signore che mi ha dato consiglio;
anche di
notte il mio animo mi istruisce.
Io pongo
sempre davanti a me il Signore,
sta alla mia
destra, non potrò vacillare.
Per questo
gioisce il mio cuore
ed esulta la
mia anima;
anche il mio
corpo riposa al sicuro,
perché non
abbandonerai la mia vita negli inferi,
né lascerai
che il tuo fedele veda la fossa.
Mi
indicherai il sentiero della vita,
gioia piena
alla tua presenza,
dolcezza
senza fine alla tua destra.
Seconda Lettura
1 Pt 1, 17-21
Dalla prima lettera di san Pietro
apostolo
Carissimi,
se chiamate Padre colui che, senza fare preferenze, giudica ciascuno secondo le
proprie opere, comportatevi con timore di Dio nel tempo in cui vivete quaggiù
come stranieri.
Voi sapete
che non a prezzo di cose effimere, come argento e oro, foste liberati dalla
vostra vuota condotta, ereditata dai padri, ma con il sangue prezioso di
Cristo, agnello senza difetti e senza macchia.
Egli fu
predestinato già prima della fondazione del mondo, ma negli ultimi tempi si è
manifestato per voi; e voi per opera sua credete in Dio, che lo ha risuscitato
dai morti e gli ha dato gloria, in modo che la vostra fede e la vostra speranza
siano rivolte a Dio.
Vangelo Lc 24, 13-35
Dal vangelo secondo Luca
Ed ecco, in
quello stesso giorno [il primo della settimana] due dei [discepoli] erano in
cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante
circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello
che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si
avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo.
Ed egli
disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il
cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme!
Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò loro: «Che cosa?».
Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in
opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti
e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo
hanno crocifisso. Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato
Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono
accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al
mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di
aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo.
Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le
donne, ma lui non l’hanno visto».
Disse loro:
«Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non
bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua
gloria?». E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le
Scritture ciò che si riferiva a lui.
Quando
furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare
più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il
giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro.
Quando fu a
tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede
loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla
loro vista. Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro
cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le
Scritture?».
Partirono
senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici
e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto
ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e
come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.