Quarto
ciclo
Anno
liturgico A (2010-2011)
Tempo
Ordinario
3a Domenica
(23
gennaio 2011)
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Is 8,23 -9,3;
Sal 26; 1Cor 1,10-13. 17; Mt 4,12-23
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L’evangelista
Matteo fa iniziare la predicazione di Gesù nel nord della Galilea, territorio
di popolazioni miste perché soggetto a deportazioni e vassallaggi nella storia,
situato lungo la via che i vari conquistatori percorrevano per estendere i loro
domini, la via tra l’Egitto e l’Assiria, i due imperi
antagonisti. Il riferimento a Isaia allude proprio alla conquista assira nel
secolo VIII, con la profezia della venuta di un nuovo re liberatore. La luce
che gli abitanti vedranno è la luce di colui che Giovanni descriverà nel
prologo del suo vangelo: “Veniva nel
mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo”. Il salmo responsoriale
riprende la stessa immagine: “Il Signore
è mia luce e mia salvezza”, con l’allusione al profeta Isaia che descrive
l’intervento salvifico di Dio come un portar fuori alla luce dal buio di una
prigione sotterranea. La liberazione di Dio comporta sempre un rendere liberi e
luminosi i suoi figli.
Matteo
colloca la predicazione di Gesù nella prospettiva di questa luce che splende, luce che si esprimerà
nel discorso della montagna con l’annuncio delle beatitudini, che segue subito
dopo e con le sue opere di guarigione da ogni sorta di malattie e infermità. Il
tono dell’evangelista è particolarmente solenne quando dice ‘da allora cominciò a predicare’ perché
solo due volte usa questa espressione: qui, per introdurre il ministero
pubblico di Gesù e in 16,21 quando Gesù annuncia per la prima volta ai
discepoli la sua passione.
Risulta
forse strano il fatto che Gesù inizi la sua predicazione con le stesse parole
che aveva usato il Battista: “Convertitevi,
perché il regno dei cieli è vicino”. Ma se con il Battista l’accento era
posto sul ‘convertitevi’, ora con Gesù l’accento cade su ‘il regno dei cieli è
vicino’. Come dicesse: se volete che il regno di Dio diventi vostro,
convertitevi, cioè acconsentite alla visione che scaturisce dalla fede nel
Figlio di Dio che è venuto a voi. È quella visione che fa scaturire il ‘canto
nuovo’ che l’antifona di ingresso, riprendendo il salmo 95, celebra: “Cantate
al Signore un canto nuovo, cantate al Signore da tutta la terra”.
La realtà
della vicinanza di quel regno è tale che può toccare i cuori, che può muoverli
a non desiderare altro se non quel regno. Mi sembra questo il senso della
chiamata degli apostoli, che segue direttamente la proclamazione della
vicinanza del regno da parte di Gesù. Non si tratta tanto di raccontare da
parte dell’evangelista la cronaca della vocazione degli apostoli, ma di
mostrare la potenza dell’iniziativa di Dio che dà corso alla sua opera di
salvezza. In effetti, non è la prima volta che quei discepoli incontrano Gesù.
Sappiamo dal vangelo di Giovanni che Andrea era quello che aveva seguito Gesù,
subito dopo il suo battesimo al Giordano, perché voleva vedere dove abitava e
che aveva raccontato l’esperienza a suo fratello Pietro dicendogli che aveva
trovato il Messia. In quell’occasione Simone, figlio di Giovanni, fratello di
Andrea, viene chiamato Pietro, proprio come riporta Matteo: ‘Simone, chiamato Pietro’.
Gregorio
Magno, commentando la prontezza dei pescatori a seguire la chiamata di Gesù,
riflette sul fatto che a dire il vero quegli uomini avevano ben poco da
lasciare essendo poveri. Ma, aggiunge “ha molto lasciato chi non ha tenuto
nulla per sé”. È appunto il senso della fede genuina. Non importa lasciare poco
o tanto; l'importante è non conservare nulla per sé, vale a dire fidarsi fino
in fondo, per tutto il cammino, con tutte le fatiche che comporta, in modo che
la grazia dell'incontro possa rivelare tutti i suoi frutti, nel tempo.
Non si può
non notare il fatto che gli apostoli non sono stati chiamati semplicemente alla
sequela di Gesù, ma alla sequela di Gesù che è inviato a portare a tutti la
salvezza e la consolazione (vi farò
pescatori di uomini). Seguire Gesù comporta un’esperienza di vita, la
condivisione del suo insegnamento e della sua missione; dice prima di tutto
quanto l’intimità di vita con il Signore sia sconfinata nel senso che non può
ripiegarsi su se stessa, ma continuamente si traduce in condivisione della
misericordia di Dio per l'umanità. L'intimità con Dio comporta sempre una buona
dose di sana angoscia per i propri fratelli e per questo non sta mai ferma: fin dove c'è un uomo, fin dove
c'è un livello di umanità non ancora aperto alla grazia dell'incontro, fin dove
c'è una malattia da curare, l'apostolo, come Gesù, non si dà pace. Più profonda
è la pace che viene dalla grazia dell'incontro, meno pace si dà finché tutti i
fratelli possano godere della stessa grazia. Il senso del guarire ogni sorta di malattie e di infermità da
parte di Gesù in missione, come avverrà per gli apostoli inviati in missione (imporranno le mani ai malati e questi
guariranno, Mc 16,18), è proprio questo: condividere la misericordia di Dio
per l’umanità.
Un altro
particolare poi è estremamente significativo. Gesù li chiama non semplicemente
a seguirlo, ma a mettersi dietro a lui,
come poi dirà Gesù a Pietro quando lo rimprovererà per aver pensato non secondo
Dio (cfr. Mt 16,23). Corrisponde a quanto il salmo fa dire al fedele: “Una cosa ho chiesto al Signore, questa sola
io cerco: abitare nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita”.
Qual è l’unica cosa necessaria da domandare? Tutto dipende dalla profondità che
nei nostri cuori ha raggiunto la conversione
al vangelo del regno.
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I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale
Romano”):
Prima Lettura Is 8,23b-9,3
Dal libro del profeta Isaia
In passato
il Signore umiliò la terra di Zàbulon e la terra di Nèftali, ma in futuro renderà gloriosa la via del mare,
oltre il Giordano, Galilea delle genti.
Il popolo
che camminava nelle tenebre
ha visto una
grande luce;
su coloro
che abitavano in terra tenebrosa
una luce
rifulse.
Hai
moltiplicato la gioia,
hai
aumentato la letizia.
Gioiscono
davanti a te
come si
gioisce quando si miete
e come si
esulta quando si divide la preda.
Perché tu
hai spezzato il giogo che l’opprimeva,
la sbarra
sulle sue spalle,
e il bastone
del suo aguzzino,
come nel
giorno di Mádian.
Salmo Responsoriale
Dal Salmo 26
Il Signore è mia luce e mia
salvezza.
Il Signore è
mia luce e mia salvezza:
di chi avrò
timore?
Il Signore è
difesa della mia vita:
di chi avrò
paura?
Una cosa ho
chiesto al Signore,
questa sola
io cerco:
abitare
nella casa del Signore
tutti i
giorni della mia vita,
per
contemplare la bellezza del Signore
e ammirare
il suo santuario.
Sono certo
di contemplare la bontà del Signore
nella terra
dei viventi.
Spera nel
Signore, sii forte,
si rinsaldi
il tuo cuore e spera nel Signore.
Seconda Lettura
1Cor 1,10-13.17
Dalla prima lettera di san Paolo
apostolo ai Corinzi
Vi esorto,
fratelli, per il nome del Signore nostro Gesù Cristo, a essere tutti unanimi
nel parlare, perché non vi siano divisioni tra voi, ma siate in perfetta unione
di pensiero e di sentire.
Infatti a
vostro riguardo, fratelli, mi è stato segnalato dai familiari di Cloe che tra voi vi sono discordie. Mi riferisco al fatto
che ciascuno di voi dice: «Io sono di Paolo», «Io invece sono di Apollo», «Io
invece di Cefa», «E io di Cristo».
È forse
diviso il Cristo? Paolo è stato forse crocifisso per voi? O siete stati
battezzati nel nome di Paolo?
Cristo
infatti non mi ha mandato a battezzare, ma ad annunciare il Vangelo, non con
sapienza di parola, perché non venga resa vana la croce di Cristo.
Vangelo Mt 4,12-23
Dal vangelo secondo Matteo
[ Quando
Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao,
sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si compisse ciò che era stato detto per
mezzo del profeta Isaìa:
«Terra di Zàbulon e terra di Nèftali,
sulla via
del mare, oltre il Giordano,
Galilea
delle genti!
Il popolo
che abitava nelle tenebre
vide una
grande luce,
per quelli
che abitavano in regione e ombra di morte
una luce è
sorta».
Da allora
Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è
vicino». ]
Mentre
camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro,
e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori.
E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito
lasciarono le reti e lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli,
Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello,
che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre,
riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il
loro padre e lo seguirono.
Gesù
percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il
vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo.