Quarto ciclo
Anno liturgico A (2010-2011)
Tempo Ordinario
7a Domenica
(20 febbraio 2011)
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Lv 19,1-2.17-18; Sal 102; 1Cor 3,16-23; Mt 5,38-48
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Di fronte al brano evangelico di
oggi potremmo domandarci con realismo: i nostri cuori sono davvero all’altezza
delle parole di Gesù? Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo
prossimo e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici ...:
è una parola alla nostra portata? Sembra che le parole
di Gesù alludano a un’eccedenza (se uno ti dà uno
schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra ... a chi vuole portarti in
tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello ... se date il
saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? ...Voi,
dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste), a un di più che
renderebbe la vita nostra assai più
desiderabile, ma frustrante spesso per l’incapacità di accedervi.
Evidentemente Gesù non ha di mira
semplicemente il buon comportamento, una forma di giustizia basata sul
principio della reciprocità alla quale gli uomini in genere si attengono: io ti
faccio questo se tu mi fai lo stesso. Gesù invita invece alla santità come
comunione di vita con Dio, alla santità come partecipazione all’amore di Dio
per i suoi figli. L’invito allude alla natura stessa del cuore dell’uomo, che
ha una profonda nostalgia di Dio. Non tanto però di Dio in
generale, ma dei comportamenti secondo Dio, comportamenti che strutturano i
sogni del cuore degli uomini. Con l’invito a quell’eccedenza, Gesù non fa che svelare le possibilità del cuore dell’uomo una volta che si lasci toccare
dalla rivelazione del regno dei cieli che in lui si fa manifesto e
partecipabile.
Non c’è scritto da nessuna parte
nell’Antico Testamento di amare il prossimo e odiare il nemico. Quella
espressione non appartiene alla rivelazione di Dio. Al cuore dell’uomo sembrava
di poter interpretare il comandamento di Lv 19,18: Amerai il tuo prossimo come te stesso
nel senso di: tu devi amare il tuo compagno, ma sei dispensato dall’amare il
tuo nemico. Gesù ricollega l’amore
del prossimo all’imitazione di Dio, il cui nome, rivelato a Mosè sul Sinai e
ripreso dal salmo 102, suona: Misericordioso
e pietoso è il Signore,
lento all’ira e grande nell’amore. La
misericordia è tipica di Dio. Nell’Antico Testamento l’aggettivo misericordioso
è attribuito solo a Dio e mai all’uomo, mentre nel
Nuovo Testamento l’aggettivo perfetto si dice dell’uomo e mai di Dio. Il che
significa che ciò che fa
splendere il cuore dell’uomo è l’amore
pieno di misericordia: esprime la partecipazione alla santità di Dio e la natura della perfezione richiesta all’uomo.
E la perfezione propriamente consiste nell’avere un cuore non diviso, come
ricorda la lettera di Giacomo 1,4-8.
Se consideriamo il passo parallelo
di Luca, con gli esempi che adduce, cogliamo ancora meglio quale sia la natura
della perfezione richiesta all’uomo per godere della rivelazione del regno dei
cieli:
fate del
bene a coloro che vi odiano: agite in
modo che risplenda il bene per coloro che vi odiano;
benedite
coloro che vi maledicono: portate in
pace la maledizione che vi viene dagli uomini senza scadere nella vendetta
delle parole, mantenete il cuore nella pace senza corromperlo con la rabbia di
parole insolenti, non ricambiate con parole irose chi vi ferisce, né in voi
stessi né in presenza d’altri, custodendo l’onore per la persona che l’ha
calpestato;
pregate per
coloro che vi trattano male [che vi
calunniano]: resistete alla tristezza che vi invade quando siete calunniati per
malevolenza e invidia; la preghiera sincera vi custodirà nella carità.
Così la ricompensa di cui parla
Matteo allude all’agire che esprime la gioia del Regno di Dio che ha lambito il
cuore e che rende capace l’uomo di comportarsi non in termini di pura
reciprocità ma in una logica di sovrabbondanza. È la capacità che il Messia
dona ai suoi discepoli, quello che l’antica colletta domanda: possiamo
conoscere ciò che è conforme
alla tua volontà e attuarlo
nelle parole e nelle opere. Da interpretare: possiamo aprire il nostro cuore
alla promessa di vita che la parola del Signore cela e possiamo aprire gli
eventi della nostra vita al Regno che viene.
Se la Legge aveva stabilito quella
che siamo soliti chiamare la legge del taglione nel tentativo di arginare la
sete di vendetta di fronte alle offese, Gesù ricorda di non opporsi nemmeno al
malvagio, nel senso di rispondere al male con il bene perché il male non si
propaghi. Gli esempi hanno un valore simbolico per sottolineare l’eccedenza nel volere il bene comunque
(come racconta Gv 18,22-23, Gesù non ha offerto l’altra guancia a colui che l’aveva
schiaffeggiato di fronte al Sommo Sacerdote, ma ha custodito comunque il bene; chi
ti costringe ad accompagnarlo per un miglio allude al diritto dei funzionari
del re di costringere chiunque all’aiuto richiesto, come sarà il caso del cireneo che porterà la croce di Gesù per
un tratto di strada e Gesù invita ad agire non per dovere o sotto costrizione,
ma in benevolenza). La finale, che riassume il senso di tutti gli esempi
riportati: Voi, dunque, siate perfetti
come è perfetto il Padre vostro celeste, richiama proprio la santità di Dio che è amore per
tutti i suoi figli, il cui bene precede l’agire degli uomini e quindi non ne
dipende. L’eccedenza a cui allude Gesù ha proprio
a che fare con questo Bene di Dio che in Gesù si comunica
all’uomo perché l’uomo non
dipenda mai dal male, anche se lo subisce. La legge potrebbe essere definita
come la fatica di arginare il male, mentre l’evangelo la possibilità di vincerlo. Alla fin fine solo la fiducia in quella
possibilità ci rende capaci di non dar spazio al male.
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I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale Romano”):
Prima Lettura Lv 19, 1-2. 17-18
Dal libro del Levitico
Il Signore
parlò a Mosè e disse:
«Parla a
tutta la comunità degli Israeliti dicendo loro: “Siate santi, perché io, il
Signore, vostro Dio, sono santo.
Non coverai
nel tuo cuore odio contro il tuo fratello; rimprovera apertamente il tuo
prossimo, così non ti caricherai di un peccato per lui.
Non ti
vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il
tuo prossimo come te stesso. Io sono il Signore”».
Salmo Responsoriale
Dal Salmo 102
Il Signore è buono e grande
nell'amore
Benedici il
Signore, anima mia,
quanto è in me
benedica il suo santo nome.
Benedici il
Signore, anima mia,
non
dimenticare tutti i suoi benefici.
Egli perdona
tutte le tue colpe,
guarisce
tutte le tue infermità,
salva dalla
fossa la tua vita,
ti circonda
di bontà e misericordia.
Misericordioso
e pietoso è il Signore,
lento
all’ira e grande nell’amore.
Non ci
tratta secondo i nostri peccati
e non ci
ripaga secondo le nostre colpe.
Quanto dista
l’oriente dall’occidente,
così egli
allontana da noi le nostre colpe.
Come è
tenero un padre verso i figli,
così il
Signore è tenero verso quelli che lo temono.
Seconda Lettura
1 Cor 3, 16-23
Dalla prima lettera di san Paolo
apostolo ai Corinzi
Fratelli,
non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? Se uno
distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui. Perché santo è il tempio di Dio,
che siete voi.
Nessuno si
illuda. Se qualcuno tra voi si crede un sapiente in questo mondo, si faccia
stolto per diventare sapiente, perché la sapienza di questo mondo è stoltezza
davanti a Dio. Sta scritto infatti: «Egli fa cadere i sapienti per mezzo della
loro astuzia». E ancora: «Il Signore sa che i progetti dei sapienti sono vani».
Quindi
nessuno ponga il suo vanto negli uomini, perché tutto è vostro: Paolo, Apollo, Cefa, il mondo, la vita, la morte, il presente, il futuro:
tutto è vostro! Ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio.
Vangelo Mt 5, 38-48
Dal vangelo secondo Matteo
In quel
tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Avete
inteso che fu detto: “Occhio per occhio e dente per dente”. Ma io vi dico di
non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra,
tu pórgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in
tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti
costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Da’ a chi ti
chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle.
Avete inteso
che fu detto: “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”. Ma io vi dico:
amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate
figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi
e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli
che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E
se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario?
Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il
Padre vostro celeste».