Quarto ciclo
Anno liturgico A (2010-2011)
Tempo di Pasqua
2a Domenica
(1 maggio 2011)
_________________________________________________
At 2,42-47;
Sal 117; 1 Pt 1, 3-9; Gv 20, 19-31
_________________________________________________
Per tutta l’ottava è risuonata
l’acclamazione pasquale: “Questo è il giorno fatto dal Signore: rallegriamoci e
esultiamo”, ripresa dal sal 117. Se la risurrezione di Gesù inaugura il giorno
fatto dal Signore, si comprende come essa non potesse appartenere all’orizzonte
mentale dei discepoli. I racconti di risurrezione lo provano. Ma allora qual è
il significato di quei racconti? In Giovanni, a differenza dei sinottici, i
racconti delle apparizioni del Risorto non hanno un valore apologetico; non
mirano semplicemente a comprovare la ‘realtà’ del corpo risorto di Gesù. La
risurrezione di Gesù non è il ‘miracolo’ che può convincere della sua divinità.
La fede degli apostoli come quella dei discepoli che li seguiranno, quindi
anche la nostra, riposa sempre sulla parola trasmessa con la forza dello
Spirito Santo e non sui segni visibili della Presenza. Non esiste ‘evidenza’
costringente del mistero di Dio e del suo amore per gli uomini.
Cosa allora ‘costringe’ il cuore
dell’uomo a riconoscere il mistero di Gesù, morto e risorto? Notiamo anzitutto
che non si tratta tanto di ‘riconoscere’ che Gesù è davvero risorto, quanto
piuttosto di restare intimamente coinvolti nel dinamismo di un rapporto che
porta vita e cambia tutto. Se Tommaso, che non era stato presente alla prima
apparizione di Gesù, non vuol credere ai suoi compagni, non è per mancanza di
fede, ma per eccesso di zelo, come ben si attaglia al suo personaggio, fervido
e coraggioso. Ha preso sul serio la storia con Gesù e non vuole alcuna
illusoria consolazione. Vuole Gesù e basta. Quando Gesù si ripresenta una
settimana dopo e si rivolge a lui con le sue stesse parole, Tommaso non ha
bisogno di alcuna comprova (di mettere cioè il dito e la mano nelle ferite),
riesce solo a sussurrare: “Mio Signore e mio Dio”, che è la professione di fede
più solenne e più intima di tutto il vangelo. La frase conclusiva di Gesù: “Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati
quelli che non hanno visto e hanno creduto!” è spesso letta come un
rimprovero nei suoi confronti, ma niente autorizza a leggerla così. Tommaso ha
semplicemente avuto quello che è stato concesso agli altri apostoli e la cosa
risponde alla promessa di Gesù nell’ultima cena: “Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete,
perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre
mio e voi in me e io in voi” (Gv 14,19-20).
In questa ottica acquista
significato un fatto liturgico caratteristico: in tutto il periodo pasquale la
prima lettura delle celebrazioni domenicali non è mai presa dall’Antico
Testamento. La Chiesa vive il mistero della presenza del suo Signore risorto
nella diretta testimonianza degli apostoli e non più nella profezia. Lo sguardo
è diretto sul compimento delle profezie, quello stesso compimento che però non è immediato e evidente per noi tanto che la
testimonianza degli apostoli diventa per noi come la nuova profezia.
Il mondo non può vedere, il
discepolo sì. Ciò significa che in gioco non è un vedere semplicemente con gli
occhi, ma un vedere nella fede, un vedere nella luce della compiacenza di Dio
per noi. Tommaso è riconosciuto beato non per aver toccato, ma per aver veduto. L’aveva già preannunciato Gesù a
proposito della missione degli apostoli allorquando, esultando nello Spirito,
aveva innalzato la sua solenne benedizione al Padre: “In quella stessa ora Gesù esultò di gioia nello Spirito Santo e disse:
«Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto
queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre,
perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre
mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il
Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo». E, rivolto ai discepoli, in
disparte, disse: «Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete»” (Lc
10,21-24).
Quando gli apostoli ‘vedono’ Gesù
risorto non significa che hanno ‘visioni’, ma più concretamente che ‘il Signore
si fece vedere’, cioè sperimentano degli incontri. Ma come un cuore può aprirsi
all’incontro se già non tende a colui che desidera vedere? Per questo, nella
proclamazione di fede della chiesa nella risurrezione sempre si aggiunge
‘secondo le Scritture’. Gesù è risorto, secondo le Scritture; Gesù risorto apre
la mente all’intelligenza delle Scritture. Non è semplicemente il suo ‘essere
ritornato in vita’ che costituisce il mistero della risurrezione. Non per
nulla, nella narrazione di Giovanni, quando Lazzaro è risuscitato appare
avvolto con bende, impedito di muoversi, mentre quando risorge Gesù le bende (i
‘lenzuoli’ funerari) diventano segno di qualcosa d’altro.
Perché però Gesù proclama beati
quelli che non hanno visto e hanno creduto? La narrazione evangelica ha
presente non semplicemente la cronaca degli eventi pasquali, ma la storia dei
credenti. Finirà il tempo di una certa ‘visione’, come finirà il tempo dei
testimoni oculari sulla cui autorevolezza coloro che verranno dopo
continueranno a credere al Signore Gesù. Quello che non finisce, perché
continua eterno il giorno fatto dal Signore, è la possibilità reale
dell’incontro, è la percezione della Presenza in mezzo al suo popolo, a cui il
dono della pace fa riferimento e di cui la gioia è il segnale per eccellenza.
La prima lettera di Pietro lo dice
chiaro riferendosi a coloro che sono venuti alla fede dopo gli apostoli: “voi lo amate, pur senza averlo visto e ora,
senza vederlo, credete in lui. Perciò esultate di gioia indicibile e gloriosa”
(1Pt 1,8). Per cogliere a fondo il senso si dovrebbe però tradurre: ‘senza
averlo visto, voi l’amate; senza vederlo ancora, ma credendo in lui, voi
trasalite di gioia’. L’espressione si riferisce a noi, che siamo venuti dopo
l’epoca apostolica. L’accento non è più posto tanto sul ‘vedere’ ma sulla
‘fede’ che permette il vedere in modo da avere la vita, la stessa vita che
scorre nel Figlio di Dio, morto e risorto. Si passa dalla gioia della presenza
‘vista’ (apparizioni del risorto agli apostoli) alla gioia della presenza
percepita (celebrazione dell’eucaristia) fino alla letizia nello Spirito quando
si dovrà soffrire per il nome di Cristo perché la sua pace conquisti il mondo
intero e la gioia dell’essere in lui riveli a tutti lo splendore dell’amore di
Dio per gli uomini. A questo si riferisce la confessione di Tommaso e della
chiesa a proposito di Gesù risorto: “Mio
Signore e mio Dio!”. E di qui scaturisce la missione nel mondo. Come Gesù è
stato inviato dal Padre, così invia gli apostoli. Ciò significa che i credenti
in Cristo sono resi partecipi dello stesso amore con cui il Padre ama il
Figlio. Gregorio Magno commenta: “Come il
Padre mi ha inviato, così anch'io mando voi, vale a dire: quando io vi
invio in mezzo agli scandali e alle persecuzioni, io vi amo di quella carità
con cui il Padre mi ama, Lui che mi ha inviato alla Passione”. I segni della
passione restano nel corpo glorioso del Cristo, a memoria del Suo amore per noi
e a ricordare a noi di custodire quell’amore nella passione che ci sarà
richiesta.
§^§^§
I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale Romano”):
Prima Lettura At
2,42-47
Dagli Atti degli Apostoli
Un senso di
timore era in tutti, e prodigi e segni avvenivano per opera degli apostoli.
Tutti i
credenti stavano insieme e avevano ogni cosa in comune; vendevano le loro
proprietà e sostanze e le dividevano con tutti, secondo il bisogno di ciascuno.
Ogni giorno
erano perseveranti insieme nel tempio e, spezzando il pane nelle case,
prendevano cibo con letizia e semplicità di cuore, lodando Dio e godendo il
favore di tutto il popolo.
Intanto il
Signore ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati.
Salmo Responsoriale
Dal Salmo 117
Rendete grazie al Signore perché è
buono: il suo amore è per sempre.
Celebrate il
Signore, perché è buono,
perché
eterna è la sua misericordia.
Dica Israele
che egli è buono:
eterna è la
sua misericordia.
Dica
Israele:
«Il suo
amore è per sempre».
Dica la casa
di Aronne:
«Il suo
amore è per sempre».
Dicano
quelli che temono il Signore:
«Il suo
amore è per sempre».
Mi avevano
spinto con forza per farmi cadere,
ma il
Signore è stato il mio aiuto.
Mia forza e
mio canto è il Signore,
egli è stato
la mia salvezza.
Grida di
giubilo e di vittoria
nelle tende
dei giusti:
la destra
del Signore ha fatto prodezze.
La pietra
scartata dai costruttori
è divenuta
la pietra d’angolo.
Questo è
stato fatto dal Signore:
una
meraviglia ai nostri occhi.
Questo è il
giorno che ha fatto il Signore:
rallegriamoci
in esso ed esultiamo!
Seconda Lettura
1 Pt 1, 3-9
Dalla prima lettera di san Pietro
apostolo
Sia
benedetto Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che nella sua grande
misericordia ci ha rigenerati, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai
morti, per una speranza viva, per un’eredità che non si corrompe, non si
macchia e non marcisce. Essa è conservata nei cieli per voi, che dalla potenza
di Dio siete custoditi mediante la fede, in vista della salvezza che sta per
essere rivelata nell’ultimo tempo.
Perciò siete
ricolmi di gioia, anche se ora dovete essere, per un po’ di tempo, afflitti da
varie prove, affinché la vostra fede, messa alla prova, molto più preziosa dell’oro
– destinato a perire e tuttavia purificato con fuoco –, torni a vostra lode,
gloria e onore quando Gesù Cristo si manifesterà. Voi lo amate, pur senza
averlo visto e ora, senza vederlo, credete in lui. Perciò esultate di gioia
indicibile e gloriosa, mentre raggiungete la mèta della vostra fede: la
salvezza delle anime.
SEQUENZA
(Facoltativa)
Alla vittima
pasquale, s'innalzi oggi il sacrificio di lode.
L'agnello ha
redento il suo gregge,
l'Innocente
ha riconciliato noi peccatori col Padre.
Morte e vita
si sono affrontate in un prodigioso duello.
Il Signore
della vita era morto; ma ora, vivo, trionfa.
«Raccontaci,
Maria: che hai visto sulla via?».
«La tomba
del Cristo vivente, la gloria del Cristo risorto,
e gli angeli
suoi testimoni, il sudario e le sue vesti.
Cristo, mia
speranza, è risorto; e vi precede in Galilea».
Sì, ne siamo
certi: Cristo è davvero risorto.
Tu, Re
vittorioso, portaci la tua salvezza.
Víctmæ
pascháli láudes: ímmolent
Christiáni.
Agnus
redémit oves: Christus
ínnocens
Patri reconciliávit
peccatóres.
Mors et vita
duéllo conflixére miràndo:
dux vitæ
mórtuus, regnat vívus.
Dic nobis,
María, quid vidísti in via?
Sepúlcrum
Christi vivéntis: et glóriam
vidi
resurgéntis.
Angélicos testes, sudárium, et vestes.
Surréxit Christus spes mea: præcédit
vos in Galilǽam.
Scímus
Christum surrexísse a mórtuis
vere: tu nobis, victor Rex, miserére.
Vangelo Gv 20,
19-31
Dal vangelo secondo Giovanni
La sera di
quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo
dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in
mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il
fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse
loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi».
Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui
perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non
saranno perdonati».
Tommaso, uno
dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano
gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non
vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei
chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Otto giorni
dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne
Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a
Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e
mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose
Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu
hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Gesù, in
presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti
in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il
Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.