Quarto
ciclo
Anno
liturgico A (2010-2011)
Tempo
Ordinario
2a Domenica
(16
gennaio 2011)
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Is 49,3.
5-6; Sal 39; 1Cor 1,1-3; Gv 1,29-34
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Il vangelo
di Giovanni, a differenza di Matteo, Marco e Luca, non riferisce direttamente
né il battesimo di Gesù né le tentazioni nel deserto. Preferisce riportare la
testimonianza solenne del Battista: “Ecco
l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!”, che era stata
anticipata del resto già nel Prologo. Chiaramente l’agnello rimanda al contesto
pasquale in cui si compie la salvezza, là dove il diavolo sarà definitivamente
sconfitto. La chiesa introduce il tempo ordinario dell’anno con la proclamazione,
sulla base appunto della testimonianza del Battista, che l’agnello è il Figlio
di Dio.
Tre sono le
figure che si sovrappongono nel tentativo di cogliere la natura di quel profeta
particolare che si presenta a Giovanni in fila con i peccatori: agnello, servo,
figlio. La liturgia combina la proclamazione del Battista con la profezia di
Isaia che parla del servo obbediente scelto per riscattare Israele e divenire
luce delle nazioni. Si tratta del secondo canto del Servo obbediente, testo che
viene proclamato solennemente nella settimana santa, il martedì. Il sentimento
che regge la visione della chiesa in questa liturgia è descritto nell’antifona
d’ingresso: “Tutta la terra ti adori, o
Dio, e inneggi a te: inneggi al tuo nome, o Altissimo” (Sal
65,4), con l’invito, subito dopo, nel versetto 5: “venite e vedete le opere di Dio: terribile nel suo agire sugli uomini”.
Come a suggerire: sarà la modalità di agire tipica del Messia, espressa dalla
figura dell’agnello, a rivelare quanto è sconvolgente l’agire di Dio per gli
uomini, ma sconvolgente per
l’inenarrabile profondità del suo amore per noi.
Il brano di
Isaia è commentato dal salmo 39 con il ritornello: ‘Ecco, Signore, io vengo per
fare la tua volontà’. Il servo è il Figlio che ha lo stesso volere del Padre
nel suo amore agli uomini. L’espressione della sua obbedienza a quel volere di
amore per gli uomini si esprime con le parole ‘gli orecchi mi hai aperto’, che
la versione greca, ripresa dalla lettera agli Ebrei 10,5, rende con ‘un corpo mi hai preparato’. L’umanità
del Figlio di Dio costituisce l’obbedienza al volere di amore del Padre per gli
uomini, umanità che con il battesimo al Giordano viene consacrata per diventare
luce delle nazioni e portare salvezza al mondo. Quando il Battista testimonia
che Gesù, che ha appena battezzato, è il Figlio di Dio, svela il segreto di Dio
al mondo: in quell’umanità si giocherà l’amore di Dio agli uomini. Dove la luce
di quella salvezza risplenderà in tutta la sua potenza? Sulla croce, dove il
Signore è innalzato. Là conduce gli sguardi la figura dell’agnello di cui dà
testimonianza il Battista.
Se Gesù prende
un corpo, lo prende non solo per compiere il volere di salvezza di Dio per
l’uomo, ma anche per mettersi in condizioni di compiere quella salvezza in
termini di splendore di amore e di nient’altro. Non c’è ombra di ‘potenza’
nell’amore che Gesù manifesta nascendo come un bambino, vivendo da uomo,
presentandosi al battesimo come un peccatore e morendo sulla croce; eppure, non
c’è potenza più forte di quell’amore che non si fa vincere da nulla. È l’amore
che magnifica il Signore davanti
all’uomo e l’uomo davanti a Dio.
E quando il
salmo 39 usa l’espressione ‘sul rotolo del libro’,
l’allusione è all’insieme delle Scritture che di quel segreto parlano. La
figura dell’agnello raccoglie tutta la storia del mondo, come suggerirà il
libro dell’Apocalisse, rimandando all’agnello immolato fin dalla fondazione del
mondo (Ap 13,8) e alla luce di Dio e dell’Agnello
nella Gerusalemme celeste (Ap 22,5).
Non va
dimenticato che la proclamazione di Giovanni Battista: “Ecco l'agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!”
risuona con la stessa solennità e lo stesso stupore in ogni celebrazione
eucaristica prima della comunione. È diventato l'invito alla mensa del Signore.
Come non sentire qui la parola del salmo sopra riportata: “venite e vedete le opere di Dio: terribile nel suo agire sugli uomini”?
Per
partecipare a quale mistero? Lo dice bene la preghiera dopo la comunione:
"Infondi in noi, o Padre, lo Spirito del tuo amore, perché nutriti con
l'unico pane di vita formiamo un cuor solo ed un'anima sola". Quello
Spirito che Giovanni Battista ha visto scendere e rimanere su Gesù, quello
Spirito che l'ha condotto a dare la sua vita per noi, quello Spirito che su di
noi ha effuso dalla croce, in quello stesso Spirito noi siamo battezzati, di
quello stesso Spirito siamo rivestiti. È lo Spirito dell'amore del Padre, lo
Spirito del Figlio che è prediletto proprio perché condivide con il Padre lo
sconfinato amore per gli uomini per riunire i quali non esita a mettere in
gioco tutta la sua vita. Il compimento della grazia dello Spirito è proprio
quel mistero della fraternità che è sacramento della paternità di Dio. È
caratteristico che nel Canone eucaristico si invochi due volte lo Spirito
Santo: una volta, prima della consacrazione, per trasformare il pane ed il vino
nel Corpo e nel Sangue del Signore e un'altra volta, dopo la consacrazione, per
formare un unico corpo, per vivere cioè il mistero della fraternità in tutta la
sua potenza di rivelazione dell'amore di Dio. La potenza e profondità della
rivelazione dell'amore di Dio in questo mondo si dispiega dentro il mistero
della fraternità, nei cuori che, in Cristo, Agnello di Dio, conoscono i segreti
di Dio tanto da essere perfettamente solidali con i loro fratelli al punto da
portare insieme i loro i peccati, ormai riconciliati con tutti.
§^§^§
I TESTI DELLE LETTURE (dal “Messale
Romano”):
Prima Lettura Is 49,3.5-6
Dal libro del profeta Isaia
Il Signore
mi ha detto:
«Mio servo
tu sei, Israele,
sul quale
manifesterò la mia gloria».
Ora ha
parlato il Signore,
che mi ha
plasmato suo servo dal seno materno
per ricondurre
a lui Giacobbe
e a lui
riunire Israele
– poiché ero
stato onorato dal Signore
e Dio era
stato la mia forza –
e ha detto:
«È troppo poco che tu sia mio servo
per
restaurare le tribù di Giacobbe
e ricondurre
i superstiti d’Israele.
Io ti
renderò luce delle nazioni,
perché porti
la mia salvezza
fino
all’estremità della terra».
Salmo Responsoriale
Dal Salmo 39
Ecco, Signore, io vengo per fare la
tua volontà.
Ho sperato,
ho sperato nel Signore,
ed egli su
di me si è chinato,
ha dato
ascolto al mio grido.
Mi ha messo
sulla bocca un canto nuovo,
una lode al
nostro Dio.
Sacrificio e
offerta non gradisci,
gli orecchi
mi hai aperto,
non hai
chiesto olocausto né sacrificio per il peccato.
Allora ho
detto: «Ecco, io vengo».
«Nel rotolo
del libro su di me è scritto
di fare la
tua volontà:
mio Dio,
questo io desidero;
la tua legge
è nel mio intimo».
Ho
annunciato la tua giustizia
nella grande
assemblea;
vedi: non
tengo chiuse le labbra,
Signore, tu
lo sai.
Seconda Lettura
1Cor 1,1-3
Dalla prima lettera di san Paolo
apostolo ai Corinzi
Paolo,
chiamato a essere apostolo di Cristo Gesù per volontà di Dio, e il fratello Sòstene, alla Chiesa di Dio che è a Corinto, a coloro che
sono stati santificati in Cristo Gesù, santi per chiamata, insieme a tutti
quelli che in ogni luogo invocano il nome del Signore nostro Gesù Cristo,
Signore nostro e loro: grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore
Gesù Cristo!
Vangelo Gv 1,29-34
Dal vangelo secondo Giovanni
In quel
tempo, Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di
Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto:
“Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. Io non lo
conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse
manifestato a Israele».
Giovanni
testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal
cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha
inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e
rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. E io ho visto e
ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».